L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
di
MARIA VALTORTA
VOLUME 4°
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226 Un buon segno da Maria di Magdala. Morte del vecchio Ismaele.
227 Un episodio incompiuto.
228 In barca verso Betsaida, dove Marziam viene affidato a Porfirea.
229 Discorso ai cittadini di Betsaida sul gesto di carità di Simon Pietro.
230 Guarigione dell’emorroissa e risurrezione della figlia di Giairo.
231 A Cafarnao, Marta parla con Gesù della crisi che tormenta Maria di Magdala.
232 Guarigione di due ciechi e di un muto indemoniato.
233 La parabola della pecorella smarrita, ascoltata anche da Maria di Magdala.
234 A commento di tre episodi sulla conversione di Maria di Magdala.
235 Marta ha avuto dalla sorella Maria la certezza della conversione.
236 La cena in casa di Simone il fariseo e l’assoluzione a Maria di Magdala.
237 La richiesta di operai per la messe e la parabola del tesoro nascosto nel campo. Maria di Magdala è andata da Maria Ss.
238 L’arrivo a Cafarnao, sotto un temporale, di Maria Ss. con Maria di Magdala.
239 Parabola dei pesci e parabola della perla. Il tesoro degli insegnamenti antichi e nuovi.
240 A Betsaida da Porfirea e Marziam, che insegna alla Maddalena la preghiera di Gesù.
241 Vocazione della figlia di Filippo. L’arrivo a Magdala e la parabola della dramma perduta.
242 A Tiberiade con Maria di Magdala. Il romano Crispo e la ricerca della Verità.
243 A Cana nella casa di Susanna. L’aspetto, i modi e là voce di Gesù. Una disputa sulle possessioni.
244 Giovanni ripete un discorso di Gesù sul Creato e sui popoli che attendono la Luce.
245 Un’accusa dei nazareni a Gesù, respinta con la parabola del lebbroso guarito.
246 Un apologo per i cittadini di Nazareth; che restano increduli.
247 Maria Ss. ammaestra la Maddalena sull’orazione mentale.
248 A Betlem di Galilea. Giudizio per un omicidio e parabola delle foreste pietrificate.
249 Maria Ss. ammaestra Giuda Iscariota sul dovere preminente della fedeltà a Dio.
250 Ai discepoli venuti con Isacco la parabola del fango che diviene fiamma. Il sacrificio di Giovanni di Endor.
251 Ai pescatori Siro fenici la parabola del minatore perseverante. Ermasteo di Ascalona.
252 Il ritorno da Tiro. Miracoli e parabola della vite e dell’olmo.
253 Maria d’Alfeo e la maternità spiritualizzata. La Maddalena deve temprarsi soffrendo.
254 L’incontro con Sintica, schiava greca, e l’arrivo a Cesarea Marittima.
255 Malumori degli apostoli. Partenza di Marta e Maria con Sintica. Applicazione della legge sullo schiavo.
256 Presso dei vignaioli, guarigione di un vecchio cieco e parabola sulla speranza.
257 Gesù e Giacomo d’Alfeo in ritiro sul monte Carmelo.
258 La futura missione di Giacomo d’Alfeo, istruito da Gesù sul monte Carmelo.
259 Lezione sulla Chiesa e sui Sacramenti a Giacomo d’Alfeo, che opera un miracolo.
260 Due parabole di Pietro per i contadini della pianura di Esdrelon.
261 Esortazione ai contadini di Doras, passati alle dipendenze di Giocana.
262 Una figlia indesiderata e il ruolo della donna redenta. L’Iscariota chiede l’aiuto di Maria.
263 Guarigione dell’uomo dal braccio atrofizzato.
264 Una giornata di Giuda Iscariota a Nazareth.
265 Istruzioni ai dodici apostoli che iniziano il loro ministero.
266 I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Gesù è il Messia. Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le città impenitenti. Mt 1,1 -27; Lc 7,17 -35; 10,13 -15.
267 A Corozim, Gesù lavora da falegname per una vedova.
268 Lezione sulla carità con la parabola dei nòccioli. Il giogo di Gesù è leggero.
269 La disputa con scribi e farisei a Cafarnao. L’arrivo della Madre e dei fratelli. Mt 12, 22 -50; Mc 3, 20 -35; Lc 6, 4345; 8, 19 -21; 11, 14 -20.
270 La notizia dell’uccisione di Giovanni Battista.
271 Partenza alla volta di Tarichea con gli apostoli rientrati a Cafarnao.
272 Reincarnazione e vita eterna nel dialogo con uno scriba.
273 La prima moltiplicazione dei pani.
274 Gesù cammina sulle acque. La sua prontezza nel soccorrere chi lo invoca.
275 Quattro nuovi discepoli. Discorso sulle opere di misericordia corporale e spirituale.
276 L’uomo avido e la parabola del ricco stolto. Le inquietudini e la vigilanza nei servi di Dio.
277 A Magdala, nei giardini di Maria. L’amore e la correzione tra fratelli.
278 Il perdono e la parabola del servo iniquo. Il mandato a settantadue discepoli. Mt 18,18 -35; Lc 10,1 -12.
279 Incontro con Lazzaro al campo dei Galilei.
280 Il ritorno dei settantadue. Profezia sui mistici futuri. Lc 10,17 -40.
281 Al Tempio nella festa dei Tabernacoli. Le condizioni per seguire Gesù. La parabola dei talenti e la parabola del buon samaritano.
282 La delazione al Sinedrio riguardo ad Ermasteo, a Giovanni di Endor e a Sintica.
283 Sintica parla del suo incontro con la Verità.
284 La casetta donata da Salomon. Quattro apostoli resteranno in Giudea.
285 Lazzaro offre un rifugio per Giovanni di Endor e Sintica. Viaggio lieto verso Gerico senza l’Iscariota.
286 A Ramot con il mercante Alessandro Misace. Lezione a Sintica sul ricordo delle anime.
287 Da Ramot a Gerasa con la carovana del mercante.
288 Discorso ai cittadini di Gerasa e lode di una donna alla Madre di Gesù. Lc 11, 21 -23.
289 Il sabato a Gerasa. Lo svago di Marziam e il quesito di Sintica sulla salvezza dei pagani.
290 L’uomo dagli occhi ulcerati. Sosta alla "fonte del Cammelliere". Ancora sul ricordo delle anime.
291 Marziam scopre perché Gesù prega ogni giorno all’ora nona.
292 A Bozra l’insidia di scribi e farisei.
293 Il discorso e i miracoli a Bozra dopo l’irruzione di due farisei. Il dono della fede ad Alessandro Misace.
294 Il ricco obolo lasciato dal mercante. Commiato dalla Madre e dalle discepole.
295 Il discorso e i miracoli ad Arbela, già evangelizzata da Filippo di Giacobbe.
FINE INDICE
226 Un buon segno da Maria di Magdala. Morte del vecchio Ismaele.
Lazzaro sta supplicando Dio che sia ascoltata la sua preghiera - per la conversione di Maria - o che almeno gli sia detto di rassegnarsi, per avere pace. In quel momento arriva Gesù. Lazzaro Gli dice che ha ricevuto una lettera in cui Marta - che è andata a trovare la sorella - dice che si sente rinascere la speranza, poiché Maria ha pianto e le ha chiesto tante cose sul Maestro.
Gesù gli risponde di restare lì poiché le redenzioni hanno un pudore profondo, specialmente nei confronti di un genitore o di un fratello.
Lazzaro, poi, riferisce a Gesù che il vecchio Ismaele è stato trovato morto presso un alveare che curava con grande amore.
227 Un episodio incompiuto.
Episodio incompiuto in cui si dice che Giuda convalescente torna da Gesù. Giovanna insiste perché le donne e il convalescente siano trasportati col carro in Galilea. Gesù aderisce facendo andare anche il bambino con loro.
Elisa non ha paura di tornare a Betsur, poiché ora la sua vita non è più senza scopo e promette di convincere i suoi amici ad amare Gesù.
228 In barca verso Betsaida, dove Marziam viene affidato a Porfirea.
Marziam ha timore in barca a ogni beccheggio più forte e si giustifica dicendo di avere paura di ciò che non si conosce. L’Iscariota gli fa eco lasciando capire che anche lui ha avuto paura della morte quando è stato male, paura per sé di fronte a Dio.
Gesù gli dice che con la buona volontà si può fare tutto e che l’aiuto di Dio mette ad essa quello che le manca per diventare completa, ad esempio l’umiltà attraverso la malattia.
Arrivano a terra e si presentano alla casa di Pietro, dove la moglie Porfirea li accoglie premurosamente.
Gesù le dice che il bambino che hanno con loro è un orfano e che ha idea di lasciarlo a qualche discepola quando si allontanano molto dalla Galilea.
Porfirea domanda perché non lo lascia a lei che è quasi vedova e, avendo avuto molti nipotini, sa come trattare i bambini.
Il Maestro le risponde che ha portato qui il bambino perché sapeva che da loro avrebbe trovato un padre e una madre.
La donna Lo benedice e afferma che quel fanciullo le sarà più caro che se fosse nato da lei.
Allora Gesù lascia lì anche Pietro, mentre Lui e gli altri apostoli vanno in città a predicare per tornare a sera a cenare e a dormire.
229 Discorso ai cittadini di Betsaida sul gesto di carità di Simon Pietro.
La notizia dell’orfano accolto da Pietro si è diffusa in paese e chi fa commenti benevoli, chi maligni. Qualcuno rimprovera questi ultimi perché conoscono Pietro da molto tempo e sanno che è caritatevole verso i poveri.
Gesù, a sua volta, dice che bisogna ascoltare i giudizi dei buoni, non quelli dei cattivi, intinti di veleno e menzogna.
Aggiunge che non si lamentino se l’indomani dovrà allontanarsi perché è stato chiamato a guarire la figlia del sinagogo, poi passerà molto tempo in Galilea e soprattutto a Cafarnao nei mesi successivi.
Imparino anche loro a soccorrere gli orfani, poiché ciò non impoverisce una mensa e ottiene, invece, le benedizioni, la misericordia di Dio e la vita eterna.
230 Guarigione dell’emorroissa e risurrezione della figlia di Giairo.
Mentre Gesù è pigiato dalla folla, si fa avanti un uomo a supplicarLo di andare da lui perché la sua unica figlia sta morendo e i medici non hanno potuto fare nulla.
Gesù lo incoraggia ad avere fede e lo accompagna verso casa.
Gli apostoli riescono a mala pena a creargli un varco tra la folla, ma il Maestro esclama: "Chi mi ha toccato (per ottenere un miracolo)? "
Si fa avanti una donna chiedendo perdono, perché aveva perdite di sangue da dodici anni e ha sentito parlare di Lui da un lebbroso miracolato.
Aggiunge che ha solo toccato la parte sporca della Sua veste, quella che tocca il suolo ed è subito guarita e benedice Gesù, il quale ora le dice di andare in pace e che la sua fede l’ha salvata.
Nel frattempo arriva un servo del sinagogo a dirgli che non importuni più il Maestro poiché ormai sua figlia è morta e le donne ne stanno già facendo i lamenti.
Il padre ha un gemito, ma Gesù gli raccomanda di avere fede, poiché sua figlia vivrà.
Quando arrivano alla casa trovano gente che fa un gran baccano con urli e suoni.
Gesù intima loro di tacere, entra con Pietro, Giovanni e Giacomo nella camera della ragazza. Le dice di alzarsi. Lei riprende colore, si alza e fa i primi passi.
Il Maestro ordina di darle da mangiare e di ringraziare Dio, afferma che essi hanno creduto e ottenuto il miracolo. Gli altri non hanno avuto fede ed è inutile tentare di persuaderli, poiché Dio non si mostra a chi non crede.
Raccomanda alla fanciulla di essere buona, poi saluta e se ne va.
231 A Cafarnao, Marta parla con Gesù della crisi che tormenta Maria di Magdala.
Quando Gesù torna a Betsaida, scopre che Marta Lo sta aspettando da parecchi giorni.
Allora, accorre da lei, che Lo accoglie piangendo, perché si era convinta che Maria ormai fosse convertita e invece no, non vuole più vedere gli uomini ma è tanto cattiva e sembra pazza, sta sempre chiusa in casa, ha ordinato ai servi di non far entrare nessuno, ma altre volte li ha picchiati perché avevano mandato via delle persone.
Da quando è arrivata lei, però, Maria le ha chiesto magari di legarla ma di fare in modo che non vedesse più nessuno salvo lei e la nutrice; e a volte le chiede perdono, di averla maledetta e averle augurato la morte.
Gesù le dice che non deve rimproverarla, ma essere tutta dolcezza, perdono e speranza, poiché Maria è un’inferma per possesso demoniaco e che le sue incoerenze sono le fasi del suo male, il quale ha crisi più violente ora che è prossimo alla guarigione.
Quando un’anima ha questo desiderio di venire al Bene e ne è trattenuta dal demonio e dal nemico personale dell’io, è già forte contro gli assalti del vizio e dei viziosi. La lasci libera di venire a Lui, senza accompagnarla, se si sente sicura che ci andrà. Infatti, se prima non sopportava i loro sguardi di rimprovero quando scendeva nel male, ora non può sopportarli per la vergogna finalmente risvegliata.
Infine, le raccomanda di dire a Maria che Lui domani parlerà presso il torrente della Fonte, lì a Cafarnao.
232 Guarigione di due ciechi e di un muto indemoniato.
I bambini sulla piazza del paese cercano di avere qualche carezza da Gesù. Passa il fariseo Simone e, dopo l’inchino al Maestro, domanda se c’è una carezza anche per lui e poi Gli confida che è stato molto malato e ha atteso invano di vederLo per essere guarito. Poi aggiunge che chi non vuole credere nonostante le prove è condannato.
Inoltre invita a pranzo il Maestro, che accetta. Quando torna a cena, trova due ciechi che lo attendono sicuri che Lui possa restituire loro la vista. Il Maestro pone le dita sulle loro palpebre che non si muovono mai, esse si aprono e i due sventurati possono tornare a vedere.
Essi si gettano in ginocchio davanti a Gesù che, però, raccomanda loro di non dire nulla a nessuno salvo che ai loro parenti e amici una volta tornati al loro paese, per conservare la loro fede immune da lesioni.
Poco dopo, arriva della gente che ha con sé un muto indemoniato che mugola come un orso o un lupo incatenato ed è legato ai polsi affinché non possa fuggire. Quando costui vede Gesù, caccia un urlo bestiale e cerca di fuggire. Gesù scende e dice: "Esci da costui. Lo voglio". L’ululo si cambia in una parola: "Pace!"
“Sì, pace ora che sei liberato.”
La folla urla di meraviglia, ma i farisei di Cafarnao, tra i quali manca Simone, ghignano: "Se non avesse l’aiuto di Belzebù, non lo farebbe."
Il muto ribatte che lui è guarito e i ciechi pure, ed essi non lo potrebbero fare nonostante le loro grandi preghiere.
A Sua volta, Gesù licenzia la folla e offre ricovero al guarito e ai suoi accompagnatori in quella casa fino all’alba.
233 La parabola della pecorella smarrita, ascoltata anche da Maria di Magdala.
Gesù racconta alle folle la parabola di una pecora che sedotta dalle lusinghe di un estraneo, si lascia portare in pascoli dove sono rettili e erbe malsane.
Il pastore che invece cercava prati sicuri, senza erbe malsane e rettili, lascia in un posto sicuro le altre novantanove pecore, la cerca, la ritrova e riporta con le altre pecore. La rassicura che la sua colpa è già dimenticata. Maria di Magdala, nascosta alla vista della folla da un argine, piange piano sentendo queste affermazioni.
