L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
di
MARIA VALTORTA
VOLUME 9°
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556 Un altro sabato ad Efraim. Discorso ai samaritani sul vero Tempio e sul tempo nuovo.
557 L’arrivo, da Sichem, dei parenti dei tre fanciulli strappati ai ladroni.
558 Con la comitiva che fa ritorno a Sichem. Parabola della goccia che scava il masso.
559 Ad Efraim, pellegrini dalla Decapoli e missione segreta di Mannaen.
560 Colloquio nella notte, presso Gofenà, con Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e Mannaen.
561 Il saforim Samuele, da sicario a discepolo.
562 Dicerie a Nazaret.
563 Falsi discepoli a Sichem. Risanato ad Efraim lo schiavo muto di Claudia Procula.
564 L’uomo di Jabnia e la fine di Ermasteo. Rimprovero ai samaritani che mancano di carità.
565 Samuele turbato da Giuda Iscariota, che non comprende la natura del dolore salvifico. Il modello delle api per gli operai di Dio.
566 Ad Efraim, il giorno dell’arrivo della Madre con Lazzaro e le discepole. Il carattere di Pilato.
567 Parabola della stoffa strappata e miracolo su una partoriente. Lungo discorso a Giuda di Keriot sorpreso a rubare.
568 Inizio del viaggio per la Samaria partendo da Efraim alla volta di Silo.
569 A Silo, la parabola dei cattivi consiglieri.
570 A Lebona, la parabola dei mal consigliati.
571 Arrivo a Sichem e accoglienze.
572 A Sichem, l’ultima parabola sui consigli dati e ricevuti.
573 Partenza per Enon dopo un battibecco tra l’Iscariota ed Elisa, che restano a Sichem.
574 Andando da Enon a Tersa; Gesù riscatta e accoglie un pastorello dopo aver dato la cecità ad un crudele e la vista ad un cieco.
575 Cattive accoglienze a Tersa. Estremo. tentativo di redimere Giuda Iscariota.
576 Verso Doco l’incontro con il giovane ricco.
577 Terzo annuncio della Passione. Maria d’Alfeo rievoca la figura di Giuseppe. L’insensata richiesta dei figli di Zebedeo.
578 Incontro con discepoli e uomini di valore condotti da Mannaen. Arrivo a Gerico.
579 Sconosciuti giudei riferiscono sulle accuse raccolte dal Sinedrio. Allegoria per Gerusalemme.
580 Delazioni dell’Iscariota e profezie su Israele. Miracoli sulla via da Gerico a Betania.
581 A Betania nella casa di Lazzaro.
582 Vigilia del sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Offerta estrema per la salvezza di Giuda Iscariota.
583 Vigilia del sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Commiato alle discepole. L’infelice nipote di Nahum.
584 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Parabola dei due lumi e parabola vivente del piccolo deforme risanato. Il dolore nel futuro dell’Umanità.
585 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Giudei e pellegrini a Betania. Il Sinedrio ha deciso.
586 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. La cena di Betania. Giuda di Keriot ha deciso.
587 L’addio a Lazzaro.
588 Giuda Iscariota dai Capi del Sinedrio.
589 Da Betania a Gerusalemme, predisponendo gli apostoli alla Passione imminente.
590 Il pianto su Gerusalemme e l’entrata trionfale nella Città santa. Morte di Annalia. Mt 21,1 -17; Mc 11,1 -11.
591 La sera al Getsemani. Gli apostoli richiamati alla realtà dopo l’ebbrezza del trionfo.
592 Lunedì santo. Conforto alla madre di Annalia e incontro con il milite Vitale. Il fico sterile e la parabola dei vignaioli perfidi. Le domande sull’autorità di Gesù e sul battesimo di Giovanni. Mt 21,18 -19.23 -27.33 -46; Me 11,1214.
593 Lunedì notte al Getsemani con gli apostoli.
594 Martedì santo. Lezioni dal fico seccato. I quesiti sul tributo a Cesare e sulla risurrezione.
595 Martedì notte al Getsemani con gli apostoli.
596 Mercoledì santo. Il maggiore dei comandamenti, l’obolo della vedova, l’invettiva contro scribi e farisei. Pausa di riposo con la Madre e le discepole. L’edificazione della Chiesa e i tempi ultimi.
597 Mercoledì notte al Getsemani con gli apostoli.
598 Giovedì santo. Preparativi per la Cena pasquale. La voce del Padre. Il segno convenuto con il Traditore. L’ossequio di persone ragguardevoli.
599 L’arrivo al Cenacolo e l’addio di Gesù alla Madre.
600 L’ultima Cena pasquale.
FINE INDICE
556 Un altro sabato ad Efraim. Discorso ai Samaritani sul vero Tempio e sul tempo nuovo.
Giuda iscariota è dispiaciuto, anche per Gesù, di stare in Samaria e di entrare nelle sinagoghe samaritane per timore che lo sappiano quelli del Tempio e Lo condannino.
Bartolomeo, però, gli risponde che il Maestro è già condannato, dopo aver risuscitato un Giudeo in Giudea. Pietro, a sua volta, aggiunge che nessuno sa meglio di loro apostoli che Gesù non è amico dei pubblicani, dei peccatori, dei Samaritani e delle meretrici, ma delle loro anime.
Poi vanno tutti alla sinagoga e Gesù, invitato dal sinagogo a parlare, afferma che quando il re Ciro rimandò gli Israeliti in Palestina alla fine della deportazione, per il primo anno si fecero solo preghiere e sacrifici sull’altare.
Solamente l’anno successivo si cominciò a ricostruire il Tempio. Questa0 non è cosa cattiva, ma serve più all’orgoglio che a onorare la Divinità, alla quale piace l’amore di Dio, che viene dal cuore non da pietre squadrate, legni preziosi, ori e profumi.
Tuttavia, altri popoli vicini volevano anch’essi contribuire alla ricostruzione del Tempio d’Israele ma furono respinti e la ricostruzione del Tempio fu rinviata.
Come al tempo di Esdra, tra gli Israeliti vi erano quelli che osannavano e quelli che rimpiangevano il re Ciro – per loro sorgente di utili e di onori tutti umani - così oggi vi sono quelli che accolgono il Messia e quelli che Lo combattono.
La mancanza di amore reciproco è sempre causa di ritardo e disturbo. Invece coloro che si stabiliscono nella carità hanno sempre con loro Dio e hanno successo nelle loro imprese.
Aprano, perciò, il cuore alla Luce del tempo nuovo che si estenderà a tutta la Terra e si riedifichi il nuovo tempio dello spirito.
Guai a coloro che non vorranno entrarvi e ostacoleranno la sua costruzione.
557 L’arrivo, da Sichem, dei parenti dei tre fanciulli strappati ai ladroni.
I fratelli della madre dei tre ragazzi affermano che, malgrado che essa si fosse unita impuramente, avevano accettato di farsi consegnare i nipoti.
Il padre, però, aveva detto che avrebbe preferito che i ragazzi avessero una brutta morte piuttosto che lasciarli a loro.
Allora i cognati avevano giurato odio a lui e ai suoi figli.
Poi, saputo che di loro si era interessato il giusto rabbi di Nazareth, si sono persuasi a farsi vivi, ma sono ancora incerti se accogliere i ragazzi, figli del loro più fiero nemico e anche perché in quattro fratelli hanno già trentasette figli.
Gesù risponde domandando loro se il Padre celeste non sarà capace di rendere più fecondi i loro semi affinché procurino il cibo anche ad altri quattro suoi figli innocenti, tra i quali un pastorello rimasto orfano anche lui.
Allora essi accettano di accogliere i ragazzi e, saputo che avevano ricevuto vestiti decenti da Gesù, Gli promettono del denaro, ma Lui accetta il denaro per i poveri e dice loro che vuole piuttosto una promessa, di amare i ragazzi.
558 Con la comitiva che fa ritorno a Sichem. Parabola della goccia che scava il masso.
I Samaritani chiedono a Gesù perché non si fermi da loro giacché i Giudei Lo odiano.
La risposta è che come il mercante va anche dove non è amato purché abbia la possibilità di realizzare buoni affari, così fa Lui che deve curare gli interessi del Padre.
Inoltre se la prima volta fa un solo affare, può darsi che la seconda ne faccia tre, poi sette, e così via.
D’altra parte, come le gocce che stillano da una sorgente cadendo su un masso - una dopo l’altra - finiscono con lo scavarlo, così è per i discorsi fatti agli uomini che pur oppongono, a volte, molta resistenza.
I Samaritani, però, obiettano che Lui non vivrà per secoli per ottenere risultati analoghi con i Giudei.
Gesù risponde che anzi Lui vivrà ancora ben poco ma tuttavia i risultati ci saranno in prosieguo e che comunque la Sua morte avverrà a Gerusalemme.
Essi allora dicono che non saranno presenti poiché resteranno nel loro tempio a Pasqua.
Gesù ribatte che farebbero meglio - abbandonando il loro passato – a entrare nel Tempio vero, che è Lui stesso, e nell’unica fede.
559 Ad Efraim, pellegrini dalla Decapoli e missione segreta di Mannaen.
Alcuni di Efraim cercano Gesù per sentirLo parlare, ma l’Iscariota, che sta in compagnia di Giovanni, risponde che ci sono loro due ed è lo stesso; inoltre Gesù non può affaticarsi per loro che non danno nulla.
Gli rispondono che sono pronti a dare un’offerta.
Giovanni, però, corregge l’Iscariota dicendo che, caso mai, diano l’offerta direttamente ai poveri in nome di Gesù, poiché qui essi non hanno bisogno di nulla.
Poi, Mannaen muovendosi furtivamente prima dell’alba intorno alla casa riesce a incontrare Gesù mentre esce per pregare e gli dice che Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo vogliono incontrarLo segretamente nella notte tra venerdì e sabato.
Il Maestro, allora, gli fa vedere dove potranno incontrarsi per andare insieme al luogo stabilito da quelli.
560 Colloquio nella notte, presso Gofenà, con Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e Mannaen.
Mannaen e Gesù arrivano al luogo convenuto e trovano Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo i quali riferiscono che ormai il Sinedrio sa dove è Gesù e che alcuni dicono, ciò che è giusto, che essendo stato bandito dai luoghi santi Lui si è rifugiato in Samaria, altri invece affermano che così Lui ha rivelato la Sua anima di Samaritano e giubilano di averLo messo a tacere e di poterLo presentare alle turbe come un amante dei Samaritani.
I due aggiungono che vorrebbero sovvenire Gesù adeguatamente.
Il Maestro risponde che lascino parlare quelli del Sinedrio poiché coloro che Lo amano non si lasceranno fuorviare e che non è necessario il loro aiuto economico, poiché i Suoi apostoli ricevono aiuti dalla popolazione che essi evangelizzano.
Anzi, Lui li obbliga a trattenere solo una somma sufficiente alle loro strette necessità per una settimana e a dare il resto ai poveri, affinché non si attacchino alle ricchezze e abbiano superiorità di spirito sulle preoccupazioni per il domani.
Al momento di salutarsi, Gesù dice che si rivedranno a Pasqua, ma Giuseppe e Nicodemo cercano di dissuaderLo.
Lui risponde che deve ubbidire al Padre e che è venuto al mondo per essere l’Agnello che viene sacrificato agli Azzimi.
A sua volta, Mannaen suggerisce che lui potrebbe farLo incoronare Pontefice santo e sapiente dal popolo, ma Gesù gli risponde che ciò causerebbe un’altra scissione nel popolo d’Israele e lo renderebbe ancora più schiavo.
Inoltre, nessun altro che non sia Dio potrà ungere un Dio a Re dei re e Signore dei signori in eterno.
561 Il saforim Samuele, da sicario a discepolo.
In una notte di pioggia, Gesù sta in una grotta e si riscalda vicino al fuoco quando arriva Samuele, discepolo di un rabbino. tutto inzuppato nei vestiti.
Gesù – che non era stato ancora visto - gli offre delle frasche per ravvivare il fuoco, il suo vestito e anche degli avanzi del cibo che avrebbe mangiato l’indomani.
