L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
di
MARIA VALTORTA
VOLUME 8°
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501 Parabola dei figli lontani. Guarigione dei due figli ciechi dell’uomo di Petra.
502 Altro sconforto di Pietro e lezione sulle possessioni, sia divine che diaboliche.
503 Gli apostoli indagano sul Traditore. Un sadduceo e l’infelice moglie di un negromante. Saper distinguere il soprannaturale dall’occulto.
504 Marziam preparato al distacco. Ritorno al villaggio di Salomon e morte di Anania.
505 Nel Tempio, una grazia ottenuta con la preghiera incessante e la parabola del giudice e della vedova.
506 Nel Tempio, il contestato discorso che rivela in Gesù la Luce del mondo.
507 La grande disputa con i Giudei e fuga dal Tempio con l’aiuto del levita Zaccaria.
508 Giovanni sarà la luce del Cristo fino alla fine dei tempi. Il piccolo Marziale-Manasse accolto da Giuseppe di Sefori.
509 Il vecchio sacerdote Matan, accolto con gli apostoli e i discepoli fuggiti dal Tempio. Il piccolo Marziale e la nuova circoncisione.
510 La guarigione di un cieco nato, provocata da una manovra di Giuda Iscariota.
511 In casa di Giovanni di Nobe, ancora una lode alla Corredentrice. Menzogne di Giuda Iscariota.
512 Profezia dinanzi ad un paese distrutto.
513 A Emmaus Montana, una parabola sulla vera sapienza e un monito ad Israele.
514 Consigli sulla santità ad un giovane indeciso. Rimprovero ai cittadini di Beteron dopo la guarigione di un romano e di una giudea.
515 Le ragioni del dolore salvifico di Gesù. Elogio dell’ubbidienza e lezione sull’umiltà.
516 A Gabaon, miracolo del mutolino ed elogio della sapienza come amore a Dio.
517 Verso Nobe, resipiscenza di Giuda Iscariota dopo una discussione.
518 A Gerusalemme, l’incontro con il cieco guarito e il discorso che rivela in Gesù il buon Pastore.
519 Inspiegabile assenza di Giuda Iscariota e sosta a Betania, da Lazzaro che non è lebbroso.
520 Discorsi sull’Iscariota assente e arrivo a Tecua con il vecchio Elìanna.
521 A Tecua, commiato dai cittadini e dal vecchio Elìanna, il primo dei perseguitati per causa di Gesù.
522 Arrivo a Gerico. L’amore terreno della folla e l’amore soprannaturale del convertito Zaccheo.
523 A Gerico. La richiesta a Gesù di giudicare su una donna. La parabola del fariseo e del pubblicano dopo un paragone tra peccatori e malati.
524 A Gerico. In casa di Zaccheo con i peccatori convertiti.
525 Profezie di Sabea di Betlechi e giudizio su di lei.
526 Guarigioni presso il guado di Betabara e discorso nel ricordo di Giovanni Battista.
527 Ignoranze e tentazioni nella natura umana del Cristo.
528 A Nobe, il conforto materno di Elisa e il ritorno inquietante di Giuda Iscariota.
529 Ammaestramenti agli apostoli mentre fanno lavori manuali in casa di Giovanni di Nobe.
530 Un’altra notte di peccato di Giuda Iscariota.
531 A Nobe, malati e pellegrini da ogni regione. Valeria e il divorzio. Guarigione del piccolo Levi.
532 Preparativi per le Encenie. Una prostituta mandata a tentare Gesù, che lascia Nobe.
533 Verso Gerusalemme con Giuda Iscariota, che sembra prendere una decisione.
534 Ammaestramenti e guarigioni nella sinagoga dei liberti romani. Un mandato per i Gentili.
535 Giuda Iscariota chiamato a riferire in casa di Caifa.
536 Guarigione di sette lebbrosi e arrivo a Betania con gli apostoli riuniti. Marta e Maria preparate da Gesù alla morte di Lazzaro.
537 Al Tempio nella festa della Dedicazione, Gesù si manifesta ai Giudei, che tentano di lapidarlo.
538 Gesù orante nella grotta della Natività, contemplato dai discepoli ex-pastori.
539 La perfezione spiegata a Giovanni di Zebedeo che si è accusato di colpe inesistenti.
540 Giovanni sarà "figlio" per la Madre di Gesù. Incontro con Mannaen e lezione sull’amore per gli animali. Conclusione del terzo anno.
541 Giudei in visita a Betania.
542 I giudei nella casa di Lazzaro.
543 Marta manda un servo a chiamare il Maestro.
544 Delirio e morte di Lazzaro.
545 Il servo di Betania riferisce a Gesù il messaggio di Marta. Predizione a Simon Pietro su Roma cristiana.
546 Il giorno dei funerali di Lazzaro.
547 Gesù decide di andare a Betania.
548 La risurrezione di Lazzaro.
549 Seduta del Sinedrio e udienza da Pilato.
550 Euforia tra gli apostoli. Missione d’amore per Lazzaro e di contemplazione assoluta per la sorella Maria. Gesù deve fuggire in Samaria.
551 Gli apostoli informati, dopo una sosta da Niche, del bando emesso dal Sinedrio. L’arrivo ai confini della Giudea.
552 Preparativi e accoglienze ad Efraim.
553 Inizio del sabato ad Efraim. I ladroni dell’Adomin e il soccorso a tre bambini.
554 Il sabato ad Efraim, su un’isoletta nel torrente. Il peccato originale spiegato in parabola ai tre bambini.
555 Lezione notturna a Simon Pietro sull’esame dei peccati e sul dolore dei buoni e degli innocenti.
FINE INDICE
501 Parabola dei figli lontani. Guarigione dei due figli ciechi dell’uomo di Petra.
Vi sono dei pastori che ricevono ben poche attenzioni dagli scribi e dai farisei superbi e domandano a Gesù di parlare loro. Gesù risponde:
- che Dio premierà la loro buona condotta - ancora più di quella di altri suoi figli che gli sono stati più vicini e lo hanno conosciuto meglio – poiché essi non hanno ricevuto i suoi sorrisi per la propria buona condotta.
- Che in futuro ci sarà solo un sacrificio unico e perfetto da offrire a Dio e da quell’ora ogni sacrificio sarà spirituale, come il sacrificio del cuore pentito oppure amoroso e ubbidiente, il sacrificio della volontà umana a quella divina, la quale vi si mostra nella Legge, nelle ispirazioni e negli avvenimenti giornalieri.
- Che è la lebbra del peccato, non quella della carne, che è più temibile davanti a Dio.
- Chi ha peccato corra ai piedi di Dio e gli chieda pietà, a differenza di Caino, Adamo ed Eva.
Poi arrivano un uomo con due figli malati, un bambino cieco che Gesù guarisce per primo e una bambina che non sopporta la luce e che perciò ha paura che le siano tolte le bende.
Il fratellino appena guarito la rassicura. Tolte le bende, la gente vede con orrore due grosse piaghe al posto degli occhi e lacrime e pus che gocciano da esse.
Gesù, dopo aver pregato il Padre che le renda la vista affinché creda in Lui ed entri con la Fede nella luce del Suo Regno, invita la bimba ancora timorosa ad aprire gli occhi e allora lei si accorge di riuscire a vedere.
Tanto i bambini che il loro padre ringraziano commossi Gesù e Gli chiedono in ginocchio di pregare per loro.
Invece un vecchio afferma di non voler essere guarito perché, secondo lui, Gesù è un demonio.
Il padre dei due bambini è molto rattristato di essere stato causa di tanto odio, ma il Maestro risponde che ciò per Lui è pane quotidiano, gli raccomanda di conservare la fede in Lui e di ascoltare in futuro i Suoi apostoli.
502 Altro sconforto di Pietro e lezione sulle possessioni, sia divine che diaboliche.
Pietro cade nello sconforto al vedere quante persone respingono Gesù e Lo maltrattano, anche perché Lui non gli permette di reagire.
Il Maestro gli risponde che quelli sono ossessi, anche se esteriormente non sono affatto impediti nelle loro facoltà, anzi le hanno più sviluppate.
Questo avviene sia nelle possessioni divine, in cui la creatura mette solo la sua buona volontà di amare totalmente Dio, l’abbandono ai suoi voleri e la divinità l’assorbe nella sua Luce e le fa comprendere tutto, in seguito ciò si trasforma in volontà di santificazione, ma poi torna crepuscolare ed oscuro ciò che prima era tanto chiaro.
Anche il demonio fa qualcosa del genere a chi gli si dà per trionfare, dandogli un’intelligenza superiore volta unicamente al male.
Il Figlio dell’Uomo sarà colpito da tali ossessi e le ragioni saranno note in Cielo. Pertanto, gli apostoli non si accascino.
503 Gli apostoli indagano sul Traditore. Un sadduceo e l’infelice moglie di un negromante. Saper distinguere il soprannaturale dall’occulto.
Gli apostoli sono addolorati nel sentire Gesù accennare di nuovo alla Sua Passione.
Gesù risponde che Egli è venuto al mondo proprio per ricondurre gli uomini a Dio, rifarli capaci di guadagnarsi il Cielo e di amarsi gli uni gli altri.
E l’uomo che tradirà Gesù, lo farà posseduto da Satana. Ora non è ancora posseduto ma è incline a lui e non cambia poiché non persiste nella risoluzione di uscire dalla sua inclinazione.
C’è una donna che aspetta Gesù a Gerico. Lei crede in Lui, ma suo marito è un negromante malato e non crede in Gesù e, anzi Lo odia.
Gesù le dice che non può guarirlo perché non ha fede neanche nel Dio vero e pur sapendo che ciò che fa è peccaminoso, non vuole convertirsi, a differenza di uno posseduto dal demonio che non ha la volontà libera.
Poi a un Sadduceo domanda:
- perché evocano i morti se non credono nell’immortalità dell’anima,
- perché si fanno degli idoli e poi chiedono loro il futuro e non credono al Dio vero.
E li invita a mettere giù la maschera, loro scribi e farisei ipocriti, che vendono la loro primogenitura tra i popoli per molto meno di un pugno di lenticchie e non avranno più la benedizione di Dio, poiché invece della vera fede, preferiscono la fornicazione con Satana.
Aggiunge che saranno altri popoli a rivestirsi del vello dell’Agnello e ad essi si inchineranno le altre genti e che chi li maledirà, sarà maledetto da Dio.
Poi, ai soli apostoli dice che i malvagi usano ogni cosa come capo di accusa, come contro di Lui, quella di essere stato in Egitto quasi che ciò comportasse di essere un negromante.
Raccomanda, perciò, di essere al tempo stesso astuti come serpenti e semplici come colombe, per dare il minimo delle armi in mano ai demoniaci.
Dopo la visione, Gesù dice a Maria Valtorta:
- che il mondo nega il soprannaturale ma poi davanti alle manifestazioni di Dio, è pronto a tirare in ballo l’occulto;
- che non si deve confondere il soprannaturale – che viene spontaneamente da Dio e dagli angeli e spiriti beati al fine di salvarci - con l’occulto che viene da forze congiunte di uomo idolatra con forze di Satana – idolo, che non possono mai darci la verità! Dio non si piega agli uomini, ma viene spontaneamente. Ci si può unire a Dio, con la preghiera, non con una formula magica, anche se insegnata da Satana;
- che talora Dio ci richiama con manifestazioni che noi chiamiamo “medianiche” ma che non dobbiamo volerle creare noi, poiché non sarebbero sincere e ci farebbero del male, ma dobbiamo piegarci come gli umili alla Verità depositata da secoli nella Sua Chiesa;
- che o si sceglie Lui, Gesù, o si sceglie lo Spirito del Male.
504 Marziam preparato al distacco. Ritorno al villaggio di Salomon e morte di Anania.
Gesù ha incaricato Pietro di cercare una barca per attraversare il fiume, ma l’apostolo torna dicendo che qualcuno deve aver pagato molto o minacciato forte poiché non si trovano barche disponibili e dovranno andare a piedi sotto la pioggia.
Poi Gesù incarica Marziam di andare da Sua Madre, affinché non stia sola, e di non dirle delle persecuzioni, ma parlarle dei miracoli fatti. Il ragazzo vorrebbe restare con Gesù, ma Lui gli dice che deve ubbidire, come fa Lui col Padre.
Intanto, qualcuno porta una buona notizia: i parenti di un miracolato accettano di trasportarli di là dal fiume.
Gesù e gli apostoli arrivano alla casa di Anania, e scoprono che è stato sepolto proprio quel giorno, e in attesa che sia purificata non possono utilizzarne la casa, ma cercare alloggio presso persone amiche.
505 Nel Tempio, una grazia ottenuta con la preghiera incessante e la parabola del giudice e della vedova.
L’Iscariota raccomanda che Nicodemo e Giuseppe cerchino di stare alla larga da Gesù per timore di essere presi per discepoli e subirne conseguenze.
Lo Zelote gli risponde che essi sono amici di Gesù, non discepoli. Infatti, non lasciano le loro case e i loro affari per seguirLo.
Gesù è fermo contro il muro di cinta del Tempio. Dei poverelli Gli chiedono l’obolo e Lui fa dare loro del denaro da Giuda.
Poi vede un uomo e una donna molto tristi e domanda loro da che cosa sono afflitti ed essi spiegano che la loro figlia è stata ripudiata dal marito dopo sei anni di matrimonio e morirà dal dolore.
Essi dicono di aver invano pregato sia il loro genero sia Dio.
Gesù risponde che Giosuè ottenne con la sua preghiera di fermare il corso del sole. Allo stesso modo si può fermare con la preghiera insistente la corsa di un folle; pertanto, li invita a pregare ancora altri tre giorni e poi avverrà il miracolo.