234 A commento di tre episodi sulla conversione di Maria di Magdala.
Gesù dice: Dio è buono con tutti e non fa distinzione tra peccato e peccato mortale: il pentimento lo rende pronto al perdono. La resistenza alla Grazia lo rende inesorabilmente severo perché non può perdonare all’impenitente che muore tale, nonostante tutti gli aiuti avuti perché si convertisse.
Almeno i quattro decimi delle mancate conversioni sono dovute ai preposti al convertire, un male inteso e bugiardo zelo che è tenda messa su un reale egoismo e orgoglio, per cui si sta tranquilli nel proprio asilo senza scendere tra il fango per strapparne un cuore: "Io sono puro, io sono degno di rispetto. Non vado là dove vi è marciume e dove mi si può mancare di riverenza."
In realtà, il Figlio di Dio andò per convertire pubblicani e meretrici, oltre che gli onesti che solo erano nella legge antica. L’orgoglio è impurità di mente. Gesù accettò di essere vilipeso, di portare la Sua veste sulle immondezze e le toccò con le Sue mani.
Siate veramente buoni e la corruzione potrà sporcarvi solo le suole. E’ morendo - metaforicamente e talora realmente - che l’apostolo produce.
Le orecchie della Maddalena erano rintronate dai bugiardi ossequi di chi la cullava con gli inni al senso per averla sua schiava; ma poi è suonata alle sue orecchie la voce della Verità che non ha paura di essere schernita e incompresa.
Far intravvedere la possibilità del perdono è come il fluire di una rugiada sull’arsione del colpevole.
Solo dopo la promessa del perdono, la Sapienza dice ciò che è lecito o non lecito, e richiama e scuote, per sollecitudine materna di salvare.
Bisogna sfidare prevenzioni e critiche.
Nessuna ragione giustifica l’insulto e l’odio; occorre riconoscere anche i nostri errori ed essere grati delle grazie ricevute.
Inoltre non si può pretendere di convertire tutti: bisogna andare anche dove c’è qualcuno che resiste alla conversione. Anzi bisogna tentare anche se solo uno su mille si salverà. E comunque in quei casi potrà intervenire Dio. L’apostolo deve avere grande amore, non a parole ma a fatti, poiché il rigore paralizza.
Le tre fasi della salvezza sono:
- essere integerrimi per parlare senza timore di essere messi a tacere,
- operare anche dove uno non compreso della sua missione, fuggirebbe. Far balenare l’idea della bontà di Dio ed essere severo e pietoso come un giudice e un medico, con una pausa di attesa per dare tempo alle anime di superare la crisi, meditare, decidere.
- Non appena l’anima si avvicina pentita, bisogna essere più dolci di un cuore di mamma, il che è possibile se avrete Dio in voi, Dio che è Carità, e troverete le parole di carità da dire alle anime. Dite "Non aver paura del Salvatore. Egli è venuto dal Cielo proprio per te e ti aspetta oltre il rio (rito?) dell’assoluzione penitenziale."
235 Marta ha avuto dalla sorella Maria la certezza della conversione.
Gesù sta per salire sulla barca, ma Marta Lo supplica di ascoltarla e Lui incarica gli apostoli di preparare per i prossimi impegni e poi si allontana con lei.
Marta gli racconta di aver disubbidito alla richiesta di non essere presente alla predica a Cafarnao, qualora ci fosse andata Maria.
Però, ora può dare una bella notizia: la sorella è andata ad ascoltarLo e ha deciso di cambiare vita.
Marta chiede quando Maria potrà unirsi alle discepole, ma Gesù le fa capire che deve avere pazienza, anziché affrettare troppo le cose.
236 La cena in casa di Simone il fariseo e l’assoluzione a Maria di Magdala.
Mentre Gesù è alla tavola del fariseo, arriva la Maddalena che si mette ai Suoi piedi, li bagna con le sue lacrime e li profuma. Lui la lascia fare e alla fine le dice: "Vai in pace".
Al fariseo, invece, dice: "No, non fare insinuazioni malvagie per giustificarti. Non ho la tua libidine. Costei viene a Me perché il Mio sguardo e la Mia parola le hanno illuminato l’anima e perché vuol vincere il senso e comprende che da sola non vi riuscirebbe mai.
Dopo tanto male che ha ricevuto da voi tutti, che avete sfruttato la sua debolezza per i vostri vizi ricambiandola poi con le staffilate dello sprezzo, ella viene a Me perché sente di aver trovato il Bene, la Gioia, la Pace, inutilmente cercate fra le pompe del mondo.
Guarisci da questa tua lebbra di anima, fariseo ipocrita. Deponi superbia di mente e lussuria di carne. Da essa Io non vi posso guarire poiché vi piace.
Molto è perdonato a chi Mi ama. Voi non sapete, povere anime, come vi ama il Salvatore! Io non faccio differenza tra colui che Mi ama con la sua purezza integra e colui che Mi ama nella sincera contrizione d’un cuore rinato alla Grazia.”
Poi alla domanda dei presenti che cosa pensa dell’abuso di Cesare che si è fatto dominatore della Palestina, Gesù risponde che così ha voluto il Padre per punire il popolo che si è staccato da Dio facendo della finzione la sua veste e il suo spirito.
237 La richiesta di operai per la messe e la parabola del tesoro nascosto nel campo. Maria di Magdala è andata da Maria SS.
Pietro dice che essi non sono in grado di predicare il vangelo a tanta gente.
Gesù risponde che d’ora in avanti li manderà a due a due piuttosto che a grandi gruppi e che occorre pregare il padrone della Terra che mandi più operai alla sua messe.
Giacomo d’Alfeo, però, obietta che anche ciò non cambierà molto la situazione poiché la gente ha bisogno anche di guarigioni fisiche e spirituali.
Il Maestro risponde che essi non devono solo imparare le Sue parole ma metterle in pratica e superare loro stessi per avere anch’essi il potere di fare i miracoli.
Poi, gli apostoli manifestano la loro perplessità che Lui abbia fatto venire una "prostituta" nella casa del fariseo Simone.
Gesù risponde che lei è venuta di sua iniziativa, che non era una prostituta ma una donna pentita e meritava perdono e che vale anche la pena di perdere un’amicizia umana pur di rendere a un’anima l’amicizia con Dio.
Aggiunge anche, in risposta all’Iscariota, che mai si deve giungere a transazioni nella verità, nell’onestà e nella condotta morale.
Poi va dai malati guariti che sopportano con gioia il caldo e dice loro che essi cominciano a comprendere che cosa è il Regno di Dio, quanto sia prezioso il suo possesso e l’appartenervi poiché l’animo comanda in loro e dice alla carne. "Giubila che io ti opprima. Quando sarai riunita a me, dopo la risurrezione finale, mi amerai vedendo in me il tuo secondo salvatore".
Racconta loro la parabola dell’orticoltore che era andato a cercare del terriccio per il suo orto e scopre in esso un filone d’oro. Allora lo ricopre, vende tutto quello che ha e va a comprare quel terreno dal padrone e arriva a pagarglielo il triplo del suo valore apparente. Così si deve fare per il Regno dei Cieli, lasciando le ricchezze effimere di questa Terra, le vendette degli stolti ed essere incuranti delle derisioni della gente di mondo.
Quando torna a casa di Simone per passare la notte, trova Marta che è angosciata perché la sorella è sparita da qualche giorno e teme che potrebbe essere tornata al peccato o che sia stata rapita da qualche amante respinto.
Gesù, però, la rimprovera perché Lui le ha assicurato che Maria è realmente convertita e che ora è da Sua Madre a Nazareth e pronta a unirsi alle discepole.
Le dice anche che questo suo tormento è opera del diavolo che vuole far soffrire i buoni e far perdere loro la fede e che comunque ciò giova a confermare la conversione della sorella.
238 L’arrivo a Cafarnao, sotto un temporale, di Maria SS. con Maria di Magdala.
Pietro prevede l’avvicinarsi di una violenta tempesta con grandine. Allora Gesù insieme a lui e a Giacomo ordina che si corra incontro a Sua Madre e a Maria Maddalena.
Cominciano a cadere i primi goccioloni e anche i fulmini. Allora, si riparano come possono con un pezzo di telo di vela fino ad arrivare alla casa dove era ospitata Marta già il giorno prima, la quale accoglie affettuosamente la sorella. Si sorprende che siano tutti insieme.
La Madonna spiega che ora Maria è come una pellegrina che va al luogo dove deve esserle detto il cammino da percorrere per raggiungere la meta e lei stessa l’ha presa per mano per condurla al Figlio suo.
Poi Pietro suggerisce di accendere il fuoco per asciugare mantelli e vesti inzuppate e di chiedere vesti asciutte soprattutto per le donne i cui capelli stillano acqua come salici. Marta a sua volta si affretta a portare acqua calda e latte fumante.
239 Parabola dei pesci e parabola della perla. Il tesoro degli insegnamenti antichi e nuovi.
Gesù dice quali saranno le città in cui dispone che le donne discepole vadano, compresa Maria Maddalena, ma questa scoppia a piangere. Secondo Marta è perché deve venire in certe città. Gesù risponde che bisogna che faccia così, altrimenti il rispetto umano paralizzerà l’eroica conversione di Maria.
Anche Matteo è d’accordo e afferma che è molto meritorio vivere nei luoghi dove si è peccato e si è conosciuti perché è una tortura ma anche una giustizia e una gloria resistere lì.
Poi Gesù racconta la parabola dei pesci, in cui un padrone manda i suoi servi a pescare, ordinando loro di rigettare in mare i pesci che magari sono di bell’aspetto ma hanno la carne di cattivo sapore, affinché vengano pescati da altri pescatori che lo commerciano in una città orrida dove invece si mangia pesce bello ma cattivo.
Il padrone è il Signore, i pescatori sono gli apostoli, i pesci rappresentano l’umanità nella quale è presente ogni categoria di persone. I pesci buoni rappresentano i santi.
Invece la città orrida è l’inferno e Satana è il suo padrone. I suoi pescatori sono il mondo, la carne e le passioni malvagie.
Il buon apostolo deve avere pazienza e prendere anche gli uomini di comportamento insignificante, ma in realtà buoni, per non perderli; deve guardarsi dal guardare con disprezzo gli uomini con ferite e ammaccature per le lotte passate, ma che all’atto pratico possono risultare migliori di altri senza difetti appariscenti, perché sono stati protetti, ma che in seguito possono deviare dalla buona strada.
Per riuscire in ciò, occorre intelletto infuso di luce divina, possesso delle virtù in forma eroica, prima fra tutte la carità, occorre meditazione, comunione continua con Dio, superare prevenzioni, risentimenti e antipatie. Nell’inferno non finiranno solo i peccatori, ma anche gli apostoli che avranno mancato al loro ministero contribuendo alla perdita di molte anime.
Conclude dicendo che le missioni non devono essere usate per avere un utile umano, ma accettate come un olocausto, un martirio che forma una corona di eterna regalità.
240 A Betsaida da Porfirea e Marziam, che insegna alla Maddalena la preghiera di Gesù.
Gesù va alla casa di Pietro, con la Madre, Maria Maddalena e con Pietro stesso.
Porfirea li accoglie con gioia. Poi Marziam che stava accompagnando le sue tre pecorelle al pascolo, fa la conoscenza della Maddalena, la conforta della sua tristezza per la perdita della mamma, dicendole che, se siamo buoni, essa verrà a prenderci in braccio per portarci lassù alla nostra morte e che l’ha detto Gesù stesso.
Poi, le insegna la preghiera del Padre nostro.
241 Vocazione della figlia di Filippo. L’arrivo a Magdala e la parabola della dramma perduta.
Gesù afferma che Lui è in grado di parlare - nonostante tutte le barriere e sorveglianze - a puri e a peccatori, a vergini e a vedovi, a liberi da vizi e a schiavi di essi e che a tutti dà un’anima nuova, rigenerata, beatificata ed eternamente giovane.
Aggiunge che in futuro molte persone porteranno a Cristo i gigli di un amore verginale, aiole di incensi per controbilanciare le sentine dei vizi, i bestemmiatori e gli atei, e che saranno di aiuto a tutte le infelicità umane e gioia di Dio.
Anche le anime che hanno peccato sono care a Dio, come le vergini, una volta rese consapevoli del male commesso, martiri dei ricordi del passato e per sete di amore e di espiazione.
Dopo che essi sono arrivati a Magdala, trovano gente che rivolge insulti a Maria Maddalena, qualcun’altra invece constata che ora lei tratta gentilmente le persone meno importanti.
Gesù racconta la parabola delle dramme, perse a causa del rovesciamento della borsa. Alcune sono trovate più o meno rapidamente, ma una non si trova proprio. Alla fine, però, con una ricerca molto paziente viene trovata nella spazzatura.
Il Maestro spiega che quest’ultima dramma rappresenta le persone che hanno peccato gravemente finendo nella lordura e poi finiscono nei fuochi eterni.
Ma Egli cerca instancabilmente tali persone e quando le ritrova, si fa festa in Cielo. Il modo in cui un uomo accoglie la conversione di un peccatore è una misura della sua bontà e della sua unione con Dio.
242 A Tiberiade con Maria di Magdala. Il romano Crispo e la ricerca della Verità.
A Tiberiade Gesù col Suo seguito si imbatte in una folla di oziosi Greci, Romani ed Ebrei che riconoscono Maria Maddalena, lanciano burle e la incitano a tornare con loro, ma lei risponde che piuttosto dovrebbero essere loro a cessare di essere animali piuttosto che uomini.
E Gesù risponde a uno scriba che anche a Tiberiade ci sono anime da salvare, ma poi se ne va perché non c’è chi mostri di volerLo ascoltare
Però, Lo segue Crispo, un vecchio romano, filosofo ed epicureo, per sentirLo parlare.
Maria Maddalena piange al vedere che per la sua presenza Gesù è schernito, ma la Madonna le risponde dicendo che lo era già da prima e che i Suoi nemici ricorrono alle calunnie, sapendo che Egli non pecca. Lei stessa ha il cuore come fasciato di spine pungenti, ma deve fingersi serena al Figlio, affinché Lui possa avere un seno su cui poggiare la testa.
Arrivano intanto da un contadino che procura loro acqua, pane e fichi. Dopo il pasto, Gesù comincia a parlare.
Dice che molti cercano la Verità, ma questa non si ottiene col sapere, se esso non è unito all’amore. Questo, però, non è da confondere con la sensualità, ma è l’affetto da anima ad anima, che consente di vedere nella compagna non la schiava, ma la generatrice di figli, ossia la metà che consente all’uomo di generare delle vite; e, secondo i casi, va considerata madre, sorella, figlia.
Ciò che non è questo, non è amore ma vizio, non conduce alla Luce ma alle Tenebre. Amare la donna per saper amare il prossimo, amare il prossimo per saper amare Dio.
La Verità è Dio, la dottrina senza difetto è solo quella di Dio. Solo il Creatore può svelare i misteri del creato e una volta trovata la Verità, guai a chi non la segue, come gli Ebrei che pur avendo il filo conduttore per trovare Dio - nei profeti che parlano del Messia - cocciutamente non vogliono arrendersi alla Verità e la odiano e diventano schiavi dei formalismi e finiranno peggio dei pagani che si sono fatta una religione da loro stessi.
Crispo a questo punto afferma che lui se ne tornerà in Lucania dove possiede una casa e cercherà di ricostruire il suo pensiero.
Poi ringrazia Maria Maddalena di avergli indicato il tesoro che lui cercava.
