L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
di
MARIA VALTORTA
VOLUME 6°
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364 Al Tempio. Preghiera universale e parabola del figlio vero e dei figli bastardi.
365 L’insidia dell’Iscariota all’innocenza di Marziam. Un nuovo discepolo, fratello di latte di Gesù. A Betania, da Lazzaro malato.
366 Verso il Getsemani con Simone Zelote, Marziam e la nuova discepola Anastatica. Lettere da Antiochia.
367 Giovedì avanti Pasqua. Preparativi nel Getsemani.
368 Giovedì avanti Pasqua. La madre di Annalia e altri incontri a Gerusalemme e nel Tempio.
369 Giovedì avanti Pasqua. Parabola della lebbra delle case e altre istruzioni agli apostoli per il tempo futuro.
370 Giovedì avanti Pasqua. Al convito dei poveri nel palazzo di Cusa. Un affronto di Salomè.
371 Giovedì avanti Pasqua. Protezione di Claudia e ricovero nel palazzo di Lazzaro. Lo statuto del Regno.
372 Giorno di Parasceve. Uno scampato pericolo e il coraggio di Maria di Magdala.
373 Giorno di Parasceve. Al Tempio, tra l’odio giudaico e l’amore dei poveri. Incontro con Niche.
374 Giorno di Parasceve. Per le vie di Gerusalemme e nel sobborgo di Ofel.
375 La cena rituale in casa di Lazzaro e il banchetto sacrilego in casa di Samuele.
376 Le opere salvifiche dei giusti. Gli umori di Erode. Un caso grave di corruzione nel Tempio.
377 Parabola dell’acqua e del giunco per Maria di Magdala, che ha scelto la parte migliore.
378 Parabola degli uccelli e predilezione per i fanciulli. Un tranello teso da nemici giudei e un intervento di Claudia Procula.
379 Una premonizione dell’apostolo Giovanni.
380 Gli apostoli esortati ad amare, a conclusione del ritiro sul monte Carit.
381 La parabola del fattore infedele e accorto. Ipocrisia dei farisei e conversione di un esseno.
382 Sosta ristoratrice in casa di Niche, che dovrà sovvenire l’esseno penitente.
383 Discorso presso il guado del Giordano dopo l’atto sfrontato di una meretrice.
384 Il vecchio Anania diventa il custode della casetta di Salomon.
385 Parabola del quadrivio e miracoli presso il paese di Salomon.
386 Verso la sponda occidentale del Giordano.
387 A Galgala. Il mendico Ogla e gli scribi tentatori. Gli apostoli paragonati alle dodici pietre del prodigio di Giosuè.
388 Nei luoghi colpiti dal castigo divino. Raccomandazioni a Giuda Iscariota che andrà a Betania con Simone Zelote.
389 Arrivo ad Engaddi con dieci apostoli.
390 La fede di Abramo d’Engaddi e la parabola del seme di palma.
391 Guarigione del lebbroso Eliseo d’Engaddi.
392 L’ostilità di Masada, città-fortezza.
393 Nella casa di campagna di Maria di Keriot.
394 Parabola delle due volontà e commiato dai cittadini di Keriot.
395 Le due madri infelici di Keriot. Addio alla madre di Giuda.
396 Con i bambini presso Jutta. La mano risanatrice di Gesù.
397 Discorso di commiato ai fedeli di Jutta.
398 Discorso di commiato a Ebron e le illusioni di Giuda Iscariota.
399 Discorso di commiato a Betsur e l’amore materno di Elisa.
400 A Bétèr da Giovanna di Cusa. Conseguenze deleterie di un incontro dell’Iscariota con Claudia.
401 Pietro e Bartolomeo a Bétèr per un grave motivo. Estasi della scrittrice.
402 Giuda Iscariota si sente scoperto nel discorso di commiato a Bétèr.
403 La lezione del silenzio. Simone di Giona in una sua lotta e vittoria spirituale.
404 In cammino verso Emmaus della pianura.
405 Il riposo in un fienile e il discorso presso Emmaus della pianura. Il piccolo Micael.
406 A Joppe. Predica inutile a Giuda di Keriot e dialogo sull’anima con alcuni Gentili.
407 Nelle campagne di Nicodemo. La parabola dei due figli.
408 Nelle campagne di Giuseppe d’Arimatea. Moltiplicazione del grano e potenza della fede.
409 Il dramma familiare del sinedrita Giovanni.
410 Provocazioni di Giuda Iscariota nel gruppo apostolico.
411 Lezioni tratte dalla natura e spigolatura miracolosa per una vecchietta. Come aiutare chi si ravvede.
412 Elogio del giglio delle convalli, simbolo di Maria, e sacrificio di Pietro per il bene di Giuda.
413 Arrivo a Gerusalemme per la Pentecoste e disputa con i dottori nel Tempio.
414 Invettiva contro farisei e dottori al convito in casa del sinedrita Elchia.
415 Breve sosta a Betania.
416 Un mendico samaritano sulla via di Gerico.
417 L’ex-lebbroso Zaccaria e la conversione di Zaccheo, pubblicano che ha fatto fermentare il lievito del Bene.
418 Guarigione del discepolo Giuseppe, ferito al capo e ricoverato nella casetta di Salomon.
419 Guarigioni in un paesello della Decapoli. Parabola dello scultore e delle statue.
420 Guarigione di un indemoniato completo. La vocazione della donna all’amore.
421 L’indemoniato guarito, i farisei e la bestemmia contro lo Spirito Santo.
422 Malumori dell’Iscariota, che provoca la lezione sui doveri e sui servi inutili.
423 Partenza dell’Iscariota, che provoca la lezione sull’amore e sul perdono senza limiti.
424 Pensieri di gloria e di martirio alla vista della costa mediterranea.
425 A Cesarea Marittima. Romani gaudenti e una parabola sull’uso del tempo e della libertà.
426 Con le romane a Cesarea Marittima. Profezia in Virgilio. La giovane schiava salvata.
427 Aurea Galla, istruita da Bartolomeo e poi mandata a Nazareth.
428 Parabola della vigna e del vignaiolo, figure dell’anima e del libero arbitrio.
429 Giuda Iscariota indagatore presso il Maestro.
430 Il nido caduto e lo scriba crudele. La lettera e lo spirito della Legge.
431 Tommaso va a preparare l’incontro di Gesù con i contadini di Giocana.
432 Con i contadini di Giocana, presso Sefori.
FINE INDICE
364 Al Tempio. Preghiera universale e parabola del figlio vero e dei figli bastardi.
Pietro comunica a Gesù che sono arrivati dei proseliti per ascoltarLo e che hanno anche dei malati con loro.
Il Maestro risponde che entrino nel Tempio e lì parlerà subito, prima che Glielo impediscano.
Oltretutto i farisei vogliono che Egli non parli per poterLo accusare e Sua Madre è meglio che non lo sappia affinché stia più tranquilla. Se gli apostoli hanno paura, vadano al Getsemani.
Poi prendendo la parola al pubblico, benedice la Pasqua che riunisce i figli fedeli per la cosa più importante di tutte: onorare il Signore e farli sentire fratelli. E recita una preghiera molto simile a quella già insegnata agli apostoli.
Di fronte alle critiche dei rabbi afferma che ci sono figli veri che somigliano ai bastardi e figli bastardi che sembrano figli veri. E racconta loro una parabola.
Un uomo aveva vari figli. L’ultimo di loro, però, dovette essere affidato a una balia, perché la madre era morta prima di svezzarlo.
I fratelli maggiori decisero di lasciarlo alla balia per non dividere l’eredità con lui e diventarono sempre più malvagi.
Invece, il loro fratello abbandonato, pur provando astio per la famiglia di sua madre, pensandola adultera e per il padre che lo aveva abbandonato, seguì gli insegnamenti di un saggio che poi si rivelò suo padre.
Questi, a sua volta, fu felice di aver ritrovato il figlio e assegnò a lui tutta la sua eredità.
Così succederà a molti israeliti che credono di ereditare il Regno dei Cieli per diritto di nascita e invece ne resteranno fuori malgrado siano scribi, farisei o dottori, mentre coloro che essi reputano meretrici, pubblicani, pagani, galeotti ne diventeranno gli eredi poiché la condizione per entrare nel Regno dei Cieli è avere buona volontà e andare generosamente alla Dottrina di amore, farsi nuovi in essa per essere figli di Dio in spirito e verità.
365 L’insidia dell’Iscariota all’innocenza di Marziam. Un nuovo discepolo, fratello di latte di Gesù. A Betania, da Lazzaro malato.
Gesù dice a Marziam che dovrà esigere il massimo rispetto nelle ore di esercizio del suo ministero quando sarà sacerdote, poiché in quel momento sarà come se parlasse Dio. Solo dopo il popolo potrà fare domande.
Marziam domanda se va ascoltato allo stesso modo anche un sacerdote di questi del Tempio, che per la loro maggioranza suscitano disgusto.
Gesù risponde di sì, perché essi rappresentano sempre Dio. Inoltre, non si deve giudicare gli uomini poiché essi non sono mai completamente buoni o completamente cattivi. Bisogna guardare i loro lati buoni e cercare di tenere presenti questi, poiché così si potrà far ravvedere una parte di essi, la qual cosa non avverrebbe se gli uomini fuggissero da loro vedendo i loro difetti.
Lo stesso vale per Giuda che le parole di Marziam fanno ritenere colpevole di scandalo contro il ragazzo, che a una domanda di Gesù fugge via.
Il Maestro lo ritrova insieme a Sua Madre. Marziam le dice che c’è Noemi che le vuole parlare.
Si tratta di una donna che si trovava anche lei a Betlemme di Giuda per il censimento. Suo marito era malato e morì; e lei perdette il latte e il suo corpo e quello del bambino si coprirono di pustole e furono considerati dei lebbrosi.
Per loro fortuna, Maria SS. - a rischio di essere lei stessa lapidata - provvide per un mese a portarle del cibo e ad allattarle il bambino.
E questa stessa mattina Gesù ha guarito il figlio Giovanni che ora chiede e ottiene di essere ammesso tra i Suoi discepoli.
Insieme allo Zelote e a Marziam il Maestro va da Lazzaro, molto sofferente per le ulcere alle gambe. Maria e Marta vorrebbero che lo guarisse subito, ma Gesù risponde che lo farà in seguito.
Poi si parla dell’Iscariota - che secondo Giuseppe e Nicodemo difende il Maestro con impegno, salvo criticare la Sua mitezza – e di Gamaliele che, secondo Gesù, è rimasto legato all’idea del ragazzo di dodici anni in cui vedeva il Messia. Così, aggiunge, molti che sono stati chiamati a una sorte straordinaria rischiano di rovinarsi spiritualmente per la superbia che caccia Dio e apre le porte a Satana.
A questo punto, Gesù esce molto turbato. Simone allora confessa di temere che presto l’odio contro il Maestro prevarrà sull’Amore.
366 Verso il Getsemani con Simone Zelote, Marziam e la nuova discepola Anastatica. Lettere da Antiochia.
Gesù e i Suoi due discepoli ritornano da Betania con l’aggiunta di Anastatica, la quale domanda a Marziam come rivolgersi a Elisa di cui sarà figlia adottiva.
Le risponde di chiamarla “mamma” poiché tale sarà per lei. Anche lui aveva tanta paura quando fu adottato da Pietro e Porfirea e ormai odiava tutti e non aveva più speranza neanche in Dio, avendo sperimentato la malvagità del suo padrone, ma col tempo aveva scoperto che non doveva temere di essere di nuovo abbandonato.
A sua volta, Simone dice a Gesù che Marziam ha già fraternizzato con Anastatica. Il Maestro gli risponde che Marziam possiede questa qualità che gli sarà preziosa quando sarà un sacerdote e che i ragazzi si plasmano meglio degli adulti e lo stesso succede con i grandi che hanno commesso grossi peccati, poiché in essi c’è il pungolo continuo dell’umiltà, mentre gli altri fanno poco a causa del loro orgoglio, anche quello di essere “Suoi” discepoli, e così si troveranno in difficoltà al momento della prova, quando Lui sarà tolto loro, come avverrà fra pochi mesi.
Si dovrebbero, perciò, affrettare ad acquistare la santità.
Poi Gesù, alla presenza di Sua Madre, di Maria d’Alfeo e di alcuni apostoli legge la lettera inviata da Giovanni di Endor con la quale ringrazia il Maestro di essergli vicino spiritualmente, afferma di sentirsi meglio, riferisce di istruire un giorno i fedeli e un altro i pagani e di donare il guadagno ai poveri per attirarli al Signore.
Dopo, legge anche la lettera di Sintica la quale afferma che lei insegna il ricamo alle fanciulle ma senza fare distinzione di religione e che ha fatto un unguento, che ha chiamato Unto Mirra e che applica ai malati dicendo “Gesù - Maria”.
Infine, termina dicendo che ricordano la bontà con cui sono stati trattati dalle sorelle e che pregano per loro assiduamente.
367 Giovedì avanti Pasqua. Preparativi nel Getsemani.
Anastatica appare piuttosto spaesata davanti al Tempio. Maria la raggiunge e la rassicura che oggi suo Figlio parlerà anche alle donne in casa di Giovanna e prima le darà una madre che ha molto sofferto per la perdita dei suoi due figli e che è stata guarita da Gesù stesso mesi fa.
Le raccomanda, però, di fare in modo che questo affetto non illanguidisca il suo cuore nella sua volontà di servire il Maestro.
Anastatica le risponde che, al contrario, lei e la sua madre adottiva si sproneranno a vicenda sulla via del Signore.
368 Giovedì avanti Pasqua. La madre di Annalia e altri incontri a Gerusalemme e nel Tempio.
Annalia dice a Gesù che ora è felicemente libera da impegni matrimoniali e può servire Lui, ma sua madre è angosciata all’idea che la figlia ora sia considerata colpevole dalla gente come un’adultera.
Gesù le risponde che dovrebbe piuttosto ringraziare Dio che scioglie un legame che non dava buon affidamento, che sua figlia sarà un fiore del Cielo e che neppure Iddio può opprimere la volontà e la libertà dell’uomo. La figlia e il fidanzato hanno diritto di seguire ciò che sentono essere bene per loro. La religione sta per mutare e le vergini potranno restare tali in eterno. Se non fosse stato per Lui, sua figlia sarebbe nel sepolcro da un anno.
Poi Dorca vuole raggiungere il Maestro e uno dei soliti farisei ipocriti ne fa occasione per procurarsi capi d’accusa contro Gesù di impurità e sacrilegio perché è entrato nella stanza di una partoriente o di non essersi purificato dopo aver toccato un morto.