Poi, Samuele parlando rivela il suo odio verso Gesù che neanche conosce e che gli è stato descritto come la rovina di Israele dal suo Rabbino.
Il Maestro risponde che un discepolo fa bene a seguire il suo maestro, purché sia buono, ma quello di Samuele non lo è.
Aggiunge che non è buon rispetto del sabato, se non si rispetta il comandamento di non ammazzare e che se si consegna un uomo innocente a chi lo vuole ammazzare è come averlo ammazzato di persona.
E che nell’aldilà sarà Dio e non il Sinedrio a giudicare la sua condotta, di aver consegnato ai suoi aguzzini un uomo che fa solo del bene.
Gli dice che è uno schiavo perché ha rinunciato a quella libertà di pensiero e di volere che Dio stesso lascia agli uomini.
Samuele, allora, si sente un dannato e chiede pietà.
Gesù lo rassicura e poi gli dice che può unirsi agli altri apostoli ma che deve stare attento a Giuda iscariota che sarà il traditore e che non ci penserebbe due volte a colpire anche il nuovo discepolo.
(Qui si vede che non basta aver sentito parlar male di una persona per essere giustificati a fare altrettanto o a conformare la propria condotta alle dicerie, ma che ci si deve fare un’idea propria, basata sui fatti, tenendo presente che esistono anche persone malvagie, che parlano guidate dai loro interessi).
562 Dicerie a Nazaret.
Giuseppe d’Alfeo difende Gesù dalle dicerie di peccati sul Suo conto messe in giro da Suoi sedicenti discepoli, che nessuno ha mai visto con Lui. D’altra parte, essi conoscono bene i signori del Sinedrio e ne sono disprezzati come poco di buono e non devono farsi influenzare dal bando affisso nella sinagoga.
Aggiunge che se Gesù avesse qualche messaggio da trasmettere al popolo di Nazareth, lo farebbe attraverso i Suoi cugini e non attraverso estranei.
Nonostante ciò, la maggioranza della gente crede alle dicerie contro Gesù.
563 Falsi discepoli a Sichem. Risanato ad Efraim lo schiavo muto di Claudia Procula.
Alcuni si presentano a Sichem come discepoli di Gesù e invitano la popolazione a dirGli di ritirarsi sul monte Garizim, poiché a Efraim non è abbastanza al sicuro da quelli del Tempio.
D’altra parte, ciò è meglio anche per loro poiché altrimenti potrebbero venire i Romani a fare rappresaglie. Però non dicano che sono stati loro a suggerire queste cose.
La popolazione promette di eseguirle.
Poi, Claudia Procula con il suo corteo di carri romani raggiunge Gesù dove sta pregando e Gli riferisce le voci di Suoi presunti peccati che Gli hanno fatto perdere ogni potere e Lo hanno costretto a vivere come un reietto.
Il Maestro risponde che lo sa già e la invita a far venire avanti il suo schiavo muto.
Claudia riconosce che è più facile conquistare un regno, con l’aiuto della fortuna, che far risuscitare un morto o ridare gli occhi a un cieco e che solo Dio, o chi almeno ha Dio con lui, può riuscirci.
Allora, Gesù mette un dito nella bocca dello schiavo e gli ordina di parlare per lodare il Dio vero.
Il muto grida: “Gesù!” e si getta a terra piangendo di gioia a leccare i piedi del Maestro, come un cane riconoscente.
564 L’uomo di Jabnia e la fine di Ermasteo. Rimprovero ai Samaritani che mancano di carità.
Gesù sale verso i monti a Nord di Efraim e si imbatte in un uomo rannicchiato che quasi sembra morto. Gli domanda che cosa abbia.
L’uomo racconta che è stato scacciato perché scambiato per un lebbroso e così sta morendo di fame.
Gesù allora va da un pastore e riesce a farsi dare una tazza di latte appena munto per darlo all’affamato, un poco alla volta affinché non gli faccia male.
L’uomo si scusa dicendo che Gli sta facendo perdere tempo, ma Gesù risponde che non è mai perso il tempo usato per amare i fratelli.
Una volta che ha ripreso le forze, quell’uomo racconta di essere un vedovo con cinque bambini ma ha problemi di stomaco, nessuno riesce a guarirlo e non può più lavorare.
Ha sentito dire dal discepolo Ermasteo che il Rabbi di Nazareth sarebbe capace di guarirlo e che non fa distinzione di razza ma tratta tutti gli uomini come uguali e da salvare.
Si è, perciò, messo alla ricerca del Rabbi, poiché crede che Lui lo guarirebbe, ma il poco denaro rimasto dopo le cure mediche è finito per le spese negli alberghi.
Mostra di credere che il Rabbi di Nazareth è il Figlio di Dio e vuole che sia guarita anche la sua anima, come quella di Ermasteo.
Gesù gli dice che la sua fede merita la guarigione e gli concede il miracolo.
Poi l’uomo guarito racconta che Ermasteo era instancabile nel predicare il Messia e che fu trovato morto per strada con una grossa ferita alla testa, causata secondo alcuni da un cavallo o, secondo altri, da un colpo inferto da qualcuno che non voleva sentir predicare il Messia.
(L’Iscariota, parlando di tale discepolo straniero di cui non aveva saputo più nulla, lo accusava di aver rinnegato Gesù, il quale ora gli dice: “Hai sentito, Giuda?”)
Il pastore, alla vista del miracolo è corso a dirlo alla gente del paese che ora Lo sta raggiungendo, ma il Maestro non se ne cura e anzi la sfugge, perché non vuole soddisfare la vana curiosità di persone che non hanno soccorso quell’uomo dal momento che non era un Samaritano.
Poi spiega loro che non è col solo amore per Lui che salveranno le loro anime, ma con l’amore alla Sua dottrina che prevede l’amore del prossimo senza distinzione di razza e di censo.
565 Samuele turbato da Giuda iscariota, che non comprende la natura del dolore salvifico. Il modello delle api per gli operai di Dio.
Gesù si reca a pregare sul monte e vi trova il discepolo Samuele il quale guarda triste verso Gerusalemme, non perché abbia nostalgia del passato, ma perché vorrebbe che la dottrina cristiana venisse accolta, anziché ostacolata, e teme di ricadere lui stesso nell’errore.
Infatti, sta pensando di unirsi alla diaspora per allontanarsi dalle tentazioni, dal momento che Giuda si sforza di fargli credere di essere il traditore di sé stesso e del Maestro.
Gesù gli dice che se ha buona volontà, Dio certamente l’aiuterà a mantenersi nel bene, come prima gli ha fatto scoprire che era nell’errore, mentre non servirebbe a nulla entrare nella diaspora.
Mentre essi parlano, Giuda arriva alla ricerca di Gesù e parlando di Giovanni si meraviglia che lui e il Maestro siano felici nonostante tutte le cose più crucciose.
Per la verità, pensa che per Gesù ciò sia naturale, poiché è Dio e non può soffrire o, almeno, Gli basta pensare di salvare l’umanità.
Il Maestro, però, obietta che Lui soffre e soffrirà, ma che non guarda il dolore di un’ora ma i benefici che essa avrà nell’eternità per una grande moltitudine di persone.
Detto questo, Gesù manda avanti Samuele affinché avvisi Giovanni del Suo prossimo arrivo.
Giuda ne approfitta per dire a Gesù che stia attento a Samuele che è una spia, invece di considerare una spia lui stesso.
Il Maestro gli risponde che lui non è una spia, ma un demonio; e scappa avanti a lui, fino a incontrare Giovanni che ha per mano un bambino che sta mangiando il miele.
Un uomo dice che le api lavorano sempre, per farsi il loro regno, a differenza di alcune persone.
Gesù risponde che lavorare sempre nella virtù è lecito, anzi doveroso, mentre lavorare sempre per lucro non lo è, poiché bisogna onorare Dio nel suo giorno.
Coglie l’occasione per parlare delle api che lavorano in silenzio e senza invidia per l’ape regina.
Così sono invitati a fare i Suoi discepoli: scegliere insegnamenti, dottrine, amicizie sane, capaci di dare succhi di virtù e poi saper isolarsi per elaborare da ciò che si è raccolto la virtù e la giustizia.
Giovanni comprende che Giuda deve aver causato di nuovo dolori al Maestro e a Samuele; e domanda perché l’Iscariota non si corregga mai.
Gesù gli risponde che alcuni sembrano vivere per distruggere il bene che è in loro, sotto l’azione delle loro passioni, come la vela che ostacola l’avanzata di un’imbarcazione quando c’è vento contrario, mentre l’aiuta quando esso cessa.
566 Ad Efraim, il giorno dell’arrivo della Madre con Lazzaro e le discepole. Il carattere di Pilato.
Nella casa di Maria di Giacobbe si stanno facendo i preparativi per l’arrivo delle discepole.
Qualcuno constata che Giovanni è triste e ne trae infausti pensieri.
Afferma che ormai anche gli erodiani sono contro Gesù e che, secondo il Sinedrio, Lui è vinto e ha perso tutti i Suoi discepoli.
Un’altra diceria è che Pilato è stanco delle sommosse e c’è rischio che Gesù sia mandato in esilio.
Alcuni apostoli manifestano tentazioni violente contro certi signori del Sinedrio.
Elisa si mette a piangere e dice loro che sembrano dei leoncelli furenti anziché i seguaci dell’Agnello: il Cristo ha conservato solo i dieci comandamenti perfezionandoli con il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo e ha annullato le altre leggi mosaiche a cominciare da quella del taglione.
Se essi odiano, aprono la porta a Satana e non saranno più capaci nemmeno di essere di conforto a Gesù.
Pertanto si fa promettere che non alzeranno un dito su nessuno.
Poi Pietro chiede a Lazzaro di cercare di scoprire che cosa ha intenzione di fare Pilato a Gesù, ma il Maestro risponde che non servirà a niente poiché il governatore è come una canna che cambia direzione secondo il vento.
Poi Gesù dà appuntamento a Gerusalemme per il sabato che precederà la prossima Pasqua, sia ai Galilei che sono arrivati in massa dietro alle discepole, sia ai Samaritani.
Questi si fanno promettere che prima andrà a Sichem, anzi altri gli consigliano di non andare a Gerusalemme poiché là Lo odiano.
Il Maestro risponde che non può ribellarsi alla volontà del Padre Suo di essere adorato nel Tempio di Gerusalemme, né alla Sua missione di Messia e di Re universale come è prevista dai profeti.
Finisce raccomandando sia ai Samaritani sia ai Galilei di tornare ai loro paesi poiché nei pressi sono presenti i legionari romani, pronti a reprimere con le armi ogni tumulto.
567 Parabola della stoffa strappata e miracolo su una partoriente. Lungo discorso a Giuda di Keriot sorpreso a rubare.
Le donne discepole stanno sistemando i vestiti e si accorgono che uno di essi ha un brutto rattoppo, che è stato fatto da Giovanni per chiudere alla meno peggio un buco formato posando una fascina che si era attaccata alla stoffa.
Gesù ne approfitta per raccontare una parabola.
L’anima appena infusa è come una stoffa, senza strappi, con la sola colpa originale, ma che col tempo e l’accoglimento dei vizi, dei disordini e delle imprudenze si macchia e si lacera.
Se è strappata, occorre un lungo e paziente rammendo per nascondere per quanto possibile lo strappo, ma se si è staccato un pezzo di stoffa non si deve pretendere di annullare la rovina da sé, ma andare da chi può rendere nuovamente integra l’anima, cioè dal Padre o dal Salvatore.
Tuttavia, l’orgoglio dell’uomo è tale che più è grande la rovina della sua anima e più tenta di rabberciarla con rimedi incompleti che creano un malanno sempre più grande.
Specialmente quando l’uomo è piagato da malattie immonde, causate da vizi indegni, si vergogna perfino del medico e talora tiene nascosta la sua piaga finché essa non è svelata dal suo fetore e allora è troppo tardi per curarla.