243 A Cana nella casa di Susanna. L’aspetto, i modi e là voce di Gesù. Una disputa sulle possessioni.
Giuda avrebbe voluto uccidere un pipistrello perché metteva in pericolo la sua vita, ma Gesù ribatte che gli uomini hanno due vite, quella del corpo e quella dello spirito e le mettono in pericolo entrambe, allo stesso modo in cui gli animali mettono in pericolo la loro unica vita materiale.
Giuda iscariota afferma che l’uomo deve sapersi controllare, specialmente riguardo ai peccati del senso, se nessuna forza ve lo spinge. E’ un corrompere anche gli altri.
Gesù risponde che è bene non essere troppo assoluti e che un giorno ci si potrà sentir dire: "Ti sia fatto come hai giudicato."
Giuda afferma che il libero arbitrio non viene intaccato, neanche dal demonio, ma Giuda Taddeo ribatte: "E allora gli indemoniati?"
E l’Iscariota replica che gli indemoniati sono sordi, muti e folli, ma non lussuriosi, ma Gesù dice che quelli come Doras e Maria Maddalena sono i posseduti più completamente dal demonio. La differenza è che per i muti e i sordi provvedono i parenti a portarli al Salvatore, mentre nei peccatori di senso è il loro spirito che provvede a cercare la libertà dal demonio. Perciò essi sono perdonati oltre che liberati.
244 Giovanni ripete un discorso di Gesù sul Creato e sui popoli che attendono la Luce.
Maria di Magdala risponde a Susanna che non devono offendersi per le parole di Giuda poiché lei se le è meritate e chi la offende è un amico perché l’aiuta ad espiare.
Poi Giovanni prova a ripetere un discorso di Gesù, che non c’è nulla nell’universo che non abbia una buona ragione di essere.
Non c’è insetto, per quanto piccolo e noioso che sia, che non abbia la sua ragione di essere e non vi è ciclone senza motivo, e tra gli esseri umani non vi è evento, pianto, gioia, malattia, nascita, morte, sterilità o maternità abbondante, lungo coniugio o rapida vedovanza, sventura o malattia, povertà o prosperità che non abbia la sua ragione di essere anche se tale non appare alla miopia o alla superbia umana.
Il segreto per vivere immuni da sterili dubbi - che innervosiscono ed esauriscono - è nel credere che Dio fa tutto per una ragione intelligente e buona, non nello stolto intento di crucciare.
Così gli angeli che non ritenevano di aver ricevuto un sufficiente livello di gloria si erano ribellati e avevano tentato di assalire il trono irraggiungibile di Dio per il loro pessimismo - mancanza di fede – ed erano stati cacciati via. Lo stesso succede agli uomini orgogliosi pessimisti.
Dio separò la luce dalle tenebre, ossia il giorno dalla notte e l’acqua dalla terra.
Tre sono le cose che più parlano di Dio nel creato: la luce, il firmamento e il mare. E di là dal mare esistono altre terre popolate da altri uomini che desiderano anch’essi che siano portate loro la Luce e l’amore di Dio.
245 Un’accusa dei nazareni a Gesù, respinta con la parabola del lebbroso guarito.
Il gruppo di Gesù si reca a Nazareth da Maria di Alfeo che lo accoglie con gioia e lo stesso fa con Maria Maddalena.
La città è incredula e ironica.
Il sinagogo invita Gesù a spiegargli un passo della Scrittura, nel quale si dice che la figlia del Faraone sposata da Salomone non era ammessa nella casa di Davide, santificata da quando vi entrò l’arca del Signore, nonostante che la Bibbia dica che la moglie è ossa delle ossa dell’uomo.
Gesù gli risponde che era proibito al re d’Israele di sposare donne straniere perché essi lo avrebbero condotto all’idolatria e che se Dio conservò a Salomone la sapienza - di non ammettere la moglie straniera nella sua casa - fu solo perché Dio, a differenza dell’uomo, perdona dopo la colpa, ma se l’uomo continua a irridersi di Lui, allora lo castiga.
Allora il sinagogo domanda perché Lui se è il Verbo di Dio profana sé stesso accogliendo dei peccatori con sé.
Gesù risponde ai Suoi compaesani che come il lebbroso dopo la guarigione va davanti al sacerdote e al Tabernacolo, nonostante sia impuro, e poi ci va di nuovo per completare la sua purificazione e essere riammesso tra gli uomini, così Lui accoglie i lebbrosi dello spirito, cioè i peccatori pentiti e perdonati.
Perciò non Gli tendano tranelli per contrastarLo. E promette che l’indomani parlerà a loro senza rancore se promettono di ascoltarLo. Ed essi si impegnano a farlo, benché ci siano dei dissenzienti tra loro.
246 Un apologo per i cittadini di Nazareth che restano increduli.
A proposito dell’apologo contro Abimelec, Gesù dice che la Sacra Scrittura si deve usare per trarre dalla parola di Dio conclusioni nuove secondo le circostanze, anziché ripetere - come un’eco - sempre le medesime.
Le corone e le preminenze sociali sono date dagli uomini ma col permesso di Dio. Coloro che si assumono la responsabilità verso i sudditi e verso le nazioni vicine, se le assumono ancora di più verso Dio, il cui giudizio è il più tremendo.
Gli alberi vollero eleggersi un re e si presentarono all’ulivo che però rifiutò dicendo che lui aveva un compito molto nobile visto che è consacrato a usi soprannaturali: ad ardere davanti al Signore e all’unzione dei re.
Allora, si rivolsero al fico, che rifiutò anche lui poiché era destinato ad essere dolce e non poteva accettare che poi ci si approfittasse di lui per ottenere ogni concessione ed essere un re da burla. Anche la vite rifiutò.
Infatti, essere re comporta responsabilità e rimorsi poiché è sufficiente una pianta sottile come l’edera che una volta cresciuta lega un’altra pianta come mille canapi, interessi personali, di parentele e di cortigiani. Così il re non regna ma regnano gli interessi altrui, che lo imbavagliano, lo opprimono e lo soffocano.
Invece le persone libere, come Gesù stesso e i Suoi discepoli, possono far da nutrice all’umanità che nell’arido deserto dell’animalità ha bisogno di essere dissetata per non morire per avere perso il seno di Dio, abbandonata a neri scetticismi.
Gli alberi allora accettano di essere governati dallo spino quantunque egli prometta loro di tormentarli e di arderli.
Così i popoli si sottomettono al Male.
Gesù racconta poi un altro apologo in cui gli animali si scelgono per re un agnello, sapendo che esso è mite, ma, una volta che esso è divenuto grande e minaccia di punirli a cornate, cercano di detronizzarlo per mezzo di calunnie e lo spiano per trovare in lui dei capi di accusa. Infine essi lo mettono a morte per liberarsi di lui.
A questo punto, il Maestro raccomanda ai Suoi compaesani di essere retti nel giudicare e costanti nel volere, almeno quelli che non sono disturbati da pensieri disonesti.
Poi esce mesto. I Nazareni, salvo eccezioni, giudicano sfavorevolmente Gesù, visto che Lui non è che il figlio del legnaiolo e affermano che la sapienza che dimostra non può, dunque, derivargli che dal demonio.
247 Maria SS. ammaestra la Maddalena sull’orazione mentale.
Maria Vergine dice a Maria di Magdala ormai convertita che si abusa dell’orazione orale, ma che è più importante l’orazione mentale o meditazione, elevazione dell’anima a Dio per contemplare la sua perfezione e la nostra miseria o quella di altre persone, non per criticarle ma per compatirle e comprenderle e ringraziare il Signore che ci ha aiutati a non cadere o a rialzarci.
La Maddalena teme che sarebbe sacrilego da parte sua dire a Dio: "Ti amo", ma Maria le risponde che non è così’, che quand’anche non fosse stata ancora già perdonata da Gesù, il Padre la perdonerebbe di sua iniziativa se essa gli gridasse: "Io ti amo. Padre, perdona le mie miserie". E che si abbandoni all’amore verso Dio.
248 A Betlem di Galilea. Giudizio per un omicidio e parabola delle foreste pietrificate.
A Betlem di Galilea, Gesù manda Giuda e lo Zelote a cercare un alloggio per la notte, ma un pastorello riconosce Maria e Gesù dalla descrizione che gliene ha fatta Isacco e chiama gli altri pastori affinché vengano ad adorare il Signore, come fecero altri nella notte santa. Essi arrivano e Lo pregano di fermarsi con tutti i Suoi da loro.
Il Maestro allora manda a richiamare Giuda e Simone. Intanto passano delle persone armate per andare a prendere un giovane orfano accusato dell’omicidio di un personaggio.
Gesù con domande riesce a carpire informazioni: l’accusato è figlio di una bella, giovane e santa vedova, è un bravo ragazzo e non è un donnaiolo, mentre ci sono due ricchi, Aser e Giacobbe, poco giudiziosi, al primo di essi piace la vedova e il secondo è l’amante della moglie dell’ucciso.
Allora Egli parte per andare a salvare quel giovane da una morte ingiusta. Sua Madre e Maria di Alfeo Lo accompagnano.
Arrivano alla casa dell’accusato che i soldati stanno per strappare dalle mani di sua madre che resiste con tutte le sue forze e li accusa di essere degli assassini, poiché suo figlio stava in casa con lei nell’ora in cui Gioele è stato ucciso per strada.
Alla fine Gesù li fa fermare e impone loro di giurare, l’accusato sulla sua innocenza e gli accusatori se hanno detto la verità. Poi chiede a Dio Padre di compiere giudizio di verità affinché dia degno castigo a chi ha detto il falso.
Subito i tre accusatori spergiuri sono colpiti dalla lebbra. Gesù dice che ciò li salva dalla morte che meriterebbero per quello che hanno fatto e al tempo stesso dà loro la possibilità di espiare il male commesso e di ravvedersi.
Ora il ragazzo salvato vuole seguire Gesù come Suo discepolo e anche la madre Mirta vuole seguire entrambi per servirli.
Tornato dai pastori, il Maestro racconta che in Egitto vi sono delle foreste pietrificate che ricevevano acqua solo al tempo delle piene e che hanno assorbito dal terreno la silice e ora non danno più ristoro ai viaggiatori, anzi li traggono in inganno.
Così la Legge ebraica è stata ormai resa come una mummia sulla quale si possono porre anche delle lordure tanto essa non si ribella perché non ha vita. Troppi oggi fanno della Legge uno sgabello e uno scarico per le loro lordure, essa è stata analizzata, sviscerata e fatta morire per torture di sottigliezze.
249 Maria SS. ammaestra Giuda iscariota sul dovere preminente della fedeltà a Dio.
Andrea domanda se quei tre guariranno dalla lebbra. Gesù risponde che sarebbe meglio domandarsi se si convertiranno, poiché la lebbra dura una vita ma il peccato dura per l’eternità.
L’Iscariota disapprova il discorso fatto la sera prima ai pastori, perché atto a inimicarGli i grandi.
Il Maestro risponde che tacere è acconsentire alle colpe sia dei piccoli che dei grandi e che si deve essere ligi al dovere anche a costo del martirio, nonostante il quarto comandamento, poiché esso viene dopo quelli dedicati a Dio.
La Madonna a sua volta dice che come Madre certo piangerebbe tutte le sue lacrime per Gesù, ma piangerebbe anche sangue se lo sapesse infedele alla missione, più grande di ogni altra, che il Signore Gli ha dato e che il popolo ebraico non vuole credere e alla sua anticarità unisce l’incredulità e la mancanza di speranza.
250 Ai discepoli venuti con Isacco la parabola del fango che diviene fiamma. Il sacrificio di Giovanni di Endor.
Isacco presenta i nuovi discepoli che ha trovato a Gesù e Gli propone di parlare loro su una spiaggia tranquilla e il Maestro decide di raggiungerla veleggiando lungo la costa, giacché via terra farebbe troppo caldo.
Poi fa ritirare le discepole per poter parlare più liberamente di Giovanni di Endor e di Maria Maddalena e far superare preconcetti ai nuovi discepoli.
La risurrezione dell’anima peccatrice è più importante di quella del corpo poiché quella ha effetti che durano in eterno.
Nehemia riuscì a far bruciare l’olocausto con l’acqua putrida in cui si era trasformato il fuoco sacro che era stato nascosto in un luogo segreto al momento della deportazione dei sacerdoti a Babilonia.
Allo stesso modo ogni vita è olocausto se spesa bene, ma occorre un sacerdote che riporti il fango alla luce del sole dopo essere sceso dove il fango stava. Non basta, infatti, la sola volontà del convertendo; occorre anche l’eroismo di colui che converte, poiché le anime si salvano col sacrificio degli apostoli.
Non si deve mai temere di contaminare Dio portandogli un peccatore pentito.
Ciò non vale solo per gli scismi religiosi, ma per tutte le anime che restano sole perché i sacerdoti si rifiutano di sostenerle, di occuparsene e di amarle.
Poi Giovanni di Endor dice a Gesù che nella vita lui ha già mancato alla sua missione di maestro, perché non ha saputo formare sé stesso né la moglie, ma se non avrà la sorte di discepolo insegnante avrà almeno quella di discepolo vittima, "ardendo per prima cosa sé stesso."
Gesù lo approva poiché "nella sofferenza è espiazione e nel dolore è redenzione."
251 Ai pescatori Siro fenici la parabola del minatore perseverante. Ermasteo di Ascalona.
Isacco invita i suoi amici pescatori libanesi a cercare un luogo ombroso e riparato dal quale ascoltare Gesù che parlerà dalla barca.
Il Maestro dice che durante i tre anni di siccità e carestia, Elia poteva essere sfamato da Dio in ogni luogo, ma fu mandato da una povera vedova di Sarepta, retta di cuore e non egoista nella sua fame, non ribelle al tremendo castigo. Il Signore - in cambio della sua ospitalità al profeta e per averlo dissetato e nutrito - le concesse tre miracoli: olio e pane, la vita del figlio e la conoscenza di Dio.
Così Gesù dà la parola della Sapienza ai pescatori, lascia loro l’incarico di annunciare l’ora del Redentore e aggiunge che non abbiano timore di rivolgersi ad altri che non sono pescatori.
Pensino che tutti gli uomini sono figli di un unico Dio che vuole portarli in Cielo e, finita la stagione della pesca quando torneranno a Sicaminom e a Cesarea, ritroveranno i discepoli.
Tra i pescatori presenti c’è Ermasteo che desidera seguire il Maestro dal quale è accolto con gioia.
Poi Gesù racconta la parabola dei minatori che avevano l’incarico di scavare il terreno per trovare un filone d’oro.
La terra, però, era dura e alcuni rinunciarono subito, altri in seguito.
Solo uno perseverò e trattò la terra per renderla lavorabile senza fare danni. Egli trovò il filone d’oro e ricevette molti incarichi di estrarre il metallo.
Però, per poter essere lavorato dall’orafo occorreva che l’oro fosse raffinato.
Quindi occorre perseverare nel lavoro e non fermarsi dopo il primo momento di entusiasmo. Così occorre che facciano i discepoli, perseverando nei loro propositi come Ermasteo, a differenza dei suoi compagni.
252 Il ritorno da Tiro. Miracoli e parabola della vite e dell’olmo.
Maria SS. osserva che gli uomini chiedono di più i miracoli per il corpo che l’insegnamento, ma ammette che poi l’uomo nasce alla vita dello spirito e che per questo motivo Gesù fa molti miracoli.
Gesù una volta tornato a Sicaminom fa conoscere Ermasteo a Giovanni di Endor affinché sia ammaestrato.
Poi si presenta alla folla che Lo attende per ascoltarLo oltre che per presentarGli i malati, uno con le oftalmie ulcerose, un malarico e una madre che non ha il latte e che ha già sepolto due bambini morti per denutrizione. Gesù le promette che il bambino vivrà e le dice di allattarlo appena arrivata a casa.