Gesù risponde che quel bambino aveva solo difficoltà a respirare e riguardo ad Anastatica obietta che non era affatto lebbrosa ma chiamata tale dal suo accusatore, complice del marito adultero.
Dorca s’inginocchia davanti al Maestro e Gli consacra il figlio affermando di preferire di essere martire in maniera perfetta, gradita al Signore, poiché sarebbe stata una povera madre martire nella vita, se suo figlio non fosse stato salvato da Lui.
369 Giovedì avanti Pasqua. Parabola della lebbra delle case e altre istruzioni agli apostoli per il tempo futuro.
Pietro domanda a Gesù perché Lui non appare a tutti.
La risposta è che Giovanni di Endor ne ha molto bisogno per le sue debolezze passate e che essi avranno lo Spirito Santo. E’ come una casa che si ammuffisce se non è curata facendo in modo che l’umidità sia allontanata. In tal modo ha come una lebbra, le macchie sul muro. Non solo la casa diventa malsana ma potrebbe anche crollare su chi la abita.
Comunque le apparizioni sono pericolose poiché i soggetti colpevoli si potrebbero convincere che Dio è debole e li supplichi di permettergli di amarli, si sentirebbero santi e insuperbirebbero, venendo così rovinati da tali doni di Dio.
Come il bambino deve imparare da sé a non cadere quando muove i primi passi, così Dio lascia che gli uomini facciano uso della loro intelligenza e imparino a loro spese.
Aggiunge che, come ha detto Pietro, l’apostolo prima deve santificare sé stesso, ma è anche vero che predicando il bene si è stimolati a diventare buoni per non essere soggetti alle domande di quelli ai quali si predica.
370 Giovedì avanti Pasqua. Al convito dei poveri nel palazzo di Cusa. Un affronto di Salomè.
Nella casa di Cusa c’è grande movimento per accogliere, secondo il volere di Gesù, anche poveri e storpi nel convito, per lavarli e rivestirli.
La seconda figlia di Filippo ha deciso di consacrarsi anche lei al Signore. Il padre accoglie questa notizia sconvolto e deluso nel suo desiderio di diventare nonno, ma accetta di buon grado.
Maria SS. afferma che stava parlando con le discepole della missione delle vergini, che è quella di pregare e consolare il Signore delle sofferenze che il mondo procura a Gesù, di lavare il mondo insozzato con la loro purezza e di coprire le bestemmie con le loro laudi.
Parecchie persone piangono. Tra esse c’è anche Anastatica che per una notte non potrà essere vergine del Signore, ma Gesù le dice che ogni stato è buono se in esso si serve il Signore e che nella Chiesa del futuro saranno utili sia le vergini sia le matrone al trionfo del Regno di Dio nel mondo.
La madre dell’Iscariota piange dicendo di aver partorito un demonio che si lascia corrompere frequentando gente che approfitta delle sue debolezze.
Poi apostoli, discepoli, discepole e dame servono il cibo ai poveri e lo stesso Gesù dà l’esempio occupandosi dei bambini.
Il Maestro si avvicina a un vecchio sorridente il quale spiega che non gli sembra più un sogno quello che gli sta capitando e grida: “Viva Gesù!” imitato subito da tutti gli altri.
Infine, mentre il Maestro sta dicendo ai presenti che Lui vuole far conoscere l’amore di Dio agli uomini e salvarli tutti, purché essi vogliano essere salvati, praticando l’amore, l’umiltà, la fede, la rassegnazione e la compassione, arrivano degli scalmanati affermando di aver sentito grida sediziose.
Gesù risponde che Lui è re, ma del Regno dei Cieli, Regno dell’Amore e dello Spirito.
Poco dopo arriva Salomè dicendo che Gesù è atteso alla corte di Erode, ma Lui, indicando i poveri seduti alle tavole, risponde che la Sua corte è questa; e all’offerta di monili d’oro ribatte con un rifiuto perché essi sono immondi e dati per un fine immondo e la manda via.
Poi incarica Giovanna di dare del denaro ai poveri e, rivolto ai malati che sanno credere, augura pace e salute. Dopo un attimo di pausa, molti si alzano gridando poiché sono guariti.
Poi l’Iscariota dice che ci sono dei nemici che cercano Gesù al Getsemani. Allora decidono di andare altrove, nella casa di Lazzaro su suggerimento di Maria di Magdala.
371 Giovedì avanti Pasqua. Protezione di Claudia e ricovero nel palazzo di Lazzaro. Lo statuto del Regno.
Maria di Magdala ironizza sulla paura degli apostoli che sembrano delle gazzelle.
Intanto la romana Claudia chiama Giuda in disparte e gli dice che lei è molto influente, anche presso Pilato e raccomanda all’Iscariota di far sapere a lei quando ci sono minacce verso il Maestro.
Poi Giuda si vanta con Pietro delle promesse di Claudia e ne approfitta anche per rinfacciargli i sospetti contro di lui.
Gesù dice ai Suoi seguaci che si accorge che le Sue parole sono quasi inutili poiché soprattutto gli uomini non le mettono in pratica. Essi devono piuttosto guardare le Sue azioni e ripeterle. Ricordare il giudizio di Dio che attende l’uomo, affinché sia di pungolo al bene - per meritare il premio nell’eternità - e di freno alle cattive passioni.
Quale grandezza maggiore si può sperare che quella di diventare figli di Dio? Quale sicurezza - di non soffrire più - di quella che li attende nel Cielo? Se agiranno da santi, con la pazienza nelle persecuzioni, ubbidendo all’autorità quando ciò non nuoce alla loro anima, senza bisogno di rivolte riusciranno anche a vincere l’oppressione poiché potranno convincere gli eserciti nemici a seguire la dottrina santa.
Poi, Gesù saluta le donne di altra razza presenti, accomiatandole con l’augurio che la loro buona volontà sia per loro la via per venire alla Luce e le benedice in nome dei poveri per la generosa offerta che hanno fatto.
Parecchi giudicano imprudente avere accolto delle donne romane in quel convito ma l’Iscariota difende il comportamento del Maestro per la promessa di appoggio ricevuta da Claudia, visto che fino ad oggi essi hanno subito minacce da quelli del Tempio e li invita a tacere su questo fatto per il loro stesso bene.
372 Giorno di Parasceve. Uno scampato pericolo e il coraggio di Maria di Magdala.
Nella casa appartenente a Lazzaro si vedono corpi di uomini dormienti in ogni luogo. Le donne forse sono al piano superiore. Gesù si alza e va a meditare, guarda verso il Calvario, il Golgota, la casa di Caifa, ma arriva una folla di uomini e donne vocianti al seguito del discepolo Giona, il quale ha ricevuto minacce da farisei, sinedriti, erodiani e sadducei. Gesù lo rassicura autorizzandolo a dire che Lui non dimora più lì.
Maria di Magdala, però, fa ironia al vedere che un suo servo si permetta di preoccuparsi al posto del padrone per i danni che potrà subire la sua proprietà.
Aggiunge che sarebbe pronta a ricevere le lance e le frecce per amore del Messia se ciò servisse a insegnare il coraggio agli apostoli, poiché si serve il Maestro nelle ore pericolose. Nelle altre non è servire ma godere.
Poi, offre il proprio cenacolo come luogo per celebrare la Pasqua, anche perché lei e Marta temono che il loro fratello malato non arriverà a festeggiare quella dell’anno venturo. Tutti sono d’accordo e Gesù stabilisce che ciò avvenga in gruppi di venti per stanza affinché ognuno di essi consumi un agnello come prevede il rituale.
Al Tempio, a sacrificare l’agnello andrà Gesù stesso assicurando che di giorno non oseranno metterGli le mani addosso e che dalla promessa di aiuto di Claudia devono solo trarre la conclusione che una pagana ha compreso la grandezza della dottrina cristiana e che, dunque, essi devono darsi interamente ad essa, ma spiritualmente.
373 Giorno di Parasceve. Al Tempio, tra l’odio giudaico e l’amore dei poveri. Incontro con Niche.
Gesù entra nel Tempio ed è oggetto di occhiatacce da parte di parecchi, di ordini alle guardie di sorvegliare il “conturbatore”; inoltre vengono dati spintoni ai Suoi discepoli, ma si trattengono dal fare di peggio perché temono di essere fatti a pezzi dalla folla.
Ci sono, però, anche i poveri e i malati beneficati da Lui nel convito offerto da Cusa.
Essi parlano bene di Lui e dei benefici ricevuti, ma naturalmente ciò dà fastidio ai nemici di Gesù e Lo accusano di sobillare la plebe contro i santi di Israele. E un sacerdote afferma che ciò avviene perché essi si accontentano di fare minacce senza tradurle in atto.
Il Maestro interviene a favore di un vecchio, dicendo che Dio parla con la bocca dei fanciulli e con quella dei vecchi e cita brani della Sacra Scrittura in cui si dice che è immonda l’offerta di roba di cattivo acquisto, ad esempio sottraendo il pane ai poveri e ai lavoratori, e che non c’è differenza tra l’adultero e il paraninfo.
Vera sapienza è riconoscere i propri errori, pentirsene e andare ai riti con “vera” devozione.
374 Giorno di Parasceve. Per le vie di Gerusalemme e nel sobborgo di Ofel.
Al vedere un ex-discepolo che finge di non vedere Gesù, nonostante fosse stato guarito da Lui, Giacomo di Zebedeo mormora insulti e imprecazioni, ma Gesù gli risponde: “tu restando con me, ma senza mettere in pratica i Miei insegnamenti ti sei comportato peggio di lui che se ne è andato francamente, sentendo di non poterlo fare.”
Poi aggiunge che, comunque, non è con gli insulti e gli sgarbi che si porta all’amore chi è di diversa opinione, ma con la dolcezza, la pazienza e la carità perseveranti nonostante ogni ripulsa.
Dopo è Tommaso a gridare alla vergogna ma Gesù risponde che l’ingratitudine non cambierà minimamente ciò che è stato scritto di Lui. Cambierà solo ciò che potrebbe essere scritto di loro: anziché “discepoli buoni”, “coloro per i quali fu nulla la venuta del Messia”; e ciò sarà imperdonabile, a differenza del peccato di Adamo ed Eva.
In seguito, una donna invoca pietà per il marito lebbroso e intanto lo invita ad affacciarsi. Gesù le chiede se il marito è pentito. L’uomo dice di avere fede e di essere pentito e Gesù lo guarisce per i suoi figli innocenti, ammonendolo però che Dio lo perdonerà solo se si mostrerà giusto, poiché sa che lui si pente solo per la sua salute, non per la propria anima.
375 La cena rituale in casa di Lazzaro e il banchetto sacrilego in casa di Samuele.
Lazzaro ha sofferto molto durante il suo viaggio sul carro per raggiungere il Cenacolo e prevede che questa sarà la sua ultima Pasqua, ma Gesù gliene promette parecchie altre.
Maria di Magdala dice che Lazzaro è fortunato potendo avere Gesù vicino al momento della sua morte, ma Lui risponde che tutte le persone che amano totalmente, come lei, possono avere tale fortuna.
Marta pensa di preparare la sala rossa per il Maestro, ma Gesù chiede per Lui l’atrio, di lasciare le porte aperte affinché tutti possano vederLo e di riservare la stanza rossa ai più poveri che nessuno ama, che sono come tanti Gesù. E così esse devono fare sempre, se vogliono essere perfette.
Finita la cena, si riuniscono nella sala rossa e, circondati dall’affetto generale, anche i più umili parlano con franchezza e uno di loro riferisce che Giocana ormai è quasi un emulo di Doras e li fa lavorare più dei buoi, limitandosi a dare loro quello che basta a mantenerli forti.
Gesù è afflitto di non poter aiutarli.
Poi qualcuno Lo chiama a soccorrere un parente di Annalia, il quale sta morendo, perché aveva minacciato di denunciare Samuele, ubriaco, sposo di Annalia ed era stato colpito in testa con il ceppo di una scure.
Pietro risponde che vengano il giorno dopo a chiedere miracoli, ma Gesù si fa accompagnare da Giuda, guarisce il morente ma poi si fa promettere che perdonerà quell’uomo, che non lo denuncerà e non farà parola con nessuno di quel misfatto. Anche a Giuda fa promettere che non ne parlerà.
Il Maestro, inoltre, coglie l’occasione per ammonire l’Iscariota sulle conseguenze della menzogna, dell’avidità di denaro, della crapula e delle pratiche inerti di una religione non più sentita. E’ così che si arriva anche al delitto con molti antefatti, commessi all’inizio per sbadataggine e in seguito per cocciutaggine.
376 Le opere salvifiche dei giusti. Gli umori di Erode. Un caso grave di corruzione nel Tempio.
Al sentire i racconti di persone salvate da Gesù, Lazzaro dice che forse anche lui sarà salvato, ma il Maestro gli risponde che è decreto di Dio che lui soffra e Lui vorrebbe che offrisse il suo dolore per la redenzione degli uomini, poiché le opere dei giusti saranno unite a quelle di Cristo nell’ora della Redenzione.
Aggiunge che ci sono molte persone delle quali parleranno i giusti e gli angeli per aver strappato anime al demonio.
La madre dell’Iscariota domanda che succederà a quelle che non riusciranno a salvare i loro figli e se non soffriranno persino in paradiso. Gesù le risponde che una volta avvenuto il giudizio di condanna di un figlio, esse saranno beate poiché non s’interesseranno più di lui.
Fino a quel momento però si rischia la propria dannazione nel non pregare per le persone che si comportano male.
Arrivano Nicodemo e altri farisei amici di Gesù e riferiscono che:
- il figlio del sommo sacerdote Anna ha violentato una ragazza e tre giorni dopo, lei e anche sua madre sono morte, non si sa se per suicidio o assassinio. Per giunta il Sinedrio ha messo in carcere un parente che ha denunciato il fatto al Sommo Sacerdote, nonostante l’opposizione dei farisei venuti qui da Gesù.
- Inoltre hanno dato del bestemmiatore a Gesù che ha definito meschino il regno d’Israele.
Il Maestro risponde che non si potevano definire diversamente i comportamenti dei potenti di Israele e decide di lasciare Gerusalemme per andare a predicare nei paesi umili dove c’è gente che ancora sa amare se solo le è insegnato.
Quanto ai farisei qui presenti, che hanno preferito gli improperi pur di giudicare onestamente, saranno giudicati da Dio con giustizia.
377 Parabola dell’acqua e del giunco per Maria di Magdala, che ha scelto la parte migliore.
Gesù si reca a Betania e incarica gli apostoli di andare ad avvisare i fedeli affinché quella sera possa parlare a loro.
Maria incarica un servo di pulire i sandali e spolverare il mantello di Gesù, mentre lei Gli lava i piedi.
Intanto alla presenza di Maria di Magdala giocherella con l’acqua di una fontana e si delizia al vederla limpida, quale segno di grande purezza.
Allora, parla di Sua Madre che rappresenta la delizia di Dio grazie alla sua totale purezza, e sarà un giorno la gemma del Paradiso, però aggiunge che non ci sarà solo lei, con l’aggiunta dei bambini, ma anche gli adulti che recuperano la purezza saranno un fiore agli occhi di Dio.
E’ più facile, infatti, che una montagna cammini piuttosto che gli uomini non s’infanghino di almeno una delle tre impurità come l’acqua s’intorbida se con un giunco si tocca il fondo della fontana, ma con l’aiuto della Grazia che sarà donata all’umanità dopo la Sua morte, gli uomini peccatori, pentendosi, potranno riavere l’innocenza dei bambini.
Marta si lamenta che Maria resti lì in ozio ad ascoltarLo invece di aiutarla a preparare il pasto per tutti, ma Gesù le risponde che lei si preoccupa troppo dei bisogni umani: si darà certo una ricompensa a chi dà un pane a un profeta, ma la ricompensa sarà doppia per chi dimentica i bisogni umani, per amare e adorare Dio.
378 Parabola degli uccelli e predilezione per i fanciulli. Un tranello teso da nemici giudei e un intervento di Claudia Procula.
Gesù incarica i discepoli di radunare i fedeli affinché Lui possa ammaestrarli e, per il momento, manda a casa le discepole galilee mentre trattiene quelle giudee.
Poi parla degli uccelli che vengono anche da luoghi lontani perché trovano cibo e trasmettono quest’uso di padre in figlio; anzi sembra che dicano anche ad altri uccelli che questo è un posto buono per trovare da mangiare.
Anche gli uomini trasmettono i buoni usi ai figli per quello che riguarda le cose materiali. Disgraziatamente non lo fanno per quelle dello spirito.
E in questo luogo gli uccelli diurni sono mescolati a quelli notturni, predatori e disturbatori, che gettano la paura tra gli uccelli buoni del giorno. Essi sono paragonabili in Israele a quegli uomini che rifiutano di accettare la Luce venuta a illuminare le tenebre e la Giustizia venuta a santificare. Così, mentre entreranno nel Regno dei Cieli uomini che vengono da Occidente e da Oriente, molti del regno di Israele saranno gettati nelle tenebre esteriori.
Poi guarisce tre malati davanti agli occhi dei Suoi avversari. Essi domandano se guarirà anche due malati portati da loro. Gesù risponde di sì, a patto che lo meritino.
Al vedere il primo, Gesù dice che non è vero che è malato e che morirà subito, per la truffa tentata contro Dio.
Allora egli salta subito via dalla barella e grida che gli hanno dato una somma di denaro affinché si fingesse malato.
Il secondo è malato sul serio, dice che l’hanno gettato giù dal letto e l’hanno disturbato fin dalla mattina.
Gesù lo guarisce e lui dichiara che soffriva di un male che gli divorava le ossa e ora si sente bene. Perciò, bacia i piedi del Maestro.
La folla maledice i nemici di Gesù e fa l’atto di volerli colpire con sassi, rami, zolle di terra, ma Gesù la ferma.
Tuttavia i Giudei proibiscono a Gesù di ammaestrare le folle e dicono che comunque sono essi che hanno il potere nelle mani e che sempre più Lo perseguiteranno e Lo maledicono e chiamano usurpatore.
Gesù risponde che la tirannia non giova a conquistare il potere e che più si combatte una dottrina santa, anche spargendo sangue, e più essa si diffonde.
379 Una premonizione dell’apostolo Giovanni.
Gesù invita gli apostoli a pernottare nel paese mentre Lui si apparterà sull’Adomin a pregare, ma essi credono ciò molto pericoloso, poiché se Lui deve morire come dice, bisogna che avvenga in modo glorioso, cioè che le turbe sappiano come è avvenuto e non che i nemici lo uccidano di nascosto e ne facciano sparire il corpo o magari lo portino poi in una casa di meretrici per gettare discredito sulla Sua dottrina.
Giovanni a sua volta parla come se fosse ispirato e dice di non andare a Gerico, a Acor e a Doc. E Gesù risponde che passeranno la notte dove sono, che l’indomani andranno sul Carit a pregare e poi scenderanno in quelle città per riunire i fedeli o portare Lui da loro.
380 Gli apostoli esortati ad amare, a conclusione del ritiro sul monte Carit.
Al risveglio, i tredici sono ormai rasserenati e il Maestro decide di passare all’azione. Pietro fa obiezioni, ma Gesù gli risponde che l’esecuzione del volere di Dio è sempre preparazione alla morte in santità, e non solo la contemplazione; e che occorreranno dei secoli per diffondere il cristianesimo nel mondo; anzi occorrerà un lavoro continuo fino alla fine dei secoli poiché una volta diffusa la religione cristiana in un luogo, arriverà Satana a disfare quello che si è fatto.
Non sarà per come parleranno, ma per come ameranno che convertiranno i cuori. L’uomo può possedere infinito amore unendosi talmente a Dio da essere tutt’uno con lui. Se troveranno dei peccatori o dei discepoli traviati, dovranno amarli, ricordando la parabola della pecorella smarrita, richiamo dolcissimo ai peccatori e ordine sicuro ai sacerdoti.
L’amore non dovrà essere solo mentale, ma scendere ad azioni materiali, in lotta con i nemici di Dio e tutto volto alla salvezza delle anime. Solo facendo così potranno dire di essere amici Suoi.
381 La parabola del fattore infedele e accorto. Ipocrisia dei farisei e conversione di un esseno.
La folla sta attendendo Gesù e gli apostoli cercano di mantenere l’ordine e di mettere i malati nei posti migliori.
Da un lato ci sono i soliti farisei arcigni. Sono presenti anche degli esseni.
Pietro dice: “Oggi c’è un pollaio di sparvieri in più” ma Gesù risponde che il Verbo è per tutti. Poi inizia a predicare dicendo che sarebbe bello se l’uomo fosse perfetto in ogni suo pensiero e atto, come lo vuole il Padre dei Cieli, ma l’uomo non sa essere perfetto e usa male i doni di Dio, che gli ha comandato le cose buone e consigliato quelle perfette.
Poi racconta la seguente parabola:
A un uomo ricco fu riferito che il suo fattore era infedele e dissipava i suoi beni o se ne appropriava. Allora lo chiamò a rendere conto della sua amministrazione, prima di licenziarlo.
Il fattore allora pensò: “Come farò ora che il padrone mi toglie l’amministrazione?" Non sono in grado di fare il contadino né mi piace chiedere l’elemosina. Perciò decise di ingraziarsi i debitori del ricco, diminuendo i loro debiti e chiedendo che caso mai fosse stato cacciato dal padrone, essi lo accogliessero. E tutti promisero di farlo e lo benedissero.
Il padrone lodò l’accortezza fraudolenta del fattore. Allo stesso modo Gesù ci invita a servirci dei beni ingiusti del mondo per procurarci quelli eterni, beneficando o restituendo quello che, da noi o da altri della nostra famiglia, è stato preso senza diritto e a distaccarci dall’affetto malato e colpevole per le ricchezze. Nessuno che abbia mostrato di essere ingiusto o infedele può entrare lassù.
Poi, a un esseno risponde che fa grave ingiuria a Dio chi afferma che il destino di ogni uomo è prestabilito da Dio. La colpa del primo uomo può essere riparata solo da un Dio fatto uomo.
Il colpevole di ogni peccato è l’uomo, poiché Dio l’ha fatto libero. Ed è meglio vivere da asceta mirando alla felicità eterna piuttosto che alle lodi umane e ai vantaggi terreni. Ciò vale anche per chi è vecchio: qualunque sia il suo passato, si penta e venga alla Misericordia che gli apre le braccia.
Al contrario, non vi sarà il Regno per chi non vuole curvare il capo, battersi il petto e dire: “Ho peccato.”
Ai farisei invece risponde che essi si sforzano di apparire giusti ma Dio non può essere ingannato, che essi citano la Legge antica, ma non l’osservano e l’hanno modificata secondo la propria utilità, gravando di pesi le turbe che cercano respiro nella Religione e invece vi trovano un nodo scorsoio.
382 Sosta ristoratrice in casa di Niche, che dovrà sovvenire l’esseno penitente.
Gli apostoli camminano di malumore per il caldo, la sete, la polvere e la fame: non mangiano dalla mattina del giorno precedente poiché nessuno li ha accolti.
Gesù li conduce in una casa isolata nella campagna. E’ un nuovo acquisto della ricca discepola Niche, che è felice di poterli nutrire e ospitare.
Poi il Maestro le chiede il favore di servire la nuova fede portando pane, olio e, al ritorno del freddo, una veste caprina a un penitente – Elia - sul monte Carit, per il tempo di dodici lune, ascoltando le sue confidenze e rispondendo quello che lei sa su di Lui.
Niche capisce che è vicino il momento della passione di Gesù e piange. Il Maestro la conforta dicendole che poi Lui non soffrirà più.
Allora lei chiede la grazia di un coraggio virile per soccorrerLo in quella triste ora come un’ancella devota.
Gesù gliela promette; inoltre aggiunge che lei sarà ricordata per sempre e la benedice.
383 Discorso presso il guado del Giordano dopo l’atto sfrontato di una meretrice.
La riva del Giordano è come un accampamento di gente che deve guadarlo. Ci sono anche donne pubbliche, che cercano di attrarre le attenzioni degli uomini, mentre le mogli di questi lanciano insulti a quelle o richiamano i mariti con grida.
Anche gli apostoli guardano, chi in un modo e chi in un altro. Gesù distoglie lo sguardo dalle donne ma c’è un giovane ricco che dice a una meretrice di andare a consolarLo e lei Gli si avvicina mostrando le sue grazie, ma Pietro le si lancia addosso per punirla.
Gesù, però, lo richiama dicendo che la veste sozza non va punita ma lavata e che si dovrebbe piuttosto pregare per quella donna.
Poi incarica gli apostoli di raccogliere la folla per predicare.
Prende lo spunto da un giovane ricco dato per spacciato dai medici e che non vuole saperne di chiedere la guarigione a Gesù.
Certo ai giovani e ricchi di denaro dispiace morire. Non è così per chi invece è ricco di virtù. Il vero sapiente è chi si regola in modo da rendersi placido il morire, cercando di spogliarsi di ciò che è inutile e di arricchirsi di tutto ciò che è utile. In Cielo non si guarda quanti anni si è vissuti, ma a come si è vissuto.
Invece di piangere sui cadaveri dei parenti buoni, gli uomini dovrebbero piangere sui cadaveri viventi, cioè su quelli che hanno nel corpo un’anima morta e che, se non si ravvedono in tempo, saranno perduti per sempre.
Non insultino Dio facendo cattivo uso della vita che ha dato loro e lo stesso con i genitori.
Non insolentiscano chi li governa, poiché è con la vita santa che si può ottenere l’aiuto del Signore che può toccare il cuore dei governanti o toglierli dal loro posto.
Non insolentiscano la sposa con l’adulterio, né diano scandalo ai figli.
Siano giusti con gli amici.
Siano onesti presso i giudici, nel vendere e comprare.
Siano onesti negli sguardi e nelle azioni, nelle decime, nelle consuetudini, nella lingua e nell’educare i figli e le figlie, affinché essi non muoiano nello spirito.
384 Il vecchio Anania diventa il custode della casetta di Salomon.
Quella di Salomon è una delle numerose casette povere costruite su una strada lungo il fiume.
E’ circondata da erbacce, piena di ragnatele e topi. Pietro pensa a sloggiarli facendo fumo dentro la casa con erba fresca e legna secca.
Poi gli apostoli cominciano a sistemare l’orto anch’esso abbandonato, togliendo le erbacce e mandando i più giovani a procurare le canne per usarle come sostegno per le piante dei legumi.
Essi tornano portando sulle braccia anche Anania, un vecchio cieco per le cataratte, che dopo la morte del figlio è stato abbandonato anche dalla nuora che gli ha portato via i nipoti e venduto la casa e ora non ha più nessuno che si prenda cura di lui nel paese.
Gesù gli domanda se sarebbe felice di servirLo anche se restasse povero e cieco. Il vecchio risponde di sì, ma domanda cosa potrebbe fare senza la vista. Allora Gesù lo bacia sugli occhi; e il cieco recupera la vista e vorrebbe baciarGli i piedi, ma il Maestro lo conduce in casa, gli fa dare da mangiare e procurare una veste nuova.
Infine lo incarica di custodirgli la casa e l’orto quando essi saranno assenti, di seminare le sementi che essi gli procureranno e di diffondere la fede nel paese.
385 Parabola del quadrivio e miracoli presso il paese di Salomon.
Gesù manda gli apostoli a due a due a invitare la gente a venire ad ascoltarLo e chiede ad Anania se vuole restare nella casetta, ma lui risponde di no e a un bambino spiega che vuole servire il Maestro.
Gesù però lo corregge affermando che un vecchio giusto è un padre per chi lo aiuta, e una benedizione per il luogo che lo ospita; e aggiunge che chi afferma di non poter farlo il più delle volte mente, poiché si può sempre rimediare un boccone superfluo, una coperta sdrucita e una veste dismessa per porgerla a chi non l’ha. E il Cielo compensa del dono.
Alcune donne, che si erano avvicinate per ascoltare, si sentono mortificate e impaurite per la loro avarizia.
Intanto Gesù domanda ad Anania se vuole predicare anche lui e gli assicura che lo sa fare, poiché conosce la sapienza del perdonare, dell’essere fedele a Dio e della rassegnazione nelle ore del dolore e sa che Dio soccorre chi confida in lui.
Quando si è riunita la folla, Gesù comincia a parlare raccontando la seguente parabola.
Pellegrini venuti da lontano, arrivati ai confini di uno Stato s’imbatterono nei procacciatori di lavoro mandati da vari padroni. Qualcuno di loro offriva un lavoro nelle miniere, faticoso ma con una paga abbastanza buona che consentiva qualche divertimento. Un altro offriva un bello stipendio e divertimenti al servizio di un ricco infame, un terzo offriva una vita difficile ma una ricompensa eterna.
Alcuni scelsero di andare a servire il signore infame, ma poi, trovandosi nella sofferenza eterna, come il ricco epulone di un’altra parabola, chiesero aiuto a quelli che avevano scelto la vita difficile, ma si sentirono rispondere che erano stati avvisati.
Quelli che erano andati al lavoro abbastanza retribuito finirono in regioni purgative per la loro tiepidezza e chiesero preghiere per loro.
Gesù finisce dicendo che gli uomini si trovano in un perpetuo quadrivio. Beati quelli che scelgono sempre la via del Bene.
Poi il Maestro concede miracoli a una donna malata alle ossa e a un uomo malato di cancro alla bocca che mostrano di credere fermamente in Lui. La folla allora chiede che Gesù si fermi lì poiché ci sono tanti altri malati e Lui promette che potranno trovarLo tutti i giorni all’ora sesta.
386 Verso la sponda occidentale del Giordano.
Dopo aver lasciato la casetta, la comitiva di Gesù fa dei commenti su Anania. Tommaso afferma che è un santo.
Gesù lo conferma e aggiunge che ne soddisferà il desiderio - che Lui dica alla nuora che ora non è più un vecchio derelitto, che non le porta rancore e che educhi i suoi figli a credere nel Messia per poterli avere con lui in Cielo - ma che ciò non muterà il giudizio di Dio sulla nuora, salvo che essa si penta.
387 A Galgala. Il mendico Ogla e gli scribi tentatori. Gli apostoli paragonati alle dodici pietre del prodigio di Giosuè.
Gesù e i Suoi sono a Galgala e stanno mangiando in un luogo appartato. Un mendicante si avvicina per chiedere un poco di pane e il Maestro gli dà tutto il Suo pane e le ulive che tiene in mano, dicendo che non ha fame ma sete.
Il mendicante, però, si meraviglia e gli chiede di riprendersene una parte e Gesù se ne fa ridare un boccone per accontentarlo e mostrargli che gli è amico. Poi gli rivela che Lui è Gesù di Nazareth, il Rabbi della Galilea, il Salvatore.
Il mendicante dice che vorrebbe essere salvato e chiede di accompagnarLo al pozzo a bere. Lì, Gli confessa che lui era il figlio della seconda moglie di un uomo benestante e che alla morte del padre i sei figli della prima moglie, avevano tolto l’eredità a lui e a sua madre, che questa era poi morta di stenti nonostante il suo aiuto.
Allora lui aveva augurato maledizione e morte agli altri sei fratelli ed essi erano stati colpiti tutti dalla sventura salvo il terzo che si era impossessato di tutta l’eredità e un giorno, incontrandolo, aveva insultato lui e, peggio ancora, sua madre. Ne era derivata una zuffa e il fratello era scivolato e precipitato in un burrone e nessuno ne aveva saputo più nulla.
Da allora, Lui andava al Tempio a fare le offerte in espiazione senza però parlare di questo fatto.
Gesù gli risponde che lui non è colpevole della morte di quel fratello poiché voleva solo percuoterlo ed era offeso e irato, ma lo è della morte degli altri sei fratelli poiché li aveva odiati e maledetti. Avrebbe dovuto amarli e lasciare a Dio la punizione e Dio lo avrebbe benedetto in terra e in Cielo.
Per il perdono di Dio ora deve pentirsi. I sacrifici fatti al Tempio non hanno alcun valore poiché non erano preceduti da sincera confessione della colpa.
Ora non può restituire la vita al fratello, il marito alla vedova e il padre ai figli, ma può vivere per espiare. Bisognerebbe pensare prima di lasciare che l’odio diventi il nostro padrone.
Poi, insieme tornano dagli apostoli che ora stanno discutendo con gli scribi e uno di questi manifesta meraviglia che il Maestro vada con un individuo sporco.
Gesù risponde che Lui ha ribrezzo delle miserie morali e dei cuori fetidi e aggiunge che quell’uomo spera in Dio e nella sua misericordia, ora che l’ha conosciuta, e che Lui stesso è la Misericordia di Dio.
Gli scribi chiedono che dia loro una prova di ciò, facendo asciugare il fiume come Giosuè ed essi Lo avrebbero adorato. Il Maestro risponde che, quando Lui era stato nel deserto, Satana Gli aveva chiesto di tentare Dio; ed essi si adirano di essere stati paragonati a Satana.
388 Nei luoghi colpiti dal castigo divino. Raccomandazioni a Giuda iscariota che andrà a Betania con Simone Zelote.
A una domanda di un apostolo, Gesù risponde che nei primi secoli del mondo questi luoghi erano bellissimi, ma poi gli uomini si erano dati al male e Dio li aveva puniti e le città erano state sepolte affinché non avessero mai più a risorgere come simbolo di coloro che, ostinati nella colpa, erano inesorabilmente sepolti dalla maledizione di Dio.
Lo Zelote, che è stato su questi monti come proscritto, sa che vi si trova un eccellente miele selvatico e lo porta a tutti gli apostoli.
Poi, Gesù vuole mandare qualcuno a Betania affinché le sorelle di Lazzaro accompagnino Egla da Niche.
Giuda chiede di essere mandato lui, ma Gesù esita perché considera l’Iscariota un debole incline a cercare onori umani per il Maestro, ma alla fine lo accontenta, incaricando Giacomo d’Alfeo di accompagnarlo, però lo Zelote si offre lui di accompagnare Giuda.
A questo punto il Maestro, rimasto solo con Giuda, gli raccomanda di non farsi del male col suo coltivare manie di grandezza umana e amicizie che ritiene utili a quella grandezza, e di non credere alle bugiarde parole dette per nuocere, anziché per essergli di aiuto.
Infatti, se Lui è fatto oggetto di malvagità, resta pur sempre il Signore, invece all’apostolo uccideranno l’anima. Piangendo dice che preferirebbe subire tre passioni, anziché una, pur di salvargli l’anima.
Giuda Gli risponde che lui non Lo ama alla perfezione, ma usa tutto ciò che lui è per ansia di vederLo amato.
389 Arrivo ad Engaddi con dieci apostoli.
Gli apostoli restano ammirati al vedere il ridente paesaggio della città di Engaddi intorno al mar Morto ed è tremendo osservare un così vasto specchio d’acqua senza una vela, un uccello, un animale che lo solchi o sorvoli, che sembra ricordare cosa può il peccato e l’ira del Signore.
Gesù è ospitato in una casa abitata da un giovane e da sua madre e manda gli apostoli qua e là ad annunciare la Sua presenza con l’intesa di ritrovarsi poi sulla piazza del paese.
390 La fede di Abramo d’Engaddi e la parabola del seme di palma.
Engaddi probabilmente è una città molto calda d’estate poiché sta in mezzo al deserto, ma ha molte palme e piante di pistacchi a fare ombra.
E’ piena di piante da frutto, ha strade strette e tetti che quasi si toccano tra loro ed è una città insolitamente pulita.
Il giovane, menzionato sopra, invita tutti quelli che incontra a riunirsi nella piazza grande per ascoltare il Messia.
Una volta che la popolazione si è riunita, Giuda d’Alfeo inizia dicendo che molti sanno che oggi la Grazia di Dio è fra loro, ma che vogliono sentirne anche la Parola e invita anzitutto a parlare il sinagogo.
Costui stenta ad aprire bocca per la commozione e ripiega sulla recita di un salmo di Davide: “Ho invocato il Signore ed Egli a me si è rivolto …”
Poi racconta di quando alcuni sapienti stranieri alla guida di una grande carovana, si rivolsero a Lui per sfuggire a Erode che voleva farsi rivelare il luogo dove avevano trovato il Messia, nato da poco, per ucciderlo. Aggiunge che Lui non sperava più di vederLo poiché aveva già cinquant’anni e ora, invece, il suo sogno si è avverato.
Dopo, Gesù prende la parola dicendo che la loro fede è come il piccolo seme di una palma che dà origine a una grande pianta. Essa trionfa sulle erbe nocive delle passioni, sui tarli dei vizi finché si fonde con Dio oltre la vita e la morte.
Chi possiede la fede, possiede la via della Vita, non erra, serve il Signore e ha salvezza eterna e anche i giusti del passato saliranno con Lui in Cielo.
Imitino, dunque, le palme che si protendono dritte verso il cielo, incuranti della terra. Chi è afflitto o dubbioso o vuole la Vita venga a Lui, che è la Misericordia e l’Amore.
Poi congeda i presenti benedicendoli.
Una vecchietta fende la folla e si fa avanti gridando: “Te benedetto! Benedetto l’Altissimo che Ti manda!” E’ la moglie del sinagogo - divenuta cieca ed ebete - e ora che è miracolosamente guarita, va a baciare i piedi al Signore insieme al marito.
391 Guarigione del lebbroso Eliseo d’Engaddi.
Gesù sta andando via di notte da Engaddi, seguito da una parte del popolo con le torce e dal sinagogo il quale chiede che, come altri malati, anche suo figlio sia guarito dalla lebbra per causa della quale vive isolato in una caverna.
Gesù dice al padre di chiamarlo, ma il lebbroso vedendo la folla teme che vogliano lapidarlo e torna a nascondersi. Allora Gesù stesso lo chiama rassicurandolo e dicendogli che Lui è venuto per guarirlo.
E, finalmente, il quarantenne, scheletrico e con la pelle marciosa e a brandelli, viene avanti. Gesù protende le mani, alza gli occhi al cielo e dice “Voglio.”
Poi raccomanda all’uomo di andare dal sacerdote per il rito della purificazione e di predicare il Signore poiché appartiene a lui, di sposarsi, avere dei figli e crescerli per il Signore, che ne benedica Dio e sia beato!
Infine invita quelli con le torce a venire avanti e a vedere ciò che può fare il Signore per coloro che lo meritano.
E allora tutti possono vedere il malato risanato, quantunque magro come un asceta.
Il sinagogo vorrebbe lanciarsi ad abbracciare il figlio, ma Gesù glielo impedisce poiché sarebbe una violazione della Legge.
392 L’ostilità di Masada, città-fortezza.
Gesù e gli apostoli salgono per una strada molto scoscesa verso Masada, una città che secondo Pietro solo un terremoto può distruggere, ma Gesù gli risponde che, quando arriverà l’ora del castigo, anche Masada sarà distrutta, La colpa sarà anche dei sudditi poiché quando essi emulano i capi nelle colpe o nei meriti, hanno lo stesso castigo o premio.
Intanto giungono alla casa della nuora di Anania. Gesù chiede a un figlio di farla venire alla porta perché vuole parlarle, ma lei si decide a presentarsi solo per l’insistenza del Maestro e, al sentire gli ammonimenti di Gesù, vuole mandare a chiamare due fratelli, ma Gesù risponde che non è necessario poiché Dio non obbliga nessuno; e va in una piazza della città a predicare. Presto, però, escono i notabili che Gli intimano di andarsene, poiché bastano loro a educare il popolo.
Allora vanno tutti via, Gesù per ultimo, e passano per un sentiero stretto come due palmi tra le mura e uno strapiombo.
Giunti alla porta dalla quale sono entrati, Giovanni geme: “Ah, Maestro mio! Come farò a vederti morire?”
Il Maestro risponde che non gli mancherà l’aiuto di Dio.
393 Nella casa di campagna di Maria di Keriot.
Gesù e gli apostoli arrivano alla casa di campagna dell’Iscariota e Maria di Simone si preoccupa non vedendo suo figlio tra gli apostoli. Il Maestro le spiega che Giuda è stato incaricato di andare a Betania da Lazzaro mentre loro sono arrivati in anticipo sul previsto poiché Lui non si è potuto trattenere a Masada a predicare.
Comunque, la rassicura che il loro amore sostiene suo figlio che sta servendo il Signore.
Presto, però, arrivano lo Zelote e Giuda il quale riferisce di aver ubbidito all’ordine di evitare incontri con i farisei e il Maestro gli risponde che continuando così si salverà.
Però Giuda si rallegra dell’appoggio di Claudia presso Ponzio Pilato e sembra abbandonarsi ai sogni ad occhi aperti, ma Gesù gli dice di non sognare poiché le tenebre odiano sempre la Luce.
394 Parabola delle due volontà e commiato dai cittadini di Keriot.
Gesù sta parlando alla gente di Keriot e racconta la parabola delle due volontà. Un padre aveva due figli. Il primogenito obbediva fedelmente alla volontà del padre. Il secondo, invece, rifletteva molto e spesso trovava da ridire e faceva di testa sua, ritenendo che si sarebbe dovuto fare di più per il buon nome della famiglia e farsi rispettare dai servi.
Arrivò a disapprovare il fratello maggiore anche davanti al padre che però continuava a raccomandargli di imitare il fratello maggiore, invece di disapprovarlo, altrimenti gli avrebbe tolto il proprio amore.
I suoi falsi amici gli dissero allora di essere pronti a eliminare il fratello affinché il Padre non potesse più preferirlo a lui; ed egli si accordò con loro.
Eppure il padre li aveva educati allo stesso modo; non si può, quindi, incolparlo del comportamento del secondo figlio.
Allo stesso modo Gesù raccomanda al popolo di Keriot di mettere in pratica le Sue parole, come le parole che furono cantate in occasione della Sua nascita: “Pace è per gli uomini di buona volontà”. Pace, ossia riuscita, ossia vittoria in Cielo e in Terra poiché Dio è con chi ha buona volontà di ubbidire a lui.
Dio non guarda tanto le opere altisonanti che fa l’uomo di sua iniziativa, quanto l’umile ubbidienza, pronta, fedele alle opere che lui propone.
Poi accenna a due casi di disubbidienza raccontati nella Bibbia:
quello di Giuda Maccabeo che aveva detto a Giuseppe e Azaria di non attaccare guerra ma di restare a proteggere il popolo ebreo, mentre lui andava a combattere in Galaad. Tuttavia, essi volendo procurarsi gloria non ubbidirono e furono sconfitti;
e quello del re Saul che per le sue disubbidienze fu sostituito con Davide.
Gesù conclude dicendo che Dio vuole l’ubbidienza piuttosto che gli olocausti e raccomanda al popolo di essere buono, di essere buono nel giudicare e di non dire che una famiglia è cattiva perché uno di essa è cattivo.
395 Le due madri infelici di Keriot. Addio alla madre di Giuda.
Maria di Simone chiede a Gesù di andare solo con lei da una madre infelice. Si tratta di Anna - la madre di una ragazza promessa sposa di Giuda, poi abbandonata e morta per il dispiacere - che era una grande amica di Maria stessa ma che ora la odia perché non ha obbligato il figlio a mantenere la promessa di matrimonio.
Anna si sente abbandonata da Dio ed è inquieta anche con lui. La sua domestica afferma che ormai alla donna non giova più il medico e che non vuole sentire prediche, ma Gesù vuole renderle meno penosi gli ultimi giorni ed è lasciato entrare.
Dopo averle asciugato il sudore e dato acqua da bere, le spiega che Lui è Gesù di Nazareth, che l’ama come una madre, poiché anche Sua Madre piange. Infatti sa che Lui deve morire per redimere gli uomini, poiché è il Figlio dell’Uomo preannunciato dai profeti.
Lui, con la Sua morte aprirà il Regno dei Cieli a sua figlia Joanna e anche a lei, dopo che avrà imparato ad amare e a perdonare.
Non è vero che Dio l’ha abbandonata, anzi le ha fatto una grazia non facendo sposare Joanna con Giuda che diventerà il traditore di Dio e avrà presto una morte violenta, mentre la madre del traditore sarà odiata da tutto il popolo di Keriot.
Si fa poi promettere di essere, almeno lei, amica della madre di Giuda e che non le dirà nulla di questa funesta previsione.
Poi la invita a scendere dal letto per incontrarsi con Maria. Anna - che era in fin di vita - con sua sorpresa si alza e si muove con sicurezza.
Tornato da Maria, Gesù le dice che non si rivedranno più, che quando arriveranno ore tremende non pensi mai che Dio la giudichi colpevole ma che il Signore sarà la sua ricompensa in eterno.
396 Con i bambini presso Jutta. La mano risanatrice di Gesù.
Gesù sta salendo in montagna seguito da quattro apostoli. Arriva a una casa e manda Giuda ad avvisare chi vi abita.
Ne esce una donna attorniata da parecchi bambini che corrono dal Maestro per essere accarezzati e presi in braccio e magari portano dei giocattoli rotti che Lui cerca di aggiustare. Una bambina raccoglie dei fiori e Glieli porta. Gesù allora dice che i fiori sono fatti tanto belli dal Padre celeste e sono belli agli occhi di Dio, - come i bambini quando sono buoni - non fanno del male a nessuno, anzi danno a tutti profumo e letizia e fanno sempre la volontà del Signore, nascendo, fiorendo e lasciandosi cogliere se a lui così piace.
Intanto la donna porta acqua, latte e mele, anche per gli apostoli.
Arrivano altri adulti ad ascoltare Gesù e anche dei bambini ma quelli di casa non vogliono cedere il posto vicino a Lui che, però, dice loro che non si deve essere egoisti nemmeno nel bene e perciò dovrebbero lasciare che altri bambini Gli si avvicinino.
Arriva anche una mamma supplichevole che ha in braccio un bambino quasi morente.
Gesù gli sussurra qualcosa, poi lo restituisce alla donna promettendole che domani il bambino giocherà di nuovo con i suoi compagni.
Finita questa visione, la Valtorta confida di avere visto di nuovo Gesù un giorno in cui era sconsolata per una cattiva risposta che le era stata data e di averGli domandato che cosa avesse nelle mani per aggiustare tutto quello che toccava.
Il Maestro le risponde che le sue mani di operaio Gli consentivano di aggiustare i giocattoli e di attirare i bambini che sono le creature che più ama al mondo per la loro semplicità e schiettezza e credono in Lui senza pensare se tale fede procurerà loro del bene o del male. Poi la invita a essere anche lei come i bambini.
397 Discorso di commiato ai fedeli di Jutta.
Tutta la popolazione di Jutta è riunita ad ascoltare Gesù: vecchi cadenti, bambini ridenti, uomini che in altri giorni sarebbero andati al mercato o nei campi, ragazze, donne incinte e altre che portano il bambino al seno.
Il Maestro parla della necessità di osservare la Legge di Dio, perfezionata dalla Sua dottrina d’amore affinché Dio abiti negli uomini e poi li porti con sé in Cielo per l’eternità.
Dio non sta in:
- chi fa menzognere pratiche religiose nelle povere mura del Tempio,
- nei superbi, nei duri di cuore e negli impenitenti.
Sta, invece, nel semplice, nel puro, nel povero di spirito, nel misericordioso, nel mite, in chi piange senza imprecare, nel cercatore di giustizia, nel perseguitato, nel pacifico, in chi si pente e chiede perdono ed espiazione.
La popolazione di Jutta non si lasci, dunque, fuorviare dai potenti che la trattano come la bastarda d’Israele. E’, invece, proprio in loro che è innestato il tralcio della Vite eterna di Dio.
Ai potenti risponda che Dio, come sa far partorire le donne sterili, sa partorire un nuovo popolo fedele, al posto del seme morto che è solo un male da espellere.
Poi li benedice tutti e dà loro il Suo addio, assicurandoli, però, che il Suo amore sarà sempre con loro. Ricordino che Lui è sempre l’Agnello che (il pastore) Isacco ha fatto amare, anche se viene coperto con la pelle di un lupo per farLo passare per un malfattore.
398 Discorso di commiato a Ebron e le illusioni di Giuda iscariota.
L’entrata di Gesù a Ebron è accolta con entusiasmo, anche per il ricordo dei miracoli dell’anno precedente, però Gesù afferma di non poter sostare e, perciò, si limita a parlare.
Afferma che a Ebron è avvenuto anche un miracolo di cui essi non sanno nulla: la conversione di Aglae. Infatti, essi pensavano che fosse fuggita con qualche altro amante, sicché hanno commesso un giudizio temerario.
Gesù invita gli abitanti di Ebron a rafforzare la loro fede e a non vacillare quando Lo vedranno innalzato (sulla croce) e vilipeso o quando saranno vilipesi e perseguitati loro stessi, poiché coloro che saranno stati fermi nella fede, regneranno con Lui in Cielo.
Poi prega Dio per loro per il sacrificio di Giovanni Battista, per il sacrificio Suo, dando loro luce nelle tenebre, fede e fortezza contro i seduttori, affinché essi siano nei secoli dei secoli con Dio.
Gli apostoli commentano in vario modo queste parole di Gesù, tanto che Giuda dice che il Maestro va proprio verso il trono.
Gesù fa loro cogliere delle piccole mele acerbe e afferma che esse al confronto di ciò che Lui avrà al momento della Sua assunzione sembreranno più dolci del miele.
399 Discorso di commiato a Betsur e l’amore materno di Elisa.
Gesù si sta recando a Bètsur per andare da Elisa. I pastori e gli agricoltori che Lo incontrano, tornano indietro per ascoltarLo.
Egli fa intendere che questa è l’ultima volta che parlerà loro prima della Redenzione.
Li invita a restare saldi nella loro fede, malgrado le persecuzioni che i potenti faranno anche contro di loro, ma non abbiano timori, poiché poi saranno in Cielo con Dio e con Lui per sempre: sono coloro che abbandoneranno la fede ad avere motivo di temere.
In futuro saranno dette loro molte cose di Lui e contro di Lui, su di loro e contro di loro, ma se essi persevereranno nella fede, né le pietre, né le fiamme dei roghi, né le spade potranno separarli da Lui.
Dal momento che i potenti Lo odiano e mentono, saranno Suoi testimoni quelli qui presenti che erano ciechi, sordi o muti e sono stati guariti da Lui affinché vedessero, udissero e potessero dire il Suo nome, e lo stesso vale per chi era oppresso ed è stato liberato, come dice il profeta Isaia.
E’ Lui il Salvatore e all’infuori di Lui non ce n’è nessun altro.
Infine, alle domande della gente e degli apostoli risponde che la Sua opera sarà la Redenzione e che cita i profeti per mostrare che da sempre Lui è mostrato come Re di un regno non umano che si costruisce e cementa con l’immolazione della Vittima.
400 A Bétèr da Giovanna di Cusa. Conseguenze deleterie di un incontro dell’Iscariota con Claudia.
Gesù si reca da Giovanna di Cusa e la rassicura che Lui non ha alcuna ambizione di usurpare il Regno di Erode o di Roma.
Anzi l’indomani parlerà Lui stesso con Cusa e inoltre incarica Giovanna di tranquillizzare anche Claudia, messa in allarme dal tentativo del solito Iscariota di ottenere l’appoggio della Romana per ricostituire il Regno d’Israele.
401 Pietro e Bartolomeo a Bétèr per un grave motivo. Estasi della scrittrice.
Gesù passeggia nel giardino di Giovanna che è una sorta di paradiso terrestre dove stanno lavorando felici anche la vedova e i suoi figli assunti dopo il convito offerto da Cusa.
Gesù interviene mettendo pace tra i bimbi che stanno litigando e poi danno a Lui ciò che era oggetto di discordia, come scarabei, coccinelle e sassolini colorati e poi rimette in libertà gli animaletti senza farsi vedere, con molto tatto.
Arrivano Pietro e Bartolomeo i quali riferiscono che Giuda sembra diventato un demonio ed è andato via sbatacchiando la porta e che loro se ne sono andati prima che tornasse per non prenderlo a schiaffi e domandano se hanno fatto bene.
Gesù risponde di sì e li invita a pregare molto per Giuda, ma anche a non giudicarlo.
402 Giuda iscariota si sente scoperto nel discorso di commiato a Bétèr.
Cusa rassicura Gesù che ora che sa di non poter essere accusato di complicità con un nemico di Erode, lascerà che Giovanna continui a far parte del gruppo delle discepole.
Gesù risponde che va bene, ma che comunque barattare gli onori terreni con quelli eterni è come preferire un piatto di lenticchie alla primogenitura.
Poi rivolgendosi a tutti, compresi i servi di Giovanna, afferma che si accomiata anche da questa città, come ha fatto con altre della Giudea.
Lascia questo Eden con l’augurio che i presenti tengano lontano il demonio, a differenza di quanto fecero i nostri due primi progenitori.
Tengano lontano da loro la menzogna, il peccato e l’incredulità, non si lascino sedurre da quelli che sognano onori terreni e troni.
Se essi non avessero conosciuto il Maestro o avessero solo sentito qualche Sua parola potrebbero essere compatiti e ottenere misericordia, ma guai a coloro che conoscendoLo bene, Lo scacceranno per far posto a Satana, poiché in realtà otterranno la dannazione eterna.
Imitino, dunque, Nabot che non volle vendere al re Acab la vigna ereditata dai suoi padri in cambio di onori o di notevoli somme di denaro. Conservino la fede nel Messia trasmessa dai profeti, piuttosto che rincorrere speranze di regni terreni.
Giuda comprende che il Maestro sta parlando di lui, è indignato con Giovanna e Gesù e si nasconde dietro agli altri apostoli.
403 La lezione del silenzio. Simone di Giona in una sua lotta e vittoria spirituale.
La Valtorta fa delle riflessioni sul silenzio di Gesù. Esso è dovuto:
- alla compassione di Gesù per la debolezza umana;
- o alla punizione per il mancato apprezzamento di un dono;
- alla lezione del dovere di ubbidire sempre, anche quando il lavoro che si deve lasciare per ubbidire sembra più importante.
Poi ci racconta la visione: Gesù sta scendendo a valle dalla montagna, seguito dagli apostoli, Giuda va dietro a tutti e risponde male ad Andrea che gli domanda perché va solo.
Pietro allora raggiunge il Maestro e Gli domanda se è sempre vero che sacrifici e preghiere non sono mai senza riuscita, anche se sembrano inutili.
Gesù gli risponde di sì. Allora, Pietro sfoga la sua rabbia cominciando a spezzare rami, ne fa un grosso mucchio, che basterebbe ad arrostire un vitello, se lo carica sulle spalle e, curvo come sotto un giogo, raggiunge tutti gli altri.
Quando arrivano, lui lo getta per terra e ci si siede sopra, senza spiegare il motivo ad alcuno mentre v’è della legna da per tutto.
Il Maestro accarezza la testa di Pietro.
404 In cammino verso Emmaus della pianura.
Il mattino dopo, Gesù si alza per primo e va a pregare sul monte, finché gli apostoli non si svegliano e Lo vanno a cercare.
Lui spiega che andranno a Emmaus, poiché lo ha promesso e anche lì c’è gente che desidera ascoltarLo. Giuda afferma che potrebbero esservi dei nemici.
Il Maestro risponde che i nemici sono dovunque e anche vicino, guardandolo severo.
Guardando la bella campagna, Giacomo di Zebedeo afferma che è roba da farisei. Giuda Taddeo risponde che quanto meno è di Giudei che hanno usurpato in mille maniere i luoghi migliori ai primi possessori.
L’Iscariota risponde che ciò è avvenuto perché i Galilei sono meno santi, inferiori…
Tommaso risponde che il buono e il cattivo è in ogni luogo e non è per una scelta nostra se siamo nati in un luogo o in un altro.
A sua volta, Giacomo di Alfeo aggiunge che Gesù è nato da Giudei ed è vissuto in Galilea come a significare che Egli è il Redentore di tutto Israele.
Il Maestro gli dà ragione e aggiunge che Dio non fa mai nulla per caso e non lascia mai senza premio ciò che è fatto dai retti di cuore.
Poi si imbattono nei discepoli, i quali si sono divisi in vari gruppi, quantunque nessuno sia andato nella bassa Giudea, visto che vi è andato Gesù stesso e nonostante ciò non è diventata più santa, anzi essa ha risposto con le pietre e qualcuno di loro ha rischiato di essere ucciso. Si sono, perciò, divisi in più gruppi.
Il Maestro approva il loro operato e aggiunge che occorre che la via del Cristo sia sempre essere ripulita col sangue dei martiri dalle impronte del Male e che beati tra i beati sono quelli che soffrono persecuzioni per Lui.
Infine, li manda ad avvisare gli abitanti che Lui a sera parlerà alla porta di Emmaus.
405 Il riposo in un fienile e il discorso presso Emmaus della pianura. Il piccolo Micael.
Il popolo di Emmaus si dimostra molto benevolo con Gesù poiché i discepoli lo hanno ben preparato e ricorda il miracolo della guarigione all’Acqua Speciosa di un bambino - che è tra i presenti - con le anche spezzate.
Gesù dice che quella madre è stata esaudita da Dio per la sua grande fede.
Aggiunge che due sono le condizioni per essere esauditi:
- avere l’animo giusto dei nostri padri che obbedivano al Signore con santità e prontezza;
- l’umiltà, come Giuda Maccabeo che non disse: “Io distruggerò questo esercito”, ma “il Signore distruggerà i nostri nemici davanti a noi, che siamo incapaci di farlo, deboli come siamo.”
Se Dio è con voi nessuno potrà vincervi, non tanto nelle battaglie nazionali, quanto in una cosa dalle conseguenze molto più vaste nel tempo e nelle conseguenze per la vostra anima.
Non lasciatevi prendere dallo sgomento o dalla superbia. Dio vi darà forza nelle persecuzioni subite a causa del Suo nome se sarete umili e crederete che Dio sa quando è giusto premiare con vittorie e quando è giusto punire con sconfitte.
Ogni uomo è come una città circondata da nemici interni ed esterni: le passioni e il mondo che congiura con esse, con le sue seduzioni di carne, di censo e di orgoglio. Essi, se Dio è con l’uomo, non potranno spuntarla. Questa battaglia però dura tutta la vita, e ci saranno anche altre battaglie: quella contro il dubbio e quella contro le persecuzioni.
Aggiunge che i miracoli che Lui ha fatto sono un mezzo per credere in Lui e invita a lottare contro le persecuzioni, ma non perseguitando, bensì perdonando come farà Lui stesso.
Infine, recita la preghiera del Pater e benedice tutti alla maniera mosaica.
Il piccolo Micael chiede a Gesù di dargli occhi belli come i Suoi ma il Maestro gli risponde che deve piuttosto chiedere la buona volontà per mantenersi giusto e avere la pace.
406 A Joppe. Predica inutile a Giuda di Keriot e dialogo sull’anima con alcuni Gentili.
Verso sera, Gesù sta meditando e riposando all’aperto. Dei colombi volteggiano su di Lui timorosi, ma il Maestro tende una mano e dice: “Avete fame? Venite.” I colombi si posano sulle Sue mani, spalle e, perfino sulla testa.
Allora chiama la padrona di casa e le domanda se ha qualcosa per i colombi, aggiungendo che le bestie spesso sono migliori degli uomini. Arrivano gli apostoli ed entrano tutti in casa, salvo l’Iscariota e Gesù coglie l’occasione per domandargli se gli è mai mancato nulla. Giuda risponde che vorrebbe il meglio per Lui, cioè vedendoLo trionfare dovunque. Gesù gli ripete di non essere venuto per un trionfo umano, ma per la compartecipazione a un Regno eterno, al quale si accede attraverso la rinuncia, ma che non conosce tramonto.
Aggiunge che anche le loro madri vorrebbero la sua santificazione e che non vi sono colpe che Lui non perdoni solo che il colpevole dica: “Gesù, ho peccato”, a cominciare da quelle dei colpevoli e dai più pentiti e di quelle fatte a Lui stesso e che la sua anima è stanca della sua carne e del suo agire subdolamente, ma Giuda insiste nel dire di essere stanco fisicamente.
Tuttavia, Gesù a cena lo tratta affettuosamente lasciandogli mettere la testa sul Suo petto e dandogli un pezzo di pane intinto nel Suo piatto.
Poi arrivano alcuni Gentili e il Maestro risponde loro che è vero quello che Socrate dice al riguardo all’immortalità dell’anima e che, se avrà vissuto giustamente, essa vivrà in Paradiso, quando sarà avvenuta la Redenzione col sacrificio della Sua vita. Lui non disprezza la vita, anzi la considera una cosa preziosa per comprare la salvezza del mondo.
Se Lui è santo, deve avere sete di tornare alla Santità da cui venne, rendendogli i figli che la colpa ha allontanato; e dare all’uomo la pace con Dio, fonte di ogni bene.
Assicura loro che un giorno gli apostoli provvederanno a portare a Roma e nel resto del mondo la fede cristiana.
407 Nelle campagne di Nicodemo. La parabola dei due figli.
I mietitori di Nicodemo lavorano allegri e gareggiano in rapidità poiché il loro padrone è buono.
Anzi, una vedova parla molto bene di Nicodemo perché fa lasciare spighe nel campo affinché i poveri possano raccoglierle. Poi, però, teme di averlo danneggiato nel caso che Gesù fosse uno di quelli del Sinedrio che opprimono i poveri di tasse e li costringono a digiunare per poterle pagare, ma Lui la rassicura, però le toglie l’illusione che il Messia sia un re terreno che imporrà leggi. Egli insegnerà ai migliori a fare elargizioni ai bisognosi, ma poiché l’eternità è più lunga della vita, bisogna avere per l’anima la sollecitudine che si ha per il corpo, correndo dove si ascoltano parole di Vita.
Infine, arriva Nicodemo che chiama i lavoratori ad ascoltare Gesù, che racconta loro la seguente parabola.
Un padre aveva due figli e disse al primo di andare a lavorare nei campi, ma questi – nel timore di essere giudicato un servo - gli rispose che non ne aveva voglia, ma poi pentitosi ci andò.
L’altro figlio rispose che sarebbe andato subito, ma poi non ci andò.
I presenti riconoscono che solo il primo figlio fece la volontà del padre. Il Maestro, allora, paragona il secondo figlio a farisei, scribi e sacerdoti che si dicono “maestri” e “santi” fingendosi devoti, mentre sono veramente santi e cari all’Altissimo gli ignoranti, i poveri, i pubblicani e le meretrici che accolgono il Messia di Dio e ne ascoltano le parole per sapere sempre meglio ciò che il Padre vuole.
Finisce benedicendo chi sa credere in Lui e fare questa volontà del Signore.
408 Nelle campagne di Giuseppe d’Arimatea. Moltiplicazione del grano e potenza della fede.
I contadini di Giuseppe d’Arimatea hanno già ultimato la mietitura e lui fa chiamare malati, vedove, orfani e vecchi poveri che erano stati riuniti in un magazzino, per distribuire loro il grano affinché non abbiano bisogno di chiedere l’elemosina per non soffrire la fame.
Si fa dire da loro quanti sono i componenti della loro famiglia e distribuisce in proporzione i covoni.
Un dipendente obietta che proseguendo così non si riuscirà a dare una parte agli ultimi, ma Giuseppe risponde che bisogna avere fede e Dio provvederà, anzi fa raddoppiare il numero dei covoni da dare, a cominciare dai primi.
E alla fine restano ancora centoventidue covoni. Il padrone ne fa mettere da parte cinquanta per la semina dell’anno successivo e fa donare un altro covone a ciascuna famiglia.
A questo punto si fa avanti Gesù e chiede se potrà essere ospitato.
Giuseppe ne è felicissimo, ma obietta che non potrà trattarLo con gli onori che avrebbe voluto. Il Maestro risponde che non c’è cibo più prelibato per Lui dell’amore mostrato verso quegli infelici né amici più cari di loro.
Poi Gesù parla ai presenti e dice loro che hanno visto come la fede di Giuseppe è stata premiata con un’incredibile distribuzione di grano. Essi però non devono limitare la fede alle cose materiali, Devono averla anche per osservare la Legge e restare fedeli anche nelle prove della vita per mantenersi santi ed ereditare il Paradiso.
Essi mostrano che credono nel Cristo e vorrebbero sapere dove Lui è, per poter essere guariti.
Allora Gesù esclama: “E così sia fatto, a gloria di Dio”.
I guariti, una ventina, urlano e corrono a baciarGli le mani e le vesti.
409 Il dramma familiare del sinedrita Giovanni.
Il sinedrita Giovanni si reca, prima ancora del tramonto del sabato, da Giuseppe d’Arimatea nella speranza di parlare con Gesù, poiché la moglie ha deciso di abbandonarlo e lui la sospetta di adulterio.
Giuseppe si rifiuta di crederlo poiché conosce la moglie come donna piena di virtù e laboriosa, che per di più vive in campagna, lontano da facili occasioni. Comunque, va a chiamare il Maestro.
Egli arriva e dice a Giovanni che lui sta commettendo un peccato ben più grave della violazione del sabato poiché tortura un’innocente e l’ha portata alla disperazione e sulla soglia del peccato per mezzo anche dell’accusa calunniosa di infedeltà.
La realtà è che lui vede la consorte non come compagna e madre dei suoi figli ma come oggetto di piacere, l’ha torturata con la sua prepotenza peccaminosa, l’ha immaginata tale anche per gli altri e così è nata la sua gelosia febbrile.
Occorre che lui metta un freno alla propria lussuria, che decida di trasformarsi in uno sposo da bruto quale è oggi, con l’aiuto della preghiera e della meditazione e saper riconquistarsi la pace, l’amore della sposa e la vita eterna. Così altri peccatori, come Matteo e Maria di Magdala, hanno cambiato la loro vita.
Ora deve tornare a casa e chiedere perdono alla moglie - che è più straziata di lui al pensiero di lasciarlo - poiché solo così sarà perdonato da Dio.
410 Provocazioni di Giuda iscariota nel gruppo apostolico.
L’Iscariota è diventato di nuovo loquace ora che sa di non essere stato scoperto ed è ironico dicendo che è sempre lui la pecora nera del gruppo il quale, però, lo sopporta pazientemente.
Pietro lo invita a starsene in coda da solo, per calmarsi, mentre loro stanno col Maestro.
Il Taddeo chiede al fratello di che cosa abbia parlato con Gesù. La risposta è: di Giuseppe d’Arimatea e poi di Gioacchino e Anna che davano la metà del raccolto ai poveri.
411 Lezioni tratte dalla natura e spigolatura miracolosa per una vecchietta. Come aiutare chi si ravvede.
Nei campi i mietitori tagliano il grano e dietro di loro le donne ne fanno dei covoni e li legano.
Alcuni vedendo la comitiva di Gesù, salutano e Lui ricambia il saluto e li benedice. Qualcuno esprime compiacimento per il buon raccolto. Il Maestro lo invita a esserne grato al Signore, ma con le opere lasciando una parte del raccolto ai poveri, poiché ciò obbliga Dio a essere più generoso con chi ebbe pietà per i bisognosi.
Più avanti si fermano all’ombra e il Maestro prende uno scarabeo e mostra ad alcuni apostoli la sua diffidenza verso di Lui, spiegando che ciò fa parte del suo istinto di sopravvivenza.
Al contrario, l’uomo, avendo un’intelligenza superiore, sarà responsabile.
Così gli apostoli saranno tanto più responsabili quanto più saranno stati ammaestrati, specialmente dopo la Redenzione e più ancora per Chi verrà dopo di essa, avranno ancora più capacità di volere e, se non vorranno, saranno molto responsabili.
Gesù sa che l’uomo è debole, ma con la fiducia in Lui e l’amore verso di Lui, diventerà forte e vincerà la debolezza umana.
Come la tela del ragno, oltre a prendere le mosche che posandosi su cose luride trasmettono malattie, prende anche belle e innocue farfalle, così la presenza di Satana deve indurre a una lotta continua per tenersi lontani dalla tiepidezza, dai quietismi, dalle vane presunzioni e anche dalle preoccupazioni per la salute, poiché di tutto si serve il diavolo per allontanare l’uomo da Dio.
Più avanti vedono una vecchietta che sta spigolando nei campi con la calura. Gesù invita alcuni apostoli a raccogliere le spighe per lei, ne fanno due bei covoni e glieli portano a casa.
La vecchia chiede come si chiamano Lui e Sua Madre.
“Gesù e Maria”, è la risposta.
La vecchia, allora, ricorda che tanti anni prima le era stato ucciso il nipote perché aveva difeso il suo figlio maschio in occasione della strage degli innocenti e suo figlio era morto per il dispiacere e domanda se è Lui quel Gesù per il quale erano stati uccisi il nipote e il pronipote.
Gesù le risponde di sì, che le è stato concesso questo onore per la sua santa rassegnazione e che rivedrà i suoi cari in Cielo.
Dopo la visione, Gesù dice alla Valtorta che quantunque Lui sapesse che Giuda non si sarebbe salvato, voleva insegnare agli apostoli a lasciare al peccatore lo stimolo di far loro piacere con i suoi sforzi di conversione.
412 Elogio del giglio delle convalli, simbolo di Maria, e sacrificio di Pietro per il bene di Giuda.
Giuda Taddeo resta ammirato al vedere un mughetto detto giglio delle convalli per la sua minutezza e il suo odore fragrante ma l’Iscariota lo disprezza e lo prende a calci. Tommaso dice che la minutezza di un oggetto rivela la bravura dell’artista. Si deve, quindi, restare ammirati di Dio che ha creato cose piccolissime e così belle.
Alla fine anche Gesù dice che nessuna cosa creata è completamente cattiva, anche la vipera ha una sua funzione utile. E’ solo il Male che è esclusivamente nocivo e impedisce all’uomo di distinguere le cose cattive da quelle buone, è la cecità spirituale per la quale non si vede più risplendere la potenza di Dio sulle cose.
Tale fiore Gli ricorda Sua Madre, così umile, schiva e profumante di santità.
Poi, il Maestro allunga il passo e si isola dagli apostoli, ma Pietro lo raggiunge e Gli dice che vorrebbe sapere tante cose, ma si domina perché spesso questo è un difetto. Vorrebbe sapere perché Lui è felice in questi giorni. Gesù gli risponde che è lui che ne è la causa perché sta progredendo spiritualmente acquistando dominio di sé.
Pietro, allora, confessa che sta facendo sacrifici per cambiare l’Iscariota e domanda se ci riuscirà. Il Maestro gli consiglia di confidare e perseverare e gli rivela che c’è anche un amico di Giuseppe che viene alla Luce.
413 Arrivo a Gerusalemme per la Pentecoste e disputa con i dottori nel Tempio.
Gesù entra subito nel Tempio a pregare, ma viene ugualmente notato e alcuni Gli chiedono di parlare loro affermando che hanno fatto dei sacrifici per poterLo ascoltare, ma Lui risponde che non è il luogo. I Suoi nemici motteggiano insinuando che comincia ad avere paura.
Degli anziani più riflessivi Gli domandano che cosa avverrà del Tempio e di tutto Israele in futuro.
Il Maestro risponde che succederà quello che è scritto da Geremia, il quale diceva che gli uomini sono come il vasaio che getta via l’argilla se essa non si lascia formare nel modo desiderato da lui. Così avverrà in futuro salvo che il popolo si penta e converta e auspica che almeno i migliori del popolo lo facciano per non perdere oltre i beni terreni anche quelli eterni.
I farisei mandano le loro guardie e il loro capo ordina a Gesù di andare via, ma il popolo, che sta ascoltando, lo sbeffeggia e minaccia. Poco dopo arrivano le guardie romane, che mandano via quelle dei farisei e dicono a Gesù che racconti pure le Sue “favole”.
Il fariseo Elchia si finge benevolo con Gesù e fa numerose domande. Gesù gli risponde che Lui è autorizzato a parlare poiché è stato mandato da Dio anche se ciò comporta rischi, che il Suo è il Regno degli spiriti buoni, senza regge, né armi e invita i potenti ad avere pietà delle loro anime, e che, come ai tempi di Mosè, i primogeniti di coloro che avevano bagnato lo stipite della porta col sangue dell’agnello furono risparmiati dalla morte, così avverrà con coloro che lo faranno col sangue del Redentore. Non ci sarà giustificazione per i dottori della Legge, che pur conoscendo la Sacra Scrittura si rifiutano di riconoscere in Lui il preannunciato dai profeti.
E se ci saranno dei peccatori tra i segnati dal Tau, essi saranno i più grandi nell’Inferno.
Li scongiura, perciò di abbandonare il loro rifiuto della Luce e di andare a Lui, per il bene delle loro anime.
Elchia Gli offre con insistenza un convito con la partecipazione anche dei Suoi apostoli.
414 Invettiva contro farisei e dottori al convito in casa del sinedrita Elchia.
Elchia fa entrare subito Gesù e gli apostoli nella sala del convito.
Poi chiede le prove che Lui è il Messia e non un esaltato.
Il Maestro risponde che la prova sarà la Sua risurrezione.
Elchia accusa Gesù di avere peccato non essendosi lavato prima di mettersi a tavola.
Gesù risponde che è stato mandato subito nella mensa per poterGli poi dire che ha peccato.
E, d’altra parte, è inutile che essi lavino le mani quando il loro spirito è pieno di menzogna, di rapina e di iniquità.
Non è nemmeno per tutela della salute che fanno queste cose, poiché sono molto più dannosi i peccati carnali della gola, dell’intemperanza e della lussuria rispetto alla polvere che è nelle mani o nel piatto.
In tal modo, inoltre, commettono vari peccati insieme, poiché mancano di rispetto ai loro familiari, danneggiano le sostanze della famiglia e la loro anima. E’ inutile che paghino le decime, se poi non hanno l’amore di Dio e del prossimo.
Essi sono come sepolcri imbiancati dal sole, belli fuori e pieni di marciume dentro. Facciano, piuttosto, elemosina e siano onesti nelle opere e nelle intenzioni.
Accusa anche i dottori della Legge che impongono pesi insostenibili sulle spalle degli altri mentre essi non li toccano neanche con un dito, hanno trasformato le leggi che Dio aveva dato amorosamente agli uomini affinché potessero giungere a lui, in pietre aguzze, in un incubo di scrupoli e in un labirinto di prescrizioni che fanno temere Dio come un nemico.
Essi preferiscono che il popolo resti ignorante e non possa giudicarli.
Alla fine, quando Gesù e gli apostoli sono andati via, Elchia propone come mettere a tacere Gesù, promettendo molto denaro a Giuda, oltre che impaurendolo, e poi ammazzando anche lui.
415 Breve sosta a Betania.
Gesù si reca a Betania per riposare corpo e spirito dove non Lo odiano, ma non si potrà fermare che per poche ore, altrimenti mancherebbe alla Sua missione, poiché molte anime attendono il loro Salvatore.
Si informa sullo stato di Lazzaro e saputo che langue, dice a Marta che comunque è questa la loro missione e che si dovrebbe piuttosto piangere per chi non adempie la propria.
Ora Lazzaro non chiede più di guarire, ma accetta la propria missione alla redenzione soffrendo e anche morendo; poi chiede a Gesù perché non va lontano, dove sono Giovanni e Sintica. La risposta è che ciò servirebbe solo a offuscare la purezza spirituale della figura messianica: Lui si salverebbe con la fuga, mentre deve dare l’esempio per il presente e il futuro che nelle cose di Dio non si deve essere vili.
416 Un mendico samaritano sulla via di Gerico.
Gesù cammina davanti agli apostoli lungo una strada molto polverosa, sotto un sole rovente, in una zona quasi desertica per l’incuria della popolazione che non la coltiva a differenza di altre parti della Palestina.
Si imbatte in un mendicante sporco, mal vestito e mal ridotto, che non può lavorare più, perché tre anni prima uno scriba dopo averlo riconosciuto come samaritano gli ha rovinato una mano con una bastonata, in seguito un ricco fariseo ha tentato di travolgerlo con i suoi cavalli causandogli un buco alla testa da cui ancora esce del marciume e, infine, un sadduceo, al quale aveva chiesto gli avanzi di un banchetto, gli ha aizzato contro i cani che gli hanno sbranato una coscia.
Era andato a Gerusalemme nella speranza di imbattersi nel Rabbi di Nazareth per essere guarito, come gli hanno riferito altri.
Pur senza conoscerLo crede che si tratti del Figlio di Dio per le Sue opere e perché è buono con tutti.
Gesù ordina agli apostoli di dargli da mangiare e da bere e dice loro che lo Spirito ha illuminato questo povero che è migliore degli scribi, dei farisei e dei sadducei, che fingono di essere figli della Legge la quale comanda di amare il prossimo, dopo Dio. E invece essi al povero che chiede pane, danno percosse o aizzano cani e cavalli, mostrando così di non volere che Dio sia conosciuto e amato.
In particolare, domanda all’Iscariota se non dovrebbe rimproverare tali malvagi e fingere di approvare la loro condotta e se lui è come loro o teme per la propria vita.
Poi dice al mendicante di alzarsi e camminare poiché è guarito in premio della sua fede.
Il povero con stupore si accorge di essere stato risanato e chiede di poter seguire il Maestro, che però lo incarica di tornare in Samaria a parlare di Lui e ad annunciare che la Redenzione è vicina.
417 L’ex-lebbroso Zaccaria e la conversione di Zaccheo, pubblicano che ha fatto fermentare il lievito del Bene.
C’è perfino chi pensa che il gabelliere Zaccheo stia male, poiché appare pensieroso e risponde a monosillabi alle domande.
Invece è molto attento quando sente parlare del Nazareno e fa chiamare un passante di nome Zaccaria, un ex – lebbroso che è stato guarito miracolosamente da Gesù, dopo che per la medesima malattia aveva perso i figli e la moglie e lui era diventato quasi cieco.
Come gli era stato consigliato, al passaggio del Maestro, aveva gridato: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me.” Il Nazareno era andato verso di lui e dopo essersi assicurato della sua fede in Lui, gli aveva concesso il miracolo.
Poi, i bambini gridano all’arrivo di Gesù. Zaccheo non potendo vederLo, si arrampica su un albero. Il Maestro passando alza la testa e lo invita a scendere poiché vuole fermarsi a casa sua.
Zaccheo scende, prepara un pranzo anche per gli apostoli e poi, quando essi si mettono a riposare, coglie il momento per parlare con Gesù.
Gli dice che Lo ha sentito predicare in passato e che intende abbandonare la propria vita peccaminosa, dare per i poveri la metà dei suoi beni male acquistati, restituire l’altra metà quadruplicata a coloro che lui ha frodato e mettersi al Suo servizio.
Il Maestro gli risponde che oggi la salvezza è entrata nella sua casa.
Quelli che stanno mormorando fuori, non sanno che ora Lui sta parlando con un redento, non con un peccatore.
Finita la visione, Gesù dice a Maria Valtorta che Zaccheo aveva fatto diventare sempre più forte ciò che gli era stato riferito del Discorso della Montagna.
Il lievito del male cresce facilmente poiché trova un terreno favorevole nel cuore, nel pensiero e nella carne dell’uomo, sedotti tutti e tre da una volontà egoistica, contraria alla volontà di Dio, la quale invece mira al bene di tutta l’umanità.
Il lievito del bene, invece, cresce con difficoltà, poiché va contro l’egoismo. Bisogna concentrare il proprio pensiero sul bene per farne crescere il desiderio.
Non fare il male è sufficiente solo a evitare l’inferno, ma per godere subito il paradiso occorre fare il bene, lottando contro sé stesso e contro gli altri. Per questo Gesù ha detto che Lui non è venuto a portare la pace, ma la guerra per difendere la volontà di Dio contro le sopraffazioni delle volontà umane.
La volontà di Dio non è egoistica, ma tesa al bene universale. I suoi comandi e i suoi consigli sono volti al bene dell’uomo.
418 Guarigione del discepolo Giuseppe, ferito al capo e ricoverato nella casetta di Salomon.
Non è ancora l’alba: Gesù e gli apostoli stanno camminando.
Raggiungono la casa di Anania mentre lui sta uscendo di casa e domanda loro perché non lo abbiano chiamato; inoltre riferisce che Giuseppe sta per morire, solo che ora c’è Gesù.
Infatti, il Maestro gli alita nell’orecchio e il malato continua a dormire ma Lui assicura che guarirà.
Poi va a vedere gli altri due discepoli che lo vegliano il giorno. Essi chiedono di essere perdonati, perché per assistere Giuseppe non sono andati al Tempio, ma il Maestro risponde che la loro carità fa di ogni luogo un Tempio.
Poi Giuseppe si accorge di essere guarito e della presenza di Gesù, si getta in ginocchio ai Suoi piedi e dichiara di aver offerto il sangue perduto per la redenzione dei suoi feritori.
419 Guarigioni in un paesello della Decapoli. Parabola dello scultore e delle statue.
Il barcaiolo che traghettò il Maestro e i Suoi di là dal Giordano in piena, Gli dice di aver parlato molto di Lui alla popolazione che ora Lo saluta e Lo attende con i suoi malati. Man mano che essi avanzano nella città, si forma un corteo sempre più numeroso dietro di loro.
Una vedova prega Gesù di andare da lei che ha un figlio malato di carie ossea e aggiunge che altri due figli sono morti alla stessa età di questo.
Gesù va da lei con alcuni apostoli. Chiede al bambino, che sembra un cadaverino con le ossa sporgenti da una pelle arsa e giallognola, se vuole guarire e perché. Il bambino risponde: “Sì, per la mamma mia.”
Poi, il Maestro gli domanda se sarà sempre un buon figlio, un buon cittadino e un buon fedele, se guarisce. Il malato risponde sempre di sì e poi, con la sua mano in quella di Gesù, ripete: “Voglio essere sempre buono come figlio, come cittadino e come credente nel Dio vero.”
Allora, Gesù dice: “Anche Io voglio che tu sia risanato. Alzati, fanciullo e loda il Signore.” Poi dice alla madre di scoprire il bambino, che ora appare ancora magrissimo ma sano.
Poi guarisce un parente del barcaiolo, sordo e muto dalla nascita. Infine, in attesa del pasto che auspica parco e frugale, poiché deve servire al corpo e non essere il suo scopo, invita i presenti ad andare ad ascoltarLo vicino al fiume.
Uno di loro domanda al Maestro se non sarebbe più giusto imputare ai genitori le deformità dei figli che poi sono esclusi dalla possibilità di servire all’Altare e come dovrebbero essere trattati.
Gesù risponde con una parabola: uno scultore fece una statua perfetta e poi ai suoi aiutanti chiese di farne tantissime copie, ma essi non erano bravi. Allora, procurò loro una forma nella quale versare la materia, ma il suo nemico cercò di ostacolare il progetto alterando la materia o indebolendo il fuoco o rendendo ebbri gli aiutanti.
Allora, lo scultore, per rendere più difficile la fabbricazione di copie brutte, impose gravi sanzioni contro i modelli usciti in modo imperfetto, ed una di esse fu che tali modelli non potessero essere esposti nella Casa di Dio, dove tutto dovrebbe essere perfetto. Disgraziatamente spesso non lo è il cuore umano, dove spesso manca la carità e la purezza.
Certamente manca la carità in chi vedendo un infelice lo schernisce o odia. Ciò vale anche se uno diventa infelice per sua colpa, poiché questa si è già mutata in castigo.
Vale anche per il genitore (o il parente) dell’infelice che magari si sente colpevole di quella infelicità.
Bisogna avere pietà anche di quella madre che si sente di avere partorito un mostro nell’anima, un assassino, un traditore, un ladro o un corrotto.
420 Guarigione di un indemoniato completo. Vocazione della donna all’amore.
Gli apostoli parlano di un indemoniato che terrorizza la gente, soprattutto le donne, e chiedono a Gesù di guarirlo. Lui promette che lo libererà, se lo incontreranno.
Ma ecco che l’ossesso compare, minaccia di uccidere Gesù e comincia a urlare, afferma di essere Belzebù e si rifiuta di lasciare l’indemoniato. Infine, lanciando un grido veramente infernale, se ne va.
Poi Gesù spiega agli apostoli che il demonio entra nelle persone principalmente per la sensualità, il denaro e la superbia della mente. La lussuria non manca mai. Per essa l’uomo diventa ladro e barattiere, crudele e omicida pur di servire la sua padrona.
Gesù ha anche detto che vi sono indemoniati completi, posseduti direttamente da Satana, perché si sono dati a tutti i sette vizi capitali. Il primo di essi è la lussuria che apre la porta a tutti gli altri.
Certe persone, però, sono liberate più facilmente dal demonio, come Maria Maddalena, perché lei voleva essere liberata.
La donna non è uguale all’uomo nella sua formazione e nelle sue reazioni al peccato originale.
La donna ha come sua meta l’amore ed è destinata al generare. Lei – nel piano di Dio - doveva rendere felice l’uomo nel momento in cui Lui non si manifestava. L’uomo, invece, è più portato all’intelligere e all’operare. Satana si è insinuato in questa perfezione della donna nell’amore per dominare donna e uomo e propagare il male, mescolando menzogna e verità per ingannare gli esseri umani. Le donne sono perfette nel sentimento, ma eccessive nell’azione. Sono angeli se vogliono essere di Dio, e demoni se vogliono essere di Satana.
Maria vergine ha capovolto Eva e il suo triplice peccato, con l’ubbidienza assoluta, l’umiltà assoluta e la purezza assoluta.
421 L’indemoniato guarito, i farisei e la bestemmia contro lo Spirito Santo.
Gli apostoli e Gesù sono stanchissimi e vorrebbero riposarsi, ma cominciano ad arrivare uomini che credono in Lui e vorrebbero parlarGli.
Gli apostoli protestano ma Gesù dice loro di riposarsi pure e che Lui li raggiungerà dopo. Quegli uomini raccontano che i farisei dicono che ora l’indemoniato non si potrà più salvare perché prima non aveva la volontà libera, ma ora è schiavo di un demonio peggiore e che, perciò, sia l’ex indemoniato sia sua madre si disperano.
Gesù rassicura l’ex indemoniato dicendogli che ciò che viene da Dio procura pace e gioia, mentre ciò che viene dai demoni spiriti e dai demoni uomini procura turbamento e dolore, come può facilmente constatare. Aggiunge anche che non è stato lui a peccare verso Gesù, ma i farisei.
Precisa, però, che si deve lasciare a Dio il compito di giudicarli e che non si deve nemmeno dire che i malvagi trionfano, poiché il loro è un trionfo di breve durata. Si stia attenti a non accogliere in sé l’ipocrisia dei farisei, poiché anche se essi possono uccidere il corpo, non possono andare oltre. Si ricordi che non c’è nulla di occulto che prima o poi non verrà svelato, magari ad opera di Dio.
Bisogna, piuttosto, temere i vizi, i cattivi compagni, i cattivi maestri che insinuano il peccato o il dubbio nel cuore e la disperazione nella divina misericordia.
Infine afferma che non può essere perdonato il peccato di chi – al pari dei farisei - non si arrende alla verità che traspare dai Suoi atti e alle profezie che si sono avverate in Lui.
422 Malumori dell’Iscariota, che provoca la lezione sui doveri e sui servi inutili.
Filippo vorrebbe andarsene a casa a rivedere la sua famiglia. Gesù gli risponde che prima dovrebbero andare a Cesarea e poi mentre quelli che non hanno famiglia andranno a Nazareth, gli altri potranno tornarsene alle loro case. Però, se vuole, può anche andarci subito.
L’Iscariota è infastidito che si vada a Cesarea e brontola.
Il Maestro però gli risponde che nessun padrone quando il servo torna dal lavoro lo fa subito mettere a tavola, ma si fa prima servire il pasto e solo dopo lascia che anche il servo mangi.
Così essi devono dire; “Servi inutili siamo. Abbiamo fatto solo il nostro dovere.”
Giovanni domanda, allora, che cosa debbano fare per compiere più del loro dovere.
Il Maestro risponde che avendo ricevuto grandi doni di Dio, nessun atto di eroismo sarebbe alla loro altezza, ma misurando col metro umano l’Altissimo darà sovrabbondante ricompensa a chi avrà dato senza parsimonia.
423 Partenza dell’Iscariota, che provoca la lezione sull’amore e sul perdono senza limiti.
L’Iscariota ironizza sulle riflessioni che Giovanni fa guardando la natura, ma Gesù afferma che l’anima pura possiede la sapienza.
Pietro dice sconfortato che lui non ci arriverà mai poiché non è stato sempre buono, ma il Maestro risponde che il pentimento e la buona volontà rendono giusto - e simile a chi è mondo - l’uomo che prima era colpevole e imperfetto.
Giuda afferma che si sente stanco e che preferirebbe fermarsi a Mageddo per tentare di incontrarsi con un amico. Il Maestro glielo permette, ma Giuda d’Alfeo dice che se il Signore non lo costringe, l’assistenza divina non basterà a far comportare bene l’Iscariota.
Gesù, però, lo rimprovera di essere così acre e inesorabile col compagno e aggiunge che non è con la violenza che si piegano i cuori e si domanda come farà in futuro a essere maestro di spiriti se non si esercita con un compagno a usare l’infinita carità che redime i peccatori.
Le riflessioni sull’Iscariota continuano tra gli apostoli. Essi insinuano che dovrebbe esserci un limite per la comprensione, ma il Maestro si volta e dice loro che non c’è limite per l’amore e per il perdono e badino che la loro intransigenza non renda Dio intransigente contro di loro e che guardino anzitutto alle loro mancanze e le correggano. Se Giuda fosse della loro famiglia, non cercherebbero di correggerlo per non farla disonorare da lui?
424 Pensieri di gloria e di martirio alla vista della costa mediterranea.
Gli apostoli ammirano il mare e la città costruita dai Romani.
Giovanni dice che guardando il mare pensa a quello che è stato scritto nella Bibbia sulla potenza di Dio e che saranno così se giungeranno giusti al trionfo finale di Gesù, ma domanda se il Male si sentirà sconfitto dopo il Suo Sacrificio.
Gesù gli risponde che mai il Male si darà per vinto e griderà sempre vittoria malgrado le smentite dei giusti. Apostoli e discepoli presenti saranno tutti con Lui in paradiso, alcuni subito dopo la morte, altri dopo un periodo in purgatorio.
A coloro che saranno chiamati al martirio, il Signore infonderà un aiuto soprannaturale che darà la forza di subirlo e col martirio saranno perdonati i loro peccati poiché rappresenterà tre lavacri: dell’amore, del sacrificio e della professione eroica della fede.
Tuttavia, sarà il Padre a stabilire chi chiamare al martirio. Gli altri avranno il martirio di vivere mentre il loro cuore anela al Cielo, di vivere per ammaestrare gli altri all’amore, di conoscere le delusioni come il Maestro e di perseverare senza stanchezze nel portare anime a Cristo.
425 A Cesarea Marittima. Romani gaudenti e una parabola sull’uso del tempo e della libertà.
Gesù racconta agli schiavi una parabola in cui si parla di un padre che dà due monete di valore a ciascuno dei suoi numerosi figli incaricandoli di farle fruttare.
Dopo parecchio tempo invia i suoi schiavi a trovare i figli e a ricondurli da lui.
Vi sono alcuni che hanno eseguito bene gli ordini ricevuti e imitato gli esempi paterni di vita operosa e morigerata e sono contenti.
Altri inizialmente hanno fatto fortuna, ma poi si sono dati alle crapule e sono diventati poveri, altri anche malati. Alcuni sono diventati anche aggressivi verso il padre, come lo erano stati col prossimo.
Il padre allora chiede spiegazione a tutti:
- Alcuni – dall’aspetto duro – si giustificano accusando il padre di averli mandati fuori di casa, a contatto col mondo e a guadagnarsi la vita col nulla che avevano ricevuto da lui.
- I figli divenuti poveri dicono che hanno avuto paura di far male e perciò non hanno fatto nulla e si sono nascosti al padre per vergogna. Alcuni di essi si gettano in ginocchio chiedendo perdono, mentre gli altri invece dicono di odiare il padre perché li ha esposti alle tentazioni.
Allora il padre:
- dà gloria a coloro che hanno ben operato,
- dà tempo per istruirsi e tornare adulti ai figli malaccorti ma pentiti;
- e, infine, infligge castigo e maledizione ai figli oziosi e impenitenti.
Gesù spiega poi la parabola: il padre adombra il Padre celeste, il quale dona due monete - che rappresentano il tempo e la libera volontà che Dio dà a ogni uomo, - affinché le usi come meglio crede, dopo essere stato ammaestrato con la Legge e gli esempi dei giusti. Poi, però, c’è chi tesorizza il tempo, i mezzi, l’educazione, il censo, tutto, nel bene e si mantiene sano e santo, ricco di moltiplicata ricchezza. C’è, invece, chi comincia bene e poi si stanca e disperde; chi non fa nulla pretendendo che gli altri facciano; chi accusa il padre dei propri errori; chi si pente dei propri errori ed è disposto a riparare, chi invece non si pente e accusa e maledice, come se la sua rovina fosse causata da altri.
Dio dà subito premio ai giusti, misericordia e tempo di espiare e giungere al premio a chi si pente; e infine dà maledizione e castigo a chi non si pente dei suoi errori.
426 Con le romane a Cesarea Marittima. Profezia in Virgilio. La giovane schiava salvata.
Quattro donne romane chiedono di parlare con Gesù ed egli dice loro di voler essere re non dei corpi ma degli spiriti di tutti gli uomini, in un regno immortale.
La saggezza essendo forma di santità dà sempre un giudizio luminoso, su eventi passati presenti e futuri, come facevano i profeti poiché erano santi.
L’appartenenza ad un popolo e a una religione sono fattori potenti di santità ma il fattore più importante è la volontà dell’uomo, perciò possono esservi dei giusti anche tra i popoli diversi da quello ebreo.
Dio è giusto nel giudicare, ma perché tergiversare a venire al Dio vero? Nel farlo non tradirebbero la patria.
Anzi la servirebbero ottenendole il possesso e la protezione di Dio.
La loro inquietudine deriva dal loro ritardo nel dare allo spirito ciò che esso chiede loro.
Poi Gesù dice loro che c’è una ragazza che rischia di essere vittima di un’orgia dopo una cena del patrizio romano Ennio Cassio e chiede alle donne di salvarla portando un messaggio a Claudia, poiché se anche il patrizio l’ha comperata, la legge di Dio è più importante di quella degli uomini e anche la schiava ha un’anima - spesso migliore di quella dell’imperatore - e chi la corrompe è maledetto.
Le romane accettano di portare il messaggio e Claudia riesce a sottrarre quella ragazza tredicenne a coloro che volevano abusare di lei.
427 Aurea Galla, istruita da Bartolomeo e poi mandata a Nazareth.
Aurea Galla è la schiava comprata dal patrizio romano. Non sa nulla di religione, né di Dio. Allora Bartolomeo è incaricato di istruirla.
Egli le dice che Dio è più potente di tutti e il padre di tutte le creature. Egli le ama ma rispetta la loro libertà e solo nell’aldilà darà la ricompensa o il castigo secondo la condotta di ciascuno.
Egli non è un uomo, ma come una luce che riempie tutto il cielo, tutto vede e dà ordini buoni - di non fare schiavi, di lasciare le bambine alle loro madri - ma gli uomini non ascoltano sempre gli ordini di Dio, però lui non ricorre subito alla frusta, ma un giorno punirà i cattivi con supplizi orrendi.
Per andare con Dio, però, lei dovrà credere in Lui, essere buona e pregare, - cioè parlargli chiedendogli ciò che desidera - e perdonare anche il romano. Per il momento, però, si dimentichi di lui, essendole ora difficile perdonarlo.
428 Parabola della vigna e del vignaiolo, figure dell’anima e del libero arbitrio.
I discepoli si imbattono in Gesù, condividono il cibo con lui e poi Gli chiedono di raccontare una parabola. Lui prende spunto dai campi che sono pieni di viti, afferma che sono belli e suppone che saranno state comprate delle ottime viti.
Un discepolo risponde che magari sarà così, ma che molto di quei risultati deriva da un instancabile e umile lavoro.
Il Maestro, allora, dice loro che lo stesso vale per l’anima umana. Essa viene creata da Dio, quando nel grembo di una donna si forma un bambino. Essa corrisponde alla vigna che il libero arbitrio dell’uomo coltiva come vuole, una volta raggiunta l’età della ragione.
Col libero arbitrio l’uomo può ricreare la santità originaria che ha perso con l’eredità del peccato originale e meritare il premio di Dio.
L’anima fa sentire la sua voce, - nutrita da voci soprannaturali che Dio non fa mai mancare all’uomo – affinché il libero arbitrio orni la vigna di piante buone e la protegga con una siepe invalicabile, cioè una forte volontà che non lasci entrare nell’anima i sette vizi capitali, che coltivi l’unione con Dio per mezzo della preghiera, l’amore a Dio e al prossimo invece dell’amor proprio che getta l’anima in balia delle varie sensualità.
In questo modo si potrà arrivare alla fine della vita carichi di frutti e ricevere da Dio il premio eterno.
Finita la parabola, Pietro raccomanda di correre verso qualche casa, poiché prevede l’arrivo di una violenta tempesta.
Infatti hanno appena il tempo di raggiungere una casa di contadini che credono nel Messia e che li accolgono benevolmente. Essi Gli chiedono, però, di avere pietà del loro lavoro alzando la mano per allontanare la grandine e Lui li accontenta e da quel momento scende solo pioggia.
429 Giuda iscariota indagatore presso il Maestro.
Il giorno dopo mentre gran parte di loro canta, Giuda tenta di scoprire che cosa Gesù sa di lui, domandandoGli che cosa ha fatto a Cesarea.
La risposta è che hanno parlato della vita casta e di Virgilio, non ha visto Claudia, che peraltro ha lasciato intendere che non desidera si sappia dei suoi contatti con Gesù e gli apostoli; e che sa distinguere il suo dovere di romana – di non parteggiare per possibili competitori di Roma - dal suo dovere verso sé stessa – di venire verso la Luce e la Verità.
430 Il nido caduto e lo scriba crudele. La lettera e lo spirito della Legge.
Gesù trova un nido di uccellini a terra mentre i loro genitori stridono disperati. Allora lo raccoglie e lo sistema in mezzo ad un groviglio di rovi, affinché sia al riparo da serpi e altri predatori e poi fa l’atto di andarsene, ma lo scriba Gioacana Ben Zacchai - proprietario del terreno - gli sbarra la strada e lo accusa di aver violato il riposo nel giorno di sabato.
Allora Gesù ribatte che nella Bibbia si legge che Dio ha ordinato di restituire la pecora smarrita al suo padrone o di rialzare l’asino caduto, e di prendere piuttosto gli uccellini dal nido ma di lasciare la loro madre, che è sacra alla riproduzione.
E che la Sacra Scrittura non dice che di sabato ciò non si deve fare, dice invece di usare misericordia per gli uomini e per gli animali e che Lui ha avuto pietà della madre degli uccellini.
Accusa anche lo scriba di essere devoto alla lettera della legge, ad esempio di quella del rispetto del sabato, per poter calpestare i diritti dei più deboli e di muovere la lingua senza ragione, semplicemente per rimproverare Gesù.
431 Tommaso va a preparare l’incontro di Gesù con i contadini di Giocana.
Vari apostoli tentano di dissuadere Gesù dall’andare a parlare ai contadini del fariseo Giocana, perché il padrone afferma di non sopportare più – ed è disposto perfino ad arrivare all’omicidio - l’infatuazione dei suoi contadini nei confronti del Messia.
Gesù, però, intende andarci a rischio di essere preso a colpi di pietre, poiché l’unica consolazione che hanno quei poveretti è di credere in una vita futura e solo Lui può fornire tale aiuto.
Tommaso propone di andare lui a preannunciare ai contadini che il Maestro parlerà loro di notte in un bosco sotto la città di Sefori. La sua proposta è approvata e Andrea lo accompagnerà.
432 Con i contadini di Giocana, presso Sefori.
Mentre gli apostoli attendono nel bosco l’arrivo dei contadini, Matteo avanza qualche dubbio sulla loro venuta ma un altro risponde che verrà anche l’intendente che è stato licenziato e anche picchiato dal padrone che ora non vuole che la propria terra sia anatema d’Israele.
In realtà, sono venuti in molti, portando anche i bambini; e le madri chiedono a Gesù di benedirli affinché essi vedano la libertà di amarLo.
Qualcuno dice che diverranno peccatori non potendo più sentire parole sante, ma Gesù promette loro che se non potrà venire di nuovo Lui, manderà qualcuno dei Suoi discepoli.
Inoltre, dice che se non sarà loro permesso di andare alla sinagoga, sarà il loro padrone a peccare, non loro, e saranno vani i suoi digiuni e le sue presenze nella sinagoga poiché come dice il profeta Geremia il digiuno gradito al Signore è piuttosto il rompere le catene del peccato, sciogliere gli obblighi che opprimono, rimettere in libertà i prigionieri, dividere il pane con l’affamato, vestire gli ignudi e non disprezzare il prossimo.
Essi facciano invece i loro sabati ragionando del Signore tra loro e il Signore sarà tra loro. Perdonino e il Signore li glorificherà.
Egli ama tutte le Sue pecore ma soprattutto quelle che sono percosse affinché si allontanino dalle Sue vie.
Infine Gesù prega il Padre che essi salgano tanto nelle vie dello spirito, che trovino conforto nell’amore divino per resistere al loro calvario e dopo questa vita avere Dio, beatitudine infinita.
Poi congeda la folla, manda alcuni apostoli al lago e porta con Sé a Nazareth Tommaso, lo Zelote e i figli di Alfeo.
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