Così l’orgoglioso si dà alla disperazione condannandosi per l’eternità.
Giuda dice che queste ultime parabole non gli sono piaciute, ma, dopo che lui è uscito, Maria d’Alfeo fa commenti impietosi su di lui.
Gesù, però, le risponde di non essere troppo severa, poiché l’Iscariota ha una buona madre, ma ha anche avuto un padre orgoglioso che lo ha allontanato troppo presto da casa per mandarlo al Tempio che non è il luogo dove l’orgoglio ereditario può diminuire.
Maria di Giacobbe rientra in fretta e annuncia che c’è una donna che rischia la morte per un parto difficile, ma il marito non ha il coraggio di chiamare Gesù per il cattivo trattamento che Gli hanno riservato i suoi compaesani.
Il Maestro, però, si affretta ad accorrere insieme a Giovanni. Il marito della donna afferma di credere in Lui e Lo prega di avere pietà per i dieci figli che ha già.
Gesù lo rassicura e uscendo accarezza i figli che stanno piangendo, poi dice a Maria di Giacobbe, arrivata nel frattempo, che appena la partoriente avrà ripreso le forze, darà alla luce il suo bambino.
Esce in fretta con Giovanni, va alla casa di Maria di Giacobbe ed entra, ma vi trova Giuda intento a rubare dalla borsa e dal cofano di Giovanna.
Il Maestro manda fuori Giovanni e si trattiene a mala pena dal maledire l’Iscariota; poi afferrata la borsa col denaro la getta per terra, gridando: “Via! Lordura di Satana! Oro maledetto!” e dà del ladro all’apostolo.
Giuda allora grida che è ladro per colpa Sua, che non gli lascia uno spicciolo, che Lui è un re - nuvola, un re stolto, un mentitore, un traditore del Suo stesso destino.
Quando l’apostolo tace, Gesù gli risponde che Lui è il Salvatore e non può maledire, che potrebbe anche liberarlo dalla sua possessione, ma allora gli altri uomini che andranno dannati Gli potrebbero chiedere il perché di questa parzialità, perciò deve lasciare anche a lui il libero arbitrio e – pronto all’espiazione - la decisione di pentirsi, di chiedere perdono e ottenere assoluzione.
Anche Lui è soggetto alla tentazione, ma la ferma subito cacciandone il pensiero, invece di soffermarsi a contemplarla, come fa Giuda, poiché ciò prepara al peccato mortale.
Infine gli chiede se non ha nulla da dirGli.
Giuda gli risponde con alterigia che ordini a Giovanni di non dire nulla di questo episodio, poiché lui non potrà riparare se sarà l’obbrobrio tra loro.
Gesù lo rassicura, ma gli dice che lui non può redimersi da solo, solo Lui lo può redimere - poiché può vincere il demonio – se si decide a dire: “Signore, salvami!”, ma l’Iscariota si preoccupa solo che nessuno sappia del suo furto.
568 Inizio del viaggio per la Samaria partendo da Efraim alla volta di Silo.
La gente desidera seguire il Maestro. Intanto i bambini, cercando di essere baciati e abbracciati da Lui, intralciano i Suoi movimenti ma Gesù si sente confortato dal loro amore, invece di infastidirsene e autorizza gli adulti a seguirLo se i loro impegni lavorativi glielo permettono.
Un vecchio risponde che per loro è meglio perdere qualche grappolo d’uva che la Sua parola.
Maria di Giacobbe piange al pensiero che non Lo vedrà più, ma Lui le risponde che si rivedranno, in Cielo, insieme a tutti quelli, Giudei o Samaritani, che Lo amano in spirito e verità e che in futuro verranno i Suoi apostoli al posto Suo senza chiedere chi è colui che vuole entrare nel Suo gregge.
Maria SS. a sua volta piange e spera che gli altri non si scandalizzino al pensare al dolore di Madre che l‘attende, poiché è una creatura anche lei e chiede di essere soccorsa dal Figlio, che la invita a recitare la preghiera del Pater insieme a Lui, a Giacomo e a Giuda Taddeo.
Intanto, Matteo dice allo Zelote che d’ora in avanti sarà di nuovo l’Iscariota a fare il tesoriere ed essi distribuiranno le elemosine.
Qualcuno rivela che il sinagogo ha ricevuto parecchio denaro da distribuire ai poveri affinché anch’essi possano festeggiare la festa per Pasqua d’Azzimi per salutare il tempo nuovo e la gente si domanda cosa voglia dire.
569 A Silo, la parabola dei cattivi consiglieri.
Un re mandò suo figlio in una parte del suo regno affinché lo facesse conoscere e amare. Il regno era diviso in parti che si consideravano l’una migliore dell’altra e mandava suppliche al re per mettere in cattiva luce le altre parti.
Allora il re mandò suo figlio a una delle parti con l’incarico di far conoscere e apprezzare il re.
Sia pure lentamente il figlio del re riuscì nel suo intento, ma le province vicine pensarono che così la provincia considerata nemica avrebbe conquistato i favori del re e decisero di mandarle dei messi affinché si fingessero convertiti e la consigliassero con falsa bontà.
Allora, quelli che prima avevano seguito gli insegnamenti del figlio del re si lasciarono fuorviare.
Si comportò più colpevolmente chi diede i cattivi consigli - che peccò di odio premeditato e di menzogna - mentre coloro che seguirono i cattivi consigli peccarono di stoltezza e il re si limitò a rimproverarli dir non aver prima interrogato suo figlio.
Si ha il dovere di ascoltare e mettere in pratica i consigli buoni e di rifiutare i consigli cattivi: l’uomo ha un intelletto per giudicare e la possibilità di chiedere illuminazione a Dio.
Nessuno dica: “Ci dissero di fare”, ma “Abbiamo voluto fare” per ottenere almeno il perdono che si dà ai sinceri.
570 A Lebona, la parabola dei mal consigliati.
Gesù è oggetto di giudizi contrastanti che rischiano di trasformarsi in risse e un graduato romano ammonisce che chi fa sommosse avrà la galera, per ordine di Pilato.
Un rabbi ricorda al Maestro che il Sinedrio Gli ha proibito di parlare, ma Lui risponde che lo vuole l’Altissimo del quale il Sinedrio dovrebbe essere servo.
Poi racconta ai presenti la parabola dei mal consigliati.
Un padre aveva molti discendenti ed era come un re di un piccolo regno. Alcuni di loro erano buoni e contenti di ciò che avevano mentre altri erano cattivi e invidiosi. Vi era anche un terzo gruppo di incerti, che volevano stare con i buoni ma avevano paura dei malvagi.
Il padre comunicava i suoi pensieri al figlio più buono affinché li riferisse a tutti. Poi si accorse del gruppo degli indecisi e incaricò il figlio buono di dedicarsi a loro affinché si decidessero a fare il bene.
Ogni giorno alcuni di loro venivano conquistati, ma a quel punto i figli cattivi si dissero che in questo modo essi non potevano più confondersi con gli indecisi e fingendosi pentiti andarono a dire loro che il figlio diletto aveva intenzione di farsi dei seguaci per ribellarsi al padre o che il padre aveva l’intenzione di eliminare il figlio perché temeva per la sua gloria di padre–re e che bisognava trattenerlo presso di loro, dove lo attendeva il tradimento.
Solo i più sapienti, nei quali era penetrata più in fondo la parola del giusto e vi aveva messo radice, dopo aver riflettuto, dissero fra loro che ciò non era bene, poiché essi conoscevano la sapienza del padre e del figlio e non dovevano ascoltare i consigli di quelli che erano sempre stati contro il padre e la giustizia e contro il figlio diletto del padre.
Altri, invece, seguirono i cattivi consigli: tentarono al peccato il figlio diletto e lo beffeggiarono perché ostinato nel fare il suo dovere.
Dio non punisce chi ha dovuto sentire i cattivi consigli ma chi li ha messi in pratica e non avrà la scusa dicendo di averli creduti buoni, poiché Dio non può approvare e gradire una disubbidienza alla sua legge. Bisogna piuttosto saper morire anziché trasgredire la legge divina.
571 Arrivo a Sichem e accoglienze.
A Sichem, Gesù dice che la volta precedente hanno seminato e ora raccolgono la messe e che come per rendere fertili i campi occorre il sudore, per rendere fertili i cuori occorre il sacrificio.
Il Battista capiva la bellezza e giustizia del morire per dare ad altri la giustizia.
E Lui non può essere inferiore a un uomo.
L’omicidio ha un valore diverso per chi lo compie e per chi è ucciso.
Chi è omicida comandato o forzato, come un soldato in battaglia o un carnefice che deve ubbidire al magistrato o uno che si difende da un ladrone, non ha affatto sull’anima il crimine o ha un relativo crimine di uccisione di un suo simile, colui che senza ordine o necessità uccide un innocente o coopera alla sua uccisione, va davanti a Dio col volto orrendo del Caino.
Intanto arrivano i notabili di Sichem e comunicano al Maestro che quelli che li hanno ospitati la volta precedente sono pronti ad accoglierli di nuovo, salvo la donna che si è allontanata per condurre vita di espiazione e ora non sanno dove sia.
Gesù risponde che non è necessario sapere di più su di lei, fuorché che ella si è redenta, il resto è vana curiosità.
Li prega di usare carità alle donne discepole, che sono stanche. Aggiunge che oggi accoglierà i malati e domani parlerà.
572 A Sichem, l’ultima parabola sui consigli dati e ricevuti.
Gesù afferma che la prima volta che parlò a loro li invitò a venire alla Vita, ma solo colei che si sentiva la più morta di tutti Gli diede ascolto. I malati non aspettano di essere morti per prendere le medicine.
Il vignaiolo che deve assaggiare il nuovo vino non corrompe il suo palato (col cibo e le bevande) per poter sentire con esattezza pregi e difetti del vino - per correggere questi ed esaltare quelli - e vendere bene la sua merce.
Allo stesso modo, essi dovrebbero preparare il loro spirito al Vino della Grazia.
Sappiano dare il giusto valore ai consigli ricevuti.
Racconta una parabola.
Un regno era vastissimo e diviso in molte provincie.
Alcune di esse conoscevano il re tanto da ritenersi le predilette e di andare in superbia.
Altre lo conoscevano ma senza ritenersi sapienti cercavano di aumentare la loro conoscenza.
Altre ancora conoscevano il re a modo loro o sapevano solo che c’era un re.
Il figlio del re andò per rettificare questi errori ma anche per dare lui stesso l’esempio; e la gente di buona volontà migliorava sé stessa.
Quelli delle province che si sentivano perfette, conoscendo la lettera ma non lo spirito della legge si resero conto che così veniva smascherata la loro ipocrisia.
Allora, pensarono di levare di mezzo ciò che li faceva apparire come erano, da un lato dando cattivi consigli e persecuzioni al figlio del re, dall’altro cattivi consigli e intimidazioni ai suoi seguaci.
Il figlio del re, però, non si lasciò fuorviare dai cattivi consigli e così fa Lui, che ora raccomanda loro di crescere nella giustizia, la quale calpesta gli egoismi del proprio benessere, le paure dei nemici e della morte per fare la volontà di Dio.
573 Partenza per Enon dopo un battibecco tra l’Iscariota ed Elisa, che restano a Sichem.
Gesù raccomanda ai Samaritani di mettere in pratica le Sue parole e li congeda, restando con apostoli e discepole.
Dice che intende andare ad Enon e chi vuole Lo può seguire, gli altri lo raggiungano a Tersa. Intanto comanda a Giuda – che preferisce restare qui - di andare ad acquistare le cibarie.
Elisa decide anche lei di restare qui e al momento non sente il bisogno di andare a Betlemme o a Enon poiché pensa che ciò sarà più importante quando il Maestro non ci sarà più.
In realtà, lei intende aiutare Giuda a stare lontano dalle tentazioni e Gesù le raccomanda di considerarlo un figlio.
L’Iscariota, invece, ha subito sospettato che lei volesse spiarlo.
574 Andando da Enon a Tersa; Gesù riscatta e accoglie un pastorello dopo aver dato la cecità ad un crudele e la vista ad un cieco.
All’aurora Gesù è davanti alla grotta di Enon dove salutò il cugino.
Un adolescente passa con un gregge di capre. Si tratta di Beniamino, un orfano che è al servizio del marito della prozia materna, un uomo malvagio che lo percuote e gli fa scarseggiare anche il cibo e il vestiario.
Per di più si è fatto dare del denaro per il riscatto, ma poi si è ugualmente tenuto il ragazzo, che ora mostra dei lividi sulle sue spalle magrissime per le percosse avute dopo aver ascoltato i discepoli di Gesù il sabato.
Beniamino ora chiede a Gesù di portarlo con Lui come servo.
Afferma di sapere dai Suoi discepoli che Lui è il Cristo, il Re del Regno dei Cieli e che chi Lo segue sarà beato nel Regno dei Cieli.
Non ha avuto mai gioia qui e chiede di non essere respinto, piangendo ai piedi di Gesù.
Il Maestro gli fa riportare all’ovile il gregge e si fa accompagnare dove sono i tre testimoni del pagamento del riscatto – tra i quali un vecchio cieco e buono - e poi dove è il padrone crudele che, però, nega di aver ricevuto il denaro.
Gesù gli risponde che Dio punisce i mentitori, ma l’uomo continua a negare e dice che Dio lo acciechi se afferma il falso e poi Gli tira anche l’ascia, ma Gesù la schiva ed essa taglia di netto un leccio.
Intanto due dei testimoni gli rinfacciano colpe e menzogne e allora lui tira fuori un coltello e fa per avventarsi contro di loro, ma poi barcolla e si accorge che è divenuto cieco.
I testimoni lo irridono dicendogli che Dio lo ha ascoltato, ma Gesù li invita a non odiare a differenza di lui, ma anzi a ricondurlo a Enon e a usargli pietà poiché è stato già punito da Dio.
Poi il Maestro dice al vecchio cieco di guardare e quello si accorge di aver recuperato la vista e, perciò, ne benedice il Salvatore.
Dopo, vanno via e Beniamino comincia a cantare. Allora Gesù si mette a cantare con lui il salmo 22: “Il signore è mio pastore…”.
Maria SS., però, resta triste poiché avrebbe voluto che quel pastore si convertisse, invece di diventare cieco.
575 Cattive accoglienze a Tersa. Estremo. tentativo di redimere Giuda iscariota.
Gli apostoli mandati avanti a preannunciare l’arrivo di Gesù agli abitanti di Tersa fanno cenno agli altri di fermarsi poiché c’è rischio di essere lapidati, giacché Gesù ha rifiutato la loro protezione, cioè di considerarli amici ed essi non vogliono esserGli servi e darGli alloggio, ma semmai aizzarGli i cani.
Poi si scopre che Giuda iscariota è stato solo ferito perché per fortuna Elisa gli ha fatto da scudo.
Giovanni e Giacomo domandano a Gesù se possono chiedere che scenda il fuoco dal Cielo affinché consumi gli abitanti di Tersa, ma Gesù risponde che essi non sanno di che spirito sono e che Lui è venuto per salvare le anime, non per perderle e che si ricordino della parabola del grano e del loglio.
Oggi domandano di poter punire, domani puniscono senza domandare. Dopo domani puniscono senza ragione. Si tolgano, perciò, questa durezza contro il prossimo.
Inoltre, coloro che hanno istigato i Samaritani sono più colpevoli di loro.
A chi Lo rimprovera di aver parlato male ai Samaritani, risponde che Lui ha fatto il Suo dovere e che quelli lo capiranno.
Preso in disparte, l’Iscariota confessa di avere avuto paura del giudizio di Dio e Gesù gli dice che quell’episodio è una grazia di Dio per stimolarlo a mantenersi sempre pronto.
Che viva, dunque, pronto alla morte. Rinunci ad andare a Gerusalemme la prossima Pasqua visto che non ha la forza di resistere ai suoi suggestionatori, lui che è malato nello spirito, come vi rinunciano i malati del corpo.
Questa notte pregherà per lui e spera che accetti il consiglio.
Giuda risponde che come ha sbagliato da sé, così deve sapersi guarire dal male, ma il Maestro gli ribatte che questa è superbia poiché solo Dio può fare da sé.
576 Verso Doco l’incontro con il giovane ricco.
Le persone che incontrano la comitiva di Gesù e che lo riconoscono esprimono opinioni contrastanti su di Lui.
Un giovane ex - discepolo di Gamaliele - che dopo la morte del proprio padre ha dovuto dedicarsi agli affari - chiede a Gesù che cosa deve fare per avere la vita eterna.
Il Maestro gli risponde che deve osservare i comandamenti: amare Dio e osservare le leggi del culto e inoltre non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non attestare il falso, non danneggiare il prossimo e anzi amarlo come sé stesso.
Se poi vuole essere perfetto, come vorrebbe il Padre celeste, allora deve vendere tutto quello che ha e donare il ricavato ai poveri e poi seguire Lui.
Il giovane se ne va rattristato poiché possiede molti beni.
Gesù allora dice che è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei Cieli.
Gli apostoli domandano chi mai potrà salvarsi se da un lato la miseria spesso induce al peccato verso ciò che è di altri e verso la Provvidenza, mentre la ricchezza è di intralcio alla perfezione.
Il Maestro risponde che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, se l’uomo mette la sua buona volontà per cercare di giungere alla libertà dalle ricchezze, ma anche alle altre libertà, compresa quella dall’attaccamento alla propria vita se per esso si deve fare resistenza a Dio.
577 Terzo annuncio della Passione. Maria d’Alfeo rievoca la figura di Giuseppe. L’insensata richiesta dei figli di Zebedeo.
L’Iscariota afferma che sarebbe stato meglio non fermarsi a Doco stante la scarsità delle persone presenti, ma Giacomo d’Alfeo risponde che sono stati accolti bene da quei pochi, poiché molti ora sono al Tempio e i rimasti, per malattia o altro, non potevano andare lontano a fare la Pasqua.
Inoltre essi hanno vegliato la notte per ascoltare Gesù e portare a Lui i malati dalle campagne.
L’Iscariota insiste nel dire che si fanno cose irreali da qualche mese, tanto che alcuni come Marziam non andranno al Tempio, ma Gesù risponde che non tutti sono in grado di sopportare quello che avverrà in questa Pasqua a Gerusalemme, poiché è ormai arrivato il tempo in cui l’Agnello di Dio sarà ucciso con la crocifissione, dopo essere stato messo nelle mani dei principi dei sacerdoti, schiaffeggiato, percosso e schernito, come è stato profetizzato.
Inoltre, essi stessi si sbanderanno fuggendo per la paura. Gli apostoli continuano a non prendere sul serio le parole di Gesù e a credere che il popolo Lo difenderà.
Poi Maria d’Alfeo porta dei semi di fiore alla cognata e ricorda come Giuseppe era schivo e non volle festeggiamenti dopo che era stato scelto come sposo di Maria SS.
Si fa avanti Salome a chiedere per i figli suoi e di Zebedeo, che a loro sia concesso di stare al Suo fianco nel Suo Regno.
Il Maestro risponde domandando se essi possono bere al Suo calice o se anch’essi stanno diventando avidi o sono già confusi dal diavolo e afferma che il centuplo non si ottiene in questo mondo.
Inoltre chi vuole essere il primo fra loro deve comportarsi da servo di tutti, come Lui che è venuto per servire e non per essere servito.
Alcuni apostoli assumono un atteggiamento di disapprovazione della richiesta, ma Gesù dice loro che basta il rimprovero Suo.
Dopo la visione, afferma che Lui disse: “Potete voi bere al mio calice?” anziché “il mio calice” per intendere che le Sue sofferenze saranno ben maggiori.
578 Incontro con discepoli e uomini di valore condotti da Mannaen. Arrivo a Gerico.
Nei pressi di Gerico, la comitiva di Gesù si imbatte in un folto gruppo di discepoli guidato da Mannaen con l’intento di proteggere il Maestro ora che è tornato in Giudea.
Bartolomeo afferma che bisogna sempre temere il Tempio - quantunque ora sia corrotto - per la sua origine divina e Gesù gli dà ragione.
La folla osannante esce da Gerico, prega il Maestro di parlare e assicura che ora Erode è a Gerusalemme, ma Lui risponde che chi ha pene e dolori venga da Niche e chi vuole udire la Sua parola venga a Gerusalemme.
579 Sconosciuti Giudei riferiscono sulle accuse raccolte dal Sinedrio. Allegoria per Gerusalemme.
Quei discepoli vogliono dire qualcosa a Gesù, precisamente che il Sinedrio ha raccolto una serie di accuse contro di Lui, dalla violazione del sabato, alla predilezione dei Samaritani, alla difesa di pubblicani e meretrici, al ricorso a Belzebù e altre forze tenebrose e alla volontà di distruggere il Tempio.
Gesù risponde che fare accuse è facile, ma provarle è più difficile e che tutto Israele può testimoniare che Lui ha sempre insegnato l’osservanza della Legge.
Se in questi ultimi tempi anche la Samaria Gli è stata ostile, ciò è avvenuto perché il Sinedrio ha suscitato false speranze che Lui ha dovuto stroncare.
Ora ha invitato a Gerusalemme persone che hanno più bisogno di grazie per il loro passato, mentre non vi ha invitato altre.
Poi piange quando vede una chioccia che – intimorita dalla folla - richiama i pulcini ed essi accorrono sotto le sue ali; invece gli uomini rifiutano di accorrere sotto le ali del loro Salvatore.
N.d.A.: In questo capitolo Gesù afferma che solo un terzo degli uomini si salverà. Sarebbe, dunque, opportuno che la Chiesa non contribuisse al lassismo seminando l’illusione di ritrovare facilmente i propri cari lassù, sia pure per consolare al momento dei lutti. Magari, potrebbe aggiungere: “… se si sono sforzati di essere giusti o almeno si sono pentiti, hanno chiesto sinceramente perdono a Dio e, possibilmente, si sono confessati bene.”
580 Delazioni dell’Iscariota e profezie su Israele. Miracoli sulla via da Gerico a Betania.
Gesù esce dalla casa di Niche e incontra un gruppo di discepoli dal volto coperto poiché fanno parte del Sinedrio e desiderano far sapere delle cose orribili a Gesù senza esser scoperti, ma il Maestro dice loro che sa già tutto, cioè che sarà un Suo amico a tradirLo, però stiano tranquilli poiché sarà solo Lui a essere colpito, non loro.
Se ne vadano da Israele, poiché esso sarà distrutto per sempre e gli sforzi di ricostituire il regno saranno sempre spenti sul nascere da una condanna inesorabile.
E quando sembrerà che si sia ripreso (dopo la conversione degli Ebrei al cristianesimo), la sua fioritura sarà breve poiché allora Dio reciderà i secoli.
Beati coloro che essendo perdonati costituiranno la fioritura fugace dell’ultimo Israele divenuto del Cristo dopo tanti secoli, i quali moriranno redenti insieme con tutti i popoli della Terra.
Gesù, poi, con gli apostoli riprende la marcia verso Gerusalemme.
Lungo il percorso compie vari miracoli: guarisce una bambina paralizzata ed ebete, due ciechi uno dei quali decide subito di diventare un discepolo di Gesù; infine un vecchio con il braccio paralizzato che ottiene la guarigione toccando un lembo della veste di Gesù.
581 A Betania nella casa di Lazzaro.
A Betania Gesù è salutato con entusiasmo dalla popolazione e particolarmente da Lazzaro e dalle sorelle.
Gesù incarica Gioele di far sapere a Giuseppe e Nicodemo che il giorno dopo il sabato entrerà in Gerusalemme. Poi dice a Zaccheo di ordinare a Isacco che faccia sapere ai soli discepoli che l’entrata avverrà verso l’ora terza.