Gesù poi racconta alla folla la parabola della vite che nel giro di pochi anni smise di portare frutto, nonostante che l’agricoltore avesse seguito i consigli dei suoi amici di potarla di più oppure di meno o di lasciarla stare.
Passò un saggio che gli consigliò di tagliare l’olmo che era stato messo a fianco alla vite per sostenerla e che divenuto grande aveva sottratto alla vite le sostanze nutritive del terreno e poi di piantare un’asta di ferro vicino alla vite.
Al popolo di Israele furono dati i dieci comandamenti e dei maestri che lo consigliassero, ma essi non avevano la scienza soprannaturale e soffocarono la Legge con compromessi, tergiversazioni e ipocrisie invece di lasciare aria e nutrimento alla vite, cioè al popolo di Dio, dandogli un sostegno robusto, la fede. Così il popolo di Israele perirà mentre potrebbe risorgere e possedere il Regno di Dio se sapesse credere e ravvedersi.
253 Maria d’Alfeo e la maternità spiritualizzata. La Maddalena deve temprarsi soffrendo.
Gesù, donne e apostoli si alzano in silenzio e vanno via dalla città quando è ancora notte.
Maria d’Alfeo cerca di farsi rivelare dal figlio Giacomo che cosa vorrà dirgli Gesù visto che vuole incontrarsi con lui da solo.
La donna teme che l’altro suo figlio apostolo, cioè Giuda, verrà ucciso e corre piangendo da Gesù, che però non la rassicura. Le fa capire che come il suo dolore ha portato alla conversione del marito Alfeo, così farà con gli altri suoi due figli, Simone e Giuseppe.
Maria SS. a sua volta dice alla cognata che non può chiedere questo favore, come lei stessa non può chiedere per suo Figlio la salvezza dalla morte e la invita a fare la volontà di Dio attraverso la sorte dei figli, che è il sacrificio redentivo delle madri. Aggiunge che quando sarà in Cielo sarà lieta, caso mai, che il figlio Giuda la raggiunga prima, anziché attendere che muoia dopo una lunga vita.
A sua volta Giuda dice alla madre che dovrebbe piuttosto piangere se un giorno lui dovesse diventare il traditore di Gesù.
Prima di lasciare le donne, Gesù e gli altri si accorgono che Maria di Magdala sta piangendo. Lo Zelote spiega che ciò avviene perché la Maddalena teme di essere tentata troppo fortemente lontana da Gesù.
Lei, invece, afferma che stando a Cesarea avrà molto da soffrire nella sua umanità perché è una città in cui ha commesso molti peccati, ma Gesù le risponde che lei deve soffrire per fortificarsi e che Lui compatirebbe le debolezze in donne timide ma non in lei che è molto forte e la sua tempra va lavorata così per non guastarla.
254 L’incontro con Sintica, schiava greca, e l’arrivo a Cesarea Marittima.
Sulla strada per arrivare a Cesarea, il gruppo incontra dei piccoli coccodrilli e alcune donne mostrano la loro paura. Ermasteo le tranquillizza dicendo che è sufficiente fare molto baccano o semplicemente battere le mani per farli allontanare. Giovanni di Endor afferma che in alcuni luoghi quegli animali sono considerati delle divinità ed è possibile che siano loro sacrificati degli esseri umani viventi.
Tra i cespugli c’è qualcosa che si muove: è Sintica - una donna schiava fuggita dal suo padrone - che chiede protezione, poiché ha saputo di avere anche un’anima che appartiene a Dio, da uno Sconosciuto che aveva parlato a Cesarea.
Gesù le dice che lo Sconosciuto è Lui stesso e che nessuno la tradirà.
Intanto, la Maddalena è riconosciuta da una vecchia amica del mondo dei ricchi sfaccendati, ma ammette di aver fatto cose peggiori dell’amica e che ora è felice di essere la discepola e si duole solo di aver scoperto tardi la Luce e di aver mangiato il fango.
255 Malumori degli apostoli. Partenza di Marta e Maria con Sintica. Applicazione della legge sullo schiavo.
Gli apostoli sono imbronciati perché hanno fatto tanta strada per nulla, senza che Gesù abbia parlato a Cesarea o fatto miracoli. Ha saputo solo raccogliere un filisteo e una greca, dice l’Iscariota.
Ma c’è chi condanna queste critiche velate al Maestro, che ha sentito da lontano, si fa raggiungere e poi li rimprovera affermando che le donne li superano e che le loro imperfezioni nuocciono alla redenzione dei pagani e dei peccatori di più di tutti gli errori del paganesimo.
Poi Gesù affida Sintica a Marta e a Lazzaro affinché comincino a formarla alla dottrina cristiana.
L’Iscariota, come al solito, disapprova l’accoglienza a persone di altre razze e appartenenze, ma Gesù gli ricorda che il Deuteronomio proibisce agli Ebrei di riconsegnare lo schiavo che si rifugia presso di loro.
256 Presso dei vignaioli, guarigione di un vecchio cieco e parabola sulla speranza.
Alcuni vignaioli chiedono agli apostoli chi sono.
Giacomo di Zebedeo risponde che sono Galilei, che vanno al monte Carmelo e vengono da Sicaminom e da più lontano.
I vignaioli offrono loro la cena e ospitalità per la notte. Aggiungono che desiderano conoscere il Messia e che sperano di incontrarLo alla festa dei Tabernacoli.
Giacomo allora chiama il Maestro che subito si avvicina. Essi cadono in ginocchio di fronte a Lui e gli tendono i propri cesti d’uva. Gesù ne prende un grappolo e comincia a mangiare. Allora si riprendono dallo stupore e Lo invitano a entrare nella loro casa.
In essa Gesù vede un vecchio padre ormai cieco che appare indifferente alla Sua presenza. Gesù si avvicina a lui e ne riceve raccomandazioni di osservare la Legge, a differenza di quanto fanno i giovani, poiché con la Legge si conserva la vista dell’anima e si conquista la vita eterna.
Aggiunge che preferisce non vedere lui il Messia in questa vita, piuttosto che i suoi figli non Lo riconoscano quando verrà.
Gesù allora gli risponde: "Padre, vedi dunque il Messia e sia coronata di giubilo la tua sera" e si curva per mettersi all’altezza del viso senile.
Il vecchio capisce in quel momento di trovarsi davanti al Salvatore e piange nelle Sue mani.
Subito dopo Gesù comincia a parlare della speranza di cui quel vecchio è un esempio.
Senza speranza non vi può essere fede né carità. Non si può infatti credere di giungere a Dio se non si spera nella sua bontà o sorreggersi nella vita se non si spera nell’eternità. La fede è come i gradini e la speranza è la ringhiera della scala che porta alla carità.
Molti in Israele hanno ucciso in loro la speranza con la loro ribellione alla Legge che è sempre ribellione se non è accettazione integrale della parola di Dio.
Non basta conoscere a memoria la Legge, occorre saperle dare vita mediante le tre virtù divine. Dove esse sono, tutto è facile, anche la sventura che abbatte la carne ma non lo spirito.
257 Gesù e Giacomo d’Alfeo in ritiro sul monte Carmelo.
Gesù afferma che, a riguardo delle anime molto malate, bisogna essere assai prudenti e non si devono svelare i loro mali, affinché il mondo non le disprezzi e peggiori la situazione poiché non tutti sanno avere misericordia.
Quelle vanno curate con ilare speranza ad evitare che si incupiscano. Si può, invece, parlarne a chi ha molta misericordia, come a Gesù.
Così Giovanni confida al Maestro che Giuda iscariota è un impuro che lo tenta e che sottrae dalla borsa comune denaro destinato ai poveri e poi finge che è lui stesso ad offrirlo per i poveri ed essere lodato. Inoltre frequenta un negromante per ottenere dal demonio la capacità di fare i miracoli, al pari degli altri apostoli.
Poi i farisei interrogano Gesù sul divorzio ed egli risponde che Dio creò la donna affinché diventasse una sola carne con l’uomo e che anch’essa ha un’anima e non è lecito trattarla come una bestia, sottoposta dal padrone a questo o a quel maschio.
Anche se la donna è sottoposta alla potestà dell’uomo, ciò deve avvenire secondo giustizia e non con prepotenza, non con offesa alla donna che si esige onesta, mentre si va ad essa disonesti, menomati, talora corrotti e si continua ad esserlo.
Solo nel caso di aver goduto la donna come una prostituta, si può rimandarla se non ci si sente di sposarla. Se, però, si sono avuti dei figli illegittimi da essa, si ha il dovere di sposarla.
E’ adultero anche chi sposa la ripudiata dal proprio marito. E lo è pure chi dopo averla ripudiata, la risposa di nuovo una volta rimasta vedova.
A chi obietta che allora è meglio non sposarsi, Gesù risponde che alcuni uomini preferiscono il celibato per essere liberi di assecondare i loro vizi, ma esistono anche quelli che comprendono la bellezza di essere liberi dalla sensualità e vivono da angeli affinché la Terra abbia ancora fiori e incensi per il Signore.
Alcuni apostoli dicono che ormai hanno preso moglie, ma che piacerebbe loro di vivere come consiglia Gesù. La risposta è che possono farlo vedendo nella compagna una sorella e ne avranno grande merito agli occhi di Dio.
(N.d.A.: ciò mostra che Gesù, pur facendo ben capire che il celibato sacerdotale è molto più gradito a Dio del matrimonio, non ha detto ai Suoi discepoli: "o lasciate le vostre famiglie o non potete essere miei sacerdoti".
Ne consegue che, forse, fa male la Chiesa a chiudere la porta in faccia a bravi uomini sposati che volessero entrare come operai nella vigna del Signore, sia pure riservando loro una posizione da terziari del sacerdozio, senza alcuna possibilità di carriera ecclesiastica.
Analogo discorso per i sacerdoti che cadono nell’adulterio. Dopo un periodo di giusta sospensione e dopo l’azzeramento dell’eventuale carriera - per il tradimento del loro voto potrebbero essere riammessi alle funzioni del sacerdozio. Per gli uni e per gli altri potrebbe essere inoltre prevista la sospensione definitiva a divinis qualora mancassero all’obbligo della fedeltà coniugale.
E’ una contraddizione che la Chiesa si tenga stretti sacerdoti adulteri o pedofili, magari limitandosi a trasferirli da una città a un’altra e poi impedisca l’accesso al sacerdozio a buoni mariti e padri di famiglia.
Inoltre, non dovrebbe nemmeno essere tanto esigente in materia di cultura: è sufficiente che conoscano il vangelo e, magari, leggano ai fedeli le omelie fatte dal papa. In fondo, il curato d’Ars - nonostante non fosse una persona colta – non riuscì a fare molto bene la sua missione al punto da essere nominato patrono dei sacerdoti?)
258 La futura missione di Giacomo d’Alfeo, istruito da Gesù sul monte Carmelo.
Sul monte Carmelo, dopo alcune ore di preghiera e meditazione, Gesù dice a Giacomo che intende impartirgli una lezione per quando Lui non sarà più fra loro.
Gli dice di fare pace in sé con un bell’atto di abbandono in Lui. Una volta compiuto il Suo Sacrificio, essi avranno la Grazia e il Fuoco sapienziale e settiforme per fare ciò che ora sembrerebbe pazzia e presunzione anche soltanto immaginare.
Aggiunge che essi saranno perseguitati dal popolo di Israele come i più pericolosi al suo benessere, ma dovranno essere felici di subire le stesse afflizioni del loro Maestro.
Dovrà tenere presente Lui, i Suoi atti, la Sua parola, le Sue opere.
Giacomo ribatte che lui non può svolgere tale compito, che esso sia dato al fratello o a Pietro o a Giovanni o allo Zelote.
Il Maestro, però, gli risponde che Giuda ha un temperamento troppo forte ed è adatto ad abbattere il paganesimo, non dove c’è da convincere al cristianesimo coloro che già sono convinti di essere nel giusto essendo il popolo di Dio.
Con loro occorrerà una ferma dolcezza, amare perfettamente per essere capo santamente, opporre il cuore alle armi e agli anatemi dei Giudei e non dovrà considerare i pagani come letame, poiché Dio è infinito e si è annichilito per l’intero genere umano.
Tra il prossimo da amare dovrà includere sia i popoli più sconosciuti sia quelli noti, come i Greci e i Romani.
Anzi, gli Ebrei saranno gli ultimi a riconoscere in Lui il Messia.
La Luce sarà data da Dio a seconda dei gradi che essi avranno, a meno che la Grazia venga spenta dal peccato.
Uno solo è il Maestro e una sola è la Maestra: la Chiesa. Tuttavia anche tra i fedeli - e perfino tra persone non sapienti - vi saranno quelli che per volontà di Dio e santità propria saranno presi dal gorgo della Sapienza e parleranno.
Ma vi saranno anche persone che parleranno come maestri e con uno splendore che sedurrà i semplici, ma saranno superbi, duri di cuore, gelosi, iracondi e lussuriosi.
Si dovranno respingere le parole di menzogna di tali falsi profeti, la cui vita non è consona alla Sua dottrina.
Aggiunge che la sua parentela con Lui consentirà a coloro che Lo hanno perseguitato, di accogliere più facilmente la dottrina cristiana.
Infine - dopo tanta insistenza di Giacomo - rivela che Lui sarà accusato, tradito, torturato, posto a morte di croce, ma verrà a guidarlo col Suo Spirito dopo la Sua gloriosa Risurrezione.
259 Lezione sulla Chiesa e sui Sacramenti a Giacomo d’Alfeo, che opera un miracolo.
Giacomo dice che è accasciante e disgustante il ritorno della gente al male dopo la predicazione. Gesù lo corregge affermando che è solo accasciante, poiché le povere anime devono fare pietà, come un buon padre non prova disgusto per le malattie dei figli.
Giacomo domanda se vi saranno gerarchie nella futura Chiesa e Gesù risponde che indicherà più avanti un capo, ma che dovrà esserci rispetto e ubbidienza da parte dei discepoli verso gli apostoli e questi dovranno avere amore e pazienza verso i discepoli.
Che il loro lavoro essenziale sarà di predicare, assolvere, benedire, riammettere alla grazia, amministrare i sacramenti.
Che questi sono mezzi soprannaturali e spirituali applicati anche con mezzi materiali poiché gli uomini hanno bisogno di vedere qualcosa, come imporre le mani, ecc. altrimenti pensano che i malati siano guariti da soli o grazie alle cure dei medici.
Quanto al battesimo sarà amministrato solo una volta, salvo che ad opera di una formula scismatica, non apostolica, a chi lo chiederà dichiarando di voler fare parte della vera Chiesa.
L’assoluzione per i peccati personali sarà anch’essa amministrata dai sacerdoti a chi si mostra pentito.
Vi sarà anche il sacramento delle nozze dell’uomo che darà agli sposi gli aiuti per una santa convivenza secondo le leggi e i desideri di Dio, che procrei una discendenza dalla quale si benedica Dio.
Inoltre vi sarà anche il sacramento dello Spirito Santo, che darà pienezza al sacerdozio, forza e intelligenza, consiglio e sapienza soprannaturale.
Giacomo sarà il capo della Chiesa di Israele e dovrà lasciare scappare gli altri in tempo di persecuzione, finché non sia consolidata la Chiesa, ma lui dovrà restare per irrobustire lo spirito dei fedeli. Si dovrà avere prudenza nell’accettare fedeli nuovi, poiché è meglio essere pochi ma buoni.
Se, però, tra i fedeli ve ne fossero di malvagi cercare di farli ravvedere in tutti i modi, - con l’esempio, la parola, il soccorso, la calma: un perdono congiunto a lacrime e a parole d’amore fa più di un anatema. Lasciare i modi severi come mezzo estremo.