Essi Gli danno ascolto e tornano a pregare.
Allora, il Maestro racconta una parabola.
Il Deuteronomio afferma che i giudici devono essere imparziali ma nella realtà pochi sanno esserlo. C’era un giudice iniquo che accettava doni dai ricchi e giudicava a loro favore e, magari, minacciava di arrestare i poveri che si ostinavano a chiedere giustizia.
Un suo amico gli aveva promesso un terzo della somma che lui doveva a una vedova per il lavoro eseguito dal marito prima di morire.
La donna, però, insisteva molto e si faceva trovare davanti alla sua casa a tutte le ore poiché aveva bisogno di quel denaro per sfamare i figli e vestirli.
Allora, quel giudice disse fra sé che quantunque lui non temesse Dio e non gli importasse del giudizio della gente, pur di levarsi quella vedova dai piedi, decise di accogliere la sua richiesta.
Il Maestro conclude che, a maggior ragione Dio - che è buono - ascolta le preghiere perseveranti degli uomini affinché non perdano la fede, purché chiedano cose buone e lascino alla sua Sapienza di concedere ciò che è più utile per loro.
506 Nel Tempio, il contestato discorso che rivela in Gesù la Luce del mondo.
Nel Tempio Gesù comincia il Suo discorso dicendo che Lui è la Luce del mondo e che chi Lo segue non cammina nelle tenebre.
Come la luce permette la vita a piante e animali, così la Sua Luce permette la Vita eterna agli spiriti, Luce che Gli è stata data dal Padre, poiché Dio è Luce.
Un fariseo dice che la Sua testimonianza non è valida poiché occorrono due testimoni per renderla tale.
Il Maestro risponde che un testimone era il Padre di cui parecchi di loro sentirono la voce quando Lui fu battezzato sul Giordano e l’altro testimone era il Battista che essi considerano un grande profeta e che disse che Lui era l’Agnello di Dio mandato a cancellare i peccati del mondo.
507 La grande disputa con i Giudei e fuga dal Tempio con l’aiuto del levita Zaccaria.
Gesù intende entrare nel Tempio a parlare, ma il levita Zaccaria lo avverte dell’odio che hanno verso di Lui e Gli raccomanda di stargli vicino e di seguirlo qualora lui si allontanasse: Gesù gli promette questo e anche che nessuno saprà del suo amore per Lui.
Poi viene circondato da scribi, farisei e sacerdoti i quali minacciosamente lo invitano ad andarsene senza più predicare le Sue dottrine.
Gesù risponde che se ne andrà ma che questa è l’ora della misericordia - ossia per farsi amico l’Altissimo - e che poi invano Lo cercheranno e morranno nei loro peccati.
Altri, invece, sono benevoli verso Gesù e, per potersi regolare, Gli chiedono chi è Lui. Gesù risponde che Lui è quello che ha sempre detto di essere e che nessuno potrà impedirGli di parlare finché non avrà detto quello che è stato incaricato di dire dal Padre Suo e che un giorno giudicherà tutti.
I Suoi avversari tentano di colpirLo, ma gli altri si frappongono e Gli fanno scudo.
Gesù aggiunge che il Padre Gli è sempre vicino perché Lui ne fa la volontà, mentre si allontana dagli uomini che peccano.
Così si avvereranno contro il popolo ebraico le profezie del profeta Geremia e quello che è già successo in passato è nulla rispetto a quello che avverrà in futuro, se Israele non si convertirà.
I benevoli verso Gesù Gli dicono che essi fanno fatica a seguirLo anche perché sono moltissimi quelli che parlano diversamente da Lui.
Gesù risponde loro che essi devono liberarsi dalle antiche dottrine, accogliere la dottrina di Gesù e andare dietro a Lui per conoscere la Verità che li farà liberi, altrimenti saranno schiavi del peccato, quindi di Satana.
E’ questa la vera schiavitù, non quella di essere un discendente di Ismaele anziché di Isacco.
C’è poi la servitù che è quella di chi ha un padrone da temere perché può licenziarlo. E’ lo stato dell’uomo dell’antica Legge che fa l’uomo timoroso di Dio come di un Essere intransigente.
Infine c’è la figliolanza, ossia il venire a Dio insieme al suo Primogenito, cioè con Gesù, che fa l’uomo libero e felice, che conosce e ha fiducia nella carità del Padre suo.
Chi tra loro cerca di far morire Gesù non onora Abramo ma Satana e lo serve da schiavo fedele.
Dio non costringe nessuno a credere e molti Lo ripudiano ed eleggono per padre uno che non lo è perché sembra più potente e pronto ad accontentarli nei loro desideri smodati.
I veri figli di Abramo fanno le opere di Abramo il quale ubbidì a Dio:
- andando nel paese che lui gli aveva indicato;
- lasciando al fratello la scelta della regione preferita;
- fu inoltre umile ad onorare Dio in Mambre, sentendosi sempre un nulla di fronte a Dio che gli aveva parlato.
- credé a Dio anche nelle cose più difficili a credersi e penose a compiersi;
- pregò per quei di Sodoma;
- e infine fu pronto a sacrificargli anche il figlio diletto.
I Suoi nemici Gli lanciano ogni tipo di oggetti ma essi ricadono sulla folla.
Allora Zaccaria spinge Gesù e alcuni dei Suoi verso una porticina che era stata già aperta appositamente ed essi possono fuggire.
508 Giovanni sarà la luce del Cristo fino alla fine dei tempi. Il piccolo Marziale-Manasse accolto da Giuseppe di Sefori.
Giovanni dice a Gesù che preferirebbe morire prima lui, ma il Maestro afferma che invece vivrà molto a lungo e con la sua parola sarà di aiuto alla fede negli ultimi tempi, in cui Satana scatenerà attacchi sempre più violenti contro la fede.
Perfino coloro che accoglieranno Lui ma non Pietro (N. d. R.: i cristiani separati, verosimilmente) accorreranno al suo faro come navicelle senza bussola e senza pilota.
Intanto arrivano a casa di un mercante di nome Giuseppe e sono accolti dalla sua consorte.
Presto si presenta un bambino che è un orfanello e si duole perché non deve farsi vedere e gli è stato assegnato il nome di Manasse, al posto di Marziale, come lo avevano chiamato i suoi genitori e deve anche dimenticare la mamma. Inoltre, il padre adottivo lo ha fatto circoncidere.
Poi, Giuseppe spiega questi comportamenti perché non vuole essere criticato per aver accolto un bambino romano.
Gesù, però, lo rimprovera perché bisogna guardare al giudizio di Dio piuttosto che a quello degli uomini; inoltre, perché sta dando un esempio di doppiezza e sta inculcando al bambino il disprezzo nei confronti dei suoi genitori.
E’ accettabile che lo abbia fatto circoncidere quantunque in futuro si taglierà dal cuore la triplice concupiscenza, ma lo chiami col suo nome di Marziale, così gli sembrerà una carezza della madre e perché anche i Romani sono figli del Creatore.
509 Il vecchio sacerdote Matan, accolto con gli apostoli e i discepoli fuggiti dal Tempio. Il piccolo Marziale e la nuova circoncisione.
Gli apostoli sono abbattuti per la nuova fuga a cui è stato costretto Gesù. Tutti i Suoi apostoli e amici Lo supplicano di non andare più al Tempio, almeno per parecchio tempo.
Una discepola singhiozza senza ritegno e l’Iscariota insinua che teme di subire rappresaglie perché anche lei segue Gesù, ma lei nega e afferma che piange perché teme per Colui che l’ha salvata.
Gesù le dice di andare tranquilla a casa ad attendere l’ora del Suo trionfo; e alla sua obiezione ribatte che l’obbedienza è amore.
Poi incarica alcuni uomini di accompagnarla affinché non sia importunata.
Dopo, parla di Marziale, il fanciullo che Giuseppe ha adottato, ma mantenendone il segreto, per non essere riprovato poiché non si trattava di un bambino ebreo quantunque lo avesse circonciso come la legge stabiliva, anziché per umiltà.
Gesù afferma che in futuro la circoncisione dovrà essere spirituale anziché fisica, che nel fare del bene non si dovrebbe guardare alla stirpe del beneficiario - poiché tutti gli uomini sono figli dell’unico Padre Celeste - e che la ricompensa o il castigo saranno identici.
510 La guarigione di un cieco nato, provocata da una manovra di Giuda iscariota.
Un cieco oggi si muove per la strada, non alla ricerca di elemosine ma del rabbi Gesù che lo guarisca.
Infatti, l’Iscariota gli ha promesso che il Maestro è in questa zona e che deve approfittarne ora, e adesso ne parla a Lui e Gli chiede se è stato lui a peccare o i suoi genitori per essere nato cieco.
Gesù gli risponde che né lui né i suoi genitori hanno peccato più degli altri, ma è avvenuto così perché siano manifestate in lui la potenza e le opere di Dio e che Lui stesso è la Luce del mondo, mandato affinché quelli che hanno dimenticato Dio o la sua effigie se ne ricordino e quelli che hanno la fede siano confermati in essa; pertanto, manda a chiamare quel cieco.
Poi, prepara del fango fatto con la Sua saliva e del terriccio e lo pone sulle palpebre del cieco, ordinandogli di andare in fretta alla cisterna di Siloe a lavarsi, senza fermarsi a parlare con alcuno.
Giuseppe d’Arimatea è presente e va dietro al cieco, che esegue l’ordine tre volte e poi scopre di aver recuperato la vista.
Ben presto tutto il sobborgo di Ofel è in subbuglio per il miracolo compiuto da Gesù.
Anche i farisei sono stati messi al corrente e convocano il cieco guarito per interrogarlo, ma lui si rifiuta e la popolazione di Ofel sta con lui, però Giuseppe d’Arimatea garantisce che non sarà fatto niente di male al miracolato e allora accettano che ciò avvenga.
Là, Giuseppe dice che l’incontro di Gesù con il cieco è stato casuale e che se qualcuno è da punire si tratta di Giuda di Keriot, ma quelli del Tempio sostengono che fare un miracolo di sabato è peccato e alle ulteriori obiezioni di Giuseppe rispondono che vogliono interrogare il cieco, non lui.
Allora, il cieco guarito racconta quanto è avvenuto, a cominciare dal suggerimento di un apostolo di approfittare della presenza di Gesù a Bezeta e che Lui gli ha posto del fango sugli occhi e gli ha detto di andare a lavarsi alla cisterna di Siloe.
Non sa, però, dove sia Gesù in questo momento.
I malevoli del Tempio ipotizzano che in realtà non sia lui il cieco ma uno che gli somiglia e interrogano i suoi genitori ed essi sono pronti a giurare che quello è il loro figlio e che è nato cieco.
Poi di nuovo interrogano il cieco guarito e lui risponde che Gesù dev’essere un profeta anche più grande di Elia, visto che ha creato gli occhi ad un cieco nato.
I farisei indignati lo cacciano via dal Tempio insieme ai genitori. Allora essi vanno a lodare Dio nella loro sinagoga.
511 In casa di Giovanni di Nobe, ancora una lode alla Corredentrice. Menzogne di Giuda iscariota.
Gli apostoli dovranno essere ospitati in più case e Gesù raccomanda loro di predicare la Sua dottrina anche col loro modo di vivere e di convivere fra loro, poiché gli occhi del mondo sono sempre su di loro per calunniare, studiare o, da parte di pochi, per venerare.
Siano, dunque, sobri, pazienti, onesti nel dire, nel fare, nel guardare.
Anastatica annuncia che la cena è pronta e si dispiace che Marziam non sia venuto.
Gesù risponde che Marziam sta con Isacco e Niche che ha la missione di formare il ragazzo, poiché la donna è considerata da sempre inferiore all’uomo per maggiore castigo in conseguenza del peccato di Eva, tuttavia essa non ha meno forza e capacità dell’uomo, soprattutto nel cuore. E come Lui otterrà redenzione per tutti gli uomini, una Donna otterrà redenzione e grazia, in special modo, per le donne.
L’Iscariota domanda chi sia tale donna, ma Elisa gli risponde che è la Madre di Gesù e quantunque i profeti non parlino per lei di dolori fisici, quelli morali, perla morte di un figlio, in una madre sono anche più forti.
Poi arrivano Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo e riferiscono che Giuseppe di Sefori è stato minacciato di espulsione dalla sinagoga mentre il cieco guarito e i suoi genitori ne sono stati già espulsi.
Allora, gli apostoli cominciano a domandarsi come abbiano fatto i farisei a scoprire la guarigione del cieco. Giuseppe senza accusare apertamente l’Iscariota – che si sta fingendo sorpreso e dispiaciuto dell’accaduto – afferma di aver visto due uomini attendere da ore nei pressi della casa di Giovanni di Nobe prima che arrivasse il cieco e che essi stessi hanno accompagnato poi i magistrati alla casa del miracolato.
A questo punto Gesù, domanda a Giovanni di Nobe se è disposto a correre il rischio di essere espulso dalla sinagoga.
Il vecchio Gli risponde che teme piuttosto il giudizio di Dio se per timore degli uomini cacciasse il Cristo di Dio.
A sua volta, Giuseppe consiglia a Gesù di non dire mai in anticipo cosa intende fare e di non andare a Gerusalemme per un po’ di tempo o almeno di fermarsi solo il tempo necessario per pregare.
512 Profezia dinanzi ad un paese distrutto.
Lungo il percorso Gesù guarda un paese distrutto e si rattrista al pensiero che dove prima erano prosperità e felicità ora sono miseria e tristezza perché il suo popolo non si è preoccupato della giustizia di Dio e ha confidato nella Menzogna.
Così, dice ai Suoi apostoli, discepoli e altri accompagnatori, avverrà a tutto Israele che ha procurato persecuzione e negato riposo allo Stanco che ha attraversato le sue contrade a insegnare, guarire, convertire e confortare.
Egli dice di sentire i pianti di bambini sfiniti che languono al petto asciutto di madri morenti di inedia, dolore e spavento, i lamenti di madri sui figli morti di fame, di vergini catturate per essere piacere ai vincitori, di uomini avviati alle catene dopo aver subito ogni onta di guerra.
513 A Emmaus Montana, una parabola sulla vera sapienza e un monito a Israele.
Gesù è circondato da adulti e bambini. Uno di questi Gli chiede di raccontare una parabola.
Allora il Maestro racconta che un re aveva invitato un uomo illustre per la sua saggezza e le sue invenzioni a scegliere tra le sue ricchezze tutte quelle che voleva. Vide però passare un bambino sporco e malvestito nel cortile e mandò i suoi servi a portarlo davanti a lui.
L’uomo saggio e ricco si sovraccaricò di gemme e di libri rari e preziosi.
Il re invitò anche il bambino a scegliere e prendere tutto quello che preferiva, ma il bambino rispose che lui non voleva nulla, né le gemme - che per lui erano solo sassolini non conoscendone il valore - né libri che non sapeva leggere.
Il saggio gli disse, allora, che con le gemme avrebbe potuto acquistare cibo, vestiti, una casa e altro ancora, ma il bambino rispose che anche così sarebbe solo e che lui voleva amore.
Allora il re lo portò ai leggii e gli lesse strofe di poeti, episodi di eroi, descrizioni di paesi.
Il bambino esclamò che leggere era più bello ma che lui voleva opere che non fossero della Terra, ma che gli parlassero di Dio che è Amore.
Allora il re prese un rotolo, lo svolse e lesse: “Chi è piccolo venga a me, e Io, Dio, gli insegnerò la scienza dell’amore. Essa è in questo libro e Io...”.
“Oh! Questo voglio! E conoscerò Dio, e avrò tutto, avendo lui. Dammi questo rotolo, o re, e io sarò felice”.
“Ma è senza valore di denaro! Questo fanciullo è proprio stolto” esclamò il saggio.
Il bambino rispose che quel libro gli avrebbe dato modo di non sentirsi più solo ed orfano.
Allora il re disse che il fanciullo era il vero saggio del regno e che dopo di lui sarebbe stato il re del paese oltre che un cittadino del Regno di Dio oltre la vita.
Poi Gesù ricorda che il popolo d’Israele – avido di potere, di gloria e beni materiali - si sente come in terra nemica perché ha abbandonato la fonte della Sapienza, e Dio non lo sceglierà per fondare il Regno di Dio e lo lascerà perire.
Aggiunge che per salire al Cielo occorre uno spirito umile e ubbidiente, e specialmente tutto amore, libero dalla triplice concupiscenza.
Per possedere la Sapienza occorre comperarla con le sue monete vive: le virtù.
514 Consigli sulla santità ad un giovane indeciso. Rimprovero ai cittadini di Beteron dopo la guarigione di un Romano e di una Giudea.
Un giovane si presenta a Gesù affermando di aver ascoltato qualche Sua predica e gli è sembrato possibile diventare perfetti, ma poi ha interrogato gli apostoli e uno gli rispondeva una cosa, un altro gliene diceva un’altra.
Gesù risponde che Dio non chiede all’uomo cose impossibili. Bisogna, però, avere pazienza per raggiungere la perfezione e acquistare tutte le virtù a cominciare dalla carità.
Come un buon pasto non può essere costituito da un solo cibo e un bel mazzo di fiori da un solo tipo di fiori, così bisogna presentare a Dio un insieme di virtù.
Ciò richiede pazienza anziché avvilirsi per le ricadute - poiché occorre tempo per acquistare le virtù – e buona volontà, anche per resistere alle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo.
Poi arriva un servo a chiedere aiuto per una donna che sembra sul punto di partorire, si teme che stia per morire e si comporta come una pazza.
A loro volta, militari romani chiedono aiuto per uno di loro che ha una gamba spezzata.
Il Maestro dice loro che Dio, l’unico e vero Dio, degli Ebrei, dei Romani, dei Greci e di qualsiasi altro popolo non è conosciuto da molti popoli ed è conosciuto male da altri, altrimenti essi si comporterebbero come fratelli e non vi sarebbero, odi, calunnie, vendette, lussurie, furti e omicidi, adulteri e menzogne.
Intanto arrivano dall’infortunato che prega Gesù di non fargli male.
Il Maestro lo tocca appena e gli ordina di alzarsi e quello balza in piedi. Allora il drappello militare rivolge a Gesù un saluto come a un imperatore gridando: “Ave.”
Gli ebrei presenti, invece, si mostrano infastiditi.
Si presenta il marito della donna morente e chiede di nuovo aiuto per lei.
Gesù gli ordina di portargliela e quello insiste che non è possibile, ma il Maestro obietta che i gentili hanno più fede degli Israeliti, poiché credono nel Suo potere di guarire anche da lontano.
Poco dopo, una folla arriva dal paese e tra essi quel marito e la moglie guarita che si inginocchia ai suoi piedi.
Gesù rimprovera quella popolazione che si è separata da Israele e che non ha Dio nel suo cuore.
Non si illuda di salvarsi per il fatto di stare su un monte poiché le vittorie vengono dall’aiuto di Dio ed essi si rifiutano di accogliere Lui che è stato mandato da Dio e si lasciano sedurre da quelli che combattono il Figlio dell’Uomo; pertanto, questo paese sarà duramente punito.
Poi se ne va. Gli apostoli Lo rimproverano di aver parlato duramente al popolo, che ora Lo odierà ancora di più, ma Lui risponde che non cerca di conquistare amore con i patteggiamenti e con la menzogna.
515 Le ragioni del dolore salvifico di Gesù. Elogio dell’ubbidienza e lezione sull’umiltà.
Bartolomeo sostiene che l’uomo peccatore comprende che il paragone con chi è senza peccati fa risaltare ancora più la propria colpevolezza e si vendica facendo soffrire il buono.
Altri apostoli cercano altre ragioni, ma alla fine è Gesù che deve fornire la spiegazione perfetta: al principio del dolore è la disubbidienza a Dio ed è Satana, il ribelle a Dio, a invidiare e a guastare l’uomo che può ancora conquistare il Paradiso da cui lui è stato cacciato.
Occorre, perciò, l’ubbidienza perfetta a Dio per ristabilire l’ordine. L’ubbidienza è dolore e gloria. I veri ubbidienti diventeranno dei, ma dopo una lotta continua contro loro stessi, il mondo e Satana.
L’ubbidienza è luce, poiché più si è ubbidienti e più si è luminosi e si vede, come chi sale in alto vede meglio il panorama intorno a sé, mentre chi scende vede sempre meno ed è sempre più un maestro corrotto. L’ubbidienza è carità, eroicità.
Gli uomini non giungono a Dio perché hanno superbia della mente e depravazione della carne. L’ostacolo maggiore non è Satana ma l’uomo stesso perché non vuole confessare e riflettere su sé stesso e i suoi difetti e soffoca il grido della sua coscienza.
In Israele sono pochi quelli che cercano di convertirsi. Tra i pagani non tutti ma molti, invece, accoglieranno il Regno di Dio.
Comunque bisogna, finché si può, con la dolcezza, col rimprovero e il perdono cercare di conquistare quelli che si comportano male e offrire a Dio il dolore di non aver potuto salvare quelle anime che muoiono impenitenti.
Queste disfatte giovano a tenere mortificato l’orgoglio del maestro di anime e a spronare a fare di più e di meglio in avvenire.
516 A Gabaon, miracolo del mutolino ed elogio della sapienza come amore a Dio
A Gabaon gli apostoli sono riusciti a raccogliere parecchia gente pronta a osannare e benedire Gesù al Suo arrivo.
Tra i malati presentati a Lui, c’è un bambino muto dalla nascita che il Maestro guarisce con un bacio sulla bocca e che grida subito dopo: “Gesù! Mamma!”
La madre spiega che quel bambino era stato destinato a lodare il Signore come levita e ora chiede come deve fare. Il Maestro le risponde che occorre fare che ami il Signore con tutto sé stesso.
Poi, Gesù, parlando alla folla, afferma che la donna della loro città ha chiesto il dono della parola per il bambino perché fosse abile al servizio di Dio, come Salomone chiese la Sapienza a Dio per ben guidare il suo popolo ed entrambe queste richieste sono state accolte da Dio perché fondate sulla giustizia.
Bisogna, infatti, amare Dio con tutto sé stesso e il prossimo come sé stesso per ottenere la beatitudine eterna oltre a grazie e benedizioni, ma alle grazie poi corrisponde una responsabilità tanto più grande quanto più grande è il dono ricevuto.
Il valore spirituale di un uomo si vede nel modo di comportarsi nella gioia – con la riconoscenza, l’umiltà, la fedeltà costante anche quando non desidera più niente – e nel dolore – con la pazienza e l’amore a Dio.
In seguito Salomone peccò, comunque le opere buone sono portate a sconto dei peccati e sono di aiuto al pentimento.
L’amore di Dio è la sapienza delle sapienze.
517 Verso Nobe, resipiscenza di Giuda iscariota dopo una discussione.
Gesù sta tornando verso Nobe e l’Iscariota Gli domanda perché non si sia fermato allora a Gabaon dove buona parte della popolazione era dalla Sua parte per portarcela tutta, affinché parecchie città lo proclamino re e le altre si rassegnino, ma Gesù domanda quando arriveranno a capirLo.
Aggiunge che Lui non è stanco nelle membra, ma nel cuore che si riposa dove trova amore, non astio, ripulse, nemici che si fingono amici e congiurano contro di Lui.
A cominciare dall’Iscariota, parecchi dei Suoi si sentono offesi e Giacomo di Zebedeo afferma di volersene andare anche a Tiro o a Sidone, così non sarà sospettato di tradimenti.
Gesù domanda, allora, in che cuori deve versare i Suoi affanni e cercare conforto se non in quelli dei Suoi apostoli e discepoli fidati dopo che ha lasciato l’unione col Padre in Cielo e l’amore di Sua Madre per unire gli uomini mentre la Sua Passione si fa sempre più piena.
Aggiunge che Lui va dove c’è bisogno di conversione, non di riposo per Sé e che adesso torneranno a Nobe per riposare e lui (Giuda), Matteo, Filippo e Bartolomeo staranno con Lui, poiché hanno più bisogno di essere formati e glielo dice in pubblico questa volta, poiché fino ad ora lui non si è curato di formarsi, a differenza degli altri.
Al che Giuda risponde gridando che non merita di essere trattato così, poiché è un demonio.
518 A Gerusalemme, l’incontro con il cieco guarito e il discorso che rivela in Gesù il buon Pastore.
Gesù va a pregare nel Tempio entrando dalla porta settentrionale e uscendo da quella meridionale per non dare tempo ai suoi nemici di organizzarsi per fargli del male.
Lungo la strada incontra il cieco che aveva guarito e che ora va felice vendendo le mele.
Gesù lo chiama e gli spiega che vuole rallegrarsi con lui e benedire l’Altissimo che gli ha usato grazia.
Il giovane risponde che lui lo fa di continuo per la luce che ora vede e per il lavoro che ora può fare, anche se gli è stato dato solo da uno straniero poiché gli Ebrei si rifiutavano di darglielo perché era stato cacciato dalla sinagoga, ed ha capito quanto è buono Dio e vorrebbe andare da Gesù ed essere Suo discepolo.
Allora Gesù gli dice che è Lui stesso e per un attimo si trasfigura.
Poi dice di essere venuto al mondo affinché i puri di cuore e d’intenzione, gli umili, i mansueti, gli amanti della giustizia, della misericordia, della pace e che sanno apprezzare le ricchezze spirituali più di quelle materiali trovino ciò a cui il loro spirito anela, che coloro che non conoscevano Dio vedano e coloro che invece non vogliono vedere il mondo nuovo portato da Lui, e che sta sorgendo, diventino ciechi.
Allora i farisei Gli chiedono se Lui che si dice Messia non dovrebbe rendere Israele trionfante, padrone del mondo assoggettando tutti i popoli.
Gesù risponde che il Regno del Messia non è di questo mondo, è il Regno di Dio fondato sull’amore, che i falsi messia hanno disperso il gregge o lo hanno abbandonato ai lupi, cioè alle cattive passioni, e gli hanno sottratto i pascoli per farne boschetti agli idoli, cioè agli egoismi, che Lui è il vero pastore che dà la vita per le Sue pecore ed esse Lo riconoscono e non fuggono da Lui.
E vi sono altre pecore che ancora non Lo conoscono e dalle quali deve farsi conoscere.
Infine, dice al cieco guarito che ora perderà anche il padrone, ma questi risponde che gli è sufficiente di avere Gesù.
519 Inspiegabile assenza di Giuda iscariota e sosta a Betania, da Lazzaro che non è lebbroso.
Gesù, quantunque stesse parlando con altre persone, si è accorto che l’Iscariota si è allontanato e dà ordine di riferirgli che Lui andrà a Betania.
Inoltre, ordina ai discepoli di far sapere che poi andranno a Tecua, passeranno per Gerico e torneranno per l’altra sponda, affinché non occorra trasportare i malati.
Gli apostoli preferirebbero di non dover vedere Giuda a Betania, ma Gesù dice loro che così facendo peccano e che Dio chiederà loro conto di quanto avranno fatto per redimerlo, anche quando si può prevedere l’inutilità dei propri tentativi.
Poi vanno da Lazzaro. Marta teme che le piaghe maleodoranti di suo fratello siano un segno di lebbra e di stare violando le leggi riguardanti tale malattia.
Maria, invece, è andata a vedere i lebbrosi e a guardare le loro piaghe ed è convinta che suo fratello non è affetto dalla lebbra.
Gesù glielo conferma ma le conferma anche che non può guarire Lazzaro.
520 Discorsi sull’Iscariota assente e arrivo a Tecua con il vecchio Elianna.
Gesù lascia lo Zelote e Bartolomeo a Betania e va via con gli altri nove apostoli.
Il Taddeo e Tommaso sono gli ultimi della comitiva.
Il secondo dice di avere il rimorso di aver sollecitato l’Iscariota a entrare tra gli apostoli, ma il Taddeo gli consiglia di non crucciarsi per questo, poiché non l’ha fatto per malizia e - comunque pur pensando male dell’Iscariota - crede che non arriverà a mettersi contro Gesù, salvo che la folla Lo abbandoni in massa.
Poi raggiungono Gesù che dice a loro e a tutti gli altri di preoccuparsi dello spirito di Giuda piuttosto che del suo aspetto peggiore e che essi stanno in realtà imparando più attraverso di lui che da qualsiasi altra cosa.
Infatti, in futuro nel loro ministero apostolico avranno occasione di conoscere molti Giuda – cioè gli uomini così come sono - e pochi Gesù – cioè gli uomini come dovrebbero essere - e la pazienza dovrà essere la loro regola per tentare di cambiare i Giuda in Gesù.
A una domanda di Giacomo d’Alfeo, il Maestro risponde che Dio può miracolosamente convertire un uomo ma a nulla giova se poi egli non persevera nella buona volontà e li sollecita a comportarsi con Giuda nel suo aspetto spirituale come in una famiglia si prestano più attenzioni a un figlio malato e che il loro amore sia il più paziente rimprovero.
Gesù vede un mendico e invita gli apostoli a dargli quei pochi pezzi di pane che hanno, affinché non cada per la strada e lo incoraggia a mangiare, oltre a farlo bere dalla Sua borraccia.
Si tratta del vecchio Elianna– orfano di padre e di madre fin dalla nascita - che ora è stato scacciato dalla sua casa dal figlio che odia il Messia, mentre lui ci crede e desidera che Dio tocchi il cuore al figlio e, per sé, di vedere il Messia per venerarLo e poi morire.
Il Maestro gli promette che sarà ospitato a Tecua in nome di Gesù, il rabbi galileo, poi manda avanti alcuni apostoli a parlare con il giusto Simone affinché accolga il vecchio.
Mentre stanno a tavola tutti da Simone, il vecchio capisce che Gesù è il Messia e si getta giù a venerarLo.
Il Maestro allora dice al vecchio di non allontanarsi poiché Gli è di grande consolazione tra tanta gente che Lo odia fino al delitto, è ingrata e astiosa e Lui non può nemmeno pensare che il Suo Sacrificio sarà salvezza per Israele.
521 A Tecua, commiato dai cittadini e dal vecchio Elianna, il primo dei perseguitati per causa di Gesù.
Simone di Tecua usa affittare un cortile della sua abitazione ai mercanti e ora presenta loro il vecchietto come suo incaricato a riscuotere il prezzo dovuto.
Poi Gesù parla ai presenti dicendo che quando i mercanti sono disonesti, vendono merce scadente e denigrano le merci buone di Chi è il Giusto del Signore, facendo offesa a Dio stesso, ma il popolo non pensi a vendicarsi, lasci fare a Dio e tenga fermo il suo cuore e Dio provvederà.
Raccomanda loro di sentire il vero suono delle parole di tali cattivi venditori, guardino alla luce del sole le loro azioni e sentendo il loro cattivo sapore e il turbamento che le loro parole producono, le respingano poiché la sapienza, la carità e la giustizia non sono mai aspre, turbatrici e amanti di agire nell’ombra.
Essi si comportino bene come sanno e non abbiano timore degli uomini - che oggi sono ma domani saranno polvere - ma di Dio, paura di non amarlo come merita.
Poi si congeda dagli abitanti - poiché non può trattenersi come essi vorrebbero - e saluta Elianna, dicendolo un martire della giustizia, uno dei precursori di altri martiri a causa di Lui.
Il vecchio Gli sussurra di diffidare dell’altro Giuda che va da suo figlio, ma Gesù gli raccomanda di non pensare al passato poiché presto tutto sarà finito.
522 Arrivo a Gerico. L’amore terreno della folla e l’amore soprannaturale del convertito Zaccheo.
La folla accorre da tutte le strade per incontrare Gesù, farsi benedire e guarire i malati.
Zaccheo tenta invano di avvicinarsi anche lui a Gesù, ma la calca della folla glielo impedisce. Lui chiede che gli facciano largo poiché Gesù deve andare a casa sua.
La folla lo beffeggia dicendo che lui vecchio peccatore ha già avuto abbastanza dal Messia.
A questo punto è Gesù stesso a chiedere alla folla di farGli largo, poiché veramente Egli deve andare da Zaccheo e aggiunge che hanno fatto male a rinfacciargli le sue vecchie colpe, poiché egli ormai si è convertito, ha purificato la sua vita, mentre molti di coloro che Lo acclamano, hanno per Lui un amore più sensibile che spirituale;
che se Lo amassero in giustizia sarebbero pietosi verso il loro concittadino non mortificandolo col ricordo del passato, come Dio non si ricorda del peccato perdonato, e se il peccatore torna a peccare, lo giudica per il peccato nuovo, non per quello che è stato perdonato;
che l’amare Gesù consiste nel fare ciò che Lui fa e insegna, e non nelle acclamazioni.
Inoltre, afferma che essi dovrebbero essere umili e misericordiosi, poiché domani potrebbero cadere loro nel pantano poiché solo Dio è senza peccato.
Zaccheo afferma di aver venduto quasi tutto, sia per evitare i cattivi ricordi che potrebbero riportarlo al male, sia per aiutare altri pubblicani che lui sta cercando di condurre al bene, in attesa che trovino un nuovo mestiere più faticoso ma onesto. Gesù gli dice sorridendo di continuare così e di essere il Suo esattore.
523 A Gerico. La richiesta a Gesù di giudicare su una donna. La parabola del fariseo e del pubblicano dopo un paragone tra peccatori e malati. Lc 18, 9-14
Gesù è uscito dalla casa di Zaccheo ed è seguito a distanza da esattori e capi divenuti duri con la loro professione ma che ora hanno cambiato vita e mostrano paura degli insulti della gente. Il Maestro li invita ad andare avanti a Lui e a non aver paura ora come non hanno avuto paura in passato del cattivo giudizio altrui e col tempo rientreranno nell’anonimato.
Poi dice che i familiari di uno che sta diventando lebbroso lo accarezzano di più in vista di quando sarà invece tenuto lontano in isolamento. E se poi il lebbroso ha la grazia di guarire, è festeggiato da tutti e considerato un prediletto da Dio e lo onorano pensando di onorare l’Altissimo.
Perché non fare lo stesso con chi comincia a peccare per strapparlo al peccato? E quando un peccatore si corregge, perché non ne gioiscono? A malapena lo fanno i genitori e i fratelli, ma gli altri - specialmente i concittadini - sanno solo criticare, schernire, insolentire, scandalizzarsi i più giusti, mentre i meno giusti se ne fanno complici per godere alle sue spalle. Solo raramente c’è una bocca e un cuore che vada dall’infelice con pietà e fermezza e si affanni a frenarne la discesa nel peccato.
Eppure le malattie dello spirito sono veramente gravi e mortali privando per sempre del Regno di Dio.
E quando un peccatore si converte, perché quell’ostinatezza di giudizio su di lui? Dovrebbero esserne felici poiché dà una misura della misericordia di Dio e sentirsi rincuorati nelle loro colpe più o meno gravi.
A questo punto il Maestro racconta un’altra parabola. C’era un fariseo che aveva molti empori, li aveva dati in affitto a dei mercanti e saputo che i loro affari erano andati bene, si fece raddoppiare il fitto sotto la minaccia di cacciarli via subito e poi offrì tutto il denaro così ricavato al Tempio
Un pubblicano, invece, impietosito da una povera vedova che aveva otto figli e il maggiore di loro non era ancora in grado di andare in alto mare a fare pesca più proficua, pagò lui stesso la somma dovuta al fisco sottraendola da quella che aveva destinato al Tempio.
Il fariseo si compiaceva davanti a Dio di aver offerto una grande somma e disprezzava quel pubblicano che aveva versato assai poco, mentre quest’ultimo si dichiarava peccatore per tale motivo, ma ben diverso fu il giudizio di Dio che considerava il fariseo un satana, superbo e duro di cuore, mentre benedisse il pubblicano che era stato umile e misericordioso.
524 A Gerico. In casa di Zaccheo con i peccatori convertiti.
Zaccheo afferma che avrebbe voluto seguire Gesù materialmente dopo l’incontro con Lui, ma poi ha pensato che avrebbe fatto di meglio aiutando a convertirsi quelli che in passato aveva consigliato al male.
Alcuni l’hanno insultato o schernito e se ne sono andati subito, altri dopo un po’ di tempo e i presenti sono invece rimasti e confessano i loro crimini, ricordando ciascuno:
i lamenti di quelli che aveva percosso per farli lavorare quando erano sfiniti;
o le maledizioni di quelli che aveva fatto schiavi dopo aver preso con usura tutto il loro;
o le suppliche di vedove e orfani che non potevano pagare i loro debiti e ai quali aveva sequestrato in nome della legge gli ultimi averi;
o le ferocie su inermi nei paesi di conquista;
o le lacrime della madre, della moglie e della figlia, morte di stenti mentre lui sperperava il denaro nei festini;
o di aver fatto quattrini vendendo l’onore di ragazze o giovani spose di paesi dove c’era la carestia.
Mentre gli apostoli si allontanano da quest’ultimo, Gesù gli va vicino, gli mette la mano su una spalla, dicendogli che veramente il suo è un grande delitto, ma quand’anche lui fosse il demonio stesso, se vorrà, potrà riparare il male commesso mettendo il suo cuore in quello Suo nel sacrificio redentore.
Tra loro c’è anche un ventenne che Gesù porta in disparte per dirgli di perdonare la madre che non l’ha amato, altri che l’hanno spinto a diventare un ladrone, e anche sé stesso.
Dio ha vegliato su di lui e gli ha fatto incontrare Zaccheo e Lui stesso e ora deve odiare il tempo passato nel peccato, ma essere amico del proprio spirito e raggiungere la perfezione e lo ringrazia di non essere voluto andare con chi compra uomini per tradirLo.
Poi tornano insieme con gli altri.
Qualcuno gli domanda che cosa è l’anima.
Gesù risponde che essa non è il pensiero che cessa con la morte, ma un principio impalpabile che dura per sempre oltre la vita del corpo e non si reincarna mai - poiché Dio non ha limiti nella sua facoltà di creare le anime - e sarà beata se si è mantenuta pura o è ritornata pura prima di tornare al Creatore che la diede all’uomo.
Essa è all’interno del corpo, ne è la regina e la sua missione è di fare dell’uomo un re del Regno eterno, un dio oltre la vita.
Serve dell’anima sono tutte le virtù e le facoltà dell’uomo, suo servo e alunno il pensiero dell’uomo.
L’uomo può ricrearsi con la sua libera volontà e l’aiuto di Dio.
525 Profezie di Sabea di Betlechi e giudizio su di lei.
Dei poveri agricoltori chiedono a Gesù di benedire il loro piccolo podere ed Egli lo fa subito per mostrare loro che li ama.
Poi si imbatte in un gruppo di scribi che vogliono la Sua opinione su Sabea, una donna da loro detta indemoniata e Gli chiedono di giurare che non l’ha mai vista. Gesù risponde che il giusto non giura mai poiché ritiene di avere il diritto a essere creduto sulla sua parola ma che sa che nessuno poté cacciarle il demonio e che coloro che l’hanno vista affermano che essa non dice parole da demonio.
Gli scribi stabiliscono di mandare avanti alcuni di loro ad annunciare alla donna che sta arrivando il Messia, ma in realtà si tratta di altri scribi.
La donna non si muove e afferma che nessuno di loro lo è, ma poi quando arriva Gesù grida che è Lui il Messia e che essa vede su Lui la luce di Dio che glieLo indica e si prostra ai Suoi piedi.
Poi si mette a lodare anche la Madre di Gesù, che a differenza di Debora, Giaele e Giuditta, non mescola la bontà a comportamenti peccaminosi o discutibili e non ha versato il sangue altrui.
Infine invita il popolo a convertirsi.
Gli scribi dicono a Gesù: “Non vedi che è pazza? Taci forse perché parla bene di Te e di Tua Madre?
Gesù, però, ribatte con le parole della Bibbia: “La Donna schiaccerà la testa del Serpente.
La Vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà chiamato Emmanuele.”
Gli scribi chiedono di nuovo a Gesù di farla tacere e perché non caccia da lei il demonio ma Lui risponde che non può far tacere la Verità e che il demonio non dice parole di sapienza che riecheggiano le parole dei profeti e la invita a parlare ancora.
E lei prosegue dicendo che (Gesù) era venuto a portare la pace e (Israele) Gli ha fatto la guerra, a portare amore e ha ricevuto odio; e profetizza che Israele andrà verso l’esilio, il quale a differenza di quelli di un tempo non avrà termine, finché non riconoscerà il Signore, Figlio del Signore.
Alla fine gli scribi se ne vanno salvo quei pochi che volevano restare con Gesù.
Gesù infine rassicura i genitori che Sabea non è pazza e raccomanda loro di trasferirsi con la figlia lontano da quegli scribi malevoli.
526 Guarigioni presso il guado di Betabara e discorso nel ricordo di Giovanni Battista.
I discepoli hanno preparato la popolazione all’arrivo di Gesù già da vari giorni, poiché Lui è stato trattenuto altrove e ora il Maestro si affaccia curvandosi nelle tende dei malati e dice: “Pace a voi che credete”. E subito si sente il grido: “Io sono guarito. Osanna al Figlio di Davide”.
Finita la guarigione dei malati, Gesù parla:
“Voi siete venuti qui per la salute del corpo e vi è stata data, ma essa deve essere di preparazione alla ricerca della salute dello spirito.
Ogni dono di Dio è nullo se manca nell’uomo la volontà di ricompensarlo con il dono del proprio spirito a Dio.
Molti di voi qui hanno sentito la predicazione di Giovanni, ma essa non ha prodotto lo stesso risultato in tutti, perché non in tutti è la medesima buona volontà.
Bisogna che distinguiate i buoni dai falsi pastori e seguiate quelli che vi danno parole di vita imparate da Me”.
Presto arriverà la festa delle Luci ma essa sarà inutile se mancherà la luce nel vostro cuore, che è la carità, e il portalampada sarà la volontà di amare il Signore, facendo la sua volontà.
Non invidiate i ricchi, non odiate alcuno e non desiderate ciò che vedete ad altri, poiché fare la volontà di Dio è la chiave che apre le porte della Gerusalemme eterna”.
527 Ignoranze e tentazioni nella natura umana del Cristo.
Gli apostoli si sono accorti della tristezza di Gesù e si domandano se Egli conosce tutto (anche la ragione della lontananza di Giuda iscariota, intento a organizzare il tradimento) o se il Padre Celeste Gli nasconde alcune cose.
Alla fine Giovanni va a domandarlo a Gesù. E il Maestro risponde che Egli, in quanto Dio, sa tutto ma deve continuare a fingere di non sapere per essere ancora un maestro per Giuda.
E così deve resistere alle tentazioni come gli altri uomini, non tanto a quelle della carne, ma a quelle dovute agli affetti (evitare i pericoli per non far soffrire la Madre), alle offese, allo scherno e alle doppiezze.
Egli prova schifo per le menzogne e per chi è menzognero e tuttavia deve resistere alla tentazione di uscire dalla mansuetudine e di diventare duro e intransigente.
Inoltre deve resistere alla tentazione di gloriarsi di essere grande e santo.
Aggiunge che, per la superbia, molti perdono la santità già acquistata.
528 A Nobe, il conforto materno di Elisa e il ritorno inquietante di Giuda iscariota.
Elisa dice che Giuda va da lei da parecchi giorni e che afferma di aver smarrito Gesù a Gerusalemme, ma lei, pur non credendogli ha finto di nulla e ha mandato Anastatica a Betsur ad evitare scandali o paure per sua “figlia”.
Gesù le risponde che ha fatto benissimo e si mostra assai afflitto per i molti che si avvicinano a Lui senza amore, al punto di piangerle addosso come un bambino.
Poi si sente l’arrivo dello spavaldo e beffardo Iscariota che critica un vecchio servo che non ci sia un fuoco acceso e il pasto non sia pronto.
Il vecchio, alla fine, risponde che non è sordo e che se Giuda non sente il rimprovero della propria coscienza, vuol dire che essa è deforme oppure storpiata.
A questo punto, Elisa scende a preparare la cena, poi porta latte e pane con miele al Maestro vicino al fuoco. Gli altri apostoli da poco arrivati mangiano a tavola, dopo aver criticato Giuda per la sua sparizione.
Infine, Gesù trattiene quattro apostoli, manda gli altri a riposare in case amiche e va subito a letto, verosimilmente abbattuto per il comportamento dell’Iscariota.
529 Ammaestramenti agli apostoli mentre fanno lavori manuali in casa di Giovanni di Nobe.
Gesù e vari apostoli lavorano chi nell’orto, chi ad aggiustare chiavistelli, chi a rimettere in sesto la parte marcita della porta, come sempre fanno, invece di restare in ozio, quando non si dedicano alla predicazione.
Poi qualcuno dice che la prossima estate si starà benissimo in questa casa.
Elisa mette in dubbio che si starà lì poiché ogni suo pronostico è finito con un sepolcro.
Gesù le dà ragione e spiega che non si muore solo di malattia.
Bartolomeo ribatte che ora non li disturba più nessuno, ma Elisa di nuovo obietta che spesso dopo un’apparente calma vengono grandi bufere.
Poi qualcuno domanda se un miracolo è sempre segno di santità. Gesù risponde che i fatti straordinari a volte vengono anche da fonti tenebrose, cioè alcuni si vendono al demonio – non con contratti o monete ma con l’adesione al Male - per averlo amico.
Dio lo permetterà anche in futuro, per far emergere il valore e il volere della creatura; però, dopo la Sua Assunzione, agli uomini sarà data la Grazia come amica potente e comunque gli Ebrei hanno già avuto tanta grazia e sapienza e ancora più gli apostoli i quali saranno giudicati con la medesima severità degli uomini del tempo nuovo.
Il vecchio servo afferma che preferirebbe morire presto - nonostante i giovani alberi da frutto che Giuda ora gli ha trapiantato nel giardino - poiché sua moglie è morta e sua figlia è andata lontano e si è dimenticata di lui.
Gesù gli risponde che lui ha saputo fare tante cose nella vita, ma gli manca quella di lasciare a Dio di decidere l’ora della sua morte.
530 Un’altra notte di peccato di Giuda iscariota.
Gesù ha vegliato tutta la notte andando avanti e indietro sul terrazzo in attesa dell’Iscariota e ha perfino pianto.
Quando è l’alba, Giuda rientra cercando di non farsi sentire da alcuno e al semibuio inciampa in Gesù e si meraviglia che il Maestro sia già in piedi, poiché i malati oggi saranno tanti dopo un sabato e due giorni di pioggia, ma non verranno certo così presto.
Gesù gli risponde che non attendeva i malati ma lui stesso, che pur essendo un apostolo preferisce la cloaca al Cielo e la menzogna alla Verità.
Oggi il più grande malato non verrà al suo medico e il Medico stesso è malato, di dolore perché quel malato non vuole guarire. Stia attento che lo Sposo non si allontani e per sempre.
Quantunque i lebbrosi Gli facciano schifo, Lui li monda anziché sfuggirli; e lui non vuole essere mondato?
Giuda risponde che non sa essere santo e che ormai è troppo tardi.
Infine Gesù si mette d’accordo con Giuda di non rivelare agli altri apostoli come mai stanno alzati, per evitare lo scandalo tra loro.
531 A Nobe, malati e pellegrini da ogni regione. Valeria e il divorzio. Guarigione del piccolo Levi.
Gesù guarisce un marinaio paralizzato in seguito a un incidente. Poi dice che il miracolo è stato fatto per confermare la fede di coloro che l’avevano già, per suscitarla in quelli che non l’hanno, e, infine, per unire coloro che prima si sentivano nemici per le loro idee politiche e religiose, per la loro diversa nazionalità pur essendo uniti nel dolore e nello sperare salute e conforto.
Aggiunge che Lui è il Pastore universale e deve accogliere tutte le pecorelle che vogliono entrare nel Suo gregge, senza fare distinzione tra pecore sane e malate, tra pecore forti e deboli, fra pecore che conoscono il vero Dio e le altre.
Aggiunge, inoltre, che come essi non hanno esitato ad affrontare sacrifici pur di ottenere il risanamento delle membra dei loro cari che comunque periranno di nuovo, ancor più dovrebbero chiedere anzitutto la liberazione da ciò che li fa schiavi nello spirito, volere anzitutto il Regno di Dio in loro come primo miracolo, poiché poi sarebbe data ogni altra cosa: niente più odio, guerra, ansia, sopraffazione.
Poi benedice i presenti e li rimanda al loro Paesi raccomandando loro di ascoltare i Suoi discepoli.
In seguito viene Valeria con la sua bambina a ringraziare Gesù della guarigione di sua figlia - la quale Gli porge dei fiori - e Lui coglie l’occasione per farle capire quanto Dio l’abbia amata da farla incontrare con Lui, e non solo salvare sua figlia ma anche farle conoscere il vero Dio e darle la liberazione dalla disperazione scoprendo che c’è un’altra vita e un sostegno nel seguire la strada della virtù, anche nel sopportare mariti corrotti che fingono amore e umiliano le loro mogli e le lasciano per andarsene con le loro schiave.
Tuttavia, finché non avviene il divorzio la moglie ha il dovere anche legale di fare buono il consorte e intanto di essere di buon esempio per i figli, anziché imitare il marito.
Il divorzio mosaico, concesso per evitare peccati atroci, concede alla donna una libertà ben misera: è sempre una menomata davanti agli uomini anche se si risposa. Davanti a Dio è un’infelice se è abbandonata per colpa del marito, ma non è che un’adultera se è abbandonata per colpe sue o se si risposa.
Il divorzio è prostituzione legale, delittuosa verso gli innocenti. Solo la vedovanza può giustificare le seconde nozze, ma sarebbe meglio chinarsi alla volontà divina e chiudersi nella castità, dedicandosi interamente ai figli e amare il coniuge defunto nelle sue creature che così non vedranno le carezze del genitore vivente, divise col suo nuovo coniuge e gli altri suoi figli che fratelli non sono.
Valeria domanda come dovrà educare la figlia, che parole e atti insegnarle. Gesù le risponde che non occorre insegnarle atti o parole ma di essere perfetta lei stessa, cioè di amare Dio e il prossimo affinché la bambina impari ad amare, e che più in là Dio provvederà ai loro bisogni spirituali.
Parlando delle vecchie virtù del paganesimo, dice che esse di fronte a Dio erano pur sempre buone e la loro fede e religione erano ugualmente fede e religione davanti a Lui, quando si era convinti di essere nel vero.
Infine Gesù torna dagli apostoli e dice che c’è il piccolo Levi che sta morendo e li incarica di portare ai suoi genitori i fiori ricevuti dalla figlia di Valeria. Allora essi si affrettano a farLo chiamare affinché salvi il loro figlio.
Infatti Egli si reca da loro e guarisce subito il bambino.
I genitori benedicono Gesù e Gli chiedono di ordinare loro qualsiasi cosa.
Gli dicono che il loro bambino aveva vomitato materie intestinali, che il medico era venuto e se n’era andato dicendo che non c’era niente da fare e domandano perché Lui non sia venuto spontaneamente.
Gesù risponde che Lui è buono anche con chi Lo odia, a maggior ragione con chi Lo ama, ma che voleva mostrare ai Suoi che Dio risponde sempre a chi Lo invoca con fede.
Infine, è pigiato dai familiari del bambino che vogliono tutti benedirLo e baciare le Sue mani e le Sue vesti e poi da tutti gli abitanti del paese.
532 Preparativi per le Encenie. Una prostituta mandata a tentare Gesù, che lascia Nobe.
Gli apostoli fanno con gioia i preparativi per la festa delle Encenie, ma Gesù risponde piuttosto pensieroso e triste alle loro domande che sembrano richieste di lodi.
Quando è ormai sera si sente bussare alla porta. Gli apostoli hanno paura di aprire; Gesù tenta di tranquillizzarli ma alla fine deve mandare il vecchio Giovanni ad aprire.
Si tratta di una donna che si dice un’infelice, sola, di avere fame, freddo e chiede che le sia chiamato il Maestro, che è pietoso.
Gli apostoli non sanno che fare, ma Gesù spiega loro – parlando forte per farsi sentire anche dalla stanza accanto dove è l’Iscariota - che si tratta di una prostituta venuta per tentarLo, perché è stata pagata per tale fine.
E ordina a Giuda – che, però, si rifiuta - di uscire con Lui incontro alla donna per essere testimone ai farisei di quanto avverrà.
Prende il lume che Pietro Gli porge e va incontro alla donna domandandole di parlare ma lei tace e allora Lui le domanda che cosa le ha fatto di male da odiarLo al punto da servire chi vuole la Sua rovina e che Lui non l’ha mai insultata per la sua vita infame, mentre lo fanno quelli che l’hanno condotta alla prostituzione.
Egli è il Cristo venuto per redimere, con la propria sofferenza, gli uomini, anche le persone come lei, solo che lo vogliano, e che si disprezzano da loro stesse, oltre a essere disprezzate dagli altri, poiché Dio è amore, perdono e misericordia.
Già altre prima di lei si sono ravvedute e ora può farlo anche lei avendo audacia nel pentirsi come l’ha avuta nella colpa.
A questo punto la donna si getta a terra e piangendo ammette che è tutto vero quello che Lui ha detto, che odia coloro che la pagano, arrossisce pensando a sua madre, teme Dio e la morte, non gode dei festini e delle ricchezze… ma Lo prega di non cacciarla via poiché nessuno le ha mai parlato come Lui, salvo sua madre nei primi tempi.
Poi strappa fibbie preziose dal mantello e le getta a terra insieme ai suoi anelli e bracciali e chiede perdono a Gesù.
Lui le assicura di averlo già fatto e le dice di non peccare più, di allontanarsi dai luoghi del peccato, da coloro che sanno chi è e di tornare da sua madre a chiederle perdono poiché lei l’attende da molti anni per morire in pace.
Il Maestro poi lascia che la donna dorma lì, insieme ad Elisa poiché non può tornare a Gerusalemme da chi l’ha mandata a Nobe.
Dà l’incarico a Elisa di accompagnare la donna dove questa le dirà, mentre Lui esce con Giuda iscariota e dice agli apostoli che li attende alla porta di Gerusalemme la mattina dopo.
533 Verso Gerusalemme con Giuda iscariota, che sembra prendere una decisione.
Gesù sta camminando verso la porta di Erode a Gerusalemme, quando Giuda si precipita verso di Lui, domandandoGli come mai se ne sia andato per conto proprio, anziché insieme.
La risposta è che lui ha dimostrato di non gradire di pregare col Maestro e allora era meglio evitare una pantomima, e non gli domanda se lui non Lo ama più, poiché sarebbe anch’essa una domanda inutile.
La vicinanza corporale conta poco, è quella spirituale, di pensiero e di cuore, che Lui desidera.
Aggiunge che non vorrebbe aver preso una Carne inutilmente per lui, poiché lui ormai è di un altro padre, di un altro paese e lingua.
Giuda si scosta parecchio tacendo e il suo viso si fa angoloso, duro, veramente demoniaco e pieno di odio non umano contro Gesù e sembra aver preso una decisione irrevocabile.
Sotto le mura il Maestro trova gli altri undici apostoli e a Pietro risponde che ha passato la notte a pregare e che non sono gli elementi naturali a nuocerGli ma gli uomini col loro odio.
534 Ammaestramenti e guarigioni nella sinagoga dei liberti romani. Un mandato per i Gentili.
La sinagoga dove i romani attendono Gesù è dal lato opposto della città rispetto al Tempio e il sinagogo chiude la porta per evitare che arrivino dei disturbatori.
Il Maestro impone anzitutto le mani sulle persone malate o sulle donne che tengono in braccio i bambini da guarire.
Una giovane vedova afferma che suo marito credeva in Lui e che non sarebbe morto se Lui ci fosse stato.
Gesù le risponde che chi crede in Lui e vive secondo i Suoi insegnamenti, vivrà per sempre anche se è vissuto nella carne per pochi anni.
Anzi, quelli che lavorano con impegno anche solo la loro ultima ora, riceveranno un premio più pronto di quelli che lavorano per Lui dalla prima ora, ma sempre con tiepidezza, spinti al lavoro unicamente dall’idea di non meritare l’inferno. Questi avranno una lunga pena.
Ora quella vedova deve prepararsi alle vere nozze immortali col suo sposo, al quale è stato risparmiato il pericolo che le opere del mondo rovinassero la sua fede in Lui.
Poi al sinagogo risponde che ora le porte del Cielo non sono ancora aperte, ma lo saranno presto e vi sarà una prima risurrezione, alla Grazia, solo per coloro che crederanno in Lui, non invece per coloro che rifiuteranno di credere in Lui nonostante le opere da Lui compiute: guarigioni e risurrezioni.
La seconda risurrezione sarà quella finale che precederà il Giudizio. In essa le ossa, dei morti, da secoli riprenderanno la loro carne e i giusti giubileranno in eterno mentre la carne e lo spirito dei dannati soffriranno l’eterno castigo.
Aggiunge che non è necessario che le persone conoscano Lui fisicamente ma che pratichino le virtù, come sarà loro insegnato dai Suoi apostoli in futuro.
Nel frattempo, per non peccare, basterà che ciascuno si guardi dal fare azioni che non piacerebbe fossero fatte a lui.
Poi invita i presenti ad annunciare nei loro paesi che la Luce è nel mondo e che vengano alla Luce, chi ha desiderio di Dio o di guarigione venga, finché Lui avrà la mano libera.
E tutti coloro che aspettano un superno aiuto vengano nella Città Santa la prossima Pasqua.
Infine un Greco Gli domanda cosa fare nei confronti di uno che, per invidia, lo ha accecato in un occhio ma ora si trova in miseria.
Gesù gli risponde che come hanno detto i loro grandi, su ispirazione divina, Dio dà agli uomini due doni per essere simili a lui: essere nella verità e beneficare il prossimo. Faccia, dunque, del bene a chi gli ha fatto del male e sarà detto santo da Dio.
535 Giuda iscariota chiamato a riferire a Caifa
Giuda sta camminando con gli altri apostoli, quando viene chiamato in disparte e gli viene ricordato con pesanti minacce di dover riferire a Caifa riguardo all’incarico ricevuto.
Giuda allora riesce ad allontanarsi dagli altri apostoli dicendo di dover andare dalla madre e che poi li raggiungerà.
Giunto alla casa di Caifa, viene assalito con scherno per non essere riuscito a far cadere Gesù in peccato di adulterio.
Giuda si giustifica dicendo che lui sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere tale scopo e che solo per odio il Sinedrio voleva perseguitare Gesù.
Caifa afferma che ora il popolo andrà tutto dietro a Gesù e che per loro presto sarà la fine, per colpa dell’insuccesso di Giuda.
Giuda ribatte domandando perché non L’hanno preso loro e accusato di volersi fare re. Caifa risponde che è sfuggito loro come il demonio o il fumo.
Infine, sfuggito alle loro accuse e alle loro mani, Giuda si allontana. Allora essi discutono tra loro e, alla fine, Caifa dice che bisogna creare l’occasione per mettere le mani addosso a Gesù.
536 Guarigione di sette lebbrosi e arrivo a Betania con gli apostoli riuniti. Marta e Maria preparate da Gesù alla morte di Lazzaro.
Pietro e il Taddeo portano cibo e olio a dieci lebbrosi e dicono loro che sta per venire il Messia che può guarirli.
Uno di loro afferma che alcuni parlano bene di lui, mentre altri Lo maledicono ed essi non sanno a chi credere, ma ammette che sono quelli crudeli a maledirLo.
“Vedi, che sono quelli che ospitano l’inferno a odiare il Messia?” risponde loro uno dei due apostoli, e lo manda a chiamare gli altri affinché siano risanati.
C’è anche una lebbrosa in condizioni più pietosa degli altri, che stenta a farsi capire per quanto è mal ridotta la sua bocca e che ritiene che non sarà guarita perché ha peccato troppo e perché le altre volte non ha creduto nella guarigione e comunque non ce la fa nemmeno a camminare, ma essi si offrono di spostarla loro.
Arrivano, intanto, i tre crudeli e si prendono a forza la brocca dell’olio, che sarebbe anche degli altri, dicendo loro che vadano pure da Belzebù.
Gesù arriva e domanda loro perché chiedono di essere guariti e Gli rispondono che è per le loro famiglie e anche per loro, ma il Maestro risponde che dovrebbero preoccuparsi soprattutto delle loro anime e di avere tempo di conoscere la parola di Dio e di vivere meritando il Suo Regno.
La donna chiede perdono di non averlo chiesto già le volte precedenti e mostra di credere che Lui sia capace sia di guarire la sua malattia, sia di ridarle l’anima di quando aveva dieci anni.
Gesù dice alla donna che sia perdonata e risanata e lo stesso per gli altri tre, ordinando di andare domani a mostrarsi al sacerdote, dopo che avranno avuto dagli apostoli dei vestiti decenti.
Intanto il Maestro dà il suo mantello alla donna affinché possa coprirsi, poi invita i quattro guariti a seguirLo fino alla valle di Innon dove sono altri lebbrosi affinché annuncino loro la Sua venuta per l’indomani.
Intanto, arrivano altri discepoli, ma non insieme come aveva ordinato loro. Li rimprovera dolcemente e spiega il Suo ordine con la motivazione che la gente non deve essere scandalizzata dalle loro divisioni.
Aggiunge che inizialmente li mandava da soli a predicare la Sua venuta, per dare tempo alla gente di conoscerli, ma ora li tiene con Sé, poiché il popolo si deve abituare a vedere in loro i Suoi naturali successori.
Quando arrivano a Betania, il Maestro è accolto dalle sorelle di Lazzaro ormai morente ma dice loro che non devono perdere mai la speranza, e quando Lazzaro sarà morto, Lo mandino subito a chiamare.
537 Al Tempio nella festa della Dedicazione, Gesù si manifesta ai Giudei, che tentano di lapidarlo.
I portici del Tempio appaiono tranquilli, senza i rabbi con i loro gruppi di allievi. C’è poca gente, ma passano ogni poco degli addetti al Tempio, senza dire nulla, però Pietro si insospettisce e propone di andare via ma Gesù risponde che attende dei malati, giacché l’hanno visto entrare in città e la voce si sarà sparsa.
Infatti, dopo un poco cominciano ad arrivare e Gesù li risana.
In particolare, c’è una ragazza indemoniata che grida maledizioni contro Gesù e afferma di sapere chi è Lui, il Cristo di Dio, e gli domanda perché non si accontenta di ciò e vuole rimandarlo nell’Abisso, mentre vicino a Lui c’è una legione di demoni in uno solo.
Alla fine, Gesù tocca la fronte della ragazza e il demonio se ne va cacciando un ultimo urlo, seguito da un rombo di fulmine malgrado il cielo sia terso.
Allora si avvicinano i Giudei dicendo che Gesù ha fatto grandi cose e chiedono che confermi loro che Lui è il Messia, poi, però, affermano che il Messia sarà uno che riunirà il popolo ebraico e lo farà trionfatore su tutti i popoli del mondo.
Il Maestro risponde che al contrario il Messia è inviato per tutti i popoli del mondo e il Suo potere supera ogni potere limitato della terra.
Sono tre anni che Lui lo va dicendo in tutta Israele e anche in Samaria e in Siro - Fenicia e lo dimostra anche con le Sue opere straordinarie come le guarigioni da ogni sorta di male.
E quando non ci sarà più Lui, saranno i Suoi seguaci a parlare al Suo posto.
Poi dice che Lui è più che un profeta poiché la Sua natura è divina.
Allora i Giudei gridano: “Orrore! Bestemmia! Anatema!” e prendono le pietre per lapidarLo, ma Gesù li sbigottisce e paralizza momentaneamente col Suo sguardo maestoso.
Poi riprende a parlare e a confermare la Sua natura e i Giudei sollecitati dalle autorità del Tempio cercano di mettere le mani addosso al Maestro, ma i legionari romani intervengono e li inducono a scappare.
538 Gesù orante nella grotta della Natività, contemplato dai discepoli ex-pastori.
Apostoli e discepoli si arrabbiano per ciò che è avvenuto al Tempio, con Giuda e anche con Gesù che non ha lasciato cadere la discussione dopo che essa si era calmata. Gesù risponde che doveva completare la Sua manifestazione.
Poi si domandano dove andare adesso per il prossimo sabato, ma il Maestro risponde loro che possono andare dove vogliono per questa festa delle Encenie.
Quanto a Lui, sa già dove andare, fosse pure in una grotta che sarà pur sempre meno gelida del cuore degli uomini che non Lo amano.
Poco dopo arriva Levi il quale afferma che stanno cercando Gesù da per tutto, anche in casa di povera gente.
Il Maestro li incarica di attenderLo tra pochi giorni nel paese di Salomon, di predicare intanto che il Regno di Dio è molto vicino, di guarire i malati nel Suo nome, con umiltà e senza esigere nulla, di dare quello che hanno senza preoccuparsi del domani e di evitare dispute tra loro e con chi non li ama.
Giovanni, poco dopo la separazione, torna indietro e segue di nascosto Gesù fino alla grotta della natività e – dopo aver pregato l’Altissimo di avere la forza di essere di conforto col suo amore al Maestro - si ferma in una stalla vicina, dove i pastori discepoli lo trovano addormentato, prima di spiare a momenti Gesù da fuori.
Essi Lo vedono estatico, ma Mattia dice agli altri che, come ha insegnato loro Giovanni Battista, è opportuno tenere per loro ciò che hanno visto, anziché raccontarlo agli altri.
Decidono, infine, di lasciare su una fascina il cibo che hanno portato per Gesù e Giovanni, per la festività del sabato, e se ne vanno.
539 La perfezione spiegata a Giovanni di Zebedeo che si è accusato di colpe inesistenti.
Giovanni, infreddolito e affamato va verso la stalla in cui sta Gesù. Si getta in ginocchio e chiede pietà: non ha mangiato da due giorni.
Gesù gli prepara del pane caldo col formaggio.
Poi Giovanni si accusa di aver violato il comando di Gesù agli apostoli, di restare tutti uniti di corpo e di spirito. E invece lui si era permesso di stare con Gesù per difenderlo. Pietro gli aveva dato il proprio permesso.
Gesù gli risponde che non aveva commesso nessun peccato poiché bisogna applicare gli ordini secondo il loro significato, non alla lettera, che essendo Pietro da Lui stato nominato capo degli apostoli – e ispirato dallo Spirito Santo -, Giovanni aveva fatto bene a seguire il suo parere.
Avrebbe invece peccato se si fosse separato dai compagni contro il parere di Pietro.
E quantunque non sia riuscito a mantenere il proposito di digiunare per fortificare il suo spirito, ricordare questa sconfitta sarà utile per essere misericordioso quando ascolterà le confessioni dei penitenti.
Non costituisce peccato il cedere alle leggi naturali “buone”, come il bisogno di cibo, di riposo e dell’acqua, mentre lo è il cedere agli istinti sfrenati, come la gozzoviglia, l’ebbrezza, l’ozio prolungato.
Anche il bisogno di coniugarsi e di procreare non è peccato – anzi Dio ha dato l’ordine di farlo per popolare la Terra di uomini - mentre lo è l’atto del congiungimento per la sola soddisfazione del senso.
Tuttavia, la scelta della castità perpetua, della povertà volontaria e dell’ubbidienza assoluta in ciò che non è peccato rende gli uomini simili agli angeli.
V’è anche una scelta ancora più perfetta: dare la propria vita per amore di Dio e dei fratelli. Tutte queste cose avranno una grande ricompensa.
Poi Giovanni promette di vegliare per il futuro, invece di cedere al sonno, ma Gesù gli consiglia di non impegnarsi per il futuro per non avere un inutile e profondo avvilimento una volta che non riuscisse a mantenere il proposito.
Caso mai, proporre di non cedere - con l’aiuto di Dio – alle pesantezze della carne. e una volta che non si riuscisse a mantenere il proposito, dirsi: “Riconosco di essere un povero uomo come tutti e ciò mi serva contro il mio orgoglio.”
540 Giovanni sarà "figlio" per la Madre di Gesù. Incontro con Mannaen e lezione sull’amore per gli animali. Conclusione del terzo anno.
Gesù e Giovanni camminano insieme con piacere per l’amore reciproco.
Il Maestro intende evitare di entrare nelle città e chiedere piuttosto ospitalità ai pastori o alle carovane dei mercanti, tanto ormai ha predicato in tutti i luoghi e quanto agli altri, qualcuno si persuaderà con i fatti e afferma che ora si dedicherà molto alla preghiera in preparazione della Pasqua e a stare con gli apostoli, come nei primi tempi.
Lui desidera che Giovanni stia molto di più con le discepole, specialmente con Sua Madre, come un secondo figlio, affinché possa essere confortata quando Lui non ci sarà più.
Mannaen li raggiunge cavalcando e offre loro ospitalità in albergo o in tenda e Gesù sceglie la tenda.
Il discepolo racconta di essere stato schernito perché usa riguardi al suo cavallo e domanda al Maestro se il suo comportamento è peccaminoso.
Gesù gli risponde che tutto il creato è al servizio dell’uomo e un dono del Creatore, dono del quale è doveroso essere grati avendone rispetto e conservandolo anziché lasciarlo andare in rovina.
E’ peccato, invece, lodare le creature, anziché il Creatore.
Poi decidono di vegliare a turno per mantenere acceso il fuoco e badare al cavallo.
Dopo la visione, Gesù dice alla Valtorta che non c’è nulla di superfluo in questo lavoro: anche gli episodi che sembrerebbe inutile conoscere sono utili ai maestri di spirito, poiché a volte dalle figure deboli e tenebrose si può imparare di più che da quelle splendide.
Anche oggi Lui è segno di contraddizione generando reazioni buone nei buoni e reazioni cattive nei malvagi e a seconda di come gli uomini avranno giudicato, accettato e seguito il Maestro, sarà fatto il giudizio su di loro.
541 Giudei in visita a Betania.
Un gruppo di Giudei, più precisamente di scribi e farisei, su cavalcature di lusso entra in Betania diretto alla casa di Lazzaro.
La gente si curva in saluti profondi ma poi bisbiglia.
Qualcuno riferisce che i discepoli di Gesù si sono fatti dare con la forza da una donna delle uova, altri che Gesù procurerà guai agli Ebrei da parte dei Romani usurpando il trono di Erode.
C’è, però, chi obietta che non ha mai visto con Lui certi discepoli, che hanno piuttosto la faccia di ribaldi e che il Maestro dà, piuttosto che prendere, e che sono piuttosto i Suoi nemici che vogliono rovinarLo per trionfare loro.
542 I Giudei nella casa di Lazzaro.
Giudei e scribi stanno in casa di Marta, Maria e Lazzaro e sono trattati con molta attenzione da Marta affinché siano serviti con cura.
Poi essi chiedono di vedere Lazzaro, fingendosene amici, ma la sorella è titubante perché il medico ha proibito al malato ogni emozione ed essi potrebbero rievocargli cattivi ricordi.
Qualcuno di loro afferma che, caso mai, è la sorella Maria – con la sua cattiva condotta del passato - a rievocargli cattivi ricordi.
Maria, però, risponde loro che lei ora è un buon ricordo, un esempio vivente della misericordia di Dio e alle loro insistenze reagisce cacciandoli da casa, affinché tornino alle loro tenebrose tane.
543 Marta manda un servo a chiamare il Maestro.
Il medico romano dice a Marta e Maria che ha provato tutto quello che la scienza medica suggerisce e che non c’è niente da fare, poiché quantunque solo il piede sembri malato, dentro l’organismo è tutto corroso dalla malattia. E che entro due o tre giorni Lazzaro sarà morto.
Poi consiglia loro di rivolgersi al taumaturgo galileo al quale lui stesso ha mandato dei malati che erano incurabili per la scienza medica e che invece sono sorprendentemente guariti.
Partito il medico, Marta tenta di convincere Maria a mandare a chiamare Gesù, ma questa vuole ubbidire al Maestro che ha detto di aspettare che Lazzaro sia morto prima di chiamarLo e non vuole che per la loro disubbidienza sia loro negato il miracolo.
Poco dopo i servi comunicano che Lazzaro non risponde più e che sembra ormai sul punto di morire.
Quando il fratello è stato soccorso, Marta chiama in disparte un servo e gli comanda di galoppare col cavallo a Betabara, cercando di non farsi vedere da nessuno e di dire in segreto a Gesù che Lazzaro sta per morire.
544 Delirio e morte di Lazzaro.
Lazzaro sta morendo e le sue sorelle cercano di rianimarlo con mattoni caldi per riscaldargli i piedi e dandogli un poco di vino.
Ciò sembra ridargli un poco di lucidità, ma poi torna il medico e dice loro che si tratta del miglioramento della morte; aggiunge di avere mentito dando loro qualche speranza, ma sapeva che non c’era più nulla da fare.
A questo punto Lazzaro sembra improvvisamente riprendere le forze e grida di essere guarito e che vuole andare a vedere Gesù che secondo lui ha operato da lontano questo miracolo.
In realtà si tratta solo di un delirio in cui Lazzaro si mette ad accusare Maria di essere stata il disonore della famiglia con la sua vita; ma aggiunge che lui preferisce morire purché Maria si salvi.
Poi si lamenta che non sia stato chiamato Gesù poiché sarebbe morto felice in Sua presenza.
Maria risponde che Gesù le ha chiesto di essere avvisato solo dopo la morte.
Infine Lazzaro spira e il medico consiglia di seppellirlo sollecitamente poiché è già in fase di decomposizione.
Le sorelle e i presenti cominciano i loro pianti. Marta dice che Gesù questa volta si è sbagliato nel mandare indietro il loro servo a tranquillizzarle e a dire che quella malattia non era per la morte di Lazzaro ma per la gloria di Dio.
545 Il servo di Betania riferisce a Gesù il messaggio di Marta. Predizione a Simon Pietro su Roma cristiana. Gv 11, 1-4
Il servo dice a Pietro che i sinedriti sono stati da Lazzaro per sapere come stava e se aveva la lebbra ma non hanno chiesto nulla di Gesù e, magari, speravano di trovarLo dal suo padrone.
Poi, ammesso nello stanzino dove sta il Maestro, Gli dice che Lazzaro sta per morire e che le sorelle Lo pregano di andare a casa loro perché solo Lui lo può risanare.
Gesù gli dice di riferire che stiano tranquille poiché questa malattia non porterà alla morte ma è per la gloria di Dio, che Lui andrà ma abbiano fede, una fede assoluta.
Il servo va via e allora Pietro cerca di scoprire qualcosa dal Maestro che però gli riferisce che si è parlato solo dell’aggravamento di Lazzaro, ma gli raccomanda anche di non riferire questo episodio agli altri apostoli, anche se pure questo è un sacrificio.
Pietro risponde che con Lui sta meglio che alla reggia di Cesare e a Roma, che immagina sia tutto un lupanare e che solo Lui può evangelizzarla.
Gesù gli risponde che ci andrà, nei Suoi apostoli, e che saranno loro a conquistarla per Lui.
546 Il giorno dei funerali di Lazzaro
La notizia della morte di Lazzaro si è diffusa come un baleno. Alcuni sono rattristati per la morte di un benefattore, altri parlano dell’assenza del suo grande amico Gesù e l’attribuiscono chi all’odio dei Giudei, chi al sapere che Lazzaro era veramente malato e incurabile e, quindi, si sarebbe scoperto che le pretese guarigioni del Maestro erano un’impostura.
Tra i farisei che si presentano alla casa del defunto a presentare le condoglianze alle sorelle c’è anche Elchia che vorrebbe osservare il morto, ma Marta gli risponde che questo non fa parte degli usi e che comunque si è dovuto procedere all’imbalsamazione poiché il corpo si stava già decomponendo ed è ora del funerale.
Sono presenti perfino dei farisei della Galilea che giustificano la loro presenza a Gerusalemme per deliberazioni di somma importanza del Sinedrio.
Il vecchio scriba Canania dà la “pugnalata” alle sorelle dicendo che tutti ricevono miracolo dal Maestro che le ha illuse e ora l’unico assente è proprio Lui. il grande amico di Lazzaro.
E le due donne piangono.
Maria, però, ordina di mandare i servi a cavallo in tutte le strade a vedere se Gesù arriva, ma poi all’ultima beffa di un fariseo risponde che il Maestro ha detto che da questo verrà gloria al Signore e perciò decide di far portare la salma al sepolcro, poiché ciò non è di ostacolo alla potenza di Dio.
Eseguita la sepoltura, Maria grida i nomi di Gesù e Lazzaro e sviene. Resta Massimino a ringraziare, per conto dei parenti, tutti i presenti.
Gli ultimi ad andare via sono gli amici di Gesù e di Lazzaro che sul cancello trovano Sadoc e Uriel i quali ridono della sfida di Gesù che essi avevano temuta. Aggiungono che Lazzaro era proprio morto e puzzava già da giorni nonostante gli aromi, e sono felici.
547 Gesù decide di andare a Betania.
Pietro si preoccupa di far riaccompagnare a casa un bambino venuto a chiedere una preghiera a Gesù per la madre malata.
Poi si accorge che si è rimasti senza latte per la cena del Maestro e rimprovera gli altri, ma essi si scusano rispondendo che così ha voluto Lui, che ora interviene e afferma che è meglio dare che ricevere.
Durante la cena parlano e Gesù dice che domani, dopo aver ricevuto le persone del posto, si partirà per Betania poiché Lazzaro è morto.
Cercano tutti di dissuaderlo poiché i Giudei poco tempo fa hanno cercato di lapidarLo, ma Gesù risponde che chi vuole può benissimo andarsene, gli altri devono imparare a sfidare il mondo con le sue critiche, le sue insidie, i suoi scherni e i suoi tormenti, per conquistare il Suo Regno.
Lui andrà a risuscitare Lazzaro sia per la sfida degli scribi a Cédès che un vero miracolo sarebbe riportare in vita un morto sfatto, sia per premiare la fede delle due sorelle.
Poi saluta gli apostoli e va a riposare.
Questi calcolano che saranno più di quattro giorni interi dalla morte quando avverrà il miracolo e Pietro afferma che se dopo di esso Israele non si converte, neanche Dio con i fulmini potrà riuscirci.
548 La risurrezione di Lazzaro.
Gesù sta per arrivare a Betania ed è notato da un ragazzetto che caccia un grido e corre via lasciando lì la brocca di rame, ma il Maestro prende una viottola dietro il paese per passare inosservato.
Poco dopo il ragazzetto raggiunge la comitiva e racconta che i Giudei che ogni giorno vanno a fare il cordoglio alla casa di Lazzaro gli hanno dato del bugiardo e dato schiaffi e lui ora vuole vedere che faccia faranno di fronte al miracolo che Gesù compirà, ma poi si ricorda della brocca che doveva riportare alla madre con l’acqua e teme che anche lei lo prenderà a schiaffi.
Allora, Giacomo di Zebedeo va lui in sostituzione del ragazzo.
Arrivano alla casa delle due sorelle e i gruppi di Giudei passano la voce, ma non salutano e nemmeno il Maestro saluta pur conoscendone parecchi.
Marta esce di casa con alcuni Giudei - tra cui Elchia e Sadoc – e si getta ai piedi di Gesù, Gli augura pace, aggiunge, però, che per loro pace non c’è più, che speravano tutto da Lui e che, tuttavia, anche ora crede che tutto ciò che Lui chiederà al Padre Gli sarà concesso.
Anche Maria va a gettarsi ai piedi di Gesù e a manifestare la sua disperazione.
Gesù chiede dove hanno posto Lazzaro e, accompagnato al sepolcro, ordina di togliere la pietra che lo chiude. Marta obietta che è impossibile, visto che il corpo era già in putrefazione al momento della morte, quattro giorni fa, ma il Maestro insiste e i servi sono mandati a prendere gli arnesi per rimuovere la pietra.
La gente arretra al sentire il fetore ammorbante che esce dal cunicolo.
Gesù, allora, ringrazia il Padre perché Lo ascolta sempre, ma lo dice per i presenti affinché credano in Dio Padre, in Lui e che Lui è stato mandato dal Padre. Poi, grida a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”
Lentamente, comincia a venire fuori dal cunicolo qualcosa che diventa man mano meno vago fino ad assumere l’aspetto di una statua di gesso ricoperta con fasce che colano putredine.
Gesù ordina di togliere le fasce, di dargli una veste nuova e portargli del cibo davanti a tutti.
Gradualmente le fasce sono tolte, la pelle di Lazzaro man mano che è lavata, appare sana, salvo due cicatrici nelle gambe dove prima era la cancrena.
Lazzaro apre gli occhi e li rivolge al Cielo per ringraziare l’Altissimo, poi si veste e mangia con buon appetito.
Sadoc e gli altri farisei fanno gesti di ira e cominciano ad andarsene, ma Gesù ferma Sadoc e i suoi per dire loro che sono venuti a Betania a mettere maggior dolore e dubbio nei parenti di Lazzaro e per giubilare man mano che passavano i giorni dopo la sua morte e domanda se basta quello che hanno visto, cioè un morto disfatto ricomporsi e tornare in salute, per credere. E assicura che presto avranno anche il segno di Giona, ma che a loro non basterà nemmeno quello.
Poi si rivolge a Simone, sinedrita figlio di Elianna, e gli domanda che cosa abbia fatto del padre ma quello gli risponde maledicendoLo e se ne va.
Gran parte dei Giudei sono adirati e, non potendo più mascherare la loro presenza con un’ipocrita apparenza di amicizia, se ne vanno senza salutare Lazzaro e le sorelle.
C’è anche qualcuno che è conquistato al Signore dal miracolo e si getta ad adorare Gesù.
Gesù ora è mesto al vedere quanto la gente ami la corruzione dell’anima al punto che non basterà un fiume di parole e nemmeno tanto dolore, della Sua Passione, a cambiarla e a salvarla dall’inferno.
Poi il Maestro dice a Marta che la sua forza è troppo rivolta alle cose terrene, mentre la creatura ha anche necessità di credere e contemplare.
Maria, a sua volta, Gli dice che ora saprà credere anche all’incredibile.
Gesù, infine, invita tutti a non questionare con i malvagi e a perdonarli.
Dopo la visione, Gesù fa alcune precisazioni per spiegare apparenti contraddizioni tra i vangeli tradizionali e quest’opera.
Parla anche della Sua consapevolezza che con questo miracolo avrebbe firmato la Sua condanna a morte, ma da un lato era venuto al mondo per essa e dall’altro doveva convincere con un miracolo di prima grandezza le persone rette a credere in Lui e confermare nella fede i Suoi apostoli.
D’altronde per cambiare la forma mentalis di una persona occorre tempo; e Lui non ha preso dei ragazzi per farne dei discepoli, per mostrare che anche le persone adulte possono cambiare idee e modo di vivere al punto che, poi, dei peccatori sono diventati santi e anche martiri.
Inoltre, a rattristarLo, era la previsione della Sua prossima dolorosissima morte e che essa sarebbe giovata a pochi.
549 Seduta del Sinedrio e udienza da Pilato.
Il popolo esulta per la risurrezione e guarigione di Lazzaro, mentre la moglie di Erode chiede l’arresto di Gesù ed Erode è angosciato dai rimorsi, i componenti del Sinedrio sono turbati, poiché temono che Gesù sia fatto re (e conseguentemente crolli il loro potere sul popolo).
Essi decidono di andare da Pilato per fargli balenare l’idea che gli stessi soldati romani proclamino imperatore Gesù, ma Pilato risponde loro che caso mai egli, per il bene di Roma dovrebbe arrestare o uccidere loro - malandrini, mentitori, servi del proprio interesse, - e lasciare libero solo Gesù con i suoi seguaci.
I messaggeri inviati da Pilato riconoscono di aver fallito la missione. Altri sinedriti affermano che Gesù non può essere condannato, per mancanza di colpe, ma Caifa risponde che bisogna inventare una colpa, e a chi è perplesso dice che è lui il sommo sacerdote e che bisogna che Gesù sia messo a morte affinché siano salvi tutti loro.
550 Euforia tra gli apostoli. Missione d’amore per Lazzaro e di contemplazione assoluta per la sorella Maria. Gesù deve fuggire in Samaria.
Gli apostoli ora sono pieni di gioia poiché a questo punto i nemici di Gesù avranno dovuto riconoscere chi è Lui realmente.
Il più esaltato è Giuda che ora perdona gli altri apostoli che l’hanno giudicato male.
Gesù, intanto, sta passeggiando con Lazzaro e gli dice che ora lui - che è spiritualmente rinato - deve essere come i bambini che riescono a essere buoni come Lui, poiché non hanno i risentimenti, i preconcetti, i cattivi ricordi e la cattiva formazione degli adulti e la sua anima che ha conosciuto la pace e l’amore del Limbo non deve più odiare, né avere rancore verso i nemici suoi o del Maestro.
Lazzaro promette di non avere più rancore, poi domanda se si può considerare la linfa, una sorta di anima della pianta. Gesù gli risponde che è piuttosto il seme che morendo fa nascere la spiga a raffigurare appropriatamente l’anima immortale.
Dopo Gesù parla con Maria, la rassicura che Lazzaro non ha detto nulla di spiacevole su di lei, che poi chiede di essere fatta capace di un amore infinito.
Gesù le risponde che già amare Dio con tutta sé stessa è un martirio, ma l’amore infinito lo è ancora di più, però la accontenta.
Intanto, arriva un bambino mandato da Giuseppe l’Anziano che deve parlare subito con Gesù presso la casa di Cleante.
Il Maestro va immediatamente insieme a Lazzaro; e Giuseppe gli comunica che il Sinedrio ha decretato la Sua cattura - perché “tutti” ora si convertono a Lui - e domani sarà letto il bando in ogni sinagoga. Bisogna che si metta subito al sicuro.
Lazzaro si sente colpevole, ma Gesù gli dice che Lui doveva fare un miracolo di quella grandezza e che se non fosse stato risuscitato lui, lo sarebbe stato un altro.
Tornano indietro e Gesù ordina agli apostoli di prendere le sacche e anche i vestiti bagnati poiché non potranno tornare presto, per andare a Efraim.
551 Gli apostoli informati, dopo una sosta da Niche, del bando emesso dal Sinedrio. L’arrivo ai confini della Giudea.
Gli apostoli sono preoccupati per la partenza improvvisa da Gerusalemme.
Gesù dice loro che se hanno paura e vogliono evitare l’odio dei Giudei sono ancora in tempo ad andarsene - poiché ora il Sinedrio sta per emettere il bando contro di Lui -, che chiunque sa dove Lui sta ha il dovere di denunciarlo e che anche loro saranno odiati e perseguitati, privati dei beni della famiglia se resteranno con Lui, quantunque per ora i Giudei si accontentino di prendere solo Lui.
Poi si allontana da loro per pregare, invitandoli ad andare uno ad uno da Lui per confidarGli la loro risposta.
Pietro dice agli altri che non si allontanerà da Gesù neanche se usciranno tutti i demoni dall’inferno col Leviatan in testa.
Poi tutti dicono di voler restare col Maestro e allora vanno insieme a dirlo a Gesù che sta prostrato in preghiera.
Egli ribatte che hanno deciso troppo in fretta, ma essi rispondono che né le minacce, né l’odio li piegheranno.
Lui aggiunge che essi ora hanno segnato il loro destino e annuncia che andranno in Samaria - come fece Giovanni Battista in attesa che arrivasse la sua ora - per dare anche ai Samaritani la sapienza che li prepari al tempo nuovo.
Poi invia Pietro e Natanaele da una povera donna della Samaria affinché prendano in affitto la sua casa, - ora libera da figli e figlie, alcuni morti, altri andati via - per alloggiarvi.
Una volta arrivati, Gesù invita la donna, sprovvista di denaro e di cibo, a mangiare con loro.
552 Preparativi e accoglienze ad Efraim.
Pietro osserva il panorama e dice che il paese è molto bello.
Gesù risponde citando la Sacra Scrittura: “La sua terra sia benedetta dal Signore con i frutti del cielo e con le rugiade.”
Poi aggiunge che su queste parole del Pentateuco essi fondano la loro orgogliosa pertinacia nel credersi superiori e che anche la parola e i doni di Dio divengono causa di rovina, se cadono su cuori presi da superbia, la quale altera il loro succo buono.
Intanto arrivano gli abitanti di Efraim e il sinagogo parla per tutti, benedicendo Dio perché il Messia è andato da loro e manifestando la loro speranza che Egli parli loro.
Gesù precisa che saranno i suoi apostoli a parlare poiché Egli è venuto per raccogliersi e pregare in attesa dei grandi eventi futuri.
Il sinagogo risponde che saranno contenti di non turbarLo e di non lasciarLo turbare, poiché essi sanno bene cosa hanno deciso i Suoi nemici e intanto gli offrono i doni dell’ospitalità.
Gesù li accetta per mostrare che non respinge i Samaritani, ma li invita a dare in futuro i loro doni ai poveri del paese o a quelli di passaggio.
553 Inizio del sabato ad Efraim. I ladroni dell’Adomin e il soccorso a tre bambini.
I dieci apostoli rientrano in casa e si preoccupano non vedendo Gesù, ma la vecchia risponde che è andato a pregare qua o là e che comunque dovrebbero sapere meglio di lei che è una samaritana che il Signore sa proteggere il suo Messia.
Quando anche Gesù rientra, afferma che ha salvato tre ragazzini già orfani di madre che ieri hanno perso anche il padre ed erano nelle mani dei ladroni che hanno preso le pecore. E’ riuscito a farseli lasciare e a evitare che diventassero ladroni anche loro.
I bambini mangiano la zuppa ma intanto piangono.
Pietro domanda a Gesù perché i bambini soffrono visto che non hanno colpa.
Il Maestro risponde che, comunque, hanno la colpa originale e che il dolore e la sofferenza saranno sempre sulla Terra e che anche i puri soffrono e soffriranno per tutti, poiché sono le ostie gradite al Signore e i più santi vorranno essere le vittime poiché capiranno la potenza del dolore.
554 Il sabato ad Efraim su un’isoletta nel torrente. Il peccato originale spiegato in parabola ai tre bambini.
Gesù afferma di trattenere presso di sé Giuda iscariota, anziché mandarlo a predicare, perché è malato e debole (nell’anima, non correggendo i suoi difetti) e ha bisogno lui stesso di guida e sostegno.
Poi racconta il fatto dei tre re che dovevano affrontare i Moabiti e non avevano nemmeno l’acqua da bere per loro e i loro animali.
Essi avevano chiesto consiglio al profeta Eliseo e si sentirono rispondere di scavare molte fosse nel torrente (quantunque esso fosse asciutto e non fossero in vista venti né nuvole).
Essi lo fecero e la mattina dopo trovarono le fosse piene d’acqua e non solo si salvarono dalla morte ma in aggiunta sconfissero i loro nemici.
Gesù spiega che nel Nuovo Testamento bisogna avere la carità, non solo la giustizia.
Bisogna rinnovarsi scavando le fosse dell’umiltà, dell’ubbidienza e della fede; che Lui è l’Acqua della Vita; e che lontano dai fragori del mondo si trova la Sapienza.
Quando Adamo ed Eva ebbero disobbedito a Dio furono cacciati dal paradiso terrestre.
Fuori di esso gli uomini hanno bisogno di stare sempre nelle mani di Dio, affidando la loro volontà alle mani del buon Padre per non essere frantumati e inghiottiti dai mulinelli poiché ora il Serpente è sulla Terra e cerca di far naufragare le anime invece di lasciare che risalgano la corrente.
Dio è Padre di tutti gli uomini, anche dei Samaritani, e il Messia avrà un unico popolo, che porterà il Suo nome e nel quale saranno tutti quelli che Lo amano.
Poi, ad alcuni Samaritani adulti, pronti ad occuparsi dei tre orfanelli sottratti ai ladroni, dice che l’amore per gli innocenti è la via che conduce rapidamente a Dio.
555 Lezione notturna a Simon Pietro sull’esame dei peccati e sul dolore dei buoni e degli innocenti.
Pietro va di notte da Gesù perché non si sente all’altezza di fare il buon confessore.
Il Maestro gli risponde che, anzitutto, bisogna vedere il penitente come un proprio figlio e un malato.
Come col malato bisogna saper tagliare le parti in cancrena diversamente dalle parti ferite, che si dovrà solo disinfettare e ricucire.
Inoltre bisogna domandarsi chi ha peccato, la materia del peccato, dove, in quali circostanze, il complice eventuale del peccato, il perché del peccato e il tempo e il numero dei peccati.
Bisogna, inoltre, trattare diversamente un fanciullo - per il quale peraltro c’è spesso solo il fumo di un peccato e non una vera colpa - da un adulto smaliziato.
Occorre anche vedere se c’era piena conoscenza del peccato commesso, nel momento in cui il peccatore lo commetteva; che un conto è se un peccato è commesso liberamente e un altro se si è stati forzati a commetterlo.
A volte vi sono fatti dall’apparenza di peccato che sono invece un martirio e saranno premiati come martirio.
Il confessore deve ricordarsi che anche lui è stato un uomo e ha peccato.
Non bisogna mai condannare chi si è pentito di avere peccato.
Inoltre è ben diverso il rubare per avidità e il rubare per bisogno dopo aver chiesto invano il pane.
Poi Pietro domanda perché nel mondo sono proprio gli innocenti e i giusti quelli che soffrono di più.
Gesù risponde che questa in realtà non è un’ingiustizia come sembra, poiché la Terra doveva essere un altare di lode al suo Creatore e invece è piena di peccato, perciò deve essere un altare di perpetua espiazione.
Dio già riceve gloria dagli astri e dagli animali però incoscientemente. Egli voleva anche lode e amore cosciente da una creatura intelligente come l’uomo.
Il giorno in cui la Terra cessasse di amare, sarebbe distrutta.
E come erano gli animali senza macchia che erano offerti in sacrificio a Dio, così sono gli uomini senza macchia quelli di cui Dio gradisce il sacrificio.
Vi sarà un tempo in cui saranno gli uomini a immolare i buoni e altri in cui ciò non avverrà più, ma sempre ci saranno vittime innocenti ad amare Dio e a espiare il male.
Dio non gradirà più il sacrificio di vitelli e colombi richiesto in passato, perché l’uomo sarebbe stato una vittima macchiata dalla colpa, ma quello del cuore dell’uomo a cui sarà stata resa la grazia dal Suo sacrificio.
Quando si tratta di bambini, bisogna sapere che l’anima fanciulla è capace di intendere Dio, più dell’anima maliziosa degli adulti oppure che è Dio che opera direttamente per ragioni di un così alto amore che non può essere spiegato.
Infine il dolore non è un castigo, ma come una grazia, un sacerdozio aperto a tutti, un merito che dà un grande potere sul cuore di Dio. Esso è il più grande mezzo per annullare la Colpa.
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