L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
di
MARIA VALTORTA
VOLUME 2°
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079 Andando dai pastori. I gioielli di Aglae e una parabola sulla sua conversione.
080 Con tre apostoli sul monte del digiuno e al masso della tentazione.
081 Al guado del Giordano con i pastori Simeone, Giovanni e Mattia. Un piano per liberare ’il Battista.
082 A Gerico. L’Iscariota racconta come ha venduto i gioielli di Aglae.
083 Gesù soffre a causa di Giuda, che è una lezione vivente per gli apostoli di ogni tempo.
084 L’incontro con Lazzaro di Betania.
085 Con Simone Zelote al Tempio, dove sta parlando l’Iscariota, e poi al Getsemani, dove è Giovanni.
086 L’incontro con il milite Alessandro alla porta dei Pesci.
087 Con pastori e discepoli presso Doco. Isacco resta in Giudea.
088 Nella pianura di Esdrelon. L’amore di Giovanni e dei pochi come lui. Visita al pastore Giona.
089 Commiato da Giona, che Simone Zelote pensa di affrancare. Arrivo di Gesù a Nazareth.
090 L’arrivo dei discepoli e dei pastori a Nazareth.
091 Lezione ai discepoli nell’uliveto presso Nazareth.
092 Lezione ai discepoli presso la casa di Nazareth.
093 Lezione ai discepoli con Maria Ss. nell’orto della casa di Nazareth. Un conforto a Giuda d’Alfeo.
094 Guarigione della Bella di Corazim. Gesù parla nella sinagoga di Cafarnao.
095 Giacomo d’Alfeo accolto tra i discepoli. Gesù parla presso il banco di Matteo.
096 Gesù risponde all’accusa di aver guarito in sabato la Bella di Corazim.
097 La chiamata di Matteo.
098 Incontro con la Maddalena sul lago e lezione ai discepoli presso Tiberiade.
099 A Tiberiade nella casa di Cusa.
100 A Nazareth dal vecchio e malato Alfeo. Non è facile la vita dell’apostolo.
101 Gesù interroga la Madre in merito ai discepoli.
102 Incontro con l’ex-pastore Gionata e guarigione di Giovanna di Cusa.
103 Sul Libano dai pastori Beniamino e Daniele.
104 Aava riconciliata con il marito. Notizie sulla morte di Alfeo e sul riscatto di Giona.
105 A Nazareth per la morte di Alfeo. Lenta conversione del cugino Simone.
106 Cacciata da Nazareth e conforto alla Madre. Riflessioni su quattro contemplazioni.
107 Gesù e la Madre da Giovanna di Cusa.
108 Discorso ai vendemmiatori. Bambino paralitico guarito per intercessione della Madre di Gesù.
109 Nei campi di Giocana e in quelli di Doras. Morte di Giona nella casa di Nazareth.
110 In casa di Giacobbe presso il lago Meron.
111 Incontro con Salomon al guado del Giordano. Parabola sulla conversione dei cuori.
112 Giuda Iscariota sorpreso a Gerico. A Betania da Lazzaro, che presenta Marta.
113 Ritorno a Betania dopo la festa dei Tabernacoli.
114 Al convito di Giuseppe d’Arimatea, presenti anche Gamaliele e Nicodemo.
115 Guarigione di un bambino colpito dal cavallo di Alessandro. Gesù scacciato dal Tempio.
116 Al Getsemani con Gesù, i discepoli parlano dei pagani e della "velata". Il colloquio con Nicodemo.
117 Lazzaro mette a disposizione di Gesù una casetta nella piana dell’Acqua Speciosa.
118 Inizio di vita in comune all’Acqua Speciosa e discorso di apertura.
119 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Io sono il Signore Dio tuo". Gesù battezza come Giovanni.
120 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non ti farai degli dei nel mio cospetto".
120 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non ti farai degli dei nel mio cospetto".
121 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non proferire invano il mio Nome". La visita di Mannaen.
122 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Onora il padre e la madre". Guarigione di un ebete.
123 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non fornicare". L’affronto di cinque notabili.
124 La "velata" viene ospitata nella casetta dell’Acqua Speciosa.
125 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Santifica la festa". Guarigione di un bambino dalle gambe fratturate.
126 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non ammazzare". Morte di Doras.
127 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non tentare il Signore Iddio tuo". Testimonianza del Battista.
128 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non desiderare la donna d’altri". Guarigione di un giovane lussurioso.
129 La guarigione, all’Acqua Speciosa, di un romano indemoniato.
130 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non dirai falsa testimonianza". Il piccolo Asrael.
131 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non rubare e non desiderare ciò che è d’altri". Il peccato di Erode.
132 Discorso conclusivo all’Acqua Speciosa. Predizione del primato spirituale a Simon Pietro.
133 Andrea modello ideale del sacerdote. Una lettera della Madre. Gesù costretto a lasciare l’Acqua Speciosa.
134 La guarigione di Jerusa a Doco.
135 L’arrivo a Betania. Un discorso di Gesù ascoltato dalla Maddalena.
136 La festa delle Encenie nella casa di Lazzaro. Predizione sugli spiriti che risorgono per propria volontà e rievocazione della nascita di Gesù.
137 Ritorno all’Acqua Speciosa e scontro con i farisei che hanno aggredito e scacciato la "velata".
138 Commiato dal fattore dell’Acqua Speciosa e dal sinagogo Timoneo, che diviene discepolo.
139 Sui monti presso Emmaus. Il carattere di Giuda Iscariota e le qualità dei buoni.
140 A Emmaus, dal sinagogo Cleofa. Un caso di incesto. Fine del primo anno.
141 Andando verso Arimatea con i discepoli e con Giuseppe di Emmaus.
142 Con i Dodici verso la Samaria.
143 La samaritana Fotinai.
144 I samaritani invitano Gesù a Sicar.
145 Il primo giorno a Sicar.
146 Il secondo giorno a Sicar e commiato dai samaritani.
147 Guarigione di una donna di Sicar e conversione di Fotinai.
148 Gesù visita il Battista presso Enon.
149 L’eredità del Battista. L’ora della morte per gli apostoli. L’amore di Dio in Giovanni.
150 A Nazareth dalla Madre, che dovrà seguire il Figlio.
151 A Cana in casa di Susanna, che diventerà discepola. L’ufficiale regio.
152 Maria Salome viene accolta come discepola.
153 Le donne dei discepoli al servizio di Gesù.
154 A Cesarea Marittima, discorso ai galeotti e incontro con Claudia Procula.
155 A Cesarea, guarigione di una bambina romana e diverbio sui contatti con i pagani.
156 Annalia, la prima delle vergini consacrate.
157 La nuova missione della donna nel discorso alle discepole a Nazareth.
158 Sul lago di Genezaret con Giovanna di Cusa.
159 Discorso a Gherghesa sulla sincerità nella fede. La risposta sul digiuno ai discepoli del Battista.
FINE INDICE
079 Andando dai pastori. I gioielli di Aglae e una parabola sulla sua conversione.
Isacco dice a Gesù che Aglae l’ha fatto chiamare in nome Suo perché voleva parlargli; e lui è andato ma, per prudenza, ha fornito solo poche informazioni, cioè che Gesù è un maestro che va insegnando per la Palestina, un uomo povero, semplice, un operaio fatto sapiente dalla Sapienza.
Gesù risponde che ha fatto bene, ma Giuda dice che doveva piuttosto dire che Gesù è il Messia, e che è il Re del mondo e così schiacciare la Romana, sotto il fulgore di Dio.
Aggiunge che vorrebbe andare lui con Giovanni il quale, però, non accetta, salvo che glielo dica il Maestro, che risponde perentoriamente a tutti di no poiché Aglae ha già ricevuto quanto le occorreva per cominciare l’opera della prima purificazione.
Ora sta a lei eseguirla ed è bene non disturbarla con la curiosità, zeli inconsulti, intransigenze o eccessive pietà.
Anzi, a scanso di tentazioni del genere, Gesù ordina di partire tutti subito.
Infatti, quella donna ora è come farina in cui sono mescolati sassi e polvere. Solo quando questi saranno stati tolti sarà possibile immettere del lievito e fare del buon pane.
Elia dice di aver parlato con il popolo di Ebron ma essi non credono e vogliono solo Giovanni Battista che è il loro “santo”.
Gesù risponde che è un peccato comune a molti paesi e credenti, di guardare l’operaio anziché il padrone che ha mandato l’operaio. Quest’ultimo può intercedere ma è solo il padrone che può concedere.
080 Con tre apostoli sul monte del digiuno e al masso della tentazione.
A Giuda che Gli domanda che era stato a fare in quel luogo selvaggio verso la cima di un monte, Gesù risponde che fu per prepararsi alla Sua missione, che non era quella di far brillare Sé stesso, ma di far comprendere agli uomini ciò che è il Signore, vivendo di macerazioni e preghiera.
Questa preparazione non poteva certo essere fatta presso un rabbi - come invece immaginava Giuda – cioè, presso uno che nega l’immortalità dell’anima e la libertà di azione dell’uomo attribuendo tutto a un destino fatale e invincibile.
Era fatta dalla Potenza e Sapienza di Dio e il destino dell’uomo è di essere re perché libero del suo destino individuale.
Di fronte al vostro regno avete un Re amico e due potenze nemiche che sono Satana e la carne, la vostra e quella del mondo, con pompe e seduzioni, ossia ricchezza, feste, onori, poteri che non sempre si hanno onestamente e che ancora meno si sanno usare onestamente.
Il Re amico vi mostra le regole che egli stesso ha dato per fare felici quelli che sono suoi: con esse è sicura l’eterna vittoria; ma Dio non vi violenta, non vi fa prigionieri della sua volontà.
E siccome l’Io è fasciato di carne, tende alla carne e apre le porte alle potenze nemiche ed esse divengono padrone dell’uomo.
Poi Gesù dice che deve salvare due anime, ma solo con la penitenza è possibile, poiché il frastuono di Satana impedisce alle parole di essere udite; e che loro tre possono andarsene e incontrarsi di nuovo con Lui a Tecua o restare.
Giovanni e Simone accettano volentieri di restare, assai meno Giuda.
Fanno tre – quattro giorni di quasi digiuno, poi ripartono con le poche scorte rimaste.
Gesù dice loro che gli apostoli si dovranno preparare così alla loro missione.
Dopo sei ore di cammino ordina di fermarsi e dà loro pane, formaggio e acqua, mentrei parla loro delle tentazioni lanciate a Lui direttamente da Satana quando erano quaranta giorni che non mangiava ed era sfinito.
Aggiunge che Lui aveva respinto la tentazione della fame di cibo e della donna – che è la migliore alleata del diavolo per affermarsi nel mondo - poi la tentazione di annichilire i ministri del Tempio, ossia dell’orgoglio di essere il Messia, infine la tentazione dell’oro che porta l’uomo a divenire idolatra, mentre la bramosia di cibo e di piacere rendono l’uomo ladro.
Egli si era assoggettato alle tentazioni affinché nessuno potesse dire che Lui non era mai stato messo alla prova e quindi non poteva conoscere la difficoltà di superarle.
081 Al guado del Giordano con i pastori Simeone, Giovanni e Mattia. Un piano per liberare il Battista.
Alcuni pastori e apostoli del Battista aspettano Gesù e si domandano come salutarlo, ma un altro li rassicura che possono benissimo salutarLo come fa Lui:
“La pace sia con voi.”
Il Maestro arrivando li saluta calorosamente e domanda loro se sanno qualcosa del Battista.
Rispondono che sta ancora agli arresti e dicono che vorrebbero aiutarlo a evadere corrompendo qualcuno della corte, ma la somma richiesta è di venti talenti d’argento mentre ne sono stati raccolti solo dodici e mezzo.
Gesù allora domanda a Giuda quanto potrebbero valere i gioielli avuti in regalo da Aglae e se conosce un possibile compratore.
Poi lo manda a eseguire la vendita accompagnato da Giovanni.
082 A Gerico. L’Iscariota racconta come ha venduto i gioielli di Aglae.
Gesù è a Gerico in una piazza sporca dopo un giorno di mercato. Vede alcuni bambini che tirano sassi agli uccelli e li rimprovera dicendo che la carità scende dal Creatore a tutte le creature.
“Perché turbate gli uccelli? Essi hanno i loro piccoli figli, non fanno male a nessuno, ci danno canti e pulizia, mangiando i rifiuti degli uomini e gli insetti che nuocciono alle messi e alla frutta.
Che direste se un malvagio entrasse nella vostra casa e ve la distruggesse o vi uccidesse i genitori o vi portasse lontani da loro?
Come potrete un giorno non fare del male all’uomo, se da bambini indurite il vostro cuore su piccole creature inermi e gentili come gli uccellini?
E chi non ama il prossimo non può neppure amare Dio ed entrare nella Sua Casa e pregarlo e Dio potrebbe rispondergli di andare via, perché è un bastardo, non un figlio.
Siate dunque misericordiosi verso gli uomini e gli animali; così Dio sarà misericordioso con voi.”
Intanto Giuda è di ritorno con Giovanni ed è felice di aver realizzato più di quanto pensasse, fingendo di voler comprare gioielli per un giovane sposo molto ricco, facendosene mostrare altri identici e farseli così valutare e poi dire che invece lui voleva vendere e non comprare e poi minacciando di denunciarlo come usuraio.
Alla fine Gesù gli dice di non usare la menzogna in futuro neanche per scopi buoni; poi dà ai pastori tutti i dieci talenti e mezzo riportati da Giuda.
Un contadino dice a Gesù che è una gioia offrire da bere a Lui e che la gente rimane stupita e col cuore alleggerito ascoltandoLo mentre quando sente i rabbi esclama: “Se è così, chi si salva?”
Poi aggiunge che non teme più sciagura in casa sua, visto che vi è entrata la benedizione di Gesù.
Il Maestro, però, afferma che essa dura solo se gli animi restano fedeli alla Legge di Dio altrimenti cessa, per richiamare il malvagio al ricordo di Dio con castighi.
Dal lato sovrumano il dolore è un bene poiché aumenta i meriti dei giusti che lo accettano senza disperazione e ribellione e l’offrono come sacrificio di espiazione per le proprie manchevolezze e le colpe del mondo; ed è redenzione per coloro che non sono giusti.
Quand’anche il dolore durasse tutta la vita, è comunque meglio soffrire in essa che soffrire in eterno ed è meglio soffrire qui che in Purgatorio dove il tempo è moltiplicato per mille.
Detto ciò, Gesù manda Giovanni a Gerusalemme per quattro giorni e acconsente che Giuda vada con lui.
Poi si ritira in disparte, prega e piange sconfortato.
Arriva Simone e gli chiede di aprirsi con lui che potrebbe esserGli padre e che avrebbe molto voluto avere dei figli.
Aggiunge che comprende che è Giuda la causa di questa sofferenza e Gli domanda perché non allontani quel menzognero, più falso di una volpe, e uno che non cambia mai.
Gesù risponde che non servirebbe a nulla, che sarebbe anti-carità, che anche persone come Giuda giovano a imparare come essere medico e sacerdote per esse e che in futuro si avranno molti altri Giuda.
084 L’incontro con Lazzaro di Betania.
Simone Zelote dice a Gesù che il suo amico Lazzaro è ricco ma non felice, e si alza presto perché preferisce distrarsi nello studio o nel proprio orto.
E infatti Lazzaro poi si mostra come uno dei buoni Israeliti che attendevano con ansia il Messia e la Redenzione, già convinto dalle Sue parole e opere straordinarie che Gesù era l’Atteso.
Lazzaro domanda come occorre fare per convertire un uomo.
Gesù gli risponde che non giova la maledizione ma l’amore e, se esso viene deriso, bisogna insistere fino all’estremo. E’ come quando una persona è inghiottita dalle sabbie mobili: più cerca di salvarsi e più affonda in fretta.
Ciò che può salvarlo è che gli venga lanciata una corda alla quale aggrapparsi in attesa di un aiuto migliore.
Se uno sapesse che cosa è l’ingannevole suolo coperto di fiori che gli viene presentato, si guarderebbe bene dal mettere anche un solo atomo di sé in possesso di Satana.
Lazzaro domanda a Gesù se fa male a leggere tanto. Gesù gli risponde che se ciò non lo allontana da Dio, continui pure a studiare. Amare non è peccato se si ama santamente. Guadagnare non è peccato se ci si accontenta dell’onesto. Al contrario è peccato anche servire l’altare, se lo si fa per utile proprio.
085 Con Simone Zelote al Tempio, dove sta parlando l’Iscariota, e poi al Getsemani, dove è Giovanni.
Gesù dice a Simone Zelote che la Galilea è molto bella, anche d’inverno, ma soprattutto nelle altre stagioni e che in essa c’è un fiore ancora più bello ed è Sua Madre per la sua bellezza esteriore ma soprattutto interiore.
Il suo cuore è il vero Tempio di Dio.
Arrivati al Tempio, Simone chiede e ottiene il permesso di andare ad ascoltare Giuda iscariota, il quale afferma che Gesù è veramente il Messia che tutti aspettavano e che lo ha molto cambiato.
Inoltre, invita poveri e malati a presentarsi alla porta dei Pesci l’indomani mattina poiché i mali scompaiono per opera di Gesù. Poi fa delle elemosine ai poveri presenti.
Qualcuno consiglia a Giuda di essere prudente e che debba esserlo anche il Messia, se vuole vivere a lungo, poiché il Sinedrio è guidato da Anna, uomo avido e astuto.
Tornato dal Maestro, Simone confessa di avere peccato a giudicare male Giuda, che ora ha visto parlare bene di Gesù e fare elemosine, ma Lui gli consiglia di non farglielo sapere affinché non si glori di essere stato notato.