A Giuseppe detto Barnaba, discepolo di Gamaliele, affida i suoi saluti per il grande rabbi e la promessa che presto avverrà il segno che lui attende da oltre venti anni.
Poi a Lazzaro risponde che preferisce passare questo sabato con lui e le sorelle, senza altri amici, e che Lui lo considera un amico - e non un servo - poiché fa spontaneamente ciò che Lui stesso fa.
Quanto alle piante di Giuseppe che ancora non sono in fiore, spiega che esse fioriranno quando ciò darà gloria a Dio, cioè quando andrà Lui, a Parasceve, giorno in cui sarà costretto ad andare là dentro e anche farisei e sommi sacerdoti faranno cose insolite e Lazzaro non potrà essere presente al prodigio poiché Gli occorre la sua presenza a Betania.
582 Vigilia del sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Offerta estrema per la salvezza di Giuda iscariota.
Gesù dice agli apostoli che possono andare dove vogliono, purché tornino prima del tramonto, ma cerchino di passare inosservati per evitare rappresaglie. Lui resterà qui con Giuda (iscariota) e Giacomo.
Giuda, però, vorrebbe allontanarsi come gli altri e, appena può, esce di soppiatto da una porta secondaria.
Il Maestro lo chiama e per raggiungerlo deve passare attraverso un cancello che cigola.
Il vecchio servo Giona dice che la serratura si è arrugginita a causa del suo ozio e che così succede alla nostra anima se non le lavoriamo sempre intorno e che, come le api che lavorano sempre, dobbiamo mettere in pratica quello che il Maestro insegna, anche tenendo pulito lo spirito dal fango e dalla polvere messi nei congegni dai nemici infernali.
Una volta che ha raggiunto Giuda in un luogo in cui nessuno li può sentire, Gesù gli riferisce quello che Giona ha detto, che bisogna guardarsi dai nemici spirituali, perciò Lui lo trattiene presso di sé e gli porge il mezzo per salvarsi ed è ripagato con l’odio.
Gli dice di non andare alla Pasqua solenne ma, come i malati, a quella supplementare, poiché lui è malato, nell’anima.
Giuda risponde che ormai ha dato la sua parola di essere a Gerusalemme ma il Maestro gli domanda se è più importante il giudizio degli uomini o quello di Dio.
Alla fine, però, riesce a ottenere solo la promessa che si tratterrà nella biblioteca di Lazzaro.
583 Vigilia del sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Commiato alle discepole. L’infelice nipote di Nahum.
In casa di Lazzaro, Gesù saluta le donne discepole.
Giovanna Gli risponde che è bello sentirsi sorelle in un’unica fede, quantunque in alcune ci sia ancora solo amore naturale per Lui e c’è il rischio che il diamante ritorni cenere.
In questo caso, secondo Gesù bisogna riprovare anche più volte e può darsi che alla fine si ottenga il successo.
Maria di Magdala afferma di non aver paura neanche se Gesù dovesse essere ucciso, poiché essendo Dio potrà risuscitare il Suo corpo come ha fatto con Lazzaro.
Gesù raccomanda alle donne di essere molto unite e che le più forti o sapienti soccorrano quelle più deboli e ignoranti.
Siano pietose verso quelle che vengono dal gentilesimo se a volte hanno degli arresti, o addirittura tornano verso le vecchie idee.
Raccomanda a tutte di tenere nel cuore che il loro onore al perseguitato Re d’Israele, all’Innocente accusato, al Maestro inascoltato, tempera il Suo dolore. Non si sentano in esilio tornando nei propri paesi o spargendosi per il mondo, poiché la vera patria è il Cielo e il Regno di Dio è già in chi è nella verità.
Ad Anna – alla quale il marito morente ha chiesto di preoccuparsi dei figli che sono ostili a Gesù - Lui risponde che non può costringerli a cambiare idea e di riferirgli che il Maestro ha pregato per loro.
Valeria, moglie ripudiata, afferma che non tornerà in Italia, come vorrebbero i suoi, ma – insieme alla figlia salvata da Lui - resterà qui dove saranno almeno gli apostoli a ricordarle la fede.
Finito l’incontro con le donne, c’è Lazzaro che riferisce a Gesù i deludenti risultati dell’incontro con Pilato, il quale non si occuperebbe minimamente di Lui, se non fosse che di riflesso gli vengono molte noie da parte di Suoi nemici o amici e non vede l’ora che Lo prendano e definiscano la faccenda, così da non sentir più parlare di Lui.
Anzi se non fosse per Claudia, Lo consegnerebbe lui stesso ai capi d’Israele.
584 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Parabola dei due lumi e parabola vivente del piccolo deforme risanato. Il dolore nel futuro dell’Umanità.
Gesù racconta una parabola:
In occasione di una festa, un uomo accese due lumi uguali in tutto, per onorare il Signore.
Quando tornò a vederli si accorse che uno dei lumi fiammeggiava fortemente, mentre l’altro faceva una fiamma quieta.
Anche la seconda, la terza e quarta volta avvenne lo stesso, ma alla fine trovò che il primo lume si era spento, nella stanza si era sparso del fumo acre e il muro stesso si era sporcato mentre l‘altro lume continuava a fare una luce quieta e pulita.
Così avviene nei cuori degli uomini.
Vi sono quelli che al principio ardono e splendono e sono ammirati dagli uomini, ma una volta passati i primi tempi si spengono, con rovina, perché essi splendevano più per gli uomini che per il Signore.
Altri, invece, hanno uno splendore mite che non attira l’attenzione e sembrano tiepidi nell’onorare il Signore.
In realtà essi pensano solo a onorare Dio, senza curarsi delle lodi degli uomini e si consumano – fino a esaurirsi - in una lunga e nitida fiamma, priva di fumo e fetore.
Al sentire ciò, l’Iscariota invita Maria di Magdala e Giovanni a stare attenti, ma la prima si morde le labbra e si trattiene dal rispondergli, mentre Giovanni risponde che lui confida nell’aiuto del Signore per potersi consumare fino all’ultima stilla.
Come seconda parabola fa chiamare un ragazzino orfano di madre, che non ha nessuno che lo ami, che era incurvato e aveva chiesto a Gesù di farlo morire.
All’affermazione dell’Iscariota che si tratta di un miracolo sprecato, che Gli procurerà maggiore odio dal padre e dal nonno materno del ragazzo, Gesù risponde che Lui non fa i miracoli per procurarsi amici, ma per pietà delle creature e per onorare il Padre Suo.
Tuttavia il ragazzo sa di non avere nessuno che lo ami e domanda ugualmente a Gesù perché non lo ha fatto morire.
Ciò induce Pietro a dire che ci sono sempre nuovi dolori superiori a quelli che reputavano grandissimi, come avveniva nel caso di Marziam che almeno aveva il nonno e gli altri contadini che lo amavano.
Allora, Bartolomeo domanda se il dolore umano svelerà sempre nuovi abissi nei secoli futuri.
Lo Zelote afferma che il dolore ci sarà sempre perché alcuni fatti dolorosi – come malattie, morti e cataclismi naturali - non mancheranno mai, neanche se tutti avessero il cuore di Cristo.
Gesù, a Sua volta, afferma che molto cambierà in futuro grazie alla Sua dottrina, ma non tutto poiché ci sarà sempre contro di essa l’odio di quelli che non amano la Luce, e che sorgeranno sempre nuove eresie a causare tanto dolore.
Guai, però, se l’uomo migliore non avesse un codice che lo induce a frenare gli istinti e lo mantiene sicuro di una pace futura!
Precisa, però, che quantunque non ci sarà un nuovo diluvio universale, gli uomini creeranno dei flagelli peggiori del diluvio e del fuoco di Sodoma e Gomorra.
585 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. Giudei e pellegrini a Betania. Il Sinedrio ha deciso.
Molti si presentano alla casa di Lazzaro in giorno di sabato prima ancora del tramonto del sole, tra loro farisei nemici di Gesù e anche vari gentili.
Vorrebbero vedere il Maestro, ma Lazzaro si oppone perché Lui sta riposando e rispetta il sabato fino al tramonto.
Allora rivolgono a Lazzaro molte domande per mettere in dubbio la sua morte, gli chiedono cosa ricorda del tempo che ha trascorso da morto, ma lui risponde che di questo non ricorda nulla salvo che si è ritrovato tra i suoi cari.
Poi gli chiedono di vedere il sepolcro e deplorano che abbia fatto scrivere su di esso “Lazzaro, vieni fuori!” ma lui risponde che a casa sua può scrivere quello che vuole e li accusa di essere peggio dei pagani che riconoscono un dio nel risuscitatore.
Allora, essi lo minacciano e lui li caccia via.
Invece i pellegrini vorrebbero vedere Gesù, ma Lazzaro li congeda e fa chiudere i cancelli, però li assicura che, nonostante l’odio di cui è oggetto, il Maestro andrà al Tempio.
A quel punto escono da un nascondiglio i sinedriti Eleazaro e Giovanni che dicono a Gesù di essere venuti al posto di Giuseppe e Nicodemo per avvisarLo che non si lasci ingannare dall’apparente pace del Sinedrio, il quale ha deciso di uccidere anche Lazzaro, perché è la prova vivente del Suo potere affinché si spengano molti ardori nella folla.
Gesù risponde che, invece, fiammeggeranno.
Giovanni, inoltre, vorrebbe la benedizione per suo figlio che nascerà a pentecoste, ma Gesù lo benedice fin da ora e li invita ad andare in pace.
586 Il sabato avanti l’entrata in Gerusalemme. La cena di Betania. Giuda di Keriot ha deciso.
La comitiva di Gesù cena a Betania in casa di Lazzaro.
Dopo la fine del pasto, Maria di Magdala va a prendere un’anfora - ripiena di un’essenza profumata - e ne rompe il collo per fare prima a estrarne il contenuto.
Si avvicina a Gesù e gli unge i capelli e poi li riavvia, poi si mette vicina ai Suoi piedi e li bagna a uno a uno e poi li bacia.
Gli apostoli sembrano fare commenti svariati sottovoce, ma solo l’Iscariota si alza a manifestare apertamente le sue opinioni e dice che quello è uno sciupio inutile e pagano, che il denaro che si poteva risparmiare si poteva dare ai poveri, per di più è un comportamento da cortigiana lasciva.
Gesù, invece, invita a lasciarla fare poiché lei ha unto il Suo capo e i Suoi piedi in vista della Sua sepoltura e che i poveri li hanno sempre con loro, mentre presto non avranno più Lui, e si fa baciare anche le mani, che hanno beneficato tanti altri che ora si apprestano a torturarle.
Giuda si alza e si avvia per uscire, dice che va a prendere aria, ma Gesù gli dice di attenderLo, poi lo raggiunge e gli dice che sta andando alla sua rovina, dai suoi assassini, perché sta andando a commettere un delitto.
L’Iscariota gli risponde che ci sta andando di sua volontà e che dunque ora Lui ha paura della morte e che se fosse Dio non avrebbe paura di morire, poiché Dio non può morire.
Il Maestro gli risponde che, se è questa la sua volontà, vada pure; poi rientra nel palazzo di Lazzaro, il quale manifesta il timore che tutto si perda ben presto degli insegnamenti (di Gesù).
Il Maestro risponde che lo Spirito di Dio che ora parla attraverso di Lui, presto parlerà direttamente agli spiriti e ricorderà le Sue parole, poco dopo il compimento del Suo sacrificio d’amore.
587 L’addio a Lazzaro.
Gesù è ancora a Betania e si fa accompagnare da Lazzaro fino al suo sepolcro vuoto per parlargli in segreto, poiché vuole confidargli una verità che solo Lui e Sua Madre sanno e che ha detto già più volte agli apostoli ma che essi non hanno capito ed è meglio che sia così, altrimenti avrebbero commesso un delitto inutile poiché Lui deve essere il Redentore dell’umanità.
Domani, Lui entrerà trionfalmente in Gerusalemme, ma ciò non deve costituire motivo di illudersi poiché ben presto i sentimenti della gente cambieranno.
In questo momento, Giuda iscariota sta contrattando col Sinedrio il tradimento, credendo di rifarsi la stima dei grandi del mondo, quelli del Tempio e dei Romani, e invece sarà disprezzato da tutti. Satana si è incarnato in lui.
Lazzaro si accorge che Gesù sta soffrendo molto, che ha già le mani fredde come un cadavere; allora, il Maestro ammette di essere anche un uomo e che la Sua anima si angoscia pensando di dover dire addio agli amici più cari e anche alla Madre.
Gli sarebbe di conforto vedere che coloro che Lo amano hanno cessato di essere “loro” e che hanno preso un altro io, il Suo. Solo sua sorella Maria si è trasformata passando dall’animalità completa e pervertita alla spiritualità angelica, per unica forza d’amore.
Come Sua Madre si è messa sul volto un sorriso per confortare Lui, così vuole che anche Lazzaro faccia e che mandi le sue sorelle a confortarGli la Madre il giorno della Passione, cioè tra cinque giorni e vuole che lui resti invece a casa per accogliere gli apostoli che – al momento del Suo arresto - fuggiranno tutti, salvo Giovanni, e poi li conforti con la certezza della Sua risurrezione che avverrà prima che la lampada finisca l’olio.
Lazzaro non si sente di accogliere, però, Giuda, anzi promette che lo inseguirà dovunque per ucciderlo.
Gesù assicura che Giuda starà da Satana ma comunque, lui deve abbandonare questi sentimenti omicidi, altrimenti Lui lo lascia.
Lazzaro Glielo promette e allora si scambiano il bacio dell’addio.
588 Giuda iscariota dai Capi del Sinedrio.
Giuda va di notte alla casa di Caifa alla riunione del Sinedrio e dice che occorre decidersi poiché Gesù ormai comincia a sospettare.
Al tempo stesso, però, Giuda è esitante perché sta tradendo un amico e un innocente e allora lo blandiscono dicendogli che sta facendo un’opera santa verso la Patria, evitandole le rappresaglie dei dominatori per le continue agitazioni e divisioni di partiti e di folle, e verso l’Umanità, se è proprio convinto della natura divina del Messia e della Sua missione spirituale.
Sarà annoverato tra i prodi della patria e onorato con le più alte cariche.
D’altronde è scritto dai profeti che Egli deve morire e che il prezzo è di trenta denari.
Giuda risponde che quello è il prezzo di un agnello e vorrebbe almeno il triplo, ma essi ribattono che è un prezzo simbolico e che il vero compenso sarà costituito dalle cariche e dagli onori che avrà dopo.
Allora, Giuda si decide a tradire il Maestro e si accorda con loro che lo farà in un momento in cui non ci saranno le turbe né le guardie romane. E se ne va.
A questo punto, alcuni dei sinedriti domandano come si farà poi a mantenere le promesse fatte all’Iscariota.
Elchia risponde che se ne è già parlato, cioè che, dopo aver ucciso Gesù, provvederanno a uccidere anche Giuda.
589 Da Betania a Gerusalemme, predisponendo gli apostoli alla Passione imminente.
Gesù raccomanda a Pietro, Giovanni e Giuda iscariota di non raccontare a Sua Madre le Sue parole di previsione della Passione, per non causarle inutile dolore.
Che ognuno si procuri un agnello per la sua famiglia e se i suoi componenti non sono in grado di mangiare tutto l’agnello, chiamino altri a consumarlo con loro. Che sia un agnello di un anno, maschio, senza macchia.
La morte è davanti a tutti e avanza ogni ora e nulla resta all’uomo, né donna, né scienza, né potere, né l’oro tranne la coscienza, carica solo delle sue azioni, e il giudizio di Dio.
Prendete il mio Sangue e mettetelo sul cuore morto, è la nuova circoncisione.
Grazie ad esso il Padre non potrà più respingervi perché respingerebbe il Suo stesso Sangue.
Poi ordina ai tre apostoli di prendere un puledro, di portarGlielo perché abbia il Suo trionfo umano e di chiamare la Madre perché vi partecipi.
Poi domanda chi potrà essere, se non un cuore di demonio e di umano insieme, a svellere col dolore il cuore di una madre.
E tuttavia afferma che Lui non lo maledice, anzi lo invita ancora a pentirsi e a convertirsi.
Due dei tre apostoli domandano a chi si riferisca Gesù. Giuda finge di non capire e dice che sicuramente Gesù si riferisce a qualche fariseo.
590 Il pianto su Gerusalemme e l’entrata trionfale nella Città santa. Morte di Annalia. Mt 21,1 -17; Mc 11,1 -11.
Gesù invita le pie donne ad andare avanti, anziché con Lui che invece cerca di evitare, per il momento, la Sua cattura.
Poi chiede a Maria Valtorta di inserire la visione del Suo pianto su Gerusalemme.
Pietro allora gli domanda se sono stati loro apostoli la causa del pianto e Gesù risponde di no e aggiunge che quella - Gerusalemme - è la Corruzione.
Saranno i Samaritani e i pagani ad accogliere il Suo messaggio mentre per Gerusalemme non sarà sufficiente la Sua morte a redimerla, e vedrà cadere i suoi figli per armi e per fame perché la sua corruzione supera ogni limite e attira il castigo di Dio.
Poi precisa che sono le profanazioni al culto di Dio, cioè quei sacerdoti indegni e quegli indegni credenti (credenti solo di nome), che fanno della Casa di Dio una spelonca di ladri, ad attirare il castigo di Dio su tutto il popolo.
E aggiunge che, più che il possesso delle armi, è la protezione del Cielo che salva le Patrie.
Poi sale sul puledro d’asina e inizia il viaggio attraverso la borgata di Betfage mentre la gente getta fiori e rami di palme davanti a Lui e grida: “Osanna, Figlio di Davide”.
I soldati romani escono curiosi o ironici a guardare quel Re che cavalca un asinello.
Sono presenti anche dei farisei lividi di ira che gridano a Gesù di far tacere quei pazzi, ma Gesù risponde che allora sarebbero le pietre a gridare i prodigi del Verbo di Dio.
Poi arriva un uomo che si fa largo affinché Gesù salvi di nuovo la vita di Annalia.
Gesù risponde che invece essa ha avuto una grande grazia perché gli angeli la condurranno presto alla pace dei giusti e che è su di loro stessi, piuttosto, che dovrebbero piangere.
Infine arriva al Tempio di Gerusalemme e adirato ne caccia i mercanti di valuta e colombe, dicendo che esso dovrebbe essere Casa di preghiera e non una spelonca di ladri, barattieri, impudichi, omicidi, sacrileghi, idolatri della propria superbia, corruttori e menzogneri.
Sotto i portici sono raccolti ciechi, paralitici, muti, storpi e altri malati che Lo invocano a gran voce per essere guariti dicendo che credono in Lui, Figlio di Dio e Gesù risponde: “Dio vi ascolti. Alzatevi e osannate al Signore!”
Di nuovo i farisei invitano Gesù a far tacere i bambini osannanti ma Egli risponde che la Scrittura dice: ”Per bocca dei lattanti hai fatto sgorgare la lode perfetta.”
591 La sera al Getsemani. Gli apostoli richiamati alla realtà dopo l’ebbrezza del trionfo.
Gesù dice ai suoi apostoli che Lui legge nella loro coscienza che essi in fondo non credono alla Sua passione e morte e che pensano che farà un miracolo anche per Sé stesso.
- Essi hanno la fede umana in ciò che vedono, nella Sua potenza, e non hanno la fede nelle Sue parole, la fede vera, spirituale e santificante, una fede che non ha bisogno di vedere.
- Che basterà loro vedere gli sgherri per fuggire come timide gazzelle all’apparire dello sciacallo.
- Che Lui sarà per il mondo santificazione ma anche pietra d’inciampo e laccio e rovina per Israele e per la Terra, santificazione per le persone di buona volontà – cioè per le persone che si convertono e santificano - e rovina per coloro che hanno cattiva volontà – ubriachi di superbia, lussuria, avarizia e chiusi nella rete dei loro peccati -, e presi e dati a Satana malgrado la Sua Passione e Morte.
592 Lunedì santo. Conforto alla madre di Annalia e incontro con il milite Vitale. Il fico sterile e la parabola dei vignaioli perfidi. Le domande sull’autorità di Gesù e sul battesimo di Giovanni. Mt 21,18 -19.23 -27.33 -46; Me 11,1214.
Gesù esce da una tenda del campo dei Galilei per andare alla casa di Lazzaro.
Riesce a convincere le guardie romane a lasciarLo passare poiché il Suo nome è abbastanza noto tra loro.
Va a prendere la Madre per andare da Elisa per consolarla della morte di Annalia.
La vecchia si sente una grande sventurata poiché ha già dovuto piangere la morte di suo figlio, ma Maria SS. le dice che ad Annalia è stato risparmiato il dolore di assistere alla morte di Gesù e che è beata morendo in un’ora di tripudio del Maestro.
Lei stessa, invece, sta soffrendo da oltre trenta anni un dolore molto più grande al pensiero che suo Figlio avrà una morte molto dolorosa come un malfattore su una croce.
Gesù aggiunge che sua figlia vive in eterno poiché ha creduto alla Vita e rappresenterà una delle spose beneamate, consacrate al Re divino.
Maria resta con Elisa, invece Gesù esce per tornare al campo dei Galilei.
Strada facendo si imbatte in uno dei soldati romani che vuole farGli delle domande.
Gesù gli spiega che pure nell’uomo di guerra ci può essere pace nell’anima, parte divina dell’uomo, anche se egli combatte la guerra comandata, se egli non fa il male che consiste nel restare nel paganesimo anche quando si scopre che c’è un vero Dio, nel non amare il padre e la madre, i fratelli e il prossimo, nel rubare, uccidere, essere ribelli, avere lussurie, essere falsi.
Anche nella guerra si può essere giusti, compiendo il proprio dovere, senza ferocia e avidità e pensando che il nemico è uguale a noi, ha madre e sorelle ed essere prodi senza essere bruti.
Poi vede un fico e non trovando frutti su di esso, dice che esso è come Israele che non ha dolcezze per il Figlio dell’Uomo né pietà e gli augura che nessuno colga più fichi su di esso.
Intanto la folla Gli si avvicina, Gli presenta un cieco e Lui lo guarisce.
A questo punto racconta una parabola.
Un uomo comprò un terreno e vi piantò una vigna e l‘affidò a dei coloni.
Al tempo della raccolta mandò i suoi servi a ritirare l’utile del raccolto fatto, ma i coloni una parte li presero a bastonate e altri li uccisero.
Allora mandò suo figlio pensando che avrebbero avuto rispetto per lui, e invece lo attirarono in un tranello e lo uccisero.
“Cosa farà il padrone a quei coloni?” domanda Gesù rivolgendosi ai gruppi di Giudei, farisei e scribi.
Alla fine un rabbi risponde che il padrone punirà quegli scellerati facendoli morire in modo atroce e darà la vigna ad altri coloni, che onestamente gliela coltivino.
Allora Gesù afferma che allo stesso modo il Regno di Dio sarà tolto loro e assegnato a un popolo che ne produca i frutti.
Uno dei presenti gli propone il caso di un uomo che è morto e ha lasciato quattro figli legittimi e uno avuto da un’amante. Come dividere l’eredità per il quale lui si era fatto giurare che si desse una parte uguale anche al figlio bastardo?
Il Maestro afferma che quest’ultimo è innocente delle colpe di suo padre e consiglia di vendere una parte del patrimonio che rappresenti anche più di un quinto per darlo al figlio bastardo affinché se ne vada in pace lontano da loro.
I sacerdoti e gli scribi si avvicinano e chiedono a Gesù con quale autorità faccia queste cose e Lui risponde con un’altra domanda, cioè se il battesimo del Battista veniva dal Cielo o dall’uomo che lo impartiva.
Gli rispondono che non lo sanno.
Allora, il Maestro risponde che neanche Lui dice loro con quale autorità fa queste cose.
Poi spiega agli apostoli che i Suoi nemici sapevano che se avessero risposto che il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo, Lui avrebbe domandato loro perché non lo consideravano di preparazione al tempo messianico e se avessero risposto: “Dall’uomo” la folla avrebbe domandato loro perché non credevano alla dichiarazione del loro profeta su Gesù di Nazareth.
593 Lunedì notte al Getsemani con gli apostoli.
Gesù accenna alla cena pasquale che avverrà fra tre giorni.
Filippo dice che quest’anno ci saranno anche le donne e Bartolomeo nota che essi non hanno ancora preparato nulla nonostante che tutti stiano accorrendo a Gerusalemme.
Il Maestro gli risponde con un salmo: “Radunatevi, accorrete da ogni parte alla mia vittima che immolo per voi…” ma Bartolomeo ribatte che Lui è preso da questa idea fissa della vittima e li addolora.
Gesù si sorprende che proprio lui che è uno dei più dotti tra gli apostoli non conosca la Scrittura e dimentichi al pari degli altri, come i bambini, i discorsi che Lui ha fatto più volte e sono tornati a illudersi che le parole dette da Lui e da loro avrebbero finito col convincere il mondo ad amare il Redentore.
Al contrario, solo dopo aver peccato contro di Lui, l’intero popolo di Adamo si convincerà, peraltro soltanto parzialmente, poiché ci sarà sempre la razza di Caino che ucciderà il Figlio di Dio, con la bestemmia e le male opere, mettendo a morte la propria anima.
Solo quando gli uomini vivranno dinanzi a Lui nel regno dello spirito saranno pronti a sostenere l’estrema battaglia che Lucifero darà all’Uomo prima dello squillo dell’angelo della settima tromba che aprirà il coro beato dei santi di Dio.
Il sacrificio che a Dio piace non è quello di una bestia immolata con la coscienza sozza, ma quello della propria mala volontà.
Non si può sfuggire alla Riparazione dell’offesa fatta a Dio.
Giuda suggerisce a Gesù di scappare a Betania, ma Lui risponde che così verrebbe arrestato anche Lazzaro.
Poi manda tutti a riposare; invece Lui va a cercare pace nella preghiera.
594 Martedì santo. Lezioni dal fico seccato. I quesiti sul tributo a Cesare e sulla risurrezione.
Gli apostoli, passando davanti al fico che Gesù aveva maledetto, si accorgono che esso si è seccato e si meravigliano anche che i suoi rami vadano in polvere.
Gesù spiega allora che esso non ha più midollo e assicura che lo stesso succede quando una nazione o una religione non ha più midollo, perché in esse c’è solo vana esteriorità, poiché il midollo corrisponde alla santità, alla spiritualità mentre la corteccia dura e il fogliame inutile corrispondono all’umanità priva di vita spirituale e giusta.
Guai a quelle religioni che diventano umane poiché i loro sacerdoti non hanno più vitale lo spirito. Guai agli uomini in cui manca la vita dello spirito.
Aggiunge che anche gli apostoli potranno fare di questi miracoli se crederanno veramente e se, però, si esamineranno e riappacificheranno con i loro fratelli prima di pregare, come Dio che benefica continuamente gli uomini.
Poi si presentano saforim, dottori d’Israele ed erodiani per chiedere – ipocritamente - se è lecito pagare il tributo a Cesare.
Gesù si fa dare una moneta e chiede loro: “Di chi è questa moneta e l’iscrizione?”. Essi rispondono che è dell’imperatore romano Tiberio.
Allora Gesù risponde loro: “Date, dunque, a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
A loro volta i Sadducei – che negano la risurrezione - raccontano che una donna aveva avuto per mariti sette fratelli che erano morti uno dopo l’altro e domandano di quale di essi sarebbe stata moglie nell’altro mondo.”
Gesù risponde loro che nell’aldilà non ci saranno mariti né mogli, ma tutti saranno come gli Angeli di Dio. E che la Bibbia stessa fa capire che esiste la risurrezione quando Dio dice a Mosè: “Io SONO il Dio di Abramo, di Isacco, Giacobbe” anziché “Io ERO il Dio di Abramo.”
Ciò significa che essi SONO vivi nello spirito. Ma a suo tempo lo saranno anche nel corpo, che si riunirà all’anima, e questo avverrà per loro sventura anche per Caino e per tutti quelli che muoiono in peccato mortale.
I Sadducei, a loro volta, Gli rispondono che anche Lui morrà, ma Gesù ribatte che Lui è il Vivente e il Suo corpo non sarà soggetto al disfacimento e che proprio quando i Suoi nemici crederanno di essere riusciti a sconfiggerlo, Egli trionferà e si stabilirà nella vera Gerusalemme.
Finita la visione, Gesù spiega a Maria Valtorta che coloro che si scagliano contro la Chiesa saranno sfracellati dalla storia, ma che anche gli uomini di Chiesa saranno stritolati se si illudono che basti essere della Chiesa per essere immuni dai castighi divini.
Gesù precisa anche di aver detto “chi cadrà contro questa pietra (la Chiesa) si sfracellerà” non “chi cadrà sopra…”, come avviene in tutte le traduzioni del Vangelo.
595 Martedì notte al Getsemani con gli apostoli.
Gesù dice agli apostoli che oggi i gentili si sono inchinati a Lui, mentre i Giudei non Lo hanno colpito, semplicemente perché essi si sono frapposti e li ringrazia del loro amore, ma fra due sere le offese diventeranno più concrete.
Il Padre Suo non Lo ha mandato solamente a convertire i soli resti di Israele, ma come Luce di tutte le Nazioni e se finora Lo ha custodito sotto l’ombra della sua mano, ora Lo lascia andare e colpisce l’Ubbidiente per tutto Adamo disubbidiente.
Satana vuole portarLo alla disperazione ma Lui affida il Suo spirito nelle mani del Padre e non potrà uscire sconfitto.
Poi chiede a Giovanni di restare con Lui e augura la Sua pace agli apostoli che non hanno Satana come ospite.
596 Mercoledì santo. Il maggiore dei comandamenti, l’obolo della vedova, l’invettiva contro scribi e farisei. Pausa di riposo con la Madre e le discepole. L’edificazione della Chiesa e i tempi ultimi.
Un fariseo onesto domanda quale sia il maggiore dei comandamenti.
Gesù gli risponde che è amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente e amare il prossimo come sé stesso: ciò vale più di tutti gli olocausti e l’olocausto più gradito a Dio è amare anche i propri persecutori e non conservare loro rancore.
Gli altri farisei poi si arrabbiano con lui poiché temono che le loro scuole vengano abbandonate dai giovani scribi che andranno dietro a Gesù.
Una vedova digiuna per un giorno per poter offrire pochi spiccioli al Tempio.
Il Maestro afferma che lei, agli occhi di Dio, ha offerto più di altri che - per essere ammirati dalla gente - offrono al Tempio più di quanto basterebbe per nutrire un povero per un anno. Inoltre essi negano aiuto al padre, alla madre, al bisognoso, e poi fanno offerte al Tempio.
Dio non vuole ciò che è frutto di usura, di durezza, di ipocrisia.
E non vuole neanche ciò che è avanzo rispetto alle proprie necessità.
Bisogna piuttosto soffrire per offrire, non far soffrire.
Bisogna offrire per giustizia poiché tutto quanto si ha, è per bontà di Dio.
I farisei insegnavano che non c’è sangue e affetto superiore al Tempio e così insegnavano a non amare il prossimo.
Invece, Gesù, afferma che al di sopra del Tempio c’è l’amore e che, dopo Dio, sono anzitutto il padre e la madre il prossimo a cui dare onore e aiuto.
Poi il Maestro afferma che dopo l’esilio in Babilonia, i reggitori del popolo sentirono la necessità di ristabilire il culto e la conoscenza della Legge perché sono guai per il popolo che non li ha a sua difesa, a guida e sostegno contro i più potenti nemici di una nazione che sono l’immoralità dei cittadini, la ribellione dei capi, la disunione fra le diverse classi e partiti, i peccati contro Dio e il prossimo e l’irreligiosità.
Sorsero allora gli scribi e i dottori della legge per aiutare i sacerdoti ad ammaestrare le folle.
Col tempo però tutte le cose, per la debolezza umana, degenerano e allora venne la setta dei farisei più rigorosa nell’osservanza della Legge e lo spirito di indipendenza del popolo ebraico.
Non si devono, però, insultare o colpire queste sette. Esse hanno avuto una funzione benefica, se non l’hanno ancora; e penserà il Padre a porre loro fine.
Poi aggiunge che:
- dobbiamo temere più la disgregazione dei costumi, favorita dagli stranieri, che i loro eserciti, poiché Dio ci abbandonerà per i nostri peccati e saremo sconfitti senza che i nostri falsi alleati prendano le armi contro di noi;
- certamente dobbiamo rispettare gli altri popoli, poiché anch’essi sono il nostro prossimo, ma mai rinnegare Dio e la Patria – che sono il nostro padre e la nostra madre - per ottenere qualche beneficio dai popoli vicini;
- chi ama il padre e la madre più di Lui non è atto a diventare Suo discepolo. Ciò non significa che sia lecito il disamore ai parenti o negare loro il proprio soccorso per dare invece il denaro al Tempio – cioè alla Chiesa – o non ospitarli o, peggio, ucciderli;
caso mai si deve essere disposti a scegliere la legge di Dio piuttosto che l’egoismo o la sopraffazione dei familiari e perfino a morire se essi vogliono indurci a tradire la vocazione a essere i cittadini del Regno di Dio;
- a differenza degli scribi e dei farisei che fanno solo finta di essere uniti, noi siamolo realmente;
- chi ha, dia umilmente. E chi non ha, accetti umilmente e umilmente esponga i suoi bisogni ai fratelli;
- ricordiamo che è meglio dare che ricevere e che anche il dare un sorso d’acqua avrà la sua ricompensa e che anche a Lui a volte fu negato aiuto;
- non facciamoci chiamare maestri – poiché uno solo è il nostro Maestro - né padri, poiché solo Dio è nostro Padre;
- il vero re è chi sa signoreggiare non gli uomini ma le passioni dell’uomo, a cominciare dalla stolta superbia;
- guai a scribi e farisei ipocriti che pagano le decime della menta e della ruta ma poi trascurano i precetti più gravi della Legge: giustizia, misericordia e fedeltà. Queste sono le virtù che bisogna avere, senza tralasciare il resto;
- il Regno di Dio è in noi e ovunque vi sono uomini che credono in Lui, che hanno in loro Dio, cioè grazia, vita, luce e carità. Esso è il grande Regno di Dio sulla Terra, la nuova Gerusalemme. Sarà Dio allora a edificare con noi, vive pietre, la sua Chiesa;
- guai a voi, novelli sacerdoti e scribi del nuovo tempio se vi farete idoli e non sorveglierete voi stessi e gli altri per saggiare la bontà delle pietre e del legnane per costruire il Tempio.
Sappiate togliere la pietra che non è buona in un dato posto; o eliminatela del tutto se è oggetto di scandalo e rovina, ribelle al vostro lavoro. Altrimenti l’edificio crollerà.
Lo stesso vale per voi, se non toglierete le parti malate di orgoglio, di avidità, di lussuria, di peccato.
Pietro chiede a Gesù quando avverrà la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la fine del mondo.
Gesù raccomanda di non farsi sedurre da chi affermerà di essere il Cristo, poiché non ci saranno altri Cristi, di non credere loro neanche se facessero dei prodigi, poiché il diavolo può fare prodigi, ma questi saranno riconoscibili perché accompagnati da paura, turbamento e menzogna, mentre i prodigi di Dio danno pace santa, letizia, fede e conducono a desideri e opere sante.
Comunque raccomanda di tenersi pronti all’improvvisa venuta del Cristo – evitando di cadere in abusi e intemperanze e in eccessive cure per le cose della Terra, poiché chi pensa di pentirsi in futuro non avrà il tempo per prepararsi al giudizio del Cristo.
Quanto alla fine del mondo, se vi dicono “Cristo è là, o nel deserto” non credetegli, poiché Egli verrà in un lampo.
E comunque prima di essa ci sarà un periodo di grande tribolazione per guerre, terremoti, carestie e anche persecuzioni contro i credenti, ad opera del diavolo e dei malvagi che daranno la colpa delle sofferenze ai buoni.
E ci sarà il ritorno di Israele al Cristo e il vangelo sarà predicato in tutto il mondo.
Infine il sole non darà più la sua luce, la luna sparirà e tutte le potenze dei cieli saranno sconvolte e allora comparirà il segno del Figlio dell’uomo nel firmamento ed Egli verrà sulle nubi con potenza e gloria.
Allora separerà i buoni, mettendoli alla sua destra, dai cattivi, che saranno messi alla sinistra. Ai buoni dirà:
Venite, o benedetti dal Padre Mio, prendete possesso del Regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo perché ebbi fame e Mi deste da mangiare, ebbi sete e Mi deste da bere, fui pellegrino e Mi ospitaste, fui nudo e Mi rivestiste, malato e veniste trovarMi, prigioniero e veniste a portarMi conforto.
E i giusti gli chiederanno: "Quando mai, Signore, Ti vedemmo affamato e Ti demmo da mangiare, assetato e Ti demmo da bere, Quando mai Ti vedemmo pellegrino e Ti accogliemmo, nudo e Ti rivestimmo? Quando Ti vedemmo infermo o carcerato e venimmo a visitarTi?"
E il Re risponderà loro: "Quando avete fatto una di queste cose a uno di questi minimi Miei fratelli, l’avete fatta a Me".
Poi si volgerà a quelli che saranno alla Sua sinistra e dirà loro. "Via da Me maledetti nel fuoco eterno preparato per il demonio, gli angeli tenebrosi e per coloro che li hanno ascoltati poiché Io ebbi fame e non Mi sfamaste, sete e non Mi dissetaste, fui nudo e non Mi rivestiste, pellegrino e Mi respingeste, infermo o carcerato e non Mi visitaste, perché non aveste che una legge: il piacere del vostro io".
Ed essi gli diranno: "Quando Ti vedemmo affamato, assetato, nudo, pellegrino, infermo o carcerato? Non esistevamo quando Tu eri sulla Terra".
Ed Egli risponderà loro: "E’ vero, ma avete conosciuto la Mia parola e avete avuto gli affamati, i sitibondi, i nudi, i malati, i carcerati e dove c’è uno di loro che soffra, lì sono Io. Andate e ardete nel vostro egoismo."
E costoro andranno all’eterno supplizio, mentre i giusti entreranno nella vita eterna.
597 Mercoledì notte al Getsemani con gli apostoli.
Gesù è consapevole che gli apostoli sono stanchi, poiché ha chiesto molto a loro in questi giorni, però spiega che fra poche ore saranno contenti di non avere perso un momento della Sua vicinanza.
Ora deve prepararli alla Sua morte, affinché non siano sbigottiti quando essa accadrà.
Se ha chiesto compagnia a Giovanni è perché voleva al fianco un’anima pura, che Lo ha riconosciuto subito come Cristo, pur non sapendo nulla di Lui, semplicemente dopo la testimonianza del Battista: “Ecco l’Agnello di Dio!”
Maria e Giovanni saranno, infatti, le due luci nelle tenebre che presto Lo avvolgeranno e che appena riuscirà a immaginarle a causa dei Suoi dolori quando, come dice il profeta “un branco di cani mi assedia e mi morde, … pendo dalle mani e dai piedi trafitti”.
Gli apostoli sono angosciati nel sentire queste affermazioni e l’Iscariota è una maschera macabra e demoniaca e sembra prossimo a svenire.
Gesù prosegue dicendo tra l’altro che “Egli ha preso su di sé i nostri mali, ha portato i nostri dolori e noi Lo abbiamo guardato come un lebbroso e maledetto da Dio, mentre è stato piagato per le nostre scelleratezze.
Se Egli non avrà figli umanamente parlando, avrà, invece, molta prole eterna secondo una generazione dello spirito.
E mentre il Vivente presto lascerà la Sua sepoltura, coloro che Lo hanno ucciso non avranno pace e presto saranno come foglie staccate da raffiche di vento e adagiati in una ignobile sepoltura.
Dopo essere stato consumato con i patimenti, avrà inizio la Sua gloria futura.
A questo punto recita il Pater:
“Venga il tuo Regno”, per fondare il quale Lui muore.
“Sia fatta la tua volontà”, Dio soccorra la debolezza del Figlio dell’Uomo affinché gli ubbidisca quaggiù come ha fatto sempre in Cielo.
“Dacci il Pane” per l’anima, poiché ora ha bisogno del conforto spirituale per Lui, ma anche per i poveri figli di Adamo per spiritualizzarli e divinizzarli in Loro.
“Rimetti a noi i nostri debiti:” perdoni il Padre al Figlio suo se in qualche cosa mancò come Lui perdona a coloro che peccano contro di Lui, ai discepoli presenti e a quelli assenti, ai sordi di cuore, ai nemici, ai derisori, ai traditori, agli assassini, ai deicidi.”
“E non ci indurre in tentazione”, poiché Dio può allontanare da noi il demonio e mandarci l’arcangelo protettore.
Infine dà a tutti il bacio della pace.
598: Giovedì santo. Preparativi per la Cena pasquale. La voce del Padre. Il segno convenuto con il Traditore. L’ossequio di persone ragguardevoli.
Oggi perfino i Giudei più astiosi, come Doras e Sadoc, trattano Gesù con apparente ossequio.
Il Maestro incarica alcuni apostoli di preparare la stanza per la cena pasquale, altri di acquistare l’agnello e Giuda iscariota di portare più tardi l’obolo a una vedova e di dirle di andare poi a Betania, da Lazzaro, invece Lui oggi si riposerà per poter pregare la notte.
Tra la folla ci sono molti ebrei della diaspora che pregano quelli del posto di permettere a loro di avvicinare il Maestro ora, poiché dopo le feste andranno via.
Gesù inizia a parlare dicendo che Lui è il germoglio della radice di Jesse su cui riposerà lo Spirito del Signore, che giudicherà i popoli con giustizia, che predicherà la libertà ai prigionieri e l’anno di grazia del Signore, andrà in cerca delle pecorelle smarrite, ricondurrà quelle scacciate, ristorerà quelle deboli e sarà il Principe della pace. Egli sarà il Salvatore, che abbandonerà il Suo corpo ai percuotitori, le Sue guance a chi Gli strappa la barba, ma è per tutti che sarà piagato e morto, però dopo aver consegnato la Sua vita alla morte per la salute del mondo, risorgerà e governerà la Terra, nutrirà i popoli delle acque viste da Ezechiele.
Molti commentano favorevolmente le parole di Gesù e si meravigliano delle Sue previsioni di morire, poiché si sentono quasi tutti di difenderLo mentre i Giudei ostili Lo dicono un folle, ma sono giudicati falsi dal popolo.
Il Maestro, allora, precisa che morendo creerà il popolo nuovo e come il chicco di frumento porta molto frutto morendo, così sarà di Lui. Chi odia la propria vita, la salverà per l’eternità. Poi grida: “Padre, glorifica il tuo nome” e subito si sente una voce dal Cielo che dice: “L’ho glorificato e ancora lo glorificherò.”
La folla è spaventata poiché teme di morire avendo sentito la voce dal Cielo.
Gesù osserva che chi non crede in Lui, in realtà non crede nell’unico vero Dio che ha parlato per loro dal Cielo e resta nelle tenebre, e non sarà giudicato da Lui che è la Misericordia, ma da Dio Padre che è la Giustizia.
Poi si allontana, mentre l’Iscariota va verso la porta Bella e manda a chiamare Eleazar di Anna, ma arrivano parecchi farisei e lui dice che l’arresto potrà avvenire questa sera stessa al Getsemani.
Essi stabiliscono che sia un bacio al Maestro il segnale per indicare alle guardie la persona da arrestare e precisano che solo allora sborseranno i trenta denari stabiliti per il tradimento.
Gesù ora è nel giardino di una casa amica. Arrivano delle persone di censo, che desiderano parlarGli, ma senza essere viste dai farisei e il Maestro le fa entrare e conferma loro che la voce venuta dall’alto che essi hanno sentito è la voce di Dio Padre, che non Gli ha dato del mentitore e del bestemmiatore.
Credano, perciò, che nella Sua Parola è la Vita e mettendola in pratica avranno la vita eterna.
599 L’arrivo al Cenacolo e l’addio di Gesù alla Madre.
Il Maestro e Maria si sforzano di sorridere ma sono angosciati sapendo ciò che succederà.
Gesù fa sedere Sua Madre al Suo fianco e le chiede di pregare per Lui, che ora non è più il Maestro ma è tornato come un bambino che ha bisogno del cuore della madre per il suo dolore e del seno per sua forza e che in questo momento gli uomini (apostoli) non sono più coraggiosi nel bene e leali e per di più giubilano credendo vicino il Suo trionfo.
In seguito, però, salvo il traditore, sapranno essere degni di Lui.
Intanto Maria piange senza gemiti. Infine si benedicono a vicenda.
600 L’ultima Cena pasquale.
Gli apostoli hanno preparato la tavola per la Cena, ma sono piuttosto tristi per un brutto presentimento. Alla fine arriva Gesù, che assegna loro un posto a tavola, alcuni al Suo fianco, altri di fronte.
Filippo domanda chi è il primo tra loro.
Gesù risponde che chi vuole essere il primo – a differenza dei Capi delle Nazioni – tra loro deve essere l’ultimo e il servo di tutti.
E che finora ha dato loro cibo per il corpo, ma adesso darà loro cibo per lo spirito e ciò dovrà renderli ancora più puri.
Ora laverà loro i piedi poiché questi sono la parte che conduce nelle lordure, alle lussurie, alle crapule, agli illeciti commerci e ai delitti, quantunque sia l’animo impuro che porta al male.
Poi aggiunge che, come Lui ha lavato i piedi a loro, anch’essi dovranno farlo vicendevolmente; e che chi accoglierà loro, accoglierà Lui e il Padre che Lo ha mandato.
A questo punto recitano altri salmi e Gesù afferma che Lui se ne va, ma che resteranno ugualmente uniti, attraverso il miracolo che ora compirà.
Prende un pane, lo spezza, lo dà loro e dice: “Prendete e mangiate. Questo è il Mio corpo. Fate questo in memoria di Me”.
Poi prende il calice e dice: “Prendete e bevete. Questo è il Mio sangue che sarà sparso per voi per la remissione dei vostri peccati e per darvi la Vita.” Poi prende un pezzo di quel pane e il calice e va dalla Madre.
Pietro si dice pronto a morire insieme a Lui, ma il Maestro gli predice il rinnegamento e che Satana lo induce nel tranello dandogli ora una falsa sicurezza di sé e che tuttavia verrà perdonato da Lui e da Dio Padre, al pari degli altri discepoli.
Gesù promette di ritornare a loro, che in grazia della loro fede e del loro amore per Lui e dell’amore vicendevole essi Lo vedranno mentre il mondo non Lo vedrà e che essi faranno opere anche più grandi delle Sue.
Qualcuno degli apostoli domanda a Gesù perché non abbia cacciato Satana anche da Giuda iscariota e gli viene risposto che sarebbe stato necessario sterminare la razza umana prima ancora della Redenzione, ma che essi devono perdonare anche i rinnegatori e amare tutti, come ha fatto Lui.
Poi Gesù, parlando a Maria Valtorta, trae quattro conclusioni dalla visione dell’Ultima Cena.
1) la necessità per tutti i figli di Dio di ubbidire alla Legge.
2) la potenza della preghiera di Maria.
3) il dominio su loro stessi e la sopportazione dell’offesa, che è la carità più sublime, possono averla solo coloro che fanno della carità la legge della loro vita.
4) il Sacramento opera quanto più si è degni di riceverlo.
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