Poi Gesù e Giacomo incontrano un boscaiolo con un bambino storpio sulle spalle che ha perso la madre nascendo e ora anche la nonna.
Giacomo chiede a Gesù di guarirlo, ma gli è risposto di andare lui stesso. Su sollecitazione del boscaiolo, e pur sentendosi indegno, chiede a Dio il miracolo in nome di Gesù e il bambino guarisce.
260 Due parabole di Pietro per i contadini della pianura di Esdrelon.
Gli apostoli stanno cuocendo degli agnelli avuti in dono e affermano che alcuni di loro evitano di parlare al pubblico, per una ragione o per un’altra, perché temono di non essere all’altezza.
Gesù però li rimprovera, poiché non confidano in Dio e perché il Vangelo è la Buona Novella che deve essere data anzitutto ai poveri, ai malati, agli schiavi e ai desolati affinché sia loro di aiuto e conforto.
Intanto arrivano Sua Madre e altre donne che erano state mandate a chiamare i contadini di Doras affinché potessero ascoltare la parola di Dio, ma anche rifocillarsi.
Lei porta una buona notizia: Doras ha venduto i suoi terreni a Giocana, ma ha portato via fino all’ultimo chicco di grano lasciando senza cibo i suoi contadini.
Perciò, è stata proprio una provvidenza avere avuto in dono quegli agnelli con cui si potrà offrire del cibo ai contadini.
E Susanna aggiunge che è stata una provvidenza anche che non siano più di Doras, che li faceva abitare in case simili a porcili.
Poi Gesù incarica Giuda iscariota di parlare ai contadini rispondendo alle loro domande. Sicché Giuda risponde alla prima che sarà dura per loro che non possono nemmeno frequentare le funzioni religiose e devono sopportare l’oppressione dei loro padroni, arrivare ad amarli come vuole Dio.
Però Pietro interviene dicendo che i contadini hanno già dato prova di un amore più grande di quello degli apostoli e che se combattono le piccole imperfezioni e quelle grandi, come le passioni, arriveranno a diventare gli angeli del tempo futuro, i cittadini del Regno dei Cieli, come la legna che prende fuoco se non è troppo umida né rovinata dai tarli.
Anche il mite agnello, simbolo del Messia e Salvatore, diventa una carogna putrida se non viene cotto.
Tutto il bene è fatto dall’amore, che ci tiene lontani dal male più della paura del castigo, ci rende splendenti e utili e ci libera dalle pesantezze dell’umanità.
261 Esortazione ai contadini di Doras, passati alle dipendenze di Giocana.
Gesù parla ai contadini che erano di Doras e a quelli di Giocana e raccomanda loro di sostenersi nella fede, aiutarsi scambievolmente e compatire i difetti gli uni degli altri, poiché la grande forza del mondo è l’amore.
Viceversa tutte le sciagure del mondo derivano dal disamore, cioè dall’egoismo: malattie, morte, contese tra le famiglie e tra i popoli.
Non è stato Lui a rovinare le terre di Doras col Suo sguardo, poiché Lui non vendica le offese a Sé stesso, ma consegna al Padre quelli che cocciutamente persistono nel peccato di egoismo, poiché non può consentire alla durezza che non si lascia convertire.
Anche se può sembrare assurdo lavorare le terre di Doras a causa del loro stato, facciano in esse il loro dovere, e lo facciano tanto più quanto più saranno trattati con umanità, anziché per paura come succedeva in precedenza, poiché come i padroni hanno il dovere di usare le ricchezze con amore, discrezione e giustizia, anche i servi hanno il dovere di essere buoni con i padroni.
La virtù e la sottomissione alla volontà divina rendono Dio amico all’uomo. Anche il dolore causato dal Male ha il suo lato positivo, di inoculare nei buoni reazioni tali che li spiritualizzano sempre più, facendo di essi dei santi.
Siano dunque buoni e sottomessi ai loro padroni e non li giudichino poiché vi è già chi li giudica, ma ricordino che più è penoso il lavoro da compiere e più grande è il merito agli occhi di Dio.
Non cerchino di frodare il padrone e abbiano puri il cuore, le mani e le labbra. Così faranno le feste di precetto con grazia agli occhi del Signore anche se saranno costretti a lavorare.
La loro fatica avrà più valore della preghiera ipocrita di chi va a compiere il precetto per averne lode dal mondo, poiché la preghiera non è nell’atto ma nel sentimento.
Mentre Gesù va via, si fa avanti l’intendente di Giocana che Gli chiede di revocare la maledizione delle terre.
Il Maestro gli risponde che dal discorso fatto da Lui si comprende come regolarsi per avere la benedizione di Dio e gli raccomanda di temperare gli ordini del padrone e di perdere caso mai il posto di lavoro piuttosto che la sua anima.
262 Una figlia indesiderata e il ruolo della donna redenta. L’Iscariota chiede l’aiuto di Maria.
Gesù è accolto nella casa di un contadino che aveva avuto la terza bambina, mentre desiderava un maschio per il lavoro nei campi.
Egli è adirato con la bambina e con la moglie, ma Gesù lo rimprovera poiché si dimostra un egoista e lo invita a prendere in braccio la bambina e ad andare dalla moglie, che sta piangendo, a dirle che l’ama, altrimenti Dio veramente non gli darà mai più un maschio. L’uomo esegue l’ordine e poi ritorna ringraziandoLo a nome della moglie che Gli chiede il nome da dare alla bambina.
Il Maestro stabilisce di chiamarla Maria, perché ha bevuto l’amaro insieme alla prima goccia di latte.
Poi esce a pregare.
Giuda, invece, va da Maria SS. a chiederle aiuto affinché lui riesca finalmente a correggersi dai suoi difetti e di essere ammesso nella sua casa almeno di giorno.
Maria finisce con l’andare a chiedere il permesso a Gesù, il quale, però, afferma che con Giuda non giova nulla, poiché lui è come uno che sta annegando e un momento accetta la fune che gli viene lanciata ma dopo un poco la respinge perché - per orgoglio - vuole fare da solo.
Comunque, affinché non si dica che Lui ha lasciato intentato un rimedio, autorizza la Madre a tenere vicino uno che le fa paura.
Gli apostoli, poi, tornano sul fatto della bambina indesiderata e il discorso finisce sulle donne, chi tra loro le difende e chi le accusa.
Gesù afferma che Dio voleva che il popolo di Israele fosse forte nel corpo e nello spirito, perciò diede dei precetti per frenare la cupidigia maschile ed evitare i peccati per cui fu sommersa la Terra e furono distrutte Sodoma e Gomorra, ma in futuro la donna redenta non sarà più oppressa come al presente. Rimarranno i divieti di prudenza fisica ma saranno levati gli ostacoli al suo venire al Signore. Le donne non diventeranno sacerdotesse come gli uomini, non consacreranno e non amministreranno i doni di Dio, ma coopereranno con i sacerdoti alla salvezza delle anime.
Esse faranno qualche volta anche loro miracoli nel senso usuale, ma soprattutto faranno miracoli di conversioni con la preghiera, la quale è conversazione del cuore con Dio e in questo la donna è più portata dell’uomo grazie alla sua maggiore capacità affettiva.
263 Guarigione dell’uomo dal braccio atrofizzato.
Nella sinagoga di Cafarnao, Gesù spiega il brano del libro dei Re dove si narra che Davide, tradito dagli Zifei fu segnalato a Saul che era a Gabaa.
Spiega che è sempre male violare il precetto della carità, dell’ospitalità e dell’onestà, eppure questo comportamento è molto comune.
I primi peccarono per ingraziarsi il re e ricavarne un utile. Saul peccò nel vile intento di togliere di mezzo l’Unto del Signore e poi augurò loro di essere benedetti dal Signore, nominando invano Dio addirittura per commettere un delitto.
Aggiunge che è pure peccaminoso indagare e preparare ogni cosa per nuocere al prossimo o anche incaricare altri di tali malefatte a pagamento o minacciandoli di rappresaglie.
Il Maestro precisa che dice queste cose perché vuole che gli uomini non debbano essere puniti da Dio come successe a Saul a cui fu distrutta la città dai Filistei mentre lui inseguiva Davide. Questo discorso è rivolto a tutti e non ai soli farisei, che si sono risentiti.
La vittoria di coloro che nuocciono al prossimo sarà sempre di breve durata. La buona condotta stenta a nascere e ad affermarsi, ma se diventa un’abitudine è come un albero potente che non è piegato dalle passioni né arso dal fuoco di Satana.
A questo punto, viene fatto venire avanti un uomo con un braccio atrofizzato.
Gesù afferma, in risposta, che come è lecito pregare in giorno di sabato, così è lecito fare del bene, mentre non è lecito fare del male neanche nei giorni feriali, a differenza dei farisei che hanno fatto venire apposta quell’uomo, che non è nemmeno di Cafarnao, per poter accusare Gesù, ma Lui non ne deluderà la fede poiché quell’uomo è venuto per guarire e perciò gli fa il miracolo.
Il guarito si scusa dicendo che se avesse avuto sentore del tranello, avrebbe preferito tenersi la mano secca, ma il Maestro lo rassicura e gli dice di andare in pace.
264 Una giornata di Giuda iscariota a Nazareth.
Giuda dice a Maria che sta tanto meglio presso di lei e che non dovrebbe uscire da questa pace, ma se stesse lì non sarebbe mai l’apostolo.
Maria gli risponde che è meglio essere un’anima giusta che un apostolo ingiusto e lo lascia alle sue meditazioni. Lui sembra passare da un’idea a quella opposta e a volte assume un viso da vero demonio.
Poi va a prendere l’acqua alla fonte e la prende anche per delle donne impicciate dal poppante che tengono in braccio e porta l’acqua a una vecchietta.
Il sinagogo gli chiede perché non parli al popolo di Nazareth, lui che è del Tempio, mentre non si sa se Gesù è veramente il Messia e comunque è duro con la gente.
Durante la cena, Giuda ne chiede l’autorizzazione a Maria e poi va a casa del sinagogo dove sono presenti vari anziani, tra cui Giuseppe di Alfeo il quale dice che Gesù in fondo non ha nulla di regale per essere il re Liberatore.
Giuda gli ricorda che Davide non aveva nulla di regale, era un pastore, eppure poi diventò un grande re.
Poi, mentre torna da Maria, lo seguono i due figli di Alfeo e cercano di sapere da lui qualcosa di più su Gesù che non è stato ancora detto.
Giuda rivela loro che Gesù ora non si limita più ad avvicinare gentili e meretrici e a offendere i farisei e gli altri grandi, ma fa anche cose assurde: in terra filistea si è intrufolato in una cerimonia di stregoni, ha preso tra i discepoli un filisteo e anche una greca sfuggita al padrone romano.
Dunque, essi, che sono Suoi parenti, hanno il dovere di intervenire.
Aggiunge che partirà da Nazareth dopo il sabato, poiché ora ha fatto quello che doveva.
265 Istruzioni ai dodici apostoli che iniziano il loro ministero.
Gesù conduce tutti gli apostoli tra gli uliveti per parlare loro.
Dice che essi dovranno essere più prudenti per evitare pericoli troppo seri per la loro anima e anche per il loro corpo. Perciò:
- è opportuno che si limitino ai soli Israeliti, poiché quelli che Lui riesce ad avvicinare sono solo la centesima parte di quelli che attendono il Messia e che non Lo conoscono. Vadano perciò ad annunziare che il regno dei Cieli è vicino e che il Messia è in mezzo a loro.
Essi avranno il dono del miracolo per allettare il popolo, come le mamme sono costrette a usare i dolci con i bambini, ma non se ne inorgogliscano altrimenti saranno superbi come Lucifero o Adamo ed Eva e sarà necessaria la santità di vita per conservare il dono di fare miracoli.
- Non si portino denaro né armi poiché non hanno nulla da farsi derubare, né si preoccupino per il loro nutrimento, poiché qualora gli uomini non provvedessero, vi provvederà Dio stesso. D’altra parte la crapula rende ottusa la mente.
- Guai a coloro che in pubblico sono messi di Dio, mentre in occulto sono assassini, ladri o pubblicani. Tuttavia solo chi pecca tra loro in modo grave dovrà essere allontanato, affinché non nuoccia ai fedeli.
- Si informino se, nel luogo in cui vanno, vi sono famiglie degne di riceverli dove le donne sanno stare ritirate e i costumi sono castigati e dimorino presso una di tali famiglie, preferendo quelle povere per non umiliarle e perché i poveri sono quasi sempre più giusti dei ricchi.
- Quando in una città non saranno accolti o ascoltati, se ne vadano pacificamente dopo aver scosso anche la polvere di quella città dai loro sandali.
Può darsi che la loro mitezza converta alcuni facendo loro capire che sono stati mandati da un santo.
- Siano prudenti come le serpi e semplici come le colombe per evitare - per ora - carceri e flagellazioni poiché non hanno ancora la forza di sopportare neanche uno sguardo ironico o iracondo. Acquisteranno questo potere col tempo immedesimandosi con l’Uomo Dio. Se sono perseguitati in una città fuggano in un’altra per dare alla neonata Chiesa il tempo di crescere e quelli ai quali lo Spirito consiglia di fuggire, fuggano.
- Come Lui - che è senza peccato - non si è ribellato né ha lanciato maledizioni, ma ha rinviato il suo giudizio sugli uomini dopo aver tentato tutto, così dovranno fare loro, pensando che anch’essi sono peccatori.
- Chi ama la propria vita e i propri cari più di quanto ami Lui non è degno di Lui. Chi Lo rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato da Lui davanti al Padre Suo che è nei Cieli.
Otto decimi degli uomini rifiuteranno il Vangelo e come arriveranno a uccidere l’Uomo Dio, così saranno uccisi anche i Suoi discepoli, a volte perfino dai loro familiari.
266 I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Gesù è il Messia. Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le città impenitenti. Mt 1,1-27; Lc 7,17-35; 10,13-15.
Gesù conclude un Suo discorso alla folla con la frase di Salomone: "nell’abbondanza della giustizia sta la più grande fortezza." Poi si occupa dei malati e dei poveri presenti.
Tra essi c’è la vedova di un falegname che si troverà costretta a vendere gli attrezzi di lavoro perché il suo figlio più grande non è ancora in grado di lavorare con essi. Allora Mannaen e Gesù stesso le promettono che andranno a lavorare per lei il giorno dopo.
Poi, i discepoli di Giovanni Battista si presentano per sapere se è Lui il Messia o il loro maestro.
Gesù risponde loro che i sordi odono, i muti parlano, i lebbrosi guariscono, i morti risuscitano e ai poveri è annunciata la Buona Novella, come potranno assicurarsi chiedendo informazioni ai testimoni di tali miracoli. Dopo, li invita a portare a Giovanni il suo saluto.
Poi dice alla folla che il Battista doveva preparare in poco tempo il terreno favorevole al Messia e non poteva guardare alle sottigliezze, e che, tuttavia, nessuno ha fatto quanto lui per preparare la strada al Salvatore.
Un sinagogo afferma che nonostante le opere e le parole di Gesù la metà della popolazione è ostile a Lui, un quarto è indifferente e si può sperare che la parte rimanente non vada da Lui solo perché non può.
Il Maestro risponde che veramente questa è una colpa e sarà punita da Dio poiché i suoi doni non possono essere disprezzati o usati per fare del male e aggiunge che Betsaida, Corozim e Cafarnao saranno trattate peggio di Tiro e Sidone il giorno del Giudizio, ma sarà usata misericordia a chi in tali città ha creduto e si è santificato, come fanno molti bambini grazie alla loro mancanza di malizia.
267 A Corozim, Gesù lavora da falegname per una vedova.
Gesù sta lavorando nella falegnameria della vedova e intende proseguire fino all’esaurimento del legno disponibile. Inoltre lascerà alla donna anche il denaro ricavato dalla vendita di un cofano a Mannaen. Però, Lui non si fa illusioni che il popolo di Corozim prenderà esempio dalla Sua umiltà e carità; al contrario, dirà che ha fatto quel lavoro per ingannare il tempo.
Poi, Mannaen chiede se può assistere alla lezione per gli apostoli, lui che è solo un discepolo. Gesù risponde di sì, anche perché ciò gioverà all’umiltà degli apostoli.
Infine, la vedova comunica che il pranzo è pronto, che ora lei non dovrà più preoccuparsi per il proprio futuro, grazie al lavoro eseguito da Gesù e che Lui non sarà mai dimenticato in quella casa.
268 Lezione sulla carità con la parabola dei nòccioli. Il giogo di Gesù è leggero.
Gesù saluta la vedova e fa l’atto di andare via, ma il figlio più grande piange e vuole andare con Lui. A loro volta gli abitanti del paese gli domandano se loro non sono degni di ascoltare la Sua parola. Gesù risponde che ha parlato loro - col Suo esempio di aiuto a quella povera vedova - per una settimana.
Poi, Gesù - con Mannaen e il piccolo Giuseppe - raggiunge Cafarnao dove incontra gli apostoli. A loro spiega che ha predicato la carità in atto - aiutando quella vedova povera - e che dopo il sabato tornerà da lei.
La maggior parte degli apostoli protesta, ma Gesù risponde loro che se si sotterra una noce, spesso ne nasce una pianta, ma ciò non avviene per merito del guscio duro, né del terreno umido ma della polpa che sta dentro il guscio. Allo stesso modo, l’anima che sta dentro il corpo è il germe che produce la pianta e l’elemento fondamentale è la carità, senza la quale le parole sono vento e ipocrisia.
Il lavoro non è mai umiliante: a umiliare sono le azioni basse, le falsità, le denunce bugiarde, le durezze, i soprusi, gli strozzinaggi, le calunnie, le lussurie.
Aggiunge che essi conoscono la carità solo di nome. Essa è il braccio traverso del giogo che sostiene la fede e la speranza ed è il patibolo della superbia.
Senza la carità, la fede e la speranza cadono nel nulla. Il negare l’aiuto al prossimo per orgoglio pagano è rifiutare Iddio.
Nella Sua dottrina c’è un sollievo dai pesi accascianti della vita, poiché fa sentire la vicinanza di Dio e procura beatitudine già su questa terra.
Sono beati quelli che continuano a procedere senza bisogno delle delizie di Dio: le avranno all’improvviso e se ne meraviglieranno. Il vero trionfatore è chi conquista gli uomini con l’amore.
269 La disputa con scribi e farisei a Cafarnao. L’arrivo della Madre e dei fratelli. Mt 12, 22-50; Mc 3, 20-35; Lc 6, 4345; 8, 19-21; 11, 14-20.
Gli apostoli pensano di portare un indemoniato a Betsaida perché scribi e farisei vogliono disturbare il sabato a Gesù e a loro, ma il Maestro arriva prima che essi ci provino.
Gesù afferma che la malattia dello spirito attacca anche il corpo. Poi ordina al demonio di lasciare le pupille e la lingua di quell’uomo. Si sente un urlo di rabbia del demonio e poi un urlo di gioia del liberato che grida: “Figlio di Davide! Santo e Re!”
Uno scriba domanda: “Come fa a sapere chi è costui?”
Un fariseo risponde che è tutta una commedia a pagamento da parte di ricchi per rendere famosa Cafarnao, ma Giairo ribatte che ciò non è vero, perché Lazzaro, Mannaen e lui stesso sono ricchi ma temono Dio che vuole l’onestà.
Allora domandano ai parenti del malato chi li ha mandati ed essi rispondono che sono stati i malati guariti o i loro parenti e che sono loro - i farisei – le menti subdole e possedute dal demonio.
Gesù si ripresenta e afferma che se i demoni fossero divisi tra loro – al punto di cacciare altri demoni - non riuscirebbero a trionfare nel mondo e che il Suo Regno avrà un inizio ma non una fine perché sarà eterno.
Aggiunge che tutti i peccati saranno perdonati agli uomini ma non quello contro lo Spirito Santo, il peccato di coloro che vogliono l’errore e che gli alberi si riconoscono dai frutti. Un albero cattivo non dà mai frutti buoni, così i farisei non possono dare frutti buoni poiché sono cattivi. A questa generazione adultera e malvagia non sarà dato alcun segno tranne quello del profeta Giona che restò tre giorni nel ventre della balena. Così avverrà al Figlio dell’uomo.
Poi arrivano Maria SS. e Giuseppe di Alfeo. Quest’ultimo rimprovera Gesù perché offende la folla ed è ingrato verso i parenti andando a lavorare a pagamento invece che nella propria bottega per sfamare la Madre, ma il Maestro solleva Giuseppe e risponde che il Suo lavoro è stato di sfamare quel bambino innocente e di predicare agli abitanti di Corozim – e anche a lui, cugino ingiusto - l’umiltà e la carità e che il Suo compito è fare ciò che Dio vuole, non di essere acclamato re secondo il mondo.
270 La notizia dell’uccisione di Giovanni Battista.
Mannaen domanda perché lui ed altri non riescono ad abbandonare tutto per seguire Gesù. Il Maestro gli risponde che ciò avviene perché non sanno abbandonare le ricchezze e che ciò vale pure per la scienza umana, anch’essa vanità se non è imbrigliata dalla soprannaturale sapienza e dall’amore di Dio. Pure i piaceri sono vani perché sono passeggeri e lasciano un senso di vuoto.
Poco dopo, arrivano Giovanni, Mattia e Simeone, discepoli del Battista, i quali annunciano che lui è stato ucciso su richiesta di Erodiade e chiedono di poter seguire Gesù.
Poi precisano che Salomé, figlia di Erodiade, era molto piaciuta al re danzando licenziosamente e lui le aveva giurato che avrebbe concesso qualunque cosa gli avesse chiesto.
Consigliatasi con la madre, Salomé chiese la testa del Battista su un vassoio.
Ora Mannaen pensa di restare ancora presso la corte di Erode per scoprire in tempo eventuali manovre a danno di Gesù, che invece gli dice che farebbe meglio a seguirLo subito, ma lascia che sia lui stesso a decidere quando farlo.
Intanto, incarica Mannaen di accogliere quelli che arrivassero fino al Suo ritorno e si ritira a pregare sul monte, sapendo che la morte del Battista è un preludio alla Redenzione e la Sua parte umana freme.
271 Partenza alla volta di Tarichea con gli apostoli rientrati a Cafarnao.
Gesù ordina di cenare e di partire subito dopo, poiché Lui ha bisogno di stare solo, mentre lì sarebbero sempre circondati dalla gente.
Gli apostoli raccontano meravigliati a Gesù di avere ottenuto dei miracoli, Pietro guarendo un bambino che sembrava morto, Giovanni liberando un indemoniato, lo Zelote risanando un lebbroso, l’Iscariota ha guarito un cieco, un paralitico e un indemoniato. Gesù li loda e aggiunge che faranno sempre meglio.
272 Reincarnazione e vita eterna nel dialogo con uno scriba.
Quando arrivano a Tarichea, Gesù e gli apostoli trovano molta gente ad aspettarli - anziché la pace sperata - e si arrabbiano con chi potrebbe avere avvisato la gente del luogo, ma il Maestro li calma dicendo che in fondo essi volevano evitare l’odio dei farisei e ci sono riusciti e qui hanno trovato amore.
Gesù guarisce i malati che Gli sono presentati, anche il figlio di uno scriba che poi Gli tende un tranello, dicendo che i farisei Lo odiano e Roma Lo posteggia.
Il Maestro gli risponde che in lui è fermentato il lievito dei farisei poiché ha trovato il terreno caldo, ma che lo perdona e lo invita a non lasciarsi corrompere per l’avvenire.
Poi spiega allo scriba che l’anima umana – che rende l’uomo diverso dall’animale – non trasmigra da un corpo all’altro ma viene giudicata da Dio e - secondo la condotta tenuta in vita - mandata al luogo del premio, salvo un eventuale temporaneo passaggio nel purgatorio, o del castigo eterno.
273 La prima moltiplicazione dei pani.
Gli apostoli suggeriscono a Gesù di licenziare la folla affinché vada nei villaggi ad acquistare qualcosa da mangiare e a trovare un alloggio per la notte, ma il Maestro risponde che la folla può dormire lì come ha fatto la notte precedente e, quanto al mangiare, provvedano loro stessi a distribuire cibo.
Gli rispondono che un ragazzino ha solo cinque pani e due pesci. Allora, Lui ordina che Glieli portino, che si procurino dei cesti per distribuire il cibo e che facciano sedere la gente in file possibilmente ordinate.
Anche lo scriba è incaricato di collaborare alla distribuzione ed è dubbioso, ma Gesù lo invita a non essere incredulo per vedere compiersi il miracolo, poi alza il pane con sopra i pesci, li offre, prega e benedice, infine mette dei bocconi di pane e un pezzettino di pesce in ogni cesto e ordina di distribuire ai presenti.
La distribuzione è lunga e abbondante. Gli apostoli tornano meravigliati e l’unico che non mostra stupore è Marziam.
Lo scriba dice che inizialmente dava poco cibo per non essere ingiusto, ma poi constatando che non finiva mai è ripassato a darne dell’altro ai primi. Anche Bartolomeo afferma di aver contato i pezzetti di pane: erano cinquanta, ma poi ha constatato che non finivano mai.
Tommaso confessa di aver distribuito quel cibo con riluttanza e chiede perdono. Gesù gli dice: “Sei uno spirito del mondo e ragioni da mondo”.
L’Iscariota afferma che lui ha distribuito in elemosina anche del denaro proprio affinché potessero mangiare altrove. Gesù gli risponde che così ha fatto l’elemosina a Dio, che non ne ha bisogno, e al proprio orgoglio.
Infine il Maestro ordina di raccogliere il cibo avanzato – che risulterà sufficiente a riempire dodici cesti – e di mandargli i più poveri tra i presenti ai quali poi dona tali avanzi.
274 Gesù cammina sulle acque. La sua prontezza nel soccorrere chi lo invoca.
Gesù prega in piedi a braccia aperte per ore su un poggio per ringraziare il Padre del miracolo della moltiplicazione dei pani, poi si siede a meditare. Dopo si solleva un vento violento. Quando non è ancora giunta l’alba, Gesù guarda verso il lago e vede Pietro che non riesce ad avanzare con la sua barca.
Scende verso l’acqua e comincia a camminare su di essa.
Gli apostoli, vedendoLo, lanciano un urlo di paura, ma il Maestro li rassicura: “Non temete, sono io.”
Pietro risponde che allora gli comandi di camminare anche lui sulle acque e il Maestro gli risponde: “Vieni” ma Pietro, arrivato a mezza distanza, si spaventa e comincia ad affondare e non pensa nemmeno a nuotare, ma alla fine prega Gesù di salvarlo e il Maestro lo afferra per un braccio e lo tira in barca, rimproverandolo di essere un uomo di poca fede.
La visione cessa a questo punto e Gesù dice a Maria Valtorta che Lui veglia sugli uomini e molte volte non attende neanche di essere chiamato per accorrere in loro soccorso, talvolta anche per chi Gli è ingrato.
A maggior ragione, prova un’infinita gioia quando viene richiesto il Suo soccorso, anche prima del momento del bisogno.
Se tutta la Terra sapesse dire: “Signore, salvami!” istantaneamente Satana e i suoi esecutori cadrebbero vinti, ma invano Egli moltiplica i mezzi per portare gli uomini alla fede, poiché essi cadono nella loro melma e vi restano sepolti.
275 Quattro nuovi discepoli. Discorso sulle opere di misericordia corporale e spirituale.
Isacco porta a Gesù due ex-discepoli di Gamaliele, i quali gli dicono che salutandoli ha chiesto loro di pregare per lui affinché possa dimenticare per ricordare.
Gesù spiega agli apostoli: dimenticare di essere il rabbi Gamaliele per ricordare di essere un Israelita in attesa del Messia e accogliere la nuova fede.
Anche i due nuovi discepoli dovranno abbandonare le vecchie idee e accogliere le nuove.
Si presentano poi anche il sacerdote e un servo, ambedue lebbrosi, guariti da Gesù che ora vogliono unirsi ai Suoi discepoli.
Poi il Maestro afferma che Dio si serve della misericordia per attirare gli uomini a sé. Allo stesso modo i servi di Dio devono servirsi della misericordia come di un mezzo per portare a Dio.
Il precetto dell’amore è obbligatorio per tutti, ma lo è tre volte di più per i servi di Dio. Essi devono avere un amore totale a Dio e al prossimo. L’amore si manifesta in mille modi:
- col dar da mangiare agli affamati (a cominciare dai genitori anziani ormai inabili al lavoro) come Dio dà il pane agli uomini facendo germinare il grano mandando vento e piogge;
- nel dare da bere agli assetati. Anche l’acqua è un dono di Dio che viene con le piogge e non costa nulla, è sufficiente il gesto di porgere una tazza d’acqua.
- Vestire gli ignudi: vi è molta nudità nel mondo in vecchi abbandonati, orfani, lebbrosi guariti, invalidi per malattie o sciagure, vedove cariche di prole, colpiti da sventure che li hanno privati di tutto.
Essi guardano - avviliti se buoni o avviliti con odio se meno buoni - il ricco che passa ben vestito. Anche da vestiti ormai logori alcuni tra i discepoli hanno ricavato vesti decenti per orfani. Anche le piante e gli animali da cui sono tratti i vestiti sono stati creati da Dio e si dovrebbe esserne grati a Lui, vestendo gli ignudi.
- Ospitare i pellegrini, senza pensare che possano essere ladri o assassini, poiché Dio può difendere la vostra vita. Ogni volta che si ospita un pellegrino si fanno molte miglia nel cammino che va ai Cieli.
- Visitare gli infermi: l’uomo non teme le malattie dello spirito, le piaghe morali, il fetore del vizio, la pazzia demoniaca, ma teme la vicinanza di un corpo malato che non può corrompere lo spirito, che ha molto più valore del corpo, anzi la carità dell’assistenza a un lebbroso fa cadere ogni macchia di peccato.
Non si deve temere di toccare i lebbrosi poiché nessun male si attaccherà per volontà di Dio – come un discepolo ha detto - ma quand’anche ciò succedesse, si sarebbe messi nel Regno dei Cieli nel ruolo dei martiri dell’amore.
- Visitare i carcerati: la giustizia umana è cieca da un occhio e ha disturbi visivi nell’altro, e chi l’amministra getta dell’altro fumo, ma anche se i carcerati fossero tutti delinquenti o ladroni, sarebbe ingiusto togliere a loro, col nostro disprezzo, anche la speranza del perdono.
E inoltre, può succedere che il delinquente pentito vada in Cielo, mentre la “vittima” che magari fu il vero ladro dell’altrui pace e onestà con il proprio tradimento, vada all’inferno. Pensare che se tutti gli omicidi e tutti i furti dovessero essere puniti ben pochi scamperebbero al carcere e al patibolo.
Così le madri che non portano alla luce le vite generate sono assassine, e quelli che rubano reputazioni e posti sono ladri. I tormentatori familiari che spingono i loro congiunti all’omicidio o al suicidio sono assassini. Lo stesso vale per i potenti della Terra che conducono alla disperazione quelli che sono loro soggetti.
- Seppellire i morti: come sempre si onorano i luoghi in cui fu il Tabernacolo, così si deve onorare il corpo con la sepoltura perché almeno nel momento in cui fu creata l’anima, essa abbellì il corpo.
- Insegnare agli ignoranti, poiché l’ignoranza delle verità eterne è la fame dello spirito. Vi sono ignoranti che fanno il male solo perché non conoscono il bene. Come si è ricevuto gratis e in abbondanza, così si deve essere generosi e umili nel dare. Inoltre dare il refrigerio della preghiera ai vivi e ai morti che hanno sete di grazie, ma pregare più col sacrificio che con le labbra.
Però, molti sanno ma sono afflitti da mille dubbi. Si dia fede ardente e certezza a questi prigionieri di loro stessi, anche se occorrono con loro la stessa carità e pazienza che con un bambino ritardato. Si persuadano che facciano quello che possono e Dio sarà contento. E siano aiutati a rialzarsi quando cadono.
- Vestire gli ignudi dello spirito perdonando chi ci offende poiché Dio attende a perdonare l’offensore finché l’offeso non ha perdonato. E se noi non perdoniamo, Dio non perdona noi.
- Siate misericordiosi con chi piange: consolare chi è afflitto per la morte di un parente o altro, che sia rassegnato o invece ribelle nel suo dolore e cercare di dirgli che non è Dio ad affliggerlo. Aiutarlo con le carezze e la preghiera e poi tacere, anziché imporre.
- Sopportare le persone moleste: esse turbano la vostra casa, ma perché esse più o meno bene vi amano, mentre voi non amate loro. Ma se vi insultano, allora non unite un vostro peccato contro la carità al loro peccato e ricevetele per amore di Gesù se non potete riceverle per amore vostro.
- Ammonire i peccatori: purificarli con la parola, la preghiera e i sacrifici.
276 L’uomo avido e la parabola del ricco stolto. Le inquietudini e la vigilanza nei servi di Dio.
C’è molta folla ad ascoltare Gesù che parla sul tema delle ricchezze ingiuste. Egli afferma che per non perdere il Cielo, a tutti occorre il distacco da esse e, in particolare, ciò è indispensabile per essere Suoi discepoli.
Allora, lo scriba Giovanni gli domanda se deve distruggere quello che ha, spogliando i suoi dei loro beni.
Il Maestro gli risponde che deve piuttosto farli servire alla Giustizia e servirsene con giustizia: per soccorrere la famiglia e questo è un dovere, per trattare umanamente i servi e questo è carità, per beneficare i poveri e i discepoli poveri, così le ricchezze non gli saranno di inciampo ma di aiuto.
Poi, parlando a tutti aggiunge che anche il discepolo povero può perdere il Cielo se divenuto Suo sacerdote mancherà a giustizia col patteggiare col ricco che fa donativi per averlo consenziente al suo modo di vivere e al suo peccato.
Si fa avanti un uomo che ha un fratello gemello che si è presa tutta l’eredità.
Gesù gli promette che andrà al suo paese a predicare per toccare il cuore di suo fratello e che pregherà per entrambi affinché si risolva così la situazione spiacevole, ma quell’uomo vorrebbe che il Maestro minacciasse il fratello di procurargli una malattia se non divide l’eredità e se ne va maledicendo Gesù.
Gli astanti osservano che, a quel punto, quell’uomo sembrava un demonio.
Il Maestro allora afferma che veramente le alterazioni dell’anima si riflettono sul volto e che solo i perfetti nel male non tradiscono nel volto ciò che sono realmente.
E invita a non farsi prendere dalla cupidigia del senso e del potere, poiché il vizioso non è mai veramente felice, mentre il virtuoso lo è sempre, anche se è povero e solo, perché non ha timori per l’incontro con Dio e non ha rimpianto per ciò che lascia sulla Terra.
Invita a farsi subito il tesoro in Cielo, fin dalla giovinezza, poiché non si sa quale sarà il momento della morte.
Infatti, un ricco ebbe un raccolto molto abbondante e allora si fece costruire nuovi granai per conservarvi il grano e darsi ai godimenti, ma Dio gli chiese conto della sua vita quella notte stessa e lo giudicò severamente.
Nelle gozzoviglie l’anima languisce e regredisce, “si volta indietro”, invece di progredire. Il tesoro del Cielo deve aumentare anno per anno, poiché la Misericordia non sarà complice dei pigri che avendo lunga vita fanno poco.
Il lavoro sia costante, fiducioso e pacifico. Anche il pianto per un errore fatto deve essere pacifico e confortato dall’umiltà e dalla fiducia. L’accasciamento e il rancore verso sé stesso è segno di superbia, perciò chiedere al Padre perdono per l’errore e aiuto per il futuro.
Non si abbiano timori per il futuro, che venga a mancare il superfluo, o arrivi la malattia o la morte o di subire del male dai nemici: Dio sa fino a quando lasciare l’anima nel corpo e fino a quell’ora dare ciò che gli è necessario.
Si cerchi il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto si otterrà in sovrappiù.
Si sia sempre pronti alla chiamata del Signore. Ciò vale per tutti ma soprattutto per i Suoi discepoli, che saranno castigati molto più severamente degli altri servi se si comporteranno male, mentre riceveranno incarichi ancora più importanti se faranno bene il loro dovere.
L’elezione a discepoli non è fresco riposo in un bosco fiorito, ma è affaticarsi per portare fuoco sulla Terra, cioè sommovimento in ogni strato sociale fino a fare di essi un’unica cosa: il gregge di Cristo. E non provocherà pace nel senso del mondo, al contrario nella stessa famiglia ci sarà discordia.
277 A Magdala, nei giardini di Maria. L’amore e la correzione tra fratelli.
Gesù e gli apostoli ora sono nel giardino di Maria di Magdala, dal quale sono state portate via le cose che potevano scandalizzare o ricordare il passato. Il Maestro è intento a guarire i malati, a dare denaro ai mendichi e a benedire i bambini.
Ascolta anche, pietosamente, alcune sorelle che raccontano che il loro unico fratello, con la propria cattiva condotta, ha causato la morte per crepacuore della madre e la loro rovina e Gli chiedono consiglio e di pregare per loro.
Gesù risponde che pregherà affinché il fratello si converta e badi a loro, ma domanda loro se esse perdonano o se provano rancore verso di lui, poiché anche se lui ora gode, non possiede più amore ed è senza l’amore di Dio e morendo passerebbe a un tormento eterno.
Poi comincia a parlare a tutti i presenti del precetto “ama il prossimo tuo come te stesso”. Esso comprende tutto il genere umano, ma al centro di questa corona d’amore, subito dopo Dio e i genitori sono i fratelli di sangue che devono essere i più amati. Tale amore deve essere anche spirituale, cioè per l’anima poiché essa vale molto più del corpo.
Non basta non odiare, poiché neanche l’indifferenza o l’antipatia sono amore. Bisogna arrivare a non avvilire agli occhi del mondo il proprio fratello colpevole e, anzi, arrivare a coprire la sua colpa precludendo ogni soddisfazione al proprio orgoglio.
Andare dunque da soli a correggere il proprio fratello, se non ascolta tornare da lui con due o tre testimoni a ripetere la propria richiesta e se neanche così ascolta, dirlo alla sinagoga, cioè alla Chiesa, e se non ascolta neanche questa, allora considerare il fratello come un pubblicano e un peccatore. Ciò vale anche nei confronti dei fratelli più lontani, cioè i fratelli di amore.
E attenti a non andare davanti ai giudici poiché la giustizia umana è imperfetta e vostro fratello potrebbe essere furbo e farvi condannare per diffamazione. Preoccuparsi della lode di Dio piuttosto che di quella degli uomini.
278 Il perdono e la parabola del servo iniquo. Il mandato a settantadue discepoli. Mt 18,18-35; Lc 10,1-12.
Gesù afferma che i discepoli che persevereranno, diventeranno ottimi Sacerdoti e che è alla Chiesa che ci si dovrà rivolgere nelle controversie, ossia ai Suoi sacerdoti e che essi dovranno perdonare sempre, come il Padre celeste perdona loro.
Essi potranno consigliare, assolvere i peccati, unire in matrimonio e ciò che essi faranno sarà come fatto da Dio stesso.
Inoltre, se due o più persone pregheranno insieme per una causa giusta in Suo nome, Lui sarà in mezzo a loro e pregherà con loro e otterranno ciò che chiederanno a patto che non abbiano il peccato nel cuore e non siano orgogliose.
Una volta che saranno sacerdoti, essi faranno bene perché faranno insieme alla divina Sapienza.
Dio perdona sempre se c’è il pentimento e non c’è la ricerca del peccato.
Bisogna che perdonino sempre poiché anch’essi hanno colpe verso Dio e i fratelli.
Il perdono apre le porte del Cielo al perdonato e al perdonante.
Poi racconta la parabola del servitore iniquo.
Un re volle fare i conti con i suoi servi.
Uno di essi aveva un debito di diecimila talenti ma non poteva restituirli. Allora il re comandò che fosse venduto come schiavo lui e i suoi familiari.
Il servo, però, lo supplicò di dargli del tempo per saldare il suo debito e il re glielo condonò. Uscito di lì, però, il servo incontrò un suo inferiore che gli doveva solo cento denari, gli intimò di estinguere subito il suo debito e non volle concedergli tempo, ma chiamò i militi e lo fece incarcerare.
Venuto a saperlo, il re si indignò e fece mettere in galera il servo spietato. Così, conclude Gesù, il Padre celeste farà a voi che avete avuto molto da Dio, se non perdonate i vostri fratelli.
Poi manda settantadue discepoli ad annunciarLo alle popolazioni, dicendo agli altri che presto manderà anche loro.
Aggiunge che prima di guarire in Suo nome, dovranno promettere agli infermi il Regno di Dio e se essi sapranno credere in Lui, allora comandino alla malattia di andarsene ed essa se ne andrà.
279 Incontro con Lazzaro al campo dei Galilei.
Gesù sta nei pressi del monte Uliveto insieme ai Suoi discepoli ed è raggiunto da Lazzaro, che Lo abbraccia piangendo di gioia poiché ora Maria sembra migliore di una bambina innocente, tanto che sia lui sia Marta non capiscono da dove venga tanta fiamma santificante.
Gesù gli risponde che ora Maria ha piegato il suo forte temperamento verso la perfezione perché ama Dio con tutta sé stessa e con tutte le sue forze.
Lazzaro dice poi al Maestro che la Greca - accolta da lui - gli fa domande a cui gli è difficile rispondere e che dovrà essere Lui stesso a parlarle.
280 Il ritorno dei settantadue. Profezia sui mistici futuri. Lc 10,17-40.
I discepoli tornano felici di avere ottenuto in nome di Gesù miracolose guarigioni e di aver cacciato anche i demoni, ma riferiscono anche che un uomo che era stato liberato dal diavolo da Gesù stesso, era di nuovo indemoniato e che il diavolo lo aveva strappato dalle mani dei loro familiari e lo aveva gettato giù da un dirupo ma lui non si era sfracellato e correva come una gazzella bestemmiando e lanciando lazzi infernali.
Il Maestro attribuisce la nuova possessione al ritorno di quell’uomo al peccato.
Poi aggiunge che ci saranno discepoli che non otterranno conversioni, come ce ne sono già ora; e, viceversa, ci saranno cristiani grandi nella fede, come ce ne sono al presente.
Un discepolo confessa di essersi trovato in difficoltà davanti a uno scriba che lo interrogava e ghignava, ma di aver poi chiesto l’aiuto di Gesù in suo soccorso e allora le parole giuste sono arrivate, al punto che l’interlocutore lo ha dichiarato beato e si è detto desideroso di ascoltare Gesù di persona.
281 Al Tempio nella festa dei Tabernacoli. Le condizioni per seguire Gesù. La parabola dei talenti e la parabola del buon samaritano. (Mt 25, 14-30; Lc 10, 25-37; 13,1-5; 14, 25-33; 19, 11-27)
Gesù dice a coloro che vogliono diventare Suoi discepoli, che occorre rinunciare a tutti gli amori, anche all’amore onesto verso la sposa e all’amore santo verso la madre per preferire a essi l’amore per Lui poiché qualunque amore potrebbe trattenere la libertà di dare o la generosità nel sacrificio.
I propri cari si devono amare ma posponendoli a Dio, occupandosi di portarli a Dio Verità. Bisogna anche odiare la propria vita, cioè farla servire a Gesù, senza timore di perderla o di renderla umanamente triste per dare sempre più vasta vita allo spirito negandosi le soddisfazioni sensuali, procurandosi rimproveri e commenti ingiusti, rischiare punizioni, ripudi, maledizioni e anche persecuzioni.
Bisogna pensarci molto prima di scegliere di diventare discepoli di Gesù: non è una vergogna ma sapienza pesarsi, giudicare e confessare: "Io non ho la stoffa del discepolo". E’ meglio rimanere figli della Legge che andare a Gesù e poi tradirlo.
Qui Gesù racconta la parabola dei talenti: un padrone partendo per un lungo viaggio consegnò ai suoi servi a uno cinque talenti d’argento, a un altro due e al terzo un talento d’oro.
Allora, il primo dei servi guadagnò altri cinque talenti e al ritorno del padrone gliene restituì dieci. Analogamente, il secondo gliene restituì quattro. Il terzo servo che aveva ricevuto più degli altri, gli restituì solo il talento d’oro ricevuto, avendolo sotterrato invece di utilizzarlo per guadagnarne altri. Il padrone allora premiò i primi due servi e punì l’ultimo.
Poi, su provocazione di un dottore della Legge racconta anche la parabola del buon samaritano che, a differenza del sacerdote e del levita, nell’imbattersi nell’uomo giudeo ferito dai ladroni si fermò per assisterlo quantunque fosse un nemico, lo portò con sé in una locanda, lo vegliò tutta la notte e poi incaricò l’oste di curarlo fino al suo ritorno.
Gesù fa così capire che bisogna essere prossimi anche dei propri nemici per rispettare il comandamento "Ama il prossimo tuo come te stesso."
282 La delazione al Sinedrio riguardo ad Ermasteo, a Giovanni di Endor e a Sintica.
Timoneo chiede a Gesù di andare a parlare ad Aera - e vedrà che in essa sarà accolto meglio che tra gli Israeliti, poiché essi hanno creduto a lui sulla sua sola parola - e che si faccia accompagnare da Giudei e Galilei anziché da lui, ma Gesù a ciò risponde che, come tra gli apostoli, non deve esserci più distinzione di razza o provenienza neanche tra i discepoli, poiché sono tutti in cammino verso il Cielo e non devono apparire divisi.
Giuseppe si domanda, insieme a Nicodemo, come faccia il Sinedrio a sapere che Gesù ha accolto tra i Suoi discepoli anche peccatrici, pubblicani, un filisteo incirconciso, una donna fuggita dal suo padrone e un ex-ergastolano.
Il Maestro risponde che provvederà per gli ultimi due, ma per la loro sicurezza, non per ragioni degne di farisei, poiché Giovanni sta facendo grandi penitenze e Lui vorrebbe che tutti gli altri facessero così.
283 Sintica parla del suo incontro con la Verità.
Sintica dice a Gesù che è bello pensare che la nostra vita non è solo materia e che, se nella vita altri ci hanno diviso dai nostri cari non sarà così per sempre, poiché dopo la vita ci sarà un luogo in cui si sarà riuniti a condizione che si viva secondo le regole dello spirito.
Aggiunge che in passato si sarebbe uccisa se fosse stata ripresa dal padrone, ma ora che sa che non commette colpa chi non acconsente ad essa, lo accetterebbe come volontà di Dio.
Allora Gesù fa notare che è pericoloso escludere gli altri popoli dalla predicazione del Vangelo e che l’ellenismo può anche portare a Dio le persone che lo meritano, mentre ha portato alla corruzione gli Israeliti.
284 La casetta donata da Salomon. Quattro apostoli resteranno in Giudea.
Gli apostoli lodano il buon pensiero del discepolo Salomon di mettere una sua casetta a loro disposizione, ma l’Iscariota obietta che è solo una bicocca malsana.
Gesù risponde che viste le modeste condizioni di Salomon, egli ha dato più di tanti altri che non sanno neanche sacrificare il loro giudizio personale e che peraltro hanno ricevuto molte più lezioni da Lui.
285 Lazzaro offre un rifugio per Giovanni di Endor e Sintica. Viaggio lieto verso Gerico senza l’Iscariota.
Gesù si fa accompagnare da Lazzaro in campagna per non farsi sentire da nessun altro su come mettere al sicuro Giovanni di Endor e Sintica.
Lazzaro suggerisce di condurli ad Antiochia dove lui ha una casa e due servi.
Quando tornano dagli apostoli, Pietro scherza su Giuda che l’anno precedente aveva fatto finta di doversi occupare delle sue vigne, ma poi lo avevano incontrato in un altro posto. La Madonna, però, gli dice che anche il ridere è una mancanza contro la carità e che bisognerebbe sempre domandarsi: “Se fossi io il colpevole, amerei che altri facessero ricordare la mia colpa?” D’altra parte, perché prendersi la pesante responsabilità di giudicare?
Poi Pietro afferma che vorrebbe sapere tutte le cose che la dotta Sintica conosce, ma lei gli risponde che preferirebbe dimenticare la scienza che contiene tanti errori e avere la sapienza di Dio che ha lui e che consente di conquistare il Cielo.
Gesù, però, la corregge dicendo
che non deve spogliarsi della scienza ma cogliere in essa ciò che è l’uomo
e che la scienza umana sarà utile anche ai Suoi discepoli quando tratteranno con i gentili.
286 A Ramot con il mercante Alessandro Misace. Lezione a Sintica sul ricordo delle anime.
Gesù e i Suoi discepoli si accodano alla carovana di un mercante per diminuire i rischi di essere assaliti dai malviventi. Il Maestro domanda al mercante se è un proselita e quello risponde di no, perché il suo bisavolo sposò una donna non israelita, e così pure i suoi figli, e così si erano acclimatati là.
Gesù gli risponde che l’anima si acclimata solo con il Cielo e quindi lui ha fatto male, poiché doveva seguire quella che considerava la verità, come fa negli affari, senza lasciarsi guidare dai consigli altrui.
Sintica domanda come mai i miti delle religioni pagane conservino delle tracce di quanto è scritto nella Bibbia.
Il Maestro risponde che le anime dei sapienti ricordano qualcosa di un lontano passato.
287 Da Ramot a Gerasa con la carovana del mercante.
La carovana riparte da Ramot e strada facendo il mercante dice a Gesù che Gerasa diventerà una grande città e che lui ha comprato dei terreni per costruire una villa per la sua vecchiaia o per rivenderli ad alto prezzo e che i suoi figli gestiranno degli empori nelle varie città.
“E poi?” gli domanda Gesù.
Il mercante risponde che poi morrà e lascerà tutto: casa, empori e affetti, anche se non lo vorrebbe.
Gesù, però, gli dice che in realtà la sua anima sopravvivrà e sarà dedita:
al bene – all’amore e alle benedizioni sulle attività e sui figli - se ha vissuto bene;
e all’odio – per le cause della sua dannazione: le attività, gli empori e gli affetti tutti umani - se avrà vissuto male.
Alla fine, il mercante, rassicurato dal Maestro che lo ama, Gli offre alloggio nelle stanze dell’albergo destinate alle mercanzie e si propone di ascoltare le Sue prediche nei prossimi giorni.
288 Discorso ai cittadini di Gerasa e lode di una donna alla Madre di Gesù. Lc 11, 21-23.
Nella città di Gerasa, Gesù assiste a un’intensa attività per costruire una città più bella.
Parlando alla folla, poi afferma che ciò riuscirà poiché i cittadini sono concordi nel lavoro, ma se essi si dividessero in partiti contrapposti, la costruzione cesserebbe e tutto andrebbe in rovina.
Allo stesso modo, Dio aveva creato gli uomini per farne tutti cittadini del Cielo dopo una vita santa e una placida dormizione, ma il diavolo portò l’uomo al peccato e alla morte, e l’umanità alla divisione e alla rovina.
Lui è venuto al mondo per portare gli uomini al Regno dei Cieli, compiendo anche miracoli per farli persuasi, poiché solo chi ha Dio per amico può fare miracoli. Si va in Cielo osservando i dieci comandamenti di Dio. Così, Dio è con l’uomo e nulla di male può accadergli.
Una donna Gli grida: “Beato il seno che ti ha allattato.”
Però, Gesù le risponde: “Beato piuttosto chi osserva la parola di Dio e la mette in pratica.”
Poi agli apostoli spiega che il merito di Sua Madre non è di essere nata senza colpa originale, ma di avere accettato la volontà di Dio - manifestata con l’annunciazione - insieme alle difficoltà e ai dolori che ne sarebbero venuti.
289 Il sabato a Gerasa. Lo svago di Marziam e il quesito di Sintica sulla salvezza dei pagani.
Marziam osserva con molto interesse i cammelli del mercante e si rivolge a turno a vari apostoli, ma essi ne sono infastiditi e il bambino ne resta rattristato.
Poi Gesù lo vede e lo accompagna da un cammelliere che lo fa salire su un cammello e gli dà una carruba da assaggiare.
Quando poi torna dagli apostoli, essi si scusano di non avere accontentato il bambino e il Maestro risponde che è amore anche occuparsi dei giochi di un bambino.
Il mercante, a sua volta, Gli dice di aver pensato alle parole che ha sentito da Lui, cioè alla riunione con i propri cari in Cielo e che si sarà tutti una famiglia.
Gesù precisa che lassù i giusti defunti saranno una famiglia anche con i viventi sulla terra. Quelli pregheranno per questi ultimi, mentre questi faticheranno e offriranno le proprie sofferenze per la loro pace.
Sintica piange al pensiero che non si potrà riunire ai suoi perché erano pagani, ma Gesù la rassicura affermando che chi persiste nell’errore è colpevole, non i suoi cari che erano pagani, perché nessuno aveva detto loro che il vero Dio è quello di Israele.
Inoltre, Dio premia il bene operato da chiunque, specialmente se in mezzo a un popolo corrotto. D’altra parte, il peccato originale è in tutti, Israeliti o no.
290 L’uomo dagli occhi ulcerati. Sosta alla "fonte del Cammelliere". Ancora sul ricordo delle anime.
La carovana del mercante si rimette in movimento e il gruppo di Gesù la segue, ma gli abitanti di Gerasa se ne accorgono ed escono a salutare Gesù. Un uomo gli porta un bambino malato e il Maestro lo guarisce. Una donna Gli domanda se può guarire suo marito dalle ulcere agli occhi. Gesù le risponde che può farlo se essi hanno fede. Allora, corre ad accompagnarlo da Lui. L’uomo chiede pietà perché soffre tanto e Gesù gli risponde che ha pure peccato tanto e che ora si preoccupa della vista di questo mondo, ma non delle tenebre eterne alle quali potrebbe essere condannato e gli fa giurare di non peccare più, poi gli ordina di andare a lavarsi il volto nel ruscello.
L’uomo va con l’aiuto di Giovanni e, quando torna, afferma di non vederci ugualmente ma che crede alla promessa di Gesù e che guarirà; la moglie, invece, piange delusa.
Il Maestro fa ripartire la carovana ma poco dopo si sente un grido di gioia ed è quell’uomo che ora ci vede e va a ringraziare Gesù.
Il mercante poi chiede che cosa sarebbe avvenuto se quell’uomo non avesse creduto. Gesù risponde che sarebbe rimasto cieco, poiché la fede è una prova di speranza e di amore verso Dio e che lui, che non ha malattie, deve mostrare la sua fede venendo alla Verità e pentirsi del suo passato inerte lontano da Dio.
Poi Gesù incarica Giovanni di Endor di fare da maestro a Sintica e a Marziam.
Sintica ritorna sul discorso del ricordo delle anime e domanda se esso derivi dalla reincarnazione.
Gesù le risponde di no: ogni volta che nasce un uomo, Dio crea una nuova anima ed essa conserva in seguito qualche ricordo di tale sua origine.
291 Marziam scopre perché Gesù prega ogni giorno all’ora nona.
Marziam si è accorto che Gesù si isola dagli altri in alcune ore del giorno e Gliene chiede la ragione.
Il Maestro gli spiega che la mattina si deve benedire Dio per la luce che ci concede e per avere desiderio di Dio affinché tutto il giorno sia luminoso e santo.
Più tardi le ore portano la constatazione di quanto dolore e ignoranza c’è nel mondo e allora bisogna pregare affinché il dolore sia alleviato, l’ignoranza cada e Dio sia conosciuto, amato e pregato da tutti gli uomini, che così saranno consolati nel loro soffrire.
All’ora sesta ringraziare Dio di essere uniti con chi ci ama e pregare che il cibo non si muti da utilità in peccato.
All’ora del tramonto, pregare pensando che la morte è il tramonto che ci aspetta tutti, e che esso sia sempre compiuto con l’anima in grazia.
La sera pregare per dire grazie del giorno finito e per chiedere protezione e perdono, per distenderci nel sonno senza paure di improvviso giudizio e di assalti demoniaci.
Infine la notte pregare per riparare i peccati della notte, per allontanare Satana dai deboli e affinché nei colpevoli sorgano riflessione, contrizione e buoni propositi che poi divengano realtà al primo sole.
Allora Marziam Gli chiede perché Lui prega serio e imponente all’ora di nona.
Gesù risponde che all’ora nona, dopo aver dato il dolce Pane della Vita e sperimentato il pane amaro del tradimento, il Salvatore morrà e redimerà il mondo, ma poi risusciterà e non soffrirà più e lui sarà Suo sacerdote e Lo predicherà nel mondo.
292 A Bozra l’insidia di scribi e farisei.
Arrivato a Bozra, Gesù viene a sapere da un oste che scribi e farisei sono venuti a domandare di Lui, ma che lui ha finto di non avere posto, per “non ospitare i serpenti vicino alla colomba.”
Il Maestro, comunque, gli chiede se può parlare alla folla nel suo cortile. L’oste accetta ben volentieri e anzi promette di avvisare la gente della città, nella quale Gesù è considerato un santo, grazie a Filippo di Giacobbe, giovane vizioso convertito dal Maestro e che ora si è unito ai Suoi discepoli.
Anche il mercante promette di avvisare i suoi conoscenti affinché vengano ad ascoltare la predica.
293 Il discorso e i miracoli a Bozra dopo l’irruzione di due farisei. Il dono della fede ad Alessandro Misace.
Alquante persone venute da zone oltre il Giordano attendono Gesù con i loro malati. C’è anche una donna che ha lasciato il marito quasi morente e folle, sperando che Gesù possa guarirlo anche senza imporgli le mani come, invece, usano fare gli apostoli. Qualcuno dice che ciò non è possibile, qualcun altro la rassicura.
Infine arrivano due farisei che nel loro livore pretendono di parlare con Gesù, ma l’albergatore li tratta minacciosamente, li fa diventare striscianti come cagnolini e, ordinando loro di restare dove sono, va a cercare Gesù.
Gesù si presenta solo e dice che non è stato abbandonato dai suoi discepoli (a differenza di quanto essi suppongono e desiderano), anzi che ha conquistato la folla che essi possono vedere assiepata fuori.
Aggiunge che coloro che sapevano di Lui, ora non lo cercano perché nella loro superbia hanno spento la loro fede e si sono smarriti per vie peccaminose.
Il peccato è nei piatti, nei letti, nei cuori, nelle menti di questo popolo che respinge Gesù e che vedendo riflessa ovunque la propria immondezza la vede pure in Lui stesso.
Invece esultino coloro che erano nelle tenebre e hanno creduto nella Luce che veniva loro annunciata. Beati loro se osserveranno i dieci comandamenti di Dio, poiché Lui darà loro il Cielo. Altri invece seguono i comandi di Satana!
Simultaneamente guariscono tutti i malati e la folla grida con giubilo.
Il vecchio Alessandro Misace, che è stato una guida per la strada da percorrere per Gesù e i suoi seguaci, riceve in premio il dono della fede e l’invito a santificare la sua anima, altrimenti il dono della fede gli risulterà dannoso.
294 Il ricco obolo lasciato dal mercante. Commiato dalla Madre e dalle discepole.
Il mercante fa salire anche gli apostoli sui suoi carri e poi, dopo aver baciato i “piedi santi” di Gesù, lascia tutti a sei miglia dalla città di Arbela.
Gli apostoli fanno a gara a caricarsi di più delle vettovaglie, per lasciare liberi quelli che sono stati incaricati di andare con le donne.
Al momento del pranzo, Marziam tira fuori un sacchetto pesante dicendo che gliel’ha dato il mercante. Gesù lo prende e ne escono monete d’oro e altri sacchetti che contengono topazi, rubini, smeraldi, zaffiri, ametiste, berilli, onici e altro ancora.
295 Il discorso e i miracoli ad Arbela, già evangelizzata da Filippo di Giacobbe.
Ad Arbela Giovanni domanda a una vecchietta quale è la casa di Filippo di Giacobbe e lei gli chiede se è lui il Messia. Giovanni risponde di no, ma glieLo indica e, allora, la vecchia Gli va incontro e si inginocchia ai Suoi piedi benedicendoLo. Poi gli apostoli bevono, col suo permesso, l’acqua della sua brocca, a cominciare da Gesù e lei vuole conservare l’acqua rimasta come acqua lustrale per dopo la propria morte.
Poi lei comanda alla gente che sta rientrando nelle case di correre ad avvisare tutti che il Messia è con lei. Intanto arriva alla casa dei genitori di Filippo e qui chiede la benedizione di Gesù prima di tornarsene nella sua casetta, ma i padroni di casa la invitano a trattenersi con loro finché saranno presenti Gesù e i discepoli.
La folla riunita nella strada vorrebbe ascoltarLo subito, ma Gesù li invita a tornare riposati l’indomani.
Il giorno dopo, il Maestro commenta il passo ottavo del secondo di Esdra dicendo che Lui è stato mandato per portare il popolo nel Regno di Dio, al quale si giunge con l’osservanza dei dieci comandamenti e più brevemente amando Dio con tutto sé stesso e il prossimo come sé stesso.
Non è la paura delle punizioni, del giudizio di Dio o delle malattie, che semmai porta a escogitare furbizie per nascondere il malfare, ma è l’amore che consente di diventare santi e di mantenercisi, di perdonare e di avere la forza dell’eroismo nelle virtù.
Poi sono presentati a Gesù i malati e Lui li guarisce.
Si presentano, allora, i farisei e domandano se per loro non dice nulla.
Gesù risponde che ha parlato per tutti ed essi replicano di non averne bisogno poiché essi sono i santi di Israele.
Al che, il Maestro li invita a leggere il capo nono del secondo di Esdra e afferma che Lui esige che i Suoi discepoli lo facciano. Quanto a Giovanni di Endor, facciano in modo di non imitare chi sparge il sangue degli innocenti e ricordino che rivedranno tale Suo discepolo in Cielo, se lo imiteranno.
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