E ora vanno da Giovanni, il quale afferma di aver parlato a parecchie persone, tra le quali Elisa, una povera madre che ha una figlia malata di tisi, ormai incurabile secondo i medici. Giovanni le dice che se avrà fede, il Messia potrà guarirla.
Allora, la donna torna a sperare e ora attende l’arrivo di Gesù.
086 L’incontro con il milite Alessandro alla porta dei Pesci.
Un soldato romano domanda a Gesù come comportarsi con gli Ebrei che lo insultano e diventano ancora più ostili quando subiscono le punizioni.
Il Maestro gli consiglia di fare il suo dovere, però con umanità, pensando: “Se io fosse loro, che farei?” così da sentire pietà per i sottomessi.
Il soldato aggiunge che gli Ebrei dovrebbero ricordare che anche lui ha madre, moglie e figli e la vita gli preme.
Gesù poi gli spiega che la religione ebraica è santa poiché essa comanda l’amore verso Dio e verso il prossimo, è una religione che insegna ubbidienza alle leggi, anche se di Stati nemici, poiché nulla avviene se Dio non lo permette, neanche le dominazioni, sventure senza pari per un popolo, che rappresentano il bastone del castigo di Dio per un popolo disubbidiente e ingrato. Non è la ribellione, né la guerra che scioglie le catene, è il vivere da giusti. Allora Dio interviene.
Ognuno, anche il più povero e ignorante del popolo di Dio, può essere maestro a un gentile con la propria maniera santa di vivere.
Poi alle domande del soldato risponde:
- che Lui non fa i miracoli grazie a formule magiche o serpenti disseccati o altro ma perché ne ha il potere;
- che, a differenza degli animali, tutti gli uomini hanno un’anima che vivrà in eterno e avrà un premio o un castigo secondo la condotta tenuta durante la vita.
Poi, Giuda afferma che preferisce ascoltare piuttosto che parlare alla gente che fugge la verità o la schernisce o resta indifferente.
Gesù gli risponde che anche a Lui capitano più sconfitte che vittorie, ma che anche le sconfitte, saranno premiate da Dio il quale guarda alla buona volontà, non ai risultati.
087 Con pastori e discepoli presso Doco. Isacco resta in Giudea.
Giuda afferma che preferisce abbandonare il vano tentativo di avvicinare la gente a Gesù. Il pastore Isacco, invece, è pronto a continuare, salvo che sia Gesù a dirgli di smettere. Aggiunge che persone potenti erano andate più volte nella sua stanza di infermo promettendogli aiuti qualora dicesse di aver mentito fino a quel momento riguardo a Gesù.
Egli, però, era pronto a morire piuttosto che respingere Gesù, Giuseppe e Maria.
Aggiunge che quando la sera si accorge di aver ottenuto qualcosa, ne ringrazia Dio, mentre quando fallisce spera nell’aiuto di Dio per l’indomani.
Il Maestro loda il suo comportamento e afferma che la stanchezza deriva dalla superbia: “A me dire di no!”
e che bisogna imitare Dio che fece il mondo poco alla volta e l’uomo attuale è il frutto di un lento progresso.
Uscito dal Paradiso terrestre, l’uomo dovette imparare tutto, perfino le cose più semplici.
Giuda allora obietta che facendo tutto lentamente Lui non sarà mai conosciuto.
Il Maestro risponde che in fondo neanche i suoi più intimi discepoli Lo conoscono e amano veramente.
088 Nella pianura di Esdrelon. L’amore di Giovanni e dei pochi come lui. Visita al pastore Giona.
Come con questa calura, le stille di rugiada evaporano prima di toccare terra, così succede alle stille d’amore degli uomini verso Dio, uccise da vampe di troppe cose – interessi, amori, affari, avidità – e ben poco arriva lassù.
Giona arriva e si getta ai piedi del Maestro, dopo lo sconforto di vedere la sua vita passare e non incontrare mai Gesù, che gli risponde di non essersi manifestato a lui perché non era ancora giunta l’ora di farlo.
Giona era stato incaricato di guardare la vigna dai predoni, ma essi erano riusciti a rubare ugualmente e lui aveva ricevuto una frustata per ogni grappolo mancante ed era quasi morto per le ferite.
Ora vuole diventare un discepolo. Gesù, allora lo incarica di dire ai morti dello spirito, ai dormienti e ai vivi che il Messia è arrivato e aggiunge che Lui fa miracoli ai buoni per giusto premio, ai meno buoni per spingerli alla bontà vera, e talvolta anche ai malvagi per scuoterli e persuaderli che Dio è con Lui.
Giona vorrebbe invitarLo a casa propria per fargli conoscere i suoi amici e rincuorarli, poiché hanno un padrone malvagio.
Gesù promette di accontentarlo e lo tranquillizza riguardo alla vigna, assicurandogli che saranno gli angeli a proteggerla.
089 Commiato da Giona, che Simone Zelote pensa di affrancare. Arrivo di Gesù a Nazareth.
Al momento di separarsi, Giona chiede a Gesù se tornerà ancora, malgrado la povertà della sua abitazione, che è peggiore di quella assegnata ai muli e anche il pane è peggiore di quello dato ai cani del padrone.
Gesù glielo promette e pure che gli farà vedere anche la propria Madre.
Poi Simone chiede se non sarebbe opportuno affrancare Giona, vecchio e sfinito, affinché possa andare per la pianura a parlare del Messia.
Gesù gli risponde di sì e che se Dio non provvede lui stesso a tutto è per non rubare ai suoi amici la facoltà di essere loro stessi misericordiosi e di ubbidire al comandamento dell’amore.
Infine aggiunge che l’uomo avrà completo possesso di Dio quando per la sua volontà sarà riuscito a comprenderlo e a meritarlo.
Subito dopo, Levi chiede a Gesù di poterne vedere anche lui la Madre.
Il Maestro allora va avanti a loro, per raggiungere Nazareth e godere un poco della compagnia di Maria santissima e informarsi di come stanno i parenti.
Le narra delle sofferenze dei Betlemiti - per via della strage voluta da Erode - e dei pastori.
Poi le chiede di santificare lo spirito dei Suoi discepoli che arriveranno domani da lei, poiché Lui da solo non può.
Maria si dichiara pronta a fare tutto ciò che Lui le chiede, anche subito, sotto il sole, il gelo o la pioggia.
090 L’arrivo dei discepoli e dei pastori a Nazareth.
I colombi si posano sulle spalle di Maria in attesa che lei dia loro qualcosa da mangiare. Allora lei prende dei grani per loro dicendo: “Oggi qui. Non fate rumore. E’ tanto stanco”.
Poi Gesù arriva e lei Gli dice di averLo guardato nel sonno e che non era sorridente come quando era bambino.
Il Figlio le risponde che quando va per il mondo si trova come un uomo che ama la pulizia in mezzo al fango in una strada fetida.
Poi le presenta i Suoi discepoli: Levi, Giuseppe, Simone, Giuda di Keriot e Giovanni.
Anche Pietro arriva ed è felicemente sorpreso di trovare lì Gesù.
Allora manda Giovanni a correre a Cafarnao per avvisare a casa sua che il Maestro sta per arrivare.
Poi confessa a Gesù che ha tanto sentito la Sua assenza e quando gli viene presentato Giuda di Keriot dice che lo accoglie come un fratello nonostante che sia un Giudeo, purché non gli faccia cambiare idea.
Invece giudica subito benevolmente Simone Zelote, che – secondo lui - ha l’onestà dipinta sul volto.
Levi ora si congeda promettendo di portare il saluto di Maria a Elia, a Isacco e a tutti gli altri pastori, primi amici di Gesù bambino.
091 Lezione ai discepoli nell’uliveto presso Nazareth.
Gesù dice che ha scelto uomini di ogni classe sociale, età e luogo;
che ha preferito scegliere uomini vergini di dottrine e cognizioni perché in essi penetrerà più facilmente con la sua dottrina e perché ricordando la loro primitiva ignoranza di Dio, non provino sdegno per l’assoluta ignoranza altrui e li ammaestrino con pietà, come Lui ha fatto con loro;
che, comunque, anche per i dotti è come se fossero ignoranti poiché la loro ha solo il nome di religione, talmente è snaturata, e otto su dieci di loro sono sostanzialmente idolatri.
Devono essere fratelli gli uni con gli altri, amarsi per insegnare ad amare. Li invita a imparare anche dall’ambiente, perfino dalle formiche che collaborano per fare insieme ciò che non possono fare da sole, come il trasporto di grossi pezzi di pane.
Poi rimprovera Giuda perché ha detto ingiustamente che Gesù preferisce i Galilei ai Giudei.
Infine prega i discepoli di non raccontare a Sua Madre il cattivo trattamento sofferto in Giudea, poiché avrà già abbastanza da soffrire per Lui in futuro.
092 Lezione ai discepoli presso la casa di Nazareth.
1) Gesù fa osservare che nulla di quanto è nascosto rimane tale per sempre. O è Dio che rivela i fatti o sono i giusti a mettere in evidenza i meriti di un fratello o è Satana, attraverso la bocca di un imprudente, nel dire cose che eccitano all’anti-carità. Pertanto, ciò sia di freno nel male.
2) Si nasconda invece il bene che si fa, per darlo al Signore eterno, che deciderà lui se renderlo noto al mondo.
3) Chi vede un atto non giudichi mai dalle apparenze, poiché lo stesso comportamento può provenire da situazioni molto diverse.
Ad esempio un padre che dice “Vattene” al figlio crapulone e ozioso:
- può farlo nella speranza che torni dopo essersi corretto dal comportamento ingiusto verso i fratelli;
- oppure perché il padre stesso è in colpa.
4) Non si attribuisca ai maestri il cattivo comportamento, poiché il maestro insegna le medesime cose a tutti i suoi allievi e alcuni diventano giusti mentre altri diventano malvagi.
5) Nel giudicare non farsi soverchiare da motivi personali, come ieri Giuda, per l’amore della sua regione, Lo ha accusato di ingiustizia. Mettere Dio sopra ogni cosa.
6) E se proprio uno sbaglia, non siate intransigenti: non avete mai sbagliato voi? E quand’anche non lo aveste mai fatto, ringraziatene Dio e vigilate: potreste cadere nel fare domani ciò che non avete mai fatto fino ad oggi.
Solo i vigilanti saranno vincitori, gli altri finiranno col fare come Caino, che saltò su Abele e lo uccise.
093 Lezione ai discepoli con Maria SS. nell’orto della casa di Nazareth. Un conforto a Giuda d’Alfeo.
Gesù parla di un cugino al quale il padre non vuole dare la sua benedizione perché si è messo a seguire Lui, che non si crei rimorsi di essere più di Dio che del padre, che bisogna essere miti verso i fratelli, e “forti” contro il proprio io e il sangue familiare, che il suo dolore opera presso Dio anche a favore del padre, nonostante che il preconcetto faccia barriera.
Il cugino così facendo non è un ribelle, ma santo. Amare i parenti in Dio, ma non più di Dio.
che bisogna essere miti verso i fratelli, e "forti" contro il proprio io e il sangue familiare,
che il suo dolore opera presso Dio anche a favore del padre, nonostante che il preconcetto faccia barriera.
094 Guarigione della Bella di Corazim. Gesù parla nella sinagoga di Cafarnao.
Pietro ha avuto pietà di una lebbrosa, secondo l’insegnamento di Gesù, portandole cibo in un bosco dove lei viveva relegata come si usava allora in Israele e le ha promesso la guarigione, a patto che sia pentita e si impegni a non tornare alla vita licenziosa precedente.
E ora accompagna in barca Gesù a incontrarla.
Lei Gli dice che se dovesse chiedere una sola grazia non chiederebbe più la guarigione del suo corpo, per poter tornare tra gli uomini, ma quella della sua anima per avere la vita eterna e non avere più rimorsi e timore di Dio.
Gesù le risponde che può darle solo il perdono e le ordina di scendere nel lago a lavarsi. Con sorpresa lei poi scopre che la lebbra è rimasta nell’acqua.
Il Maestro allora le dice di aver meritato la grazia col suo pentimento, la saluta, le raccomanda di essere buona e di ubbidire alla legge della purificazione.
La donna ringrazia Gesù e Lo benedice.
Ora il Maestro torna alla sinagoga di Cafarnao dove Lo attende il popolo per sentirLo parlare.
Intanto parecchi vedendo il futuro apostolo Matteo, che è ancora un esattore di tasse, fanno commenti su di lui e un fariseo raccoglie le sue vesti come se temesse di essere contaminato da lui.
Anche Pietro parla male di Matteo, dice che è uno che succhia il sangue al popolo, per poter soddisfare anche i propri vizi e non solo il fisco, ma Gesù lo guarda severamente.
Poi inizia a parlare dicendo che Davide, dopo aver commesso il suo peccato, non disse che non poteva essere perdonato e perciò insisteva nel peccare, ma chiese a Dio misericordia e di renderlo di nuovo candido come la neve e in cambio lui non offriva olocausti di arieti ma la contrizione del cuore, come il Signore desidera.
Parla anche di Sansone che diventò un nulla dopo che ebbe ceduto ai sensi. Egli era destinato a vincere i Filistei oppressori di Israele. La prima condizione era che fosse mantenuto vergine da ciò che stuzzica il senso basso, ossia da bevande inebrianti e carni grasse che accendono nell’uomo un fuoco impuro e la seconda era che fosse sacro al Signore fin dall’infanzia, e tale si mantenesse sempre, santo non solo esternamente ma anche internamente.
Allora Dio è con lui e perdona ripetutamente, ma esige che l’uomo allontani da sé l’occasione di peccato, la quale era Dalila, nel caso di Sansone.
Solo dopo che Sansone si fu pentito, Dio gli diede di nuovo la forza per essere di nuovo il liberatore.
Promise che allo stesso modo gli Ebrei sarebbero diventati liberatori di loro stessi se avessero dato prova di pentimento, pazienza, costanza ed eroismo.
Non c’è battesimo né rito che giovi se non vi è pentimento e volontà di rinunciare al peccato.
Poi parla della Bella, punita da Dio, che ha ottenuto misericordia grazie al suo pentimento e invita i presenti, particolarmente quelli che avevano la lebbra della colpa, ad avere misericordia facendo offerte per lei ora che deve tornare nella società umana.
095 Giacomo d’Alfeo accolto tra i discepoli. Gesù parla presso il banco di Matteo.
Giacomo domanda a Gesù se stanno facendo del male, lui e suo fratello Giuda a venire da Lui come discepoli nonostante la disapprovazione dei loro familiari.
Dopo tutto è stato Gesù stesso a dire che prima si deve ubbidire a Dio e poi ai propri cari.
Il Maestro risponde che Lui ne è dispiaciuto come Gesù - uomo ma esulta come Gesù - Verbo di Dio e presenta il cugino Giacomo agli altri apostoli che lo accolgono con gioia.
Poi Pietro dice che deve pagare le tasse a quel ladro del gabelliere Matteo.
Allora il Maestro si fa dare da Pietro la borsa e va Lui stesso a pagare le tasse, dicendo che deve pagare per conto di Pietro. Matteo risponde che ai discepoli del Maestro non farà pagare alcuna tassa e Gli chiede di pregare per la sua anima.
Gesù si allontana e comincia a parlare ai presenti. Dice che il mondo è come una grande famiglia in cui occorrono mestieri differenti.
Essi sono tutti necessari e santi se tutti fanno ciò che devono con onestà e giustizia. Ma come vi si può riuscire? Pensando a Dio che vede tutto, anche le opere più nascoste e che la sua legge dice di amare il prossimo come noi stessi.
Sarebbe inutile portarsi il denaro nella tomba, poiché non ci si potrà servire di esso. Anzi, con le ricchezze – quand’anche avute onestamente, per eredità o guadagno - si perde il Cielo.
Bisogna, piuttosto, avere la santa furbizia di guadagnare con onestà, di usare i beni con parsimonia e distacco, per fare la carità al prossimo bisognoso, e di restituire le ricchezze ingiustamente ottenute.
La moglie di Pietro dice a Gesù che la madre di Giacomo vorrebbe parlare con Lui in disparte e Lo attende su in terrazza. Allora Gesù licenzia tutti e sale. Qui Maria piange perché suo marito non perdona a Gesù di avergli tolto due figli prendendoli come discepoli e teme che ciò lo farà dannare.
Gesù la rassicura che Lui lo perdona ma che non può fare di più, poiché la giustizia divina non consente che nemmeno le persone di una famiglia santa siano esenti dalle inevitabili sventure della vita, come la morte, che infatti non risparmiò neanche Giuseppe, Suo padre.
Le promette che comunque le loro famiglie si riuniranno in Cielo e lei, libera dagli impegni matrimoniali - dopo la morte del marito che si annuncia prossima - potrà dedicarsi a un mistico sacerdozio femminile che piegherà l’animo di molti pagani più dell’eroismo di tanti discepoli.
096 Gesù risponde all’accusa di aver guarito in giorno di sabato la Bella di Corazim.
Gesù dice al popolo di Cafarnao che esso ha trascurato i suoi affari pur di ascoltarLo, ma che in futuro ciò gli potrà portare conseguenze poiché i nemici del Cristo tra cui certi farisei non solo perseguiteranno Lui, ma danneggeranno anche i Suoi seguaci.
Pertanto, chi ha più amore alla vita e al benessere che alla salute eterna è libero di andare, poiché Lui è venuto per liberare l’uomo sia dal peccato sia da una religione svisata e oppressiva che soffoca sotto fiumi di parole e di precetti la vera parola di Dio.
Satana ha sfidato Dio dicendoGli che né con il castigo, né con le Legge che voleva dare al popolo, sarebbe riuscito a tirarlo dalla Sua parte.
Al contrario, il paradiso sarebbe restato penosamente vuoto.
Dio, però, gli rispose che avrebbe mandato il Suo Verbo a neutralizzare il veleno del diavolo e avrebbe fatto tornare a Lui gli uomini.
Il Maestro, però, aggiunge che per guadagnarsi il Cielo occorre vincere le tentazioni all’interno di sé, mettendosi sulla Via indicata da Lui e che chi, invece, è nemico del Cristo è seme cattivo che rinascerà nel regno satanico.
Sa anche che la gente è andata ad ascoltarLo perché ha sentito parlare del perdono e della guarigione concessi alla Bella.
Tra gli abitanti di Betsaida vi sono uomini anziani che peccarono con lei e donne che piansero per il tradimento del marito e poi gioirono quando la Bella – adultera, per vizio e non per bisogno, e omicida dei suoi concepimenti bastardi - fu colpita dalla lebbra.
Eppure Gesù chiede alle donne tradite di perdonare poiché Dio le ha vendicate e poi Lui stesso ha perdonato la Bella.
E come non è vietato a un sacerdote di parlare a un fedele, o a un medico di curare un malato in giorno di sabato, così ha ben fatto Lui ad ascoltare e risanare quella donna ormai pentita e ora monda anche nel cuore, al contrario, di molti che andavano dal Battista e si immergevano nel Giordano solo per apparire santi e perfetti agli occhi del mondo.
Non vi è colpa che non possa essere perdonata.
E’ sufficiente che il peccatore sia completo nel rinunciare ad essa e nel resistere alla tentazione e sincero nella volontà di rinascere.
Gli uomini in una cosa sono superiori agli stessi angeli, poiché possono collaborare alla redenzione dei loro simili soffrendo per loro.
A tale dignità l’uomo si può preparare con la purità di cuore e di intenti: iniziare dal corpo per passare allo spirito, dai sensi, a cominciare dagli occhi, per passare alle sette passioni.
Si abbiano occhi puri – nei confronti della donna, del denaro e della potenza - per avere un cuore puro.
097 La chiamata di Matteo.
Una bambina mostra a Gesù una ferita e ne accusa il fratellino, ma lui si difende dicendo che voleva cogliere i fichi anche per la sorella, però il bastone le è sfuggito e l’ha ferita.
Allora Gesù le dice: “Vedi che lui non voleva farti del male. Perciò fate la pace.”
Poi prosegue insieme agli apostoli e Pietro gli dice di aver visto il fariseo Eli e che con lui non bastano due fichi per fare la pace.
Gesù risponde che ci proverà, con la condiscendenza verso i notabili di Cafarnao, anche se non crede che ci riuscirà poiché in loro manca la volontà di fare la pace.
Aggiunge che se nelle contese il più prudente sapesse cedere e magari dividere a metà quello che fosse un suo diritto, sarebbe sempre meglio e più santo.
Comunque non sempre uno nuoce col partito preso di nuocere, a volte fa il male senza volerlo; così i farisei credono di servire Dio agendo come fanno.
Lui cercherà con pazienza, costanza e umiltà di persuaderli che un nuovo tempo è venuto e che ora Dio vuole essere servito in altro modo, come insegna Lui.
Così, l’apostolo dovrà usare grazia, costanza, esempio e preghiera per convertire.
Arrivati davanti all’esattore Matteo che sta contando le monete, Gesù gli si avvicina e lo invita a seguirLo.
Matteo rimane stupito, non credendo che a un peccatore come lui si possa chiedere di seguire Gesù, di ospitarLo a casa sua e Gli domanda che cosa diranno di Lui quelli che lo odiano.
Ma Gesù gli risponde che Lui ascolta quello che si dice in Cielo, dove si loda Dio per un peccatore che si salva.
Poi invita gli altri discepoli ad accogliere Matteo come un fratello e dice loro che le offerte che ricevevano da qualche tempo erano mandate da lui.
“Chi? Questo lad ... oh! Perdona, Matteo ...
“Lo so, - risponde Matteo - vi ho ingiustamente tassati, mi inginocchio davanti a voi, non mi cacciate.”
Entrano tre farisei con un riso cattivo e stanno per parlare ma Gesù li previene e afferma che essi dovrebbero essere contenti che Matteo, un peccatore, si sia convertito.
Ma i farisei si scandalizzano dicendo che egli si fa accompagnare da amici che fanno uno il procacciatore di femmine, un altro l’adultero e il terzo è un biscazziere. E se ne vanno disgustati.
Giuda iscariota, allora, mormora: “Ora ci criticheranno dovunque” ma Gesù gli risponde che quello che conta è l’approvazione della propria coscienza.
098 Incontro con la Maddalena sul lago e lezione ai discepoli presso Tiberiade.
Gesù e i suoi discepoli viaggiano su due barche. Incontrano altre barche, da diporto, su cui viaggiano gaudenti romani e palestinesi con belle donne. Un Greco dice che l’Ellade è bella, ma non ha questo azzurro e questi fiori; e sfoglia i suoi fiori sulle donne ebraiche.
Un Romano gli risponde che sfogli pure i fiori, ma la Venere è con lui che coglie le rose sulla bella bocca di Maria di Magdala.
A questo punto le loro barche rischiano di urtare con quelle degli apostoli e volano insulti scambievoli.
In seguito, Giuda iscariota chiede a Simone Zelote se ha riconosciuto la sorella di Lazzaro.
Simone risponde che soprattutto gli onesti tengono coperte le piaghe proprie e quelle degli amici.
Arrivati in prossimità di Tiberiade, Gesù dice a Pietro di accostarsi alla riva, in un luogo quieto perché vuole parlare ai Suoi.
Dice loro che il sale deve preservare le carni dalla corruzione e che essi devono diventare il sale della Terra, ma non potranno farlo se essi stessi perdono sapore lasciando entrare in loro troppa umanità.
E’ inutile che Lui comunichi loro la forza se essi la disperdono sotto valanghe di senso e di sentimenti umani.
Essi devono essere anche un lume ma se esso fa fumo, può offuscare anche quel barlume di luce che possono avere gli uomini. Ciò sarà una disgrazia e uno scandalo per chi cerca Dio e maledizione e castigo per gli apostoli indegni.
Se uno di voi si sente atto solo ad essere un semplice fedele, ma non un apostolo, si ritiri piuttosto che tradire poi la sua missione.
Occorre una fatica da eroi per essere santi e Lui offre solo questo.
Occorre essere sempre vigili e pronti a cercare l’errante e a tenere accesa la lampada per indicare la strada agli sviati.
Occorre essere umili, dolci, pazienti, sinceri, amare Dio anziché l’oro o il potere, non essere intransigenti e non giudicare poiché è facile attribuire ad altri peccati inesistenti, come hanno fatto a Lui.
099 A Tiberiade nella casa di Cusa.
Tiberiade si mostra come una bella città con bei viali diritti e case eleganti, possedute da Romani ma anche da Ebrei; e Pietro storce il naso al constatarlo, ma Gesù gli obietta che sono gli Ebrei che scelgono di imitare i Romani, senza alcuna imposizione.
Arrivati alla casa di Gionata, trovano solo i suoi servi perché lui è andato lontano per tentare di salvare la vita alla moglie di Cusa, Giovanna, che ha perso il figlio durante il parto e ora sembra destinata a morire anche lei.
C’è Ester, la vecchia nutrice di Giovanna, che piange disperata e ricorda di aver dato il latte a Giovanna, di averla vestita da sposa, condotta al talamo, di aver sorriso alle sue speranze di madre, aver pianto il suo figlio morto e ora vede morire lei stessa lontana da casa.
Gesù, però, la rincuora e dopo averle chiesto se ha fede in Lui, le assicura che Giovanna guarirà, augura pace a tutti e va via con gli apostoli, per passare a Nazareth.
100 A Nazareth dal vecchio e malato Alfeo. Non è facile la vita dell’apostolo.
Arrivati in Galilea, Gesù stabilisce che Giuda e Giacomo vadano a rivedere il loro padre, Pietro e Giovanni distribuiscano elemosine ai poveri presso la fontana mentre Lui e gli altri andranno a casa di Sua Madre per la cena e poi penseranno al riposo notturno.
Filippo dice che vuole passare anche lui da Alfeo, ma solo un poco per vederlo e cede il posto per dormire a Matteo che non è ancora assuefatto a dormire poveramente, ma il nuovo apostolo risponde che adesso dorme meglio che sulle piume, poiché era la cattiva coscienza a farlo dormire male precedentemente.
Alla fine è Tommaso, il più giovane, a vincere la gara di solidarietà per far dormire Matteo a letto.
Il gruppo maggiore arriva infine a Nazareth dove Gesù viene salutato come un amico che torna, più che come il Messia o magari con curiosità ironica al vedere i suoi apostoli con l’aspetto di popolani che non di seguaci di un re.
Un vicino dice al Maestro che i Suoi parenti Gli sono ostili, dicono che è malato, che rovina la famiglia e i parenti e che gli stessi figli rischiano di essere trattati molto male.
Allora Gesù va a raggiungerli a casa del loro padre.
Lì davanti sente urli e pianti e appena entra vede sul pavimento uova, miele e frutti (Giuda e Giacomo li avevano avuti da Susanna per portarli al padre, che ha gettato tutto via e sbraita contro i figli, due ingrati che hanno voluto seguire un folle. E ora non vuole intorno la moglie, ma quella debole di Maria che non ha saputo farsi ubbidire dal Figlio).
Poi dice a Gesù che Lo perdonerà di avergli portato i figli, se Lui lo guarisce.
Il Maestro risponde che, se lui non perdona i figli, non potrà fare nulla per lui e che Lo consideri pure folle ma che non perda la sua anima.
Quando, infine, si allontana, Gesù trova i due figli d’Alfeo uno molto rattristato e l’altro addirittura in lacrime di essere stati bastonati.
Anche Pietro li conforta dicendo che se hanno perduto il padre, in cambio hanno acquistato Dio.
Finita la visione, Gesù dice a Maria Valtorta che la vita di coloro che vogliono essere Suoi apostoli non è un tappeto fiorito, umanamente glorioso, ma è croce, dolore, rinunce e sacrificio.
Chiarisce anche che Lui ha usato i termini zio e zia, insoliti nelle lingue palestinesi, per chiarire ai dottori del cavillo l’irrispettosa questione della Sua condizione di Unigenito di Maria e sulla verginità pre e post parto di Sua Madre che Lo concepì per spirituale e divino connubio.
101 Gesù interroga la Madre in merito ai discepoli.
Gesù, dopo aver colto dei fichi nell’orto di casa a Nazareth, offre alla Madre quelli migliori, già sbucciati.
Mentre lei li gusta, le domanda cosa pensa dei Suoi apostoli.
E lei risponde che:
Giovanni è un angelo;
che anche Pietro è buono, più duro ma schietto e convinto; anche suo fratello; lui e suo fratello Lo amano e lo faranno ancora di più in futuro,
anche i Suoi cugini Gli saranno fedeli;
pure Levi, poiché egli si è redento;
ma l’uomo di Keriot non le piace: anzi le fa paura, egli spera da Lui un ruolo di importanza, è ambizioso, avido e vizioso e più adatto a fare il cortigiano di un re terreno che un apostolo Suo.
Gesù le risponde che il Suo collegio apostolico deve rappresentare il mondo e che se avesse scelto tutte le perfezioni, come potrebbero le povere anime malate sperare di diventare Sue discepole?
102 Incontro con l’ex-pastore Gionata e guarigione di Giovanna di Cusa.
Gesù dice che bisogna partire per il Libano per mantenere gli impegni presi con la nutrice di Giovanna di Cusa e vuole vedere altri amici pastori, come Beniamino e Daniele e che ciò non è brutto agli occhie di Dio che è anzi onorato di essere giusto.
Giuda iscariota osserva che fa molto caldo, ma il Maestro gli risponde che essi non sono obbligati ad accompagnarLo: chi vuole può andare ad occuparsi dei propri affari per rivedersi tra qualche giorno.
Giuda allora ne approfitta per occuparsi della vendemmia. Pietro è ben contento di non averlo tra i piedi per alcuni giorni, perché altrimenti gli succede come al pescatore quando si rompono tutti i legami di una vela ed essa cade sul barcaiolo.
Arriva Gionata, servo di Giovanna di Cusa, su un carretto a comunicare che la sua padrona – proprio nell’ora in cui Gesù stava parlando con Ester - aveva sognato che Lui era nella casa di Tiberiade, e che le diceva di tornare poiché Lui è la Vita e voleva dargliela e perciò gli aveva ordinato di farsi riportare subito a casa malgrado le sue pietose condizioni.
Arrivano alla casa di Giovanna e la trovano morente.
Gesù la chiama e le chiede se può credere in Lui.
La donna fa cenno di sì e Gesù allora le dice di alzarsi.
Dopo poco Giovanna grida di essere guarita, si mette in piedi, manda a chiamare il marito affinché venga ad adorare il Signore, benedice Gesù, dice che non chiede altro che di essere amata e lasciare che lei Lo ami e Lo prega di soffermarsi da lei con i Suoi discepoli.
103 Sul Libano dai pastori Beniamino e Daniele.
Gionata ammette di aver scelto una via più lunga ma meno rischiosa poiché sa che Filippo non è meno malvagio di Erode Antipa e si vendicherebbe volentieri su di loro del torto subito dal fratello (che gli ha portato via la moglie).
Gesù lo loda per questa prudenza ma afferma che al ritorno si addentrerà un poco in quel territorio, per annunciare alla gente – ora avvolta nelle tenebre dell’errore - che adesso vi è una Luce.
Gionata afferma che il suo padrone pur essendo buono non se ne va dalla corte di Filippo – piena di vizi -, perché basterebbe questo per fargli rischiare una condanna a morte.
Gesù risponde che in futuro ci saranno in tutta la Terra persone felici di morire per onestà alla Grazia e per amore di Dio e che le soglie del Tempio di Gerusalemme saranno lavate col sangue dei martiri.
Poi si finisce col parlare di un ricco fariseo di nome Doras che riduce in schiavitù i suoi servi migliori facendo loro prestiti e addebitando loro somme grandissime, sicché i servi non possono pagarle e sono costretti a diventare suoi schiavi.
Gionata va avanti e avvisa i pastori Daniele e Beniamino dell’arrivo di Gesù.
Essi allora corrono da Lui benedicendoLo e prostrandosi davanti a Lui, e il Maestro, felice, rende loro la benedizione.
I pastori rievocano allora la gioia che provavano trenta anni prima nel frequentare la famiglia di Gesù bambino.
104 Aava riconciliata con il marito. Notizie sulla morte d’Alfeo e sul riscatto di Giona.
Gesù è seduto in una piccola casa presso un porto di mare.
Andrea Lo prega di recarsi presso una famiglia a fare del bene.
Si tratta di un uomo che vuole ripudiare la moglie perché non gli ha dato figli e lui non vuole la maledizione di Dio sul suo nome.
Gesù gli obietta che la donna non ne ha colpa, poi domanda a lei se sapeva di essere sterile e lei risponde di no e che anche il medico lo ha affermato.
Allora l’uomo si giustifica spiegando che il rabbino e lo scriba gli hanno detto che la donna sterile è una maledizione di Dio e che si ha diritto e dovere di ripudiarla.
Gesù obietta che la Legge dice piuttosto di non commettere adulterio;
- che lui sta per commettere adulterio e per portare la moglie alla disperazione;
- che Mosè concesse il divorzio per evitare tresche e concubinati odiosi a Dio;
- che poi gli uomini – per i propri vizi, per la prepotenza, sordità e cecità di affetti - aggravarono ancora più la condizione della donna con malvagie catene e pietre omicide;
- che Abramo non ripudiò la moglie Sara e allo stesso modo altri non ripudiarono le loro mogli sterili e Dio li premiò rendendo feconde le loro consorti nella vecchiaia.
- che, dunque, non sia ingiusto e disonesto e Dio lo premierà abbondantemente;
- e, infine, che se ripudierà la moglie, lei soffrirà fino alla morte, ma lui soffrirà in eterno.
Allora, l’uomo si impegna a tenersi la moglie.
Gesù li fa inginocchiare entrambi e con voce di tuono prega il Padre Santo che l’anno prossimo quei due coniugi possano offrirgli il loro primogenito.
Essi Lo invitano a restare con loro, ma Lui promette soltanto che tornerà presto.
Tornato alla casa dove era ospite, gli apostoli Gli domandano se potrebbe fare così a tutti gli sposi.
Risponde che lo fa solo dove vede che un figlio può essere una spinta alla santificazione.
Poi arriva Simone Zelote che porta a Gesù tre lettere, una della Madre che annuncia la morte d’Alfeo che avrebbe voluto averLo vicino al momento della morte, una di Lazzaro che afferma che con difficoltà ha deciso di rivolgersi a quello sciacallo di Doras per chiedergli di liberare Giona e che lui ha preso l’impegno di farlo a fine stagione in cambio del pagamento immediato del doppio della somma offerta.
Pietro fa obiezioni, ma Gesù risponde che è Simone che paga, per far contento Lui e Giona, che acquista un rudere d’uomo ma anche un grande merito in Cielo.
105 A Nazareth per la morte d’Alfeo. Lenta conversione del cugino Simone.
Gesù arriva a Nazareth tra atteggiamenti spesso ostili della gente, e ciò preoccupa gli apostoli che decidono di arrivare davanti alla casa del defunto Alfeo ma di non entrare. Gesù, però, li rassicura che non Gli succederà niente, poiché i parenti non sono cattivi, ma solo appassionati umanamente.
Simone e Giuseppe, altri due figli di Alfeo, sono freddi con Gesù che si avvicina affermando di essere venuto a piangere con loro.
Alle loro accuse e obiezioni risponde che il desiderio di Alfeo di volere Lui vicino al momento della morte dimostra il suo pentimento.
D’altra parte non poteva essere guarito miracolosamente perché non credeva in Lui e non abbandonava il suo rancore.
Poi Gesù invita Simone, il maggiore dei figli, a dare l’esempio della riconciliazione.
Lui accetta e poi accompagna il Maestro al sepolcro insieme con i Suoi discepoli. Invece Giuseppe, resta “fedele” al padre e non fa gesti di pace.
Finita la visione, Gesù dice a Maria Valtorta che Simone in un primo momento si limitò a difendere la madre propria e quella del Maestro dalle satire della gente.
In lui la Grazia operò lentamente, ma operò perché trovò la volontà di essere giusto, tanto da giungere a confessare la fede col sangue.
106 Cacciata da Nazareth e conforto alla Madre. Riflessioni su quattro contemplazioni.
Gesù nella sinagoga di Nazareth si fa avanti per tenere l’adunanza, legge sul rotolo della Sacra Scrittura il passo di Isaia “Lo spirito del Signore è sopra di Me” e si dice il portatore della Buona Novella, della legge d’amore, che sostituisce il rigore di prima con la misericordia.
Invita, perciò, a spogliarsi delle passioni per essere agili a seguire il Cristo. Si abbia la buona volontà di credere e di migliorare, poiché solo così si avrà la salvezza, non potendosi darla a chi vuole continuare a servire Mammona.
Si leva un mormorio tra i presenti, e Gesù comprende che essi vorrebbero un trattamento privilegiato, però per egoismo e non per fede.
Pertanto, Lui afferma che mieterà seguaci tra gli abitanti di altre città, ma non tra i Suoi compaesani.
La folla vorrebbe mettere le mani su di Lui, poi Lo spingono verso un dirupo per gettarLo giù, ma Gesù li immobilizza col Suo sguardo magnetico e se ne va.
Sua Madre, saputo del fatto della sinagoga, si rattrista e Gli raccomanda di tenersi lontano da Nazareth, ma Gesù le dice che se dovesse andare solo dove non incontra nemici, dovrebbe tornarsene in Cielo, invece Lui deve redimere l’uomo, accrescendo ogni giorno il piccolo gregge di qualche pecorella, strappandola ai lupi delle passioni per portarla nell’ovile di Dio.
Comunque, aggiunge che per un po’ di tempo starà lontano da Nazareth, poi ritornerà avvisando lei in anticipo.
E quanto all’ora in cui in cui dovrà subire il martirio, invita la Madre a non pensarci, poiché Dio aiuterà lei e Lui e poi arriverà la pace.
Dopo la visione, Gesù dice che già comprendeva che cattivo tipo era Giuda iscariota e che conosceva anche l’ostilità dei sacerdoti, farisei, scribi e sadducei che avevano fame del Suo sangue, volpi astute che cercavano di spingerLo nella loro tana per sbranarLo.
Sentiva anche quanto erano ancora pieni di sentimenti terreni i Suoi apostoli, che desideravano la gloria, che la loro santità fosse conosciuta già in questa vita, mentre bisogna saper prima bere tutto il calice come fece Lui stesso, dare la carità in cambio dell’odio, la castità contro le voci del senso, l’eroicità nelle prove, saper dire ancora che si è servi inutili e attendere ancora un posto nel Regno dei Cieli per bontà di Dio.
107 Gesù e la Madre da Giovanna di Cusa.
Gesù va alla casa di Cusa, accolto festosamente da tutti, con l’intenzione di attendere Sua Madre per poi portarla con Sé a Cafarnao.
Allora, Gli domandano perché non concede a loro il piacere di ospitarLi entrambi, anzi anche Maria d’Alfeo, vedova da poco.
Gesù acconsente volentieri, anche per dimostrare alla Madre, preoccupata per Lui, che c’è anche chi Lo ama. Gionata allora va a Nazareth col carro a prelevare le due donne.
Arrivate a Tiberiade, anch’esse sono accolte come due regine da Cusa e da Giovanna.
A quest’ultima, Maria risponde di servire, più che lei stessa, Gesù non amato dal mondo, perché Egli è il fuoco che purifica il metallo.
108 Discorso ai vendemmiatori. Bambino paralitico guarito per intercessione della Madre di Gesù.
La gente è nei campi per la vendemmia. Il Maestro passa per le strade ed è salutato da molti e Lui risponde benedicendoli.
Due anziani coniugi Lo attendono e Lo fanno entrare.
Entra anche la Madre, e Lui dice che lei è l’ultimo degli apostoli in ordine di tempo, ma il primo per fedeltà e che Lo ha predicato ancora prima che Lui nascesse.
Gesù è fatto salire su una scala, con vicino la Madre e gli apostoli, e nel cortile tutt’intorno sono i lavoratori ad ascoltare.
Dice che è stato chiamato a benedire, ma che la prima condizione della benedizione di Dio è l’essere onesti in tutte le azioni. E ciò succede quando si ha presente che Dio ci vede. Anzi la sola vista di Dio o di un angelo ha sempre spaventato anche i giusti, come erano i profeti. Ma oggi al timore deve sostituirsi l’amore poiché è arrivata l’età della pace tra Dio e l’uomo, poiché ora il germoglio della stirpe di Jesse è venuto: è un Grappolo abbondante da cui si potrà spremere il Vino per essere bevuto dagli uomini, Vino di letizia senza fine per quelli che se ne nutriranno, ma guai a coloro che pur avendolo a portata di mano lo avranno respinto e ancora di più a coloro che lo mescoleranno ai cibi di Mammona.
L’onestà di intenti, condizione della benedizione divina è il seguire la Legge, non per averne la lode degli uomini, ma per fedeltà a Dio, il lavorare - non per avido guadagno -, ma quale mezzo di santificazione, mortificazione, elevazione, per aiutare il prossimo, per aiutare Dio nel suo lavoro di fornire cibo agli uomini e agli animali.
Guai a coloro che, invece, lavorano solo per il guadagno, che non si preoccupano se qualcun altro al loro fianco muore di stenti o, peggio, accumulano senza fare nulla o dilapidano ciò che altri hanno guadagnato.
Il loro trionfo sarà di breve durata, poiché Dio ricorderà loro in eterno di non avere amato né Dio né il prossimo.
Aggiunge che altri dicono molte parole a loro, ma Lui raccomanda solo di amare Dio e il prossimo.
Benedicano Dio per la grazia della Sua parola e per la grazia del buon raccolto. Amino con riconoscenza il Signore e non temano poiché Dio dà il cento per uno a chi lo ama.
Finito il discorso al pubblico e data la Sua benedizione agli ascoltatori, una serva della famiglia sta portando sulle sue braccia a Gesù un bambino paralizzato per una caduta da una terrazza.
La donna, però, incespica per l’emozione; allora è Maria SS. ad afferrare il bambino.
Gesù dice alla madre di essere lieta e subito il bambino con un grido di festa corre a rifugiarsi nel seno materno.
La madre chiede cosa deve fare per ringraziare del miracolo ricevuto. Gesù le risponde di essere buona, amare Dio e il prossimo e allevare con amore suo figlio.
Il Maestro, poi, spiega alla padrona di casa che non è occorso altro poiché Lui è felice di far contenta la propria Madre la quale Gli aveva presentato il bambino sulle proprie braccia.
109 Nei campi di Giocana e in quelli di Doras. Morte di Giona nella casa di Nazareth.
In una giornata autunnale umida e con vento gelido, Gesù si rattrista fino a piangere al vedere degli uomini che con la forza delle loro braccia tirano il vomere per smuovere il terreno. Pietro va a domandare a quattro magri e sudati lavoratori che stanno riposando se quel terreno è di Doras e si presenta come pescatore che ora, però, è al seguito del Messia.
Quegli sventurati chiedono quale è, ma temono di essere scacciati se si presentassero a Lui e dicono che verrebbero frustati come cani se il padrone - Giocana, che, a differenza di Doras, almeno li lascia mangiare a sazietà - li trovasse a chiacchierare.
Allora Pietro chiama Gesù affinché venga Lui da quei cuori che soffrono e che Lo vogliono.
Il Maestro arriva augurando loro la pace e assicurando che li ama.
Pietro intanto si propone di tirare lui il vomere insieme ad altri apostoli mentre i servi parlano con Gesù, il quale spiega che gli apostoli Suoi sono servizievoli perché con Lui possono stare solo coloro che amano l’umiltà, la mitezza, la continenza, l’onestà e soprattutto l’amore.
E’, infatti, amando Dio e il prossimo che si hanno tutte le virtù e si acquista il Cielo. Bisogna amare anche i malvagi, per pietà verso la loro anima che essi feriscono a morte.
Nel Regno dei Cieli saranno beati coloro che:
avranno onorato il Signore con verità e giustizia, amato i genitori e i parenti per rispetto,
e non avranno nemmeno desiderato di uccidere, anche se i modi degli altri sono tanto crudeli da sollevare il cuore a sdegno e rivolta;
coloro che non avranno giurato il falso danneggiando il prossimo e la verità;
non avranno commesso adulterio o vizio carnale qualsiasi;
coloro che miti e rassegnati avranno sempre accettato la loro sorte senza invidie verso gli altri.
Anche il mendico può essere lassù un re beato, mentre il Tetrarca può essere peggio di nulla, poiché sarà pasto di Mammona se avrà agito contro la legge eterna del Decalogo.
A questo punto uno dei lavoratori dice che Giona, che è alle dipendenze di Doras, ha già parlato loro bene di Gesù e che ora sta molto male, dopo le fatiche estive,
e aggiunge che il suo padrone Doras – che anni fa lo aveva punito per la perdita di poche messi - l’anno scorso lo frustò ferocemente dopo un abbondante raccolto con l’accusa di non aver curato la terra a dovere negli anni precedenti.
Prima di andare via, Gesù lascia loro il cibo e il vino che Lui e gli apostoli hanno a disposizione.
Poi va da Doras, per riscattare Giona, che si mostra tronfio come un tacchino per la superiorità della sua frutta e si offre di far entrare il Maestro tra i farisei, per renderLo più temuto:
Gesù risponde che Lui, al contrario, vuole essere amato.
Allora Doras Gli chiede che in cambio del favore di restituirgli Giona gli dia la Sua benedizione affinché i suoi campi diventino i più celebri della Palestina.
Ma il Maestro gli chiede severamente dove sta Giona e il fariseo risponde che sta nei campi a supervisionare l’aratura e arriva a giurarlo, ma Gesù lo chiama spergiuro e assassino e allora il fariseo Gli ordina di uscire da lì.
Gesù risponde che andrà via quando avrà maledetto lui, i suoi campi, armenti e vigne per questo e per gli anni futuri.
Poi segue i servi che hanno avuto l’incarico di consegnare Giona, lo trova morente, più scheletrico che mai, e gli promette che lo porterà a casa Sua.
Per strada sono raggiunti da un carro militare romano.
Gesù lo ferma e chiede di lasciar salire un amico morente.
Il graduato risponde che non si potrebbe ma che anche i militari romani hanno dell’umanità. Poi, saputo che è il Rabbi Gesù di Nazareth a chiedere questo favore, fa salire sul carro anche Lui e i Suoi discepoli e Gli chiede quale è la dottrina per i militari.
Il Maestro risponde che la dottrina è unica: giustizia, onestà, continenza, pietà, esercitare il proprio ufficio senza abusi comportandosi con umanità anche nella dura necessità delle armi.
E cercare la conoscenza di Dio uno ed eterno, senza la quale ogni azione rimane priva di grazia e perciò di premio eterno.
Chi viene al Dio vero, nell’altra vita ritroverà il bene fatto.
Intanto arrivano nei pressi di Nazareth ed è bene che scendano affinché i militari non abbiano problemi.
Gesù li lascia con la Sua benedizione e porta Giona a casa di Sua Madre, dove il povero vecchio pur sfinito, gioisce e si fa cantare da Maria “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli”; poi ricorda di aver adorato Gesù bambino, vicino a Giuseppe e Maria, e muore.
110 In casa di Giacobbe presso il lago Meron.
Pietro dice che sarebbe stato meglio non andare da quella donna poiché ora non si farà in tempo ad andare a Gerusalemme, ma Gesù risponde che non sarà così e che comunque si ubbidisce di più a Dio facendo del bene (la guarigione di un malato) che partecipando a delle cerimonie.
Poi Simone parla della morte di Giona e della maledizione a Doras.
Gesù, allora, afferma che una vita da schiavo, lebbroso o mendico è felicità regale rispetto a una sola ora di punizione divina.
Poi comincia a piovere e una donna con un gruppetto di pecore raggiunge il gruppo. Gesù le domanda se c’è qualcuno che possa offrire loro riparo. Lei gli risponde che forse il suo padrone, quantunque povero, sarà disposto a servirli.
Infatti, il pastore - che sta tentando di riparare un timone scheggiato - li accoglie volentieri e dà loro il suo scarso cibo.
Afferma che da quando gli è morta la moglie tutto gli va storto e suppone che quel poco di bene che aveva prima fosse un dono del Cielo per la bontà della moglie.
Gesù gli ripara Lui stesso quell’attrezzo e afferma che ora potrà essere usato fino all’anno prossimo.
Il pastore dice che essendo stato nelle mani di Gesù, gli benedirà la terra, ma il Maestro risponde che non per questo la benedirà, ma perché lui è stato misericordioso con loro e non si chiude nel rancore dell’egoismo e dell’invidia e perciò riceverà misericordia da Dio.
La serva intanto porta del pane, latte appena munto, mele vizze e olive.
Gesù, allora, prende il pane nelle mani levate in alto e prega. Poi si siede, lo spezza e distribuisce ai presenti.
111 Incontro con Salomon al guado del Giordano. Parabola sulla conversione dei cuori.
Al guado del Giordano gli apostoli non vedono il Battista e Gesù chiede se non battezza più lì.
Un barcaiolo Gli risponde che ora si è ritirato tra i Samaritani per salvarsi dai cittadini di Israele e aggiunge di meravigliarsi che al suo paese Dio non faccia come a Sodoma e Gomorra.
Il Maestro risponde che Dio non lo fa perché ci sono anche delle persone che pur non essendo del tutto giuste sentono sete di giustizia e seguono le dottrine di coloro che predicano santità.
Poi gli rivela che è Lui il Messia e che i Farisei ostili facciano pure quello che credono il loro dovere, mentre Lui si preoccupa di fare il Suo, finché non verrà l’ora delle tenebre.
Come i campi sono ben preparati a fruttificare col lavoro e col fuoco che brucia le erbacce, allo stesso modo si preparano gli spiriti, quantomeno per mezzo della parola di Gesù, e nei più generosi col loro solerte lavoro.
112 Giuda iscariota sorpreso a Gerico. A Betania da Lazzaro, che presenta Marta.
Una donna avviluppata nei suoi indumenti vende dell’oro al gabelliere Zaccheo e si allontana. Giuda iscariota cerca di scoprire come si chiama, ma nessuno glielo dice e si imbatte in Gesù e negli altri apostoli.
Da lì alcuni sono inviati a Gerusalemme o a Betlemme, con l’incarico di avvisare i pastori che Lui li attende per benedirli, mentre gli altri vanno a Betania da Lazzaro.
Questi le presenta la sorella Marta, brava e casta ma si sente rattristato dalla sorella Maria che vive licenziosamente con i suoi amanti e ora ha saputo da Doras che anche Gesù è al corrente della vita di Maria, ma il Maestro lo rassicura, poiché Lui è misericordia e perdono per tutti, a maggior ragione lo è per gli innocenti come lui.
Maria è una folle, una malata, poiché la possessione diabolica è una malattia dello spirito contagiato da Satana. A Marta raccomanda di perdonare la sorella perché è malata e le promette che Lui la guarirà, perciò le raccomanda di avvicinarla e di parlarle di Lui.
Le chiede di dirlo a Lazzaro, mentre Lui va nel giardino a pregare il Padre per Maria e per loro.
113 Ritorno a Betania dopo la festa dei Tabernacoli.
Gesù, dopo la festa dei Tabernacoli, è di nuovo da Lazzaro, il quale Lo prega di recarsi da Giuseppe d’Arimatea, “uomo giusto e vero israelita” che crede in Lui e desidera conoscerLo, ma non vuole dirlo perché teme il Sinedrio di cui fa parte.
Il Maestro promette di farlo, quantunque dica di essere venuto per i poveri e i sofferenti di anima e di corpo, non per i potenti che Lo considerano un oggetto di curiosità.
Poi Lazzaro afferma che anche Nicodemo è giusto e che ha manifestato dei dubbi sull’opportunità di avere tra i discepoli un camaleonte come Giuda iscariota.
Gesù gli risponde che pure Giuda ha in sé del buono e che col tempo potrebbe cambiare, come il mosto - che nel fermentare trabocca dalla botte - e come il vento, ma poi il primo diventa vino e il secondo permette la fecondazione dei fiori.
114 Al convito di Giuseppe d’Arimatea, presenti anche Gamaliele e Nicodemo.
Giuseppe d’Arimatea accoglie Gesù con gioia perché non sperava in tanta condiscendenza.
Gesù risponde che Lui è la Via, la Verità e la Vita e non respinge chi cerca la Verità.
A casa di Giuseppe, a vedere Gesù e a sentirLo parlare, arrivano anche Nicodemo, Gamaliele e Felice.
Quest’ultimo afferma che i miracoli non sono una prova di santità, poiché Giovanni Battista è inoppugnabilmente santo eppure non fa miracoli, mentre Gesù si concede dei comodi eppure fa miracoli.
Chiedono infine il parere di Gesù, su chi fosse più santo tra Mosè, che faceva miracoli e Aronne, sommo pontefice, che non li faceva.
Il Maestro risponde che il miracolo è un mezzo per piegare gli uomini al volere di Dio, per avere un ascendente sul popolo, ma vi sono anche santi che non hanno fatto miracoli e negromanti che li hanno fatti con l’aiuto di forze oscure e che sono essi stessi dei demoni.
Felice dice che Gesù dovrebbe fare un miracolo davanti a loro per persuaderli.
Giuseppe d’Arimatea ribatte di non averLo invitato per trastullo degli amici e che è un suo ospite.
Gesù domanda allora a Gamaliele se non chieda anche lui un miracolo per credere.
Il fariseo risponde che afferma di aver creduto con Hillel che il dodicenne Gesù fosse il Messia, ma che ora lui si domanda se il Messia sia ancora vivo, se era quel giovane o se è l’uomo che ha davanti oggi e ora attende il segno delle pietre (il terremoto?) che fremono alle Sue ultime parole.
Giuseppe riconosce che Gamaliele non si piega e che gli sarebbe piaciuto di averne il peso a favore di Gesù nel Sinedrio.
Gesù gli risponde di non dolersene poiché non ci sarà peso adatto a salvarLo dalla bufera che già si prepara contro di Lui.
115 Guarigione di un bambino colpito dal cavallo di Alessandro. Gesù scacciato dal Tempio.
Gesù e i Suoi discepoli stanno dentro il Tempio, forse pregando, come molti altri Israeliti.
Quand’ecco che si sente il soldato romano Alessandro che grida e cerca Gesù perché il suo cavallo gli è sfuggito di mano e ha calpestato un bambino ferendolo gravemente alla testa e riducendolo in fin di vita.
Il Maestro porta il soldato fuori dalla parte del Tempio proibita al pubblico e ancora più ai pagani, rassicura la madre e prende la testa del bambino tra le Sue mani, alita sulla sua bocca rantolante e dopo qualche attimo il bimbo si riprende e piange non più per il dolore ma per la paura del cavallo.
Poi Gesù si fa dare dell’acqua con cui toglie gli otto giri di benda insanguinata e al disotto di essa la ferita è sparita.
La gente urla di stupore e la madre si getta ai piedi del Maestro.
Ecco però che arrivano come cicloni alcuni dicendo che il Sommo Sacerdote intima a Gesù di uscire dal Tempio e di non mettervi più piede accusandoLo di aver turbato l’offerta dell’incenso e di spiegare abusivamente la Legge, senza che nessuno Lo conosca.
Gesù risponde che nessuno può negare a un Israelita, che non si può accusare di peccato, di pregare nel luogo santo.
Inoltre, poi invita Giuda iscariota a dire se è vero o no che quando Lui ha parlato nel Tempio ha chiesto il permesso agli anziani di turno.
Allora Gli obiettano che è già tanto che sia permesso di pregare come fedele a uno che è amico di pagani, meretrici e pubblicani.
Il soldato Alessandro si scusa di essere stato occasione di rampogna, ma Gesù gli risponde che non se ne dolga, poiché i Suoi avversari cercano solo un appiglio.
Aggiunge che nessuna belva è più feroce e subdola dell’uomo che vuole uccidere un altro uomo.
116 Al Getsemani con Gesù, i discepoli parlano dei pagani e della "velata". Il colloquio con Nicodemo.
Giuda iscariota afferma che essi hanno troppi contatti con i pagani, i quali non adorano il vero Dio.
Gesù gli risponde che, non solo i sacerdoti, i farisei, e altri, ma anche i Suoi discepoli hanno il loro culto segreto: chi la bellezza e l’eleganza, un altro l’orgoglio del suo sapere, un altro coltiva la speranza di divenire un grande umanamente, un altro adora la femmina, un altro il denaro.
Non ha senso, dunque, sdegnare i pagani per sventura, quando si resta pagani per volontà.
Pietro parla di una donna velata che li segue e ascolta i discorsi di Gesù e si domanda come faccia a sapere in anticipo dove sono intenzionati ad andare.
Giuda sospetta che sia una lebbrosa o una spia mandata dal Sinedrio.
Giovanni teme di aver fatto male a rivelarle che il loro Maestro è Gesù di Nazareth, ma Lui lo rassicura: forse si tratta di una donna che vuole redimersi dal peccato e non vuole mostrarsi.
Simone, poi, dice a Gesù che Nicodemo vorrebbe parlarGli in segreto e che gli ha risposto di andare da Lui di notte, poiché è l’unico momento in cui sta solo.
Infatti, Gesù lo accoglie. Nicodemo rivela di aver taciuto nel Sinedrio – su consiglio di Giuseppe – di stare dalla parte di Gesù, affinché non venissero tenuti all’oscuro delle trame.
Gesù afferma che ora si allontanerà da Gerusalemme per predicare altrove, poiché per i poveri sono sufficienti i pastori e per i potenti bastano Nicodemo, Giuseppe, Lazzaro e Cusa a mandarGli chi desidera ascoltarLo.
Nicodemo domanda come facciano Giovanni e Simone a credere incrollabilmente che Gesù è il Messia. Essi rispondono che è avvenuto amando o meditando. Nicodemo ribatte che lui ama e medita, eppure ha ancora dei dubbi.
Gesù allora interviene dicendo che l’uomo deve rinascere per vedere il Regno di Dio, che Giovanni è rinato uccidendo la carne e bruciando il suo io sul rogo dell’amore, mentre Simone con la scure della meditazione ha sradicato la vecchia pianta lasciando solo il pollone della buona volontà dalla quale ha fatto nascere il nuovo pensiero.
Gli uomini rifiutano la Luce mandata nel mondo, cioè Lui stesso, perché preferiscono le proprie opere malvagie alle opere buone.
117 Lazzaro mette a disposizione di Gesù una casetta nella piana dell’Acqua Speciosa.
Gesù sta salendo con Simone verso Betania per una via ripida e poco frequentata.
Chiede a Lazzaro ospitalità per una notte, poiché sta sfuggendo per ora alle insidie dei Suoi nemici e intende andare a predicare e battezzare a Efraim, come il Battista.
Lazzaro Gli indica una sua casetta sul luogo, usata per gli attrezzi e anche come ricovero per i contadini, e manda la sorella Marta con due servi a preparare dei letti per tutti i Suoi discepoli.
Gesù però risponde che andrà in casa di Simone, con i Suoi discepoli, perché è bene così e chiede a Lazzaro di non indagare.
Poi gli mostra di sapere una grande opera buona che Lazzaro ha fatto in segreto e aggiunge che la sua bontà ha carattere soprannaturale perché lui chiede la salvezza della sorella Maria e la santità propria e di Marta.
Infatti, il Padre dà grande ricompensa a chi compie il bene nel segreto: lui non solo otterrà la conversione di Maria, ma anche la gloria eterna, poiché l’amore è il redentore universale.
118 Inizio di vita in comune all’Acqua Speciosa e discorso di apertura.
Nella casa bassa ma ampia messa a loro disposizione, gli apostoli si danno da fare, chi per pulire, chi per aggiustare questa o quella cosa, chi per cucinare.
Dal momento che in paese quel giorno il pane non si vende, si arrangiano cuocendo delle focacce.
Pietro afferma che già domani andrà meglio, e ancora più a primavera.
Giuda iscariota domanda spaventato se a primavera staranno ancora qui, poiché lui si aspettava dell’altro nel seguire il Maestro. Giacomo d’Alfeo osserva che tutti si aspettavano di meglio dal seguire Gesù, ma per la loro durezza di testa poiché Lui li aveva avvertiti della fatica e del pericolo di seguirLo.
Poi arriva Isacco con uova e pagnotte mentre Andrea porta dei pesci e infine arriva Gesù che augura pace a tutti e si compiace perché stanno lavorando alacremente.
Cominciano a sopraggiungere persone che desiderano ascoltare il Maestro.
Pietro vorrebbe darGli un sedile poiché il suolo è umido dentro quell’umile casetta, ma Gesù risponde che occorre piuttosto fare sedili e lettucci per i malati che verranno.
Poi il Maestro comincia a parlare ai presenti, dicendo che la vita e l’esistenza non vanno confuse tra loro: anche le piante o gli animali esistono ma l’uomo ha qualcosa di più: la vita dell’anima che non muore mai. Bisogna osservare la legge di Dio affinché essa dopo la morte del corpo sia destinata alla felicità del Cielo, anziché al castigo eterno.
Molti di loro sono spiriti morti. Occorre che essi comincino con lo studiare insieme a Lui la Legge per riudire la voce paterna del Dio vero. Poi con umiltà, volontà e penitenza chiedano a Dio la sua misericordia; e allora il loro spirito tornerà a vivere come le piante a primavera.
Cessino di esistere soltanto, e comincino a "vivere" affinché la morte sia per loro il principio di un giorno senza tramonto, di una gioia senza stanchezza e misura, che Lui promette a tutti coloro che avranno voluto la "vita" per la loro anima calpestando i sensi e le passioni per godere della libertà dei figli di Dio.
119 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Io sono il Signore Dio tuo". Gesù battezza come Giovanni.
“Io sono il Signore Dio tuo” significa che Dio può dare e togliere tutto. L’ospite che non puoi cacciare, amico se sei buono, re irato se sei cattivo. Ci trae dall’Egitto, verso la terra promessa, che è l’eternità con Dio.
Chi prega soltanto con la bocca è un traditore.
Gli apostoli dovranno liberare il cuore dalla triplice fame da cui nascono tutti i vizi e solo allora potranno fare i miracoli.
Come Giovanni, dire: “Siamo deboli e peccatori. Aiutaci con la tua forza e il tuo perdono ogni giorno”.
Parla, poi, di un uomo che aveva ucciso madre e fratello per poter dissipare l’eredità con le donne e ora è ossessionato dal rimorso e maledice le donne.
Gesù, però, gli dice: “Non maledire, poiché io non ti maledico. Quand’anche tu avessi ucciso Dio, potresti essere perdonato. Devi solo pentirti e fare penitenza per il resto della tua vita.”
120 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non ti farai degli dei nel mio cospetto".
L’uomo dovrebbe ricordare di essere sempre al cospetto di Dio anche nel luogo più nascosto, e che si sentirà sereno e felice e sarà premiato se si comporta bene, e castigato se si comporta male.
Non avrai altri dei al mio cospetto. Essi sono gli altari eretti alla donna, all’oro, al potere, alla scienza, ai successi militari, all’uomo potente – solo superiore in prepotenza o fortuna, - oppure a sé stesso.
Le preghiere degli idolatri sono le menzogne per adulare, possedere, corrompere.
Dio è forte e geloso.
Forte: può impedire al diavolo di tentare e all’uomo di superare certi limiti nel male.
Geloso: nel senso, però, che agisce per amore dei suoi figli, che li vuole con Lui, per il loro bene.
Fare del proprio cuore – e non del tempio di pietra – la dimora di Dio.
Dio fa misericordia fino alla millesima generazione di coloro che lo amano.
121 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non proferire invano il mio Nome". La visita di Mannaen.
Non si tratta solo di non bestemmiare ma anche di non rendersi indegni di nominare il Suo nome con opere che a Dio non piacciono, gli idoli nel segreto dei cuori, l’ipocrita lode di Dio, il voler – negli Ebrei - considerare sacrilegio l’avvicinarsi a Dio dei popoli pagani (come se non fossero anch’essi figli creati da Dio) e al tempo stesso offrire al Tempio quanto avanza dal ptoprio godimento, e il nominare Dio purissimo con un’anima che è un vermicaio di colpe.
Dio si volta con disgusto quando è nominato da un ipocrita o da un impenitente.
Ciò non deve essere inteso nel senso che i peccatori non debbano nominare Dio, ma che lo invochino sinceramente per essere perdonati e liberati dal male e dal Seduttore. Se Eva avesse invocato Dio, Satana sarebbe fuggito.
Non bugiarde preghiere e consuetudinarie pratiche, ma col cuore, col pensiero, con gli atti, con tutto voi stessi dite quel Nome: Dio, per non essere soli, per essere sostenuti e perdonati.
Non è nominare Dio invano quando ogni minuto del vostro giorno e ogni vostro bisogno, dolore, onesta azione, tentazione vi riporta sulle labbra la filiale parola d’amore: “Vieni, Dio mio!”
Un erodiano è venuto a sentire Gesù. Pietro gli ha detto che non hanno un letto per lui, ma Gesù gli offre il proprio, pronto a dormire accanto al suo cavallo. Quell’uomo si dichiara indegno di dormire nel letto di Gesù e accetta solo di mangiare e di dormire poi lui stesso accanto al suo cavallo.
122 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Onora il padre e la madre." Guarigione di un ebete.
Un ritardato mentale viene guarito dopo che ha detto più volte il nome di Gesù, il Quale poi afferma che è guarito per volontà del Padre ma che anche pronunciare il Suo nome con vera fede guarisce il corpo e l’anima.
Gesù afferma che nelle malattie fisiche c’è di mezzo il diavolo che, attraverso la sofferenza, vuole portare l’uomo prima alla ribellione e poi alla disperazione.
Lo stesso avviene nelle malattie morali e spirituali per portare alla dannazione. Dio ha creato l’uomo sano e perfetto. Siamo tutti fratelli ma spesso c’è odio pure tra i fratelli del medesimo sangue.
L’amore si prova con i fatti, non con le parole. Bisogna imparare fin dalla prima età il rispetto per la famiglia. Non può durare una famiglia se non c’è ubbidienza, rispetto, economia, buona volontà, operosità, amore.
Si dovrebbe dire “Dio ti benedica” e “grazie” a chi si affatica per darci il pane, veglia sul nostro sonno, ci prepara alla scuola e alla vita. E’ stolto farsi amici degli estranei e chiudere il cuore al padre e alla madre.
Il martirio di un genitore calpestato sarà premiato da Dio, ma non sarà dimenticato neanche l’atto del figlio torturatore.
Chi ferisce l’amore più santo dopo quello verso Dio, ha già in sé il pervertimento sociale perché da un cattivo figlio viene il perfido sposo, il futuro ladro, il truce e violento assassino, il freddo strozzino, il libertino seduttore, il gaudente cinico, il traditore della patria, degli amici, dei figli, della sposa, di tutti.
C’è, però, maledizione anche per il cattivo genitore: fate in modo che i figli non vi possano criticare e copiare nel male.
Siate pace, misericordia e conforto per i figli affinché essi scelgano per consorte chi ha una virtù verace come la vedono nei genitori.
Poi Gesù promette a una madre piangente la conversione di suo figlio ribelle, lussurioso e malato di cuore e che il padre voleva cacciare di casa.
(Riguardo alle malattie, sarebbe utile che le persone sapessero che esistono altre scuole mediche.
Alcune di esse – l’igienismo, la macrobiotica, la medicina tradizionale cinese, l'ayurveda, l’omeopatia e il life120 - appaiono più razionali poiché combattono le cause delle malattie, anziché i sintomi – e, secondo i professionisti che le esercitano, in numerosi casi si rivelano più capaci di guarire delle terapie usuali, quantunque non siano riconosciute da troppi Stati.
L’omeopatia, in particolare, utilizza medicinali propri, in piccolissime dosi che difficilmente possono intossicare.
Per saperne di più, visitare http://igienismo2013.blogspot.com o altri blog menzionati in fondo alla sua home page.
123 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non fornicare". L’affronto di cinque notabili.
“Non guardate intorno cercando di leggere negli occhi del vicino la parola “lussurioso”. Abbiate carità reciproca”.
Quale fra voi non ha messo i denti in questo pane di cenere e sterco che è la soddisfazione sessuale? Ed è lussuria solo quella che vi spinge per un’ora fra le braccia meretrici? Non è lussuria anche il profanato connubio con la sposa, profanato perché è vizio legalizzato essendo reciproca soddisfazione del senso, evadendo alle conseguenze dello stesso? Matrimonio vuol dire procreazione, e l’atto vuol dire e deve essere fecondazione. Senza ciò è immoralità.
E’ fornicazione molta parte delle azioni carnali dell’uomo. Essa lascia nausea e disprezzo di sé e del compagno.
E non contemplo nemmeno quelle inconcepibili unioni da incubo tra uomini o con bestie.
Peggio ancora per la prostituzione: Il corpo umano è un magnifico tempio che racchiude un altare. Sull’altare dovrebbe essere Dio, ma Dio non è dove è corruzione. Perciò il corpo dell’impuro ha l’altare sconsacrato e senza Dio.
Pentiti, figlia di Dio. Il pentimento rinnova, purifica. Nemmeno tuo padre può più perdonarti? Ma Dio può. La bontà di Dio non ha paragone con la bontà umana. Sapesti martirizzare il tuo cuore per far godere la carne. Ora sappi martirizzare la carne per dare un’eterna pace al tuo cuore.
Molti vanno via verso il paese, ma un gruppo di uomini resta a parlottare in un angolo. Alcuni sono accusatori di Gesù, altri Lo difendono.
I primi si rivolgono a Pietro con arroganza ma lui se ne va. Poi essi dicono che il loro Maestro si disonora lasciandosi seguire da una prostituta, la donna velata che è l’amante fuggita da Sciammai. Giuda di Alfeo risponde loro che si disonora chi disonora l’innocente e che i malvagi che vivono nelle tenebre scambiano per un rettile il ramo fiorito, odiano l’uomo integro e sfogano il loro malanimo senza pensare che così si tradiscono.
Allora essi se ne vanno, senza ribattere.
I discepoli lo riferiscono a Gesù che li ringrazia della difesa, ma aggiunge che è meglio subire una critica pur di salvare un’anima.
124 La "velata" viene ospitata nella casetta dell’Acqua Speciosa.
Gli apostoli stanno dentro la casetta, tossendo e lacrimando perché il vento respinge dentro il fumo.
Pietro si affaccia alla porta per prevedere che tempo farà e così vede la solita donna velata.
Allora, si domandano tra loro per quale motivo stia sempre nei loro paraggi.
Alla fine chiedono a Gesù di chi si tratta; e Lui risponde che è un’anima, meno curiosa di quella dei Suoi amici, che va e viene senza guardare né parlare.
Pietro afferma di averla vista in un casottino di legno sprofondato in un fosso, vicino al fiume, che rischia di morire nell’acqua e di averla invitata a lasciarsi ospitare da loro ma lei ha rifiutato.
Gesù lascia agli apostoli di decidere se accoglierla o no poiché ne potrebbero seguire delle dicerie.
Infine decidono di ospitarla in uno stanzone libero solo per il primo giorno e di segnalarla a un fattore affinché le metta a disposizione una stalla per l’avvenire.
Pietro e altri due apostoli anziani sono mandati a invitarla presso di loro e a portarle intanto del pane e della verdura poiché con quel maltempo la donna non avrà possibilità di andare a fare acquisti.
Gesù ordina che nessuno si rechi in quello stanzone per nessun motivo; poi osserva che hanno trovato l’occasione di fare del bene nonostante la pioggia e che ciò aiuterà quell’anima ad avvicinarsi a Dio, a differenza delle parole di tanti maestri che distruggono i loro insegnamenti con le loro azioni: chi ama, salva sé stesso e gli altri.
Pietro, che ha fatto in tempo a rientrare per sentire questo discorso, riferisce che quella donna ha benedetto il Salvatore e chi Lo ha mandato, ha voluto baciargli i piedi e intanto piangeva.
125 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Santifica la festa". Guarigione di un bambino dalle gambe fratturate.
Una madre presenta a Gesù un bambino con le gambe fratturate. I medici hanno detto che non possono fare nulla perché la frattura è vicina alla spina dorsale e ora il bimbo soffre molto e sta sempre sdraiato su una tavola. Gesù lo invita ad andare da Lui. La madre però obietta che il bimbo non può perché avrebbe troppo dolore, così hanno detto i medici.
Gesù le risponde che Lui è Lui e, infatti, prende il bambino sulle sue braccia senza causargli sofferenza. Poi comincia a predicare.
La festa si santifica sospendendo il lavoro onesto e riparando i peccati della settimana con la riflessione, stando con la famiglia, i figli e visitando i genitori.
L’onestà del lavoro rientra nell’amore del prossimo. L’onesto non ruba nel commercio, non defrauda la mercede all’operaio, non lo sfrutta in maniera colpevole, ricordando che è carne viva come lui e non una pietra che si può calpestare senza colpa.
A sua volta il furto è un tradimento del prossimo.
Bisogna cambiare il proprio modo di pensare, scrutare sé stesso e proporre di migliorarsi la prossima settimana, altrimenti l’ossequio esteriore al comandamento festivo è solo un simulacro, specialmente se usato nel vizio, nella lussuria, nella crapula o nel pensare come sfruttare o nuocere al prossimo la prossima settimana.
Voi domandate: “E se poi si cade di nuovo in peccato?”
E’ come se un bambino non volesse più tentare di camminare semplicemente perché è caduto. Come voi baciate un bambino caduto, così Dio bacia l’uomo che cade e gli dice: “Non piangere. Io ti rialzo. Stai più attento un’altra volta.”
Bisogna avere fiducia in Dio come ne ha avuta quel bambino, che ora è invitato da Gesù a tornare con le proprie gambe guarite dalla madre e a dirle che il Messia la benedice.
126 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non ammazzare". Morte di Doras.
L’omicida non offende solo l’uomo ma anche Dio, poiché quegli è suo figlio. E non importa se è un uomo libero o uno schiavo, perché queste erano imperfezioni presenti nell’antica legge. Davanti alla Maestà di Dio è polvere anche il più potente monarca della Terra.
Può succedere di uccidere senza averne l’intenzione. Influisce sulla gravità della colpa anche in quale luogo si colpisce, ad esempio a casa della vittima o attirandola con l’inganno nella propria.
In questo caso c’è anche premeditazione e malizia, ferocia e violenza.
Se uno affila il pugnale e poi lo nasconde in posto che possa essere facilmente brandito, poi non può dire che non voleva colpire.
Dio può perdonare a chi diviene assassino nella febbre del dolore, non perdona a chi diviene assassino per avidità di potere o di stima tra gli uomini.
E se si torna a colpire ripetutamente, allora non è più un delitto d’impeto, ma da vero assassino. In questo caso si fa peccato non solo di omicidio, ma anche di ira, violenza, superbia, disubbidienza, sacrilegio o cupidigia.
E si pecca di omicidio anche con la calunnia.
Doppiamente colpevole è il padrone che uccide lo schiavo, ma in modo che non gli muoia tra le mani.
“E voi donne tacite e impunite assassine di tante vite: è uccidere anche staccare un frutto che cresce nel seno perché è di colpevole seme o perché è un germe non voluto, peso inutile ai vostri fianchi e alla vostra ricchezza.
Vi è un solo modo di non avere quel peso: rimanendo caste. Non unite omicidio e lussuria, violenza e disobbedienza.”
Poi Gesù si rivolge a coloro che si comportano come Caino contro i loro schiavi e dice loro: “Fuori dal mio cospetto”. Un tale Doras gli domanda se si riferisca a lui e Gesù gli risponde di sì.
Allora lui risponde che uscirà, ma che si rivedranno, però muore sul colpo.
Bisogna avere fiducia in Dio come ne ha avuta quel bambino, che ora è invitato da Gesù a tornare con le proprie gambe guarite dalla madre e a dirle che il Messia la benedice.
127 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non tentare il Signore Iddio tuo". Testimonianza del Battista.
Alcuni discepoli che seguivano Giovanni parlano a Gesù di un’insinuazione fatta da Doras che era stato dal Battista per farsi purificare e, essendo stato respinto, si proponeva di andare da Gesù, dicendo che Lui aveva accolto anche le meretrici.
Gesù risponde: “Lasciate dire. I buoni non credono alle parole ma alle Mie opere”.
Quell’uomo – Doras - non mancava di fare le offerte rituali, ma non sapeva offrire a Dio sacrificio di spirito, ossia allontanarsi dal peccato, fare penitenza e chiedere il perdono con gli atti.
Si tenta Dio:
quando si vuol imporre a Lui la nostra volontà,
quando si agisce imprudentemente contro le regole della Legge,
quando, perdonati da Lui, si torna a peccare,
quando si volge in danno un beneficio da lui ricevuto,
Dio è pietoso con chi si pente, ma è tutto severità con chi non modifica sé stesso.
“Le ipocrite offerte fatte con ricchezze di cattivo acquisto sono simili a inviti a Dio a farsi complice del male operare dell’uomo.”
128 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non desiderare la donna d’altri". Guarigione di un giovane lussurioso.
Un giovane lebbroso aveva commesso adulteri andando nella casa di un cliente di suo padre.
Gesù gli dice che deve confessare la sua colpa per poter aver pietà di lui. (E poi gli chiede di giurare che non peccherà più).
Ora il lebbroso piange al pensiero che morirà e non avrà nemmeno una madre a piangere sulla sua tomba. Gesù gli domanda se non pensava che aveva una madre e un Dio mentre peccava e se si sarebbe pentito se non avesse avuto la lebbra.
(A chi vorrebbe lapidarlo, Gesù dice che chi è in peccato è più immondo del lebbroso pentito.)
Aggiunge che non si deve desiderare il male, poiché poi si finisce con l’agire, mentre purtroppo ciò non avviene con i desideri buoni.
Il marito che tradisce è un assassino della sposa e dei figli. E se entra nella casa altrui per commettere adulterio è anche un ladro dei più vili e un falsario perché manifesta un’amicizia che non ha.
129 La guarigione, all’Acqua Speciosa, di un romano indemoniato.
Andrea entra nella casetta avvisando Gesù che nel campo c’è un tale che appare ricco - seguito com’è da persone ben vestite - considerato un folle, ma che gli Ebrei considererebbero un indemoniato, che ulula come una bestia.
Allora il Maestro va con Andrea e Tommaso a liberare l’indemoniato. Sono accolti dal fratello che ammette di essere un Romano pagano al quale è stato consigliato di rivolgersi a Gesù.
Il Maestro gli spiega che, in realtà, non si tratta di una malattia, ma di una possessione da parte di un demonio muto e ordina al diavolo di lasciare quell’uomo e di tornare nell’abisso.
Il demonio dice che non può fare altro che andarsene e Gesù assicura che l’uomo è guarito e può essere slegato.
Alcuni dei presenti sono ammirati del miracolo, altri invece trovano da ridire perché è stato fatto a un pagano.
Gesù dice a questi ultimi:
· che esiste un solo Dio, che crea le anime di tutti gli uomini e desidera che tutti credano in Lui e nell’anima, poiché da questo concetto nascono le piante della fede, speranza, carità, giustizia, temperanza, fortezza;
· che tali virtù sono ignote a coloro che dai loro dei non possono che copiare le comuni passioni umane, aumentate in licenza, visto che sono compiute da esseri supposti eccelsi;
· che ora i pagani ritorneranno in patria, con una gioia anche superiore a quella di essere stati guariti, poiché ora sanno di non essere più dei bruti e che oltre la vita esiste un futuro, che il vero Dio è Bontà e perciò ama anche loro e li benefica per persuaderli ad andare a lui.
Infine al Romano promette che fra poco più di due anni sarà un Suo inviato a portargli la parola di Dio.
130 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non dirai falsa testimonianza". Il piccolo Asrael.
Il bugiardo in cose gravi è un assassino, anzi lo è due volte poiché oltre all’uomo uccide anche il suo nome. E Gesù non parla di chi manda una persona a morte con la sua falsa testimonianza. Per costui sono già preparati i carboni della geenna. Chi persuade altri in sfavore di un innocente lo fa per odio, avidità o paura.
E Gesù non parla di chi manda una persona a morte con la sua falsa testimonianza. Per costui sono già preparati i carboni della geenna. Chi persuade altri in sfavore di un innocente lo fa per odio, avidità o paura.
131 I discorsi dell’Acqua Speciosa "Non rubare e non desiderare ciò che è d’altri". Il peccato di Erode.
Gesù dice che Dio dà a ognuno il necessario: tetto, pane, vestito.
Il desiderare porta alle malattie, all’invidia, al furto, all’insoddisfazione, mentre chi si accontenta è allegro e sano. Non desiderare ciò che è d’altri. Erode era anche un ladro.
Desiderare ciò che è d’altri è invidia e avidità. Anche Lucifero, Adamo ed Eva fecero questo peccato.
Rispondendo alle domande dei presenti, Gesù dice che la donna sposata che si prostituisce è colpevole di adulterio e di furto al marito, mentre la nubile è colpevole di impurità e di furto a sé stessa, poiché si priva dell’amicizia di Dio e della vita eterna. Tuttavia ogni peccato capitale è meretricio con Satana. Comunque Dio perdona chi si pente in proporzione al pentimento e al suo amore verso Dio.
Infine Gesù dice che alle porte del paese c’è una vedova, carica di prole e nella fame più assoluta, cacciata di casa per debiti, che ha bisogno di asilo e invita i presenti a essere buoni con lei, aggiungendo che la misericordia è il più gradito dei sacrifici al Signore.
132 Discorso conclusivo all’Acqua Speciosa. Predizione del primato spirituale a Simon Pietro.
Gesù afferma che prima di poter fare le cose più difficili, occorre fare quelle più facili: la base è il rispetto dei dieci comandamenti che proibiscono dieci cose: il bestemmiare, idolatrare, profanare le feste, disonorare i genitori, uccidere, fornicare, rubare, mentire, invidiare le cose altrui, appetire la moglie altrui.
Essi sono le dieci colonne del tempio dell’anima e sopra ad essi splende l’oro del precetto più santo: ama il tuo Dio e ama il tuo prossimo. Senza l’amore, uno non potrebbe ubbidire alle dieci regole e il tempio crollerebbe e non potrebbe accogliere più Dio.
Lasciar perdere le innumerevoli formule che con un cumulo di proibizioni tutte esteriori nascondono la santa voce del Signore.
E’ inutile sottilizzare sulle forme: chi nega aiuto ai genitori anche se per opere date a Dio, è sempre in odio a Dio. Lo stesso vale per gli altri comandamenti.
E poi arriverà il castigo di Dio, come dopo l’erezione del vitello d’oro, dopo l’idolatria di Salomone o l’accettazione dell’ellenismo.
Dio non vuole un sacrificio di buoi, ma l’olocausto di un cuore pentito, perché ci ha creati per Lui.
A chiusura del discorso, Gesù invita i presenti a celebrare con spirito nuovo la festa della Purificazione.
Pietro si dispiace che per la prima volta non accenderà né vedrà accendere in casa le luci della festa.
Poi chiede a Gesù di raccontargli le vicende della Sua nascita a Betlemme per poter rispondere al popolo che gli chiede queste cose e tante altre. E si lamenta di non saper parlare alla gente.
Il Maestro lo rassicura: ha tutto ciò che occorre; e dovrà dire al suo successore che la stella polare è Gesù. Allora Pietro domanda se anche a lui verrà concesso di avere un figlio in vecchiaia, come alla madre del Battista.
Gesù gli risponde di no, ma che avrà molti figli (spirituali) e in ogni nazione, poiché sarà un “pescatore di uomini” e che, a suo tempo, saprà parlare meglio di Gamaliele.
133 Andrea modello ideale del sacerdote. Una lettera della Madre. Gesù costretto a lasciare l’Acqua Speciosa.
Gesù parla con Andrea e gli dice che lui è un modello del bravo sacerdote e che i veri sacerdoti non sono quelli che fanno molto rumore, che hanno mondana cultura e relazioni mondane e potenti. Questi sono soltanto dei mimi.
E’ un’anima tanto grande da annullare la carne a fare il grande e santo sacerdote. Egli parla con la castità degli sguardi, degli atti, delle parole, delle opere e chi si avvicina a lui si rende conto che quel sacerdote ha l’anima di un angelo.
Se è un miscredente ad avvicinarlo, conclude che esiste Dio e un Cielo. Se è un lussurioso, frena i suoi sensi per non profanare gli occhi del sacerdote, se è un avaro, si propone di non esserlo più. Se è un iracondo, si muta in un essere più pacato.
Sarà per questi eroi del silenzio e dell’operosità fedele se il mondo non diventerà tutto un lupanare e un’idolatria.
Poi, rientrano in casa anche altri apostoli, alcuni con dei sacchi di doni e anche una lettera della Madre di Gesù, nella quale lei manifesta la sua tristezza per la lontananza da Lui, ma dice che entrambi stanno facendo la volontà del Padre e che ciò asciuga ogni lacrima; che gioisce per coloro che Lo benedicono per essere stati guariti e si rattrista e prega per quelli che Lo maledicono.
Poi Giuda iscariota confida che sono passati da Giuseppe d’Arimatea e da Lazzaro e che essi consigliano a Gesù di ritirarsi altrove per qualche tempo poiché i Suoi avversari hanno deciso di andare lì di sorpresa per accusarLo.
Ma Gesù lo rimprovera dicendo che occorreranno secoli affinché la nuova religione si diffonda. Essa, come la luna crescerà, sarà piena, decrescerà e in alcuni momenti apparentemente scomparirà, senza per questo cessare di esistere.
Gli apostoli, però, temono di finire davanti al Sinedrio e persuadono Gesù a seguire il consiglio di Giuseppe e di Lazzaro.
Allora rifanno i pacchi e vanno via senza dire nulla al fattore così, dice Gesù, nessuno avrà bisogno di mentire per affermare che non sa dove stanno ora il Maestro e gli apostoli.
134 La guarigione di Jerusa a Doco.
Gesù arriva a Doco e si fa indicare la casa di Marianna, una vecchia che ha la nuora, Jerusa, morente. E’ accolto da una bambina pallida, spettinata e con gli occhi rossi che provvede a chiamare la nonna la quale si presenta con sei bambini scalzi e sparuti, poiché a causa della malattia della loro madre e col padre lontano per guadagnare qualcosa, non hanno quasi nulla da mangiare e hanno fatto molte veglie.
Dice che ciò che li sfinisce più di tutto è il vedere sua nuora morire. Gesù dice ai bambini di non piangere, che la madre guarirà e il padre tornerà e non avranno più fame.
Jerusa chiede a Gesù che se non può guarirla, la faccia morire poiché i figli ai quali ha dato dolce latte le hanno reso fuoco e amaro e soffre molto nel seno. E si domanda cosa succederà quando lei morrà a causa della malattia e la suocera a causa della fatica e degli stenti.
Gesù la tocca delicatamente e ammette che ha il fuoco dentro, ma subito la donna sente che il bruciore sta cessando come se un angelo soffiasse su di esso e chiama i figli assicurandoli che la loro mamma non muore più, poi si rovescia sui guanciali piangendo di gioia.
La suocera si getta in ginocchio e chiede a Gesù cosa possa fare per ringraziarLo visto che non ha nulla, ma il Maestro risponde che resteranno a riposare presso di loro fino a sera e ordina a Giuda di acquistare vivande in abbondanza affinché in quella casa abbiano di che nutrirsi anche nei prossimi giorni.
135 L’arrivo a Betania. Un discorso di Gesù ascoltato dalla Maddalena.
Gesù sta arrivando alla casa di Lazzaro. I contadini e i cittadini accorrono a salutarLo.
Una donna che dal vestire sembra greca o romana, richiamata dalle grida della gente si affaccia da una siepe di alloro che circonda un’altra bella casa.
Vede la gente che saluta Gesù e i suoi apostoli vestiti modestamente e andare a piedi: scuote la testa sprezzante e se ne va seguita dai suoi trampolieri multicolori.
Il Maestro spiega che Lui e i Suoi alloggeranno nella casa messa a disposizione da Simone, perché non vuole che i Suoi nemici molestino Lazzaro o coloro che verranno ad ascoltare le Sue prediche.
Aggiunge che non devono dispiacersi del ritorno della sorella Maria, sia lui sia Marta, poiché Lui è più potente di chi l’ha condotta lì (il diavolo).
Lazzaro confida a Gesù che quelli del Sinedrio sono inferociti verso di Lui dopo la morte di Doras e che lasciandosi avvicinare da Maria offre loro un’occasione di accusarLo e che farebbe meglio a spostarsi continuamente per la predicazione per non dare modo di raggiungerLo e permettere così che il mondo venga santificato, poiché ci sono altri che lo profanano come quella Romana che abita nelle vicinanze e riceve le “visite” di tanti del Sinedrio stesso.
Il Maestro risponde che è Suo dovere, diritto e desiderio di cercare di redimere i peccatori.
Poi si presenta la folla e Gesù comincia a parlarle dicendo che sono arrivati un fiume di amorosa dolcezza per loro e un rivo dell’ingiusto astio di chi non potendo venire al Bene, accusa il Bene di essere un Delitto. Il mondo è dei cattivi e passa. Il Paradiso è dei buoni e non passa.
Aggiunge che non sono felici quelli che con modi il più delle volte illeciti hanno i granai e gli otri pieni, poiché sentono il sapore del sangue e delle lacrime altrui,
cioè dei poveri e degli orfani depredati e vanno cercando a tentoni l’amore e trovano tutti gli amori, cioè le cose sozze che l’uomo ha così chiamato, ma non trovano l’amore vero che è solo Dio.
Finita la predica, il Maestro raccomanda ai discepoli di far finta di nulla riguardo a Maria che ha ascoltato la predica, nascosta dietro una siepe, e di lasciare che ascolti o pianga e resti o vada via.
136 La festa delle Encenie nella casa di Lazzaro. Predizione sugli spiriti che risorgono per propria volontà e rievocazione della nascita di Gesù.
Simone dice a Gesù che Maria ha affermato che lasciava i sepolcri per la gioia, quando ha visto rientrare Lazzaro e Marta. E che Lazzaro avrebbe voluto punirla una volta per tutte, poiché voleva il silenzio sul Maestro.
Questi, però, risponde che avrebbero voluto subito il miracolo su di lei, ma Lui non forza gli spiriti alla risurrezione, dà il primo appello e il primo aiuto a uscire dal sepolcro, ma poi ognuno aspirerà da Lui,
chi il minimo indispensabile per non essere un dannato, e soltanto per l’infinita misericordia di Dio, dopo un lungo purgatorio, arriverà in Cielo,
chi sarà più fulgido e formato e avrà unito la sua volontà a quella del Cristo per non dannarsi;
e chi infine sarà fulgidissimo per avere unito la buona volontà per amore, per fare eroicamente nel tempo che gli resta ciò che non fece negli anni che perse nel peccato.
Poi Gesù e Simone si ricordano di presentarsi per la cena ormai pronta. Con piacere il Maestro trova anche i pastori venuti ad adorarLo in occasione del Suo primo Natale senza la Madre.
Allora essi parlano di quanto videro in quell’occasione.
In seguito Gesù dice che Dio non poteva far nascere il Cristo in una donna in cui Satana aveva messo il suo marchio. Perciò fu l’Arcangelo di tutti gli annunzi a deporre l’anima dell’eterna Fanciulla nella carne embrionale dei Suoi nonni, che fu poi la sempre vergine, anche dopo il matrimonio.
Giuseppe di Nazareth era un giusto e amò come amano gli angeli di Dio. Egli è la testimonianza di ciò che può un giusto solo che lo voglia.
I pastori a loro volta aggiungono altri particolari, tra i quali la straordinaria luce di quella notte di Natale.
Infine, Gesù spiega che fu per prudenza che non si fece sapere nulla ai pastori per tranquillizzarli dopo la fuga della Sua famiglia in Egitto e anche tornando a Nazareth evitarono di passare a Betlemme e a Ebron.
Aggiunge che l’affanno dei Suoi genitori dopo lo smarrimento al Tempio ebbe una duplice ragione: non solo l’amore, ma anche la paura che si svelasse anzi tempo che Lui era il Messia.
137 Ritorno all’Acqua Speciosa e scontro con i farisei che hanno aggredito e scacciato la "velata".
Andrea, in disparte, racconta a Gesù che la donna velata è stata picchiata e scacciata dai farisei e lui avrebbe voluto seguirla per poterla portare in salvo.
Gesù gli assicura che il suo desiderio si compirà, ma che comunque quand’anche quella donna fosse morta sarebbe salva poiché la volontà di redenzione è già assoluzione.
E allora Andrea si tranquillizza e aggiunge che non gli importa di sapere chi sarà a condurla a Gesù, ma solo che vada a Lui.
Il Maestro allora gli risponde che così fa il vero apostolo, che in molti casi scoprirà solo in Cielo di aver salvato questa o quell’anima.
A volte, però, è loro concesso di saperlo già sulla Terra, per infondere un maggior vigore per nuove conquiste, ma beato quel sacerdote che non ha bisogno di questo incentivo per fare il suo dovere, poiché altrimenti l’apostolato diverrebbe come un lavoro umano. La gloria di essere stati dei “salvatori” va rimessa al tempo del Cielo.
Giuda iscariota arriva correndo per raccomandare a Gesù di andare via, perché i farisei vanno ogni giorno alla casa e mandano via le persone che Lo cercano, anzi le spaventano con anatemi e uno scriba lo ha aggredito, ma lui lo ha preso per il collo. E Pietro lo approva.
Gesù, però, li rimprovera perché sono sempre gli stessi, pronti a rispondere con la violenza alla violenza e aggiunge che Lui non è vile e che non rinuncerà a parlare con loro poiché anch’essi sono figli di Abramo e solo se non li persuaderà si ritirerà. E si avvia verso la casa con gli apostoli che Lo seguono, parlando a voce bassa.
Poco dopo arrivano i farisei.
Gesù va alla porta e li saluta pacificamente, ma essi gli intimano di andarsene, in nome della legge santa. Lui, però, risponde che non fa nulla di male: insegna come rabbi, guarisce come taumaturgo e caccia i demoni come esorcista, tre categorie rispettate e venerate anche da loro in Giudea e Lui non chiede venerazione, ma solo di essere lasciato fare del bene.
Li invita a non combattere il Verbo di Dio e ad andare a Lui per il bene della loro anima. Aggiunge che non è venuto per combatterli, ma essi insistono e Lo maledicono.
Gesù torna indietro e si mette a piangere, non per Sé, ma per loro che si uccidono (spiritualmente) e decide che partiranno l’indomani per andare tutti in Galilea.
138 Commiato dal fattore dell’Acqua Speciosa e dal sinagogo Timoneo, che diviene discepolo.
Il fattore dice che lui aveva offerto alla donna velata il suo aiuto, ma lei non se ne è servita e, inoltre, gli ha lasciato in compenso un bracciale d’oro e lui lo consegna in elemosina per i poveri a Gesù, che loda la sua rettitudine e benedice tutta la sua famiglia.
Poi il fattore, la moglie e i figli si inginocchiano e baciano i piedi al Maestro, che si allontana con i Suoi discepoli dicendo loro che non devono preoccuparsi per l’ostilità dei farisei e che comunque rispondendo alla loro violenza con la violenza si potrebbe solo ottenere una vittoria temporanea, ma non costruire l’eterno Regno dei Cieli.
Conclude che ancora non l’hanno capito, ma un giorno lo capiranno.
Potrebbero capirlo subito se spezzassero la loro umanità per lasciare libero lo spirito.
Intanto va a consolare il sinagogo che si è rifiutato di maledire la donna velata e di farla lapidare.
Infatti, egli non si preoccupa di non poter essere più il sinagogo, ma perché pensa di non poter più alzare lo sguardo verso Dio e di parlare di Lui.
Gesù lo rassicura poiché le accuse mosse contro loro due dai farisei non sono vere ed anzi gli offre la possibilità di diventare in seguito Suo discepolo, ma intanto resti al suo posto finché gli sarà permesso e attenda la decisione del Sinedrio.
139 Sui monti presso Emmaus. Il carattere di Giuda iscariota e le qualità dei buoni.
Giuda chiede a Gesù di dirgli che cosa è che non va in lui.
Gesù gli risponde che lui è un disordinato: pur avendo buone qualità – intelligenza, ardimento, istruzione, prontezza -, esse finiscono col fare danno, come l’acqua di un ruscello, quando il suo letto non è curato dall’uomo e venuta la tempesta procura danni anziché vantaggi.
In altre parole, come l’edera, debole si aggrappa agli alberi robusti per salire, così quando arriva la bufera della tentazione bisogna avere una moltitudine di virtù robuste per resistere o altrimenti entrare in contatto con la pace dei buoni per calmare la propria febbre e cercare anche il mondo dei propri criticoni per trovare la forza morale.
Giacomo d’Alfeo afferma che è stato l’ambiente in cui loro sono cresciuti a renderli migliori poiché in Galilea c’è meno ricchezza e meno corruzione ed essi vivono operosi e contenti di ciò che Dio ha concesso a loro.
L’Iscariota ammette che sua madre è una santa donna, ma che suo padre lo ha allontanato presto da lei per farne un grande nel mondo.
Gesù dice che le qualità per essere buoni sono ordine, pazienza, costanza, umiltà, carità. Chi inizia la sua lavorazione spirituale, con disordine, cominciando dalle cose inutili e saltando da questo a quello, poi non riesce a combinare le parti del suo lavoro. Sapeva cosa avrebbe trovato nei Suoi discepoli; perciò non essendosi fatte delle illusioni non ha avuto delusioni.
140 A Emmaus, dal sinagogo Cleofa. Un caso di incesto. Fine del primo anno.
Gesù è accolto in casa dal vecchio sinagogo Cleofa, che vorrebbe essere Suo discepolo, se non fosse troppo avanti negli anni.
Il Maestro gli risponde che anche la sua fede in Lui è una predica.
Poi spiega che sta andando in Galilea perché scribi e farisei giudicano una colpa l’amore e la misericordia da Lui predicate e praticate.
Infatti, Cleofa gli racconta un caso di incesto involontario: un uomo aveva sposato una donna che solo in seguito si scoprì figlia della moglie di suo padre e che quindi poteva essere sua sorella. Allora, con molto dolore la ripudiò.
Gesù rispose che, essendo inconsapevole l’eventuale incesto non c’era colpa, tanto più ora che era cessata la convivenza e la donna ripudiata era morta.
Ma ora si scopre che quell’uomo è stato condannato e sta piangendo fuori dalla porta.
Allora Gesù esce a confortarlo dicendogli che Dio è misericordioso e che Lui non sfugge - per la paura di contaminarsi - le pecore ferite e che vi sono troppi che vanno alla rovina per troppa severità di giudizio.
141 Andando verso Arimatea con i discepoli e con Giuseppe di Emmaus.
Pietro domanda a Gesù che si farà di Giuseppe, condannato con l’accusa di incesto e che ora è stato invitato a essere un discepolo.
Il Maestro risponde che non si può abbandonarlo in balia della disperazione, semplicemente per evitarsi delle noie con i farisei.
Aggiunge che le Sue principali opere non sono tanto le guarigioni dei corpi, quanto le guarigioni dai vizi capitali, o le desolazioni derivanti dall’idea di essere colpiti o abbandonati da Dio.
Un uomo che ha perso la speranza, cioè la certezza dell’aiuto di Dio, è come un sottile vilucchio che striscia nella polvere, come se nell’universo non ci fosse più il sole, come si può constatare nei giorni di eclisse solare.
Inoltre, gli apostoli resteranno sempre i prediletti, ma vi è spazio anche per molti altri poiché il campo è vastissimo e i lavoratori per esso saranno sempre pochi.
Anzi queste persone, che hanno trovato la loro riabilitazione agli occhi di Dio e agli occhi loro, saranno i discepoli più fedeli e adatti a trascinare le turbe a Dio.
142 Con i Dodici verso la Samaria.
Gli apostoli sono divisi in due gruppi e qualcuno domanda se ciò sia giusto. Un altro risponde che è più facile ubbidire che comandare, perciò seguire l’esempio del Maestro.
Gesù gli dà ragione e afferma che uno dei segreti del perfetto fedele è nel non erigersi a interrogatore di Dio, come sarebbe il chiedergli: “Perché fai questo?” Infatti, chi è da più di Dio?
Il Battista fa bene a riconoscere che lui deve diminuire e il Maestro aumentare. Infatti non si duole di perdere dei “fedeli” a beneficio di Gesù, poiché egli non ha fedeli suoi, lavora per aumentare i fedeli a Dio.
Poi, al vedere che gli apostoli si scandalizzano quando ipotizza di predicare ai Samaritani, risponde che se non dovesse parlare dove c’è un samaritano, non potrebbe più parlare da nessuna parte.
143 La samaritana Fotinai.
Gesù manda tutti gli apostoli a comprare qualcosa per il pasto mentre lui aspetta lì pregando, nei pressi di un pozzo.
La samaritana Fotinai arriva per attingere acqua e Gesù le chiede da bere, ma lei Gli risponde di no, perché Lui appartiene ai Giudei che offendono da secoli i Samaritani.
Il Maestro le risponde che se sapesse chi è Lui, sarebbe lei a chiederGli da bere e avrebbe ottenuto acqua viva, che soddisfa la sete una volta per sempre.
La Samaritana Gli domanda se Lui è un mago, dal momento che i cammelli fanno scorta d’acqua nel loro ventre, ma col tempo la consumano e devono tornare a bere nuovamente.
Gesù risponde che l’acqua del pozzo è per il corpo mentre la Sua è acqua per l’anima e che anche i pagani, come sono chiamati anche loro dai Giudei, possono essere virtuosi e premiati da Dio, che è giusto, per il bene fatto e le domanda perché non vengono al vero Dio, a cominciare da lei con suo marito.
La Samaritana ribatte che lei non ha marito e Lui risponde che è realmente così, perché ha già avuto cinque uomini e neanche quello attuale è sposato con lei.
E le domanda perché vive nell’impudicizia, perché lei è la carne di tanti e non l’onesta moglie di uno solo, come è stabilito dal Decalogo, e perché vive nella paura di Dio e degli spettri dei suoi bambini ai quali ha impedito di vedere la luce, per avere, invece, gioielli, casa ricca, belle vesti, mensa ben fornita.
Poi le svela che è Lui il Messia e Salvatore che i profeti hanno preannunciato.
Intanto, gli apostoli tornano con le vivande acquistate e la Samaritana se ne va.
Gesù dice loro che Lui si nutre di un cibo che essi non conoscono, poi spiega che il Suo nutrimento è fare la volontà di Colui che Lo ha mandato, che il seminatore getta il seme nel terreno, poi attende alcuni mesi per chiamare i mietitori che in pochi giorni raccoglieranno il sufficiente per vivere dei mesi.
Così gli apostoli raccoglieranno i frutti di quello che Lui sta seminando adesso.
144 I Samaritani invitano Gesù a Sicar.
Su suggerimento di quella donna, i notabili di Sicar si presentano al Maestro e il loro capo – dopo aver ottenuto conferma che Lui è il Messia atteso - chiede a Gesù di entrare nella città a parlare al suo popolo.
Per strada il Maestro spiega che Lui non si impone a nessuno, ma che vuole parlare - che Lo ascoltino o no, poiché questa è la Sua missione, e che tutte le anime sono del Signore.
Se un uomo sarà giusto (niente idolatria, fornicazione, furti, usura, e, invece, sì alla misericordia per il corpo e lo spirito) avrà la vita eterna.
E se chi ha peccato si pente e viene alla Giustizia, anche lui avrà la vita eterna.
Il resto di Israele sarà punito per aver tenuto lontani i Samaritani con le maledizioni e le ingiurie, anziché persuaderli con l’esempio e la carità.
Egli li invita a venire alla fede nel vero Dio, promettendo per l’indomani un discorso a tutto il popolo.
145 Il primo giorno a Sicar.
Così il giorno dopo - mentre i dodici apostoli se ne stanno disgustati da parte per i loro pregiudizi contro i Samaritani – Gesù dopo aver risposto ad alcune domande private, inizia a parlare a tutti.
Dice loro che essi hanno una gran pena per essersi separati da Dio.
Ciò avviene perché essi hanno preferito lasciarsi sedurre da un uomo e dal suo modo di vivere.
Poi anche l’altra parte di Israele, però, lasciò Dio per i beni materiali.
I Samaritani si ravvedano, dunque, non unendosi al Tempio, ma a Lui che è il pastore buono.
146 Il secondo giorno a Sicar e commiato dai Samaritani.
Con le parole del profeta Baruc Gesù invita i Samaritani - e anche i gentili, cioè i pagani di altri popoli - ad abbandonare il male che hanno commesso riducendo la loro anima a schiava della loro carne, che chiedano perdono a Dio e si convertano dall’iniquità dei loro padri.
Il Messia ora è venuto a portare loro la buona novella dell’era della Redenzione, del Perdono, dell’Amore e della Pace e chi crederà a questa Parola giungerà alla vita eterna.
Poi, al loro invito a restare ancora con loro, li benedice e va via promettendo che tornerà.
147 Guarigione di una donna di Sicar e conversione di Fotinai.
Gli apostoli parlano male di Gesù, ma alla fine Egli dice loro che Lui è riuscito a ottenere buoni risultati con i Samaritani mentre essi erano prevenuti contro di loro. Il fatto che non abbiano chiesto miracoli è un segno della loro fede, anziché del contrario.
Aggiunge che:
- faranno bene a tener conto di questa esperienza durante la loro predicazione, per non avere preconcetti nei confronti delle anime che verranno alla fede nel Cristo.
- Se anche Lui non avesse dato al Sinedrio questa occasione per accusarLo, essi ne avrebbero trovate altre;
- Inoltre non è affatto stato inutile parlare ai Samaritani: infatti, ecco un uomo che li segue e Lui gli va incontro, seguito da Pietro che teme si tratti di un malintenzionato.
Al contrario, è un uomo che ha una moglie indemoniata la quale sembra morta, deve essere vestita, imboccata, portata in braccio come un bimbo. Afferma che ciò gli causa dolore, spesa, fatica e confida, per le parole di Gesù, che Lui la possa guarire.
Allora Lui ordina al demonio di andarsene. Subito la donna caccia un grande urlo, apre gli occhi chiusi e li sbarra come se uscisse da un grande incubo. Poi afferma di ricordare solo che ha dei bambini.
Gesù le risponde che non occorre che ricordi il passato, è sufficiente che ricordi quanto è successo oggi e che essi siano sempre buoni, e Dio sarà con loro.
Poi fa notare ai Suoi apostoli come si fossero sbagliati a giudicare male e che a parte l’idolatria essi hanno i medesimi difetti dei Samaritani e in più la superbia di giudizio.
Dopo, Fotinai si avvicina al gruppo perché vuole parlare con Gesù e dirGli che ha detto al suo uomo che non vuole peccare più, ma è tanto debole e vuole essere consigliata su come fare il bene.
Gesù le risponde che da sola non può andare con loro, torni al paese con spirito di penitenza e attenda; e un giorno insieme a molte altre redente potrà essere vicina al suo Redentore e imparare la scienza del bene.
148 Gesù visita il Battista presso Enon.
Gesù va a trovare Giovanni Battista nella sua grotta, lo chiama, si siedono fuori a parlare. Gli dice che è venuto a ringraziarlo per la sua attività di Precursore
Giovanni sa che lui sarà l’ultimo martire di Israele e il primo del nuovo tempo, ma desidera sapere se dovrà attendere molto la Sua venuta.
Gesù gli promette che dovrà aspettare poco per entrare in Cielo e che i suoi discepoli non andranno dispersi come pecore senza pastore.
Aggiunge che per ora può dargli solo il bacio dell’addio, ma che in Cielo gli darà il centuplo.
149 L’eredità del Battista. L’ora della morte per gli apostoli. L’amore di Dio in Giovanni.
Lo Zelote dice a Gesù che sarebbe desiderabile aver pietà almeno delle anime dei lebbrosi i quali sono trattati troppo duramente e, peggio ancora, sono nella disperazione, poiché nessuno parla loro di Dio.
Gesù gli promette che andranno tra loro, ora che sono stati cacciati dalla Giudea.
Promette ai Suoi discepoli che insegnerà loro a pregare, ma che deve insegnare loro a essere buoni poiché la bontà è già preghiera.
A Giuda iscariota risponde che i miracoli non sono un gioco, vengono da Dio ossia dall’essere buoni e dall’avere grazia presso Dio.
Poi Gli chiedono dove sia andato da solo di notte.
Gesù risponde che è andato a far felice un animo retto e a raccogliere la sua eredità.
Essa, però, è costituita non da denaro - che è la cosa più pericolosa e sozza che è sulla Terra, che serve solo per la materia, il delitto e l’inferno - ma da tre discepoli.
Allora capiscono che è andato dal Battista e si domandano che bisogno avesse un santo come quello del conforto di Gesù.
Il Maestro risponde che anch’essi a suo tempo verranno portati davanti ai giudici e alla morte e allora grideranno: “Signore, aiutaci in quest’ora!”
E solo col Suo aiuto essi saranno forti nella persecuzione.
150 A Nazareth dalla Madre, che dovrà seguire il Figlio.
Gesù va a Nazareth dalla Madre. Lei è addolorata per le voci di odio contro il Figlio che le sono arrivate e chiede che Lui le dica tutto.
Lui spiega che non è il popolo a odiarLo, sono le calunnie ordite dai farisei, che Lui si è attirato dicendo la verità. E aggiunge che vorrebbe avvicinare tante donne per redimerle, ma non può farlo per la malignità umana.
Allora la Madre chiede che d’ora in avanti le permetta di seguirLo dovunque, insieme alla cognata Maria d’Alfeo, perché lei vuole difenderLo dalle calunnie.
151 A Cana in casa di Susanna, che diventerà discepola. L’ufficiale regio.
Gesù è a Cana e il padrone di casa è in pena per la malattia della moglie.
Entra un uomo – ufficiale del Tetrarca di Galilea – che si prosterna ai piedi del Maestro e Lo supplica di accorrere a Cafarnao poiché suo figlio è gravemente malato e ha le ore contate.
Quantunque sia un servo del persecutore del Battista, crede nella capacità di Gesù di fare miracoli, avendo visto Giovanna prima e dopo il miracolo e pertanto crede in Lui.
Il Maestro gli risponde che per ora non può andare a Cafarnao, ma lui torni pure a casa, poiché suo figlio da questo momento è guarito.
Il padrone di casa si domanda se possa essere stato guarito quel ragazzo da lontano e per conferma chiede a Gesù di guarirGli la consorte.
Gesù gli domanda cosa offre lui in cambio, ma non denaro, bensì qualcosa di spirituale, ad esempio che la moglie diventi una Sua discepola, visto che gli impediscono di predicare in molte parti.
Lo sposo accetta, anche perché se la moglie morisse la perderebbe completamente. Invece così l’avrà ancora sia pure per un amore spirituale e che lo aiuti a guarire dal senso.
152 Maria Salome viene accolta come discepola.
Gesù è nella casa di Zebedeo, padre di Giacomo e Giovanni.
La loro madre chiede di essere accettata come discepola, ora che Lui permette di seguirLo a Sua Madre con la cognata e a Giovanna di Cusa.
Gesù le domanda se non ama più suo marito, i colombi, la vite, gli alveari, i fiori e i nipoti.
Lei risponde che getterebbe via tali cose, con pianto di donna, ma con riso della sua anima. Allora Gesù la accoglie volentieri.
153 Le donne dei discepoli al servizio di Gesù.
Pietro appare pensieroso al vedere che tante donne si uniscono alle discepole, mentre la sua non pensa di farlo. E anche altri apostoli si trovano nella stessa situazione.
Gesù risponde a tutti che è bene che avvenga così: esse potranno in tal modo ospitare le discepole, mentre gli uomini possono dormire dovunque.
Questo proteggerà gli uomini dalle calunnie, mentre la pazienza e la dolcezza delle donne sarà di esempio agli uomini.
Aggiunge che anche per la donna sta giungendo nella Sua Chiesa l’ora della riabilitazione.
154 A Cesarea Marittima, discorso ai galeotti e incontro con Claudia Procula.
Gesù si fa trasportare con la barca in un porto dove comincia a predicare, dicendo che è stolto quell’uomo che vedendosi potente, sano e felice, pensa di non aver bisogno di nessuno e di poter fare a meno di osservare le leggi e i decreti di Dio o di morale.
In realtà la vita è più mutevole dell’onda marina, oggi placida e domani furente.
Ugualmente il benessere e la potenza di oggi possono essere domani miseria e impotenza.
Quanti su quella galera furono un giorno lieti e potenti e ora sono schiavi e considerati rei, sicché sono schiavi sia della legge umana che punisce i trasgressori, sia in futuro schiavi di Satana se non arrivano a odiare la loro colpa!
Ma esiste un Dio vero che è Amore e Pietà, il quale ha fatto i cieli, i mari, i monti, i fiori, gli animali e l’uomo. Egli è amico dei Suoi poveri figli infelici e darà loro tanta gioia per quanto fu qui tanto il dolore.
Siano rassegnati nel loro dolore e consumino in un desiderio di Dio questo povero giorno che è la vita, per entrare nel giorno di Dio, luminoso, sereno, senza più paure e languori.
I potenti e i padroni pensino di essere tutti di un’unica pianta, non infieriscano su coloro che una sventura ha messo nelle loro mani e siano umani anche verso quelli che un delitto ha legato al banco della galera. Nessuno è senza colpe più o meno segrete.
La giustizia umana è incerta nel giudicare: vi sono rei che tali non sembrano e innocenti che sono giudicati rei, e anche rei veri, ma portati al delitto da forze prepotenti che scusano in parte la loro colpa.
Sopra la giustizia umana vi è una Giustizia divina, quella del Dio vero che, se avrete passato la misura nella punizione, alla vostra morte vi legherà ad una galera eterna e sarete torturati dai demoni e percossi come avete torturato.
Rivolgendosi agli schiavi e ai condannati conclude il discorso dicendo che Lui non può restituire la libertà a chi è stato ridotto in schiavitù o condannato per reati, ma darà Sé stesso come riscatto insieme a una nuova legge sulla Terra e a una dolce dimora in Cielo. Ricordino il Suo nome: Gesù Cristo, Salvatore e Amico loro.
Poi il romano Publio Quintiliano Gli dice che nella lettiga c’è Claudia Procula che vuole parlarGli.
Gesù le dice che lei è gloriosa perché è dei Claudi, una famiglia potente che ha avuto un’origine e avrà una fine, ma l’uomo lo è ancora di più perché è di Dio, le conferma che l’anima umana è eterna, la possiedono anche i pagani e la invita a farla uscire dal suo letargo.
Poi Gesù dice alla Valtorta che non sia scoraggiata, per i miseri risultati della sua fatica di scrivere i Suoi messaggi, poiché è pur sempre la Sua portavoce.
155 A Cesarea, guarigione di una bambina romana e diverbio sui contatti con i pagani.
Ancora a Cesarea Marittima Gesù è attorniato da alcuni dei Suoi apostoli e si dispiace nel vedere il loro malcontento perché Lui avvicina i gentili. Invita perciò Simone e i cugini, con l’aggiunta di Giovanni, a essere buoni con gli stranieri almeno loro.
Non è, infatti, merito loro se sono Israeliti, o colpa di altri se sono nati da genitori pagani. Chi è nato da un popolo che adora il vero Dio, ne deve ringraziare l’Eterno e cercare di portare a Lui chi, invece, discende da un popolo pagano.
Poi avvicina un bambino romano che sta con dei bambini ebrei, ma ammette che non si può dirlo altrimenti verrebbero percossi, ma a lui non importa che siano di un’altra religione, l’importante è che siano buoni, cioè che lo amino.
Gesù ne approfitta per mostrare ai Suoi discepoli che il segreto per amare è di essere buoni, poiché si ama senza pensare se uno è di un’altra fede.
Poi è chiamato per la figlioletta di un’amica di Claudia che sta morendo.
Il Maestro le ficca in bocca un dito bagnato con la Sua saliva, poi estrae un ammasso di membrane purulente: la bambina si calma in un sorriso innocente e si riprende.
Un medico domanda a Gesù come abbia fatto. Lui gli risponde che Lui ha con sé il Dio vero e fa per andarsene ma viene trattenuto da tre Israeliti che lo accusano di aver contattato degli stranieri e di essere così diventato impuro.
Gesù li guarda severo, poi li accusa di aver contattato essi stessi degli stranieri per affari o per farsi curare e tuttavia non si sentono impuri.
Poi cita il libro del profeta Aggeo in cui si domandò ai sacerdoti se diventava santa una cosa toccata con un lembo di vestito che aveva portato della carne santificata ed essi avevano risposto di no. Viceversa risposero che era contaminata se toccata da qualcuno che era contaminato per aver toccato un morto.
Infine, Gesù afferma che essi con questa subdola, incoerente e menzognera maniera di giudicare accettano solo ciò che è loro utile.
Invece i gentili non sanno nemmeno quale è il vero Dio, eppure si avvicinano a Chi porta presente questo Dio nelle Sue parole e nelle Sue opere.
156 Annalia, la prima delle vergini consacrate.
Tornando a casa dalla Madre, Gesù trova una ragazza fidanzata che in passato è stata guarita miracolosamente da Lui dalla tisi.
Lei dice di aver pensato che ora non doveva essere egoista, ma mostrare che era grata a Dio, non con il sacrificio di un agnello ma con un sacrificio spirituale. Il suo fidanzato ha accettato questa scelta ed è stato nazireo per un anno.
Aggiunge che dai discorsi all’Acqua Speciosa ha compreso che il meglio è il vivere da angeli, che la beatitudine sta nel possedere Dio, per mezzo della purezza.
Anzi, Gli chiede di essere fatta morire prima che muoia Lui, poiché non vuole assistere alla Sua morte.
Gesù le risponde che Lui è nauseato dalla triplice libidine del mondo, che i puri sono la sua gioia e non Lo fanno sentire schiacciato da tanta bassezza umana e che lei sarà accontentata.
Poi affida a Sua Madre quella giovane e torna da Pietro, Andrea e Giovanni spiegando loro che Lui è così felice perché quella ragazza è solo la prima di tante vergini che verranno in futuro.
157 La nuova missione della donna nel discorso alle discepole a Nazareth.
Gesù dice che i discepoli sono coloro che seguono la Sua disciplina e che tra essi ci saranno anche le donne che nel vecchio testamento erano confinate ai canti verginali e all’istruzione delle vergini nel Tempio.
Esse saranno delle sacerdotesse minori, coadiutrici dei sacerdoti, anche presso i fedeli e i non fedeli, che potranno essere portati a Dio dal sorriso santo di una discepola, quando non giova il ruggito di una parola santa.
Tuttavia, non devono credere che il mondo accoglierà bene le donne discepole, poiché esso non dirà che esse seguono Gesù perché vogliono santificarsi, ma perché sedotte dall’uomo.
Si chiedano, dunque, se il loro cuore è disposto a subire derisione, calunnie, disprezzo, crudeltà, senza giungere a odiare i calunniatori e la Causa per cui sarà calunniato e ugualmente capace di emanare amore e di insegnare la meta del Cielo anche agli anziani, incapaci come i ragazzini, di comprendere e di guidarsi nella vita.
Le discepole potranno, molto meglio degli uomini, avviare la cura delle infinite miserie del mondo e poi portarle all’uomo per essere completamente guarite e avvicinare soprattutto i cuori femminili.
Siano madri e sorelle presso i santi, poiché anch’essi hanno bisogno di amore, si stancheranno, si consumeranno nell’evangelizzazione e non potranno arrivare a fare tutto quanto occorre. Li aiutino discrete e solerti.
Siano le pie albergatrici che si assumono tutti i lavori più umili per lasciare liberi i ministri di Dio di continuare il Maestro.
E, quando verranno le persecuzioni, insegnino all’uomo la capacità di soffrire, sorreggendolo nelle ore di paura e di sconforto.
Esse si potranno formare udendo Gesù, ma soprattutto sotto la guida di Sua Madre.
I discepoli, a loro volta, imitino l’umiltà e la costanza, l’amore e la capacità di soffrire delle donne e, abbattendo la superbia del maschio, non disprezzino le donne discepole.
Infine, Gesù dice a Marta di non piangere, poiché Lui non promette invano: prepari anche a Betania donne discepole in attesa di quella più cara a Lui e a lei.
158 Sul lago di Genezaret con Giovanna di Cusa.
Gesù guarda la natura e sorride e solo più tardi a Giovanna di Cusa, - che sta ai Suoi piedi nella barca di Pietro - dice che Lui forse appare poco amabile poiché non ha detto una parola, ma lei risponde che ha capito tutto il Suo pensiero: "Amate, siate puri e buoni" e Gli domanda perché mentre la natura è buona, l’uomo non lo è.
Gesù risponde che solo nell’uomo è entrato il dente di Satana.
Poi Giovanna Gli dice che il Battista è in pericolo e chiede che Lui lo convinca a restarsene nella Samaria senza, però, far sapere che è stata lei a dare questo consiglio, per non rovinare suo marito Cusa.
Infine, lei Gli riferisce che molte Romane sue amiche vorrebbero sentirLo parlare.
Gesù, allora, le promette che le farà visita a casa sua e parlerà.
159 Discorso a Gherghesa sulla sincerità nella fede. La risposta sul digiuno ai discepoli del Battista.
Gesù dice ai Suoi ascoltatori, che ora promettono di restare sempre fedeli a Dio, che in passato gli Ebrei hanno dato molte prove di quanto sia labile la memoria umana. E allora Dio ricorre anche ai castighi.
Finito il discorso, ecco avvicinarsi al Maestro uomini che si dichiarano discepoli del Battista e vorrebbero la risposta a qualche domanda, a cominciare dal fatto che Lui condanna i fedeli che mercanteggiano fra la legge e quelli fuori legge, ma poi è amico loro, anche dei Romani.
Lui risponde che:
- sarebbe male se lo facesse per un fine umano, ma Lui avvicina i gentili per portarli al Signore, che è il Padre di tutti gli uomini;
- quando Lui contatta i gentili, magari ad un banchetto al quale è stato invitato, spesso converte qualcuno dei presenti e poi naturalmente ne gioisce. Non potrebbe allora chiedere ai Suoi seguaci di digiunare in tale situazione. Verrà il tempo in cui Lui sarà tolto a loro e allora essi digiuneranno;
- per ora restino pure col Battista, se a loro piacciono i suoi metodi. Solo quando Giovanni non ci sarà più, potranno seguire Lui, anche se in un primo momento troveranno sgraditi i metodi Suoi